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Protezione dei dati personali

Videosorveglianza all'obitorio: è "sproporzionata"

di Manlio Cammarata - 09.12.04

 
"Familiari spiati nelle camere ardenti. Interviene il Garante". Questo titolo apre la Newsletter del Garante 22-28 novembre 2004 e suscita interrogativi inquietanti. 

La lettura dell'articolo fornisce qualche indicazione: in Toscana i solerti ispettori del Garante hanno scoperto che "un comune"  (da quando in qua le disposizioni sulla privacy si applicano anche ai luoghi geografici?) ha installato "telecamere camuffate che violavano la riservatezza dei familiari e di quanti avevano accesso ai locali dove è ragionevole aspettarsi intimità e rispetto".
"Agli ispettori del Garante - dice il testo - il comune ha spiegato che l'attivazione del sistema era stata originariamente ordinata in relazione ad alcuni episodi di danneggiamento avvenuti anni fa a danno di alcune salme".

La memoria del cronista ricostruisce i fatti: risalgono al 2002 le prime notizie relative a cadaveri sfregiati nell'obitorio di Firenze,  con tutto il corredo di sospetti e illazioni su possibili riti satanici, nel ricordo ancora vivo delle gesta del "mostro" che in anni non troppo lontani uccideva e mutilava le  sue vittime sulle colline circostanti la città.
Dunque le telecamere non erano state installate per "spiare" gli addolorati parenti del caro estinto, ma per un ben più serio motivo di sicurezza. Ed è ovvio che fossero "camuffate", altrimenti non ci sarebbe stata nessuna possibilità di individuare il colpevole.

Ma "il Garante ha rilevato che la misura risultava sproporzionata rispetto agli scopi che si intendevano perseguire" e il comune ha disattivato il sistema di sorveglianza "in attesa che il Garante si esprima sulla complessiva liceità dei trattamenti svolti ed applichi le eventuali sanzioni". Le cronache non riferiscono se l'autore delle macabre mutilazioni sia stato nel frattempo individuato.

La notizia richiama la delicata questione del bilanciamento tra protezione della privacy ed esigenze di sicurezza, questione tanto più attuale quanto più si moltiplicano le intrusioni delle autorità nella vita privata dei cittadini, con la giustificazione della lotta contro la criminalità i il terrorismo (si vedano, fra l'altro, l'articolo di Nicola Walter Palmieri La "lanterna magica": come il governo USA spia i cittadini e Garanti Ue: non si possono conservare tutti i dati di traffico Internet).

Torna alla memoria un fatto di pochi mesi fa: un pericolosissimo malvivente  fu identificato da una passante e ucciso dalle forze dell'ordine, dopo che era stato inutilmente "immortalato" una telecamera di sorveglianza installata dal Comune di Roma in una zona centrale. Il fatto fu reso noto alcuni giorni dopo e i notiziari televisivi diffusero la registrazione in cui si vedeva l'individuo aggirarsi tranquillamente davanti all'occhio elettronico. E il vostro cronista rimase perplesso nel constatare che anche lui, lo stesso giorno o il giorno prima, era passato nello stesso punto e quindi era stato a sua volta "trattato" dal sistema di sicurezza.
Senza alcuna informativa sull'esistenza della telecamera, sulla durata di conservazione delle registrazioni eccetera eccetera.

Evidentemente c'è qualcosa che non funziona. Prima di tutto c'è da chiedersi a che servono le telecamere di sorveglianza, se nessuno "sorveglia" le telecamere stesse e si accorge della presenza di un pericolosissimo malvivente, oggetto di una accanita caccia all'uomo. Poi ci si chiede se l'individuo sarebbe passato proprio in quel punto se ci fosse stato il cartello che il Garante ha prescritto con il noto provvedimento generale... Insomma, l'alternativa è questa: o prevalgono le esigenze della sicurezza, e allora le telecamere devono essere nascoste, o prevale la tutela della riservatezza, e quindi si deve fare a meno della videosorveglianza. A metà strada, come siamo ora, non si può restare.

Altrimenti finisce come in un altro caso di qualche tempo fa, quando non fui possibile identificare i rapinatori di una banca, perché le telecamere inquadravano solo i piedi di chi entrava nell'agenzia "nel rispetto delle regole della privacy"!
Il problema della videosorveglianza, in ultima analisi, potrebbe essere considerato meno grave di quanto oggi si tenda a considerarlo. Infatti è ormai noto a tutti che i centri delle grandi città sono ripresi palmo a palmo da una quantità enorme di telecamere e chi non ha problemi a portare in giro la propria faccia non dovrebbe averne neanche se la stessa faccia è osservata da qualcuno davanti a uno schermo o registrata su un nastro.

Ci sono altri e forse più gravi minacce per la vita privata dei cittadini. L'enorme quantità di dati raccolti e conservati dalle forze dell'ordine, anche con intercettazioni telefoniche e telematiche "a tappeto" e quindi illegittime. Le registrazioni dei dati di pacifici cittadini fermati per normali controlli di pubblica sicurezza, ma che non hanno alcun conto in sospeso con la giustizia e non sono sospettabili di attività illecite. Le intrusioni telematiche nei computer di milioni di persone, svolte dai produttori di sistemi informatici alla totale insaputa degli interessati, o giustificate con "informative" che non rispettano la legge e di cui nessuno può verificare l'attendibilità, perché i trattamenti avvengono al di fuori dell'Unione europea (e si tratta di "esportazioni" di dati che dovrebbero essere autorizzate dal Garante)...

Insomma, se è vero (ed è vero) che la nostra vita privata è continuamente minacciata da una quantità di intrusioni, è necessario che le autorità che hanno il compito di proteggerci volgano la loro attenzione ai rischi  effettivi di violazione della vita privata, più che a situazioni che "fanno notizia", ma costituiscono casi isolati e non realmente pericolosi per il vivere della collettività (vedi anche Videosorveglianza, la criminalità ringrazia di Corrado Giustozzi).

Post-scriptum. La Newsletter del Garante è in formato PDF, protetto per non consentire nemmeno la copia o l'estrazione. Sicché il cronista che voglia citarne qualche passaggio non può neanche fare il normale copia-e-incolla, ma deve ricopiare il testo parola per parola. Quando si dice riservatezza...

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