di Andrea Monti - 17.09.01 - Tutti i diritti
riservati PuntoCom
C'è gente che non si ferma veramente
davanti a nulla e persino davanti ad un evento gravissimo come l'attentato
agli USA cerca comunque di "portare acqua al proprio mulino". E anche la
rete si trova coinvolta in questo gioco al massacro.
Si è
parlato di fallimento dell'internet come strumento di comunicazione
perché - nei momenti di maggior criticità - i siti di alcune testate
(principalmente italiane) erano inaccessibili. Dal che si vorrebbe far derivare
la conservazione del primato dei mezzi tradizionali di comunicazione.
Il ragionamento non sta in piedi.
In una ipotetica "graduazione funzionale",
radio e televisione (in quest'ordine)informano in tempo reale, la stampa
approfondisce e l'internet consente la "verifica" e il confronto. Ma con
un approccio peculiare che, pure per ragioni tecnologiche, non può essere
quello dei mezzi tradizionali. In altri termini, ci sono contenuti informativi -
trasmissioni radiotelevisive - che devono per forza andare in broadcast e altri,
come la comunicazione interattiva, che hanno bisogno di strumenti differenti e
non sovrapponibili.
Se di fallimento si deve parlare, allora lo
si dovrebbe fare a proposito della scelta di usare la rete per fare qualcosa che
non le compete: trasmettere servizi televisivi e veicolare contenuti che
appesantiscono inutilmente la banda
(larga per alcuni fortunati, strettissima per la maggior parte del resto del
mondo). E mentre i server dei quotidiani italiani si autoparalizzavano cercando
di spedire agli utenti banner sul fantacalcio invece delle notizie, dall'altro
lato dell'oceano accadeva il contrario. CNN e ABC hanno immediatamente
stravolto lo proprie pagine, eliminando ogni orpello grafico ed informatico
(animazioni, controlli ActiveX)che potesse appesantire la fruibilità dell'informazione.
L'occasione è buona anche per chiedere
nuovamente maggiori poteri di polizia. Secondo un copione che comincia qualche
ora dopo il diffondersi della notizia dell'attentato.
Su RaiUno, nel corso di UnoMattina, Andrea
Margelletti, esperto di terrorismo afferma laconicamente che Bin Laden è "il
terrorista dell'era di internet".
Altri commentatori si chiedono quale fine
avesse fatto Echelon (la cui esistenza era stata da poco "ufficializzata" in
un rapporto dell'Unione Europea). Dando quindi per scontato che l'internet
dovesse necessariamente aver giocato un ruolo in questa vicenda.
Il passo successivo - notizia del 13
settembre - è la ricerca di una fantomatica e-mail nei server di America Online
e di EarthLink, che - insieme a Microsoft (?) si sono "messe a disposizione"
per cercare account di posta con le parole Allah (fonte ZDNet - Wired). Poco o
nulla serve far notare che non è affatto detto che siano stati usati propri
quei provider. Ma tanto basta agli inquirenti per invocare la maggiore
diffusione di strumenti di intercettazione e l'aumento dei budget per risorse
che hanno dimostrato - tragicamente - la propria inutilità.