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 Attualità

Contenuti, incentivi, servizio universale... Speriamo che sia vero
di Manlio Cammarata - 06.07.99

Ultim'ora: Il Forum ha pubblicato le relazioni dei gruppi di lavoro; nei prossimi giorni sullo stesso sito saranno resi disponibili tutti i contributi.

E' ufficiale: l'Italia entrerà nella società dell'informazione. Quando, non è ancora dato di sapere, ma il piano è in corso di elaborazione e la sua esistenza è stata annunciata con tutta la solennità possibile.
Con un lungo discorso del Presidente del Consiglio dei Ministri, alla presenza del Capo dello Stato, con l'intervento di ministri e sottosegretari, con polemiche tra sindacato e impresa, è stato formalmente constatato che il nostro Paese è in ritardo nell'adozione delle tecnologie dell'informazione. Dunque bisogna darsi da fare, e in fretta.

Questa, in estrema sintesi, è la conclusione della conferenza nazionale "Il Piano d'Azione per lo Sviluppo della Società dell'Informazione. Un progetto per l'Italia", che si è svolta a Roma la settimana scorsa. L'evento, organizzato dal Forum per la società dell'informazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è rivelato molto utile per capire a che punto siamo nell'ormai affannosa rincorsa allo sviluppo e ai benefici della società dell'informazione. In verità sarebbe sbagliato dire, come si è sentito, che con la conferenza l'Italia è entrata nella società dell'informazione, perché ci siamo già da un pezzo. Il fatto è che molti non se ne sono accorti, anzi, non hanno neanche capito di che si tratta. Come quell'alto funzionario che, di fronte alla proposta di costruire un "portale" dei siti web della pubblica amministrazione, ha risposto che c'è già la rete degli uffici di gabinetto dei ministeri, o quel presentatore per il quale la società dell'informazione sono i ragazzini che giocano con i computer.
Ma tralasciamo - per un momento - le polemiche, per dare sommariamente conto dei fatti.

Il 5 febbraio di quest'anno, con un decreto del Presidente del Consiglio, sono stati costituiti un "Comitato dei Ministri per la Società dell'informazione" e il Forum, che ha "il compito di formulare proposte al Comitato dei Ministri finalizzate allo sviluppo della società dell'informazione". Inoltre è stato costituito un "Centro di Coordinamento e Attività degli Enti Territoriali".
Il Forum, coordinato da Giuseppe Rao, si è articolato in cinque gruppi di lavoro: Infrastrutture di rete e tecnologie - Occupazione, tecnologie e organizzazione industriale, forme del lavoro e figure professionali - Alfabetizzazione informatica, formazione, tecnologie dalla didattica e della ricerca - Servizi e contenuti - Pubbliche amministrazioni e servizi in rete.

La prima iniziativa concreta del Forum è stata appunto la conferenza, annunciata sul Web con una rassegna dei problemi in discussione e con l'apertura a contributi da chiunque inviati.
La prima giornata della conferenza è stata dedicata proprio all'illustrazione dei contributi da parte degli stessi autori, nell'ambito dei diversi gruppi di lavoro. Forse è la prima volta in Italia che un'istituzione del massimo livello accoglie e applica i principi dell'apertura e della trasparenza che sono il fondamento della rete e questo è certamente un buon inizio.
Nella seconda giornata i coordinatori dei gruppi hanno esposto le conclusioni e sono intervenuti (di persona o in teleconferenza) ministri, sottosegretari ed esperti vari, fino alle conclusioni del Presidente del Consiglio.
Il tutto con un'organizzazione impeccabile, a cominciare dalla felice scelta della sede: la facoltà di Economia dell'università di Roma "Tor Vergata", che nei suoi ampi spazi ha riportato la discussione sull'internet nella sua cornice originaria dell'ambiente accademico.

Ora i lettori mi perdoneranno se mi sottraggo al compito immane di citare tutti gli spunti emersi dalle decine interventi. Nessun argomento interessante è stato tralasciato, sia nelle relazioni dei coordinatori dei gruppi di lavoro, sia negli altri discorsi, con una sola eccezione: il quadro normativo. I problemi da risolvere in questo campo sono tanti e complessi, dalla tutela dei dati personali alle responsabilità dei provider, dalle regole per i fornitori di servizi e contenuti al diritto d'autore (per il quale è in discussione un disegno di legge assai criticabile e non aderente ai principi comunitari), fino agli aspetti fiscali del commercio elettronico.
Sarebbe quindi opportuna la costituzione di un altro gruppo di lavoro, che si occupasse degli aspetti normativi della società dell'informazione e delle leggi da coordinare, da fare o da correggere.

Tra i temi che hanno suscitato il maggiore interesse, si deve segnalare quello relativo ai costi di connessione, che solo il Ministro delle comunicazioni si ostina a considerare inesistente e che per l'Autorità per le Garanzie è almeno poco urgente, se non irrilevante (tanto che non ha attuato le prescrizioni del collegato alla legge finanziaria e per questo si è meritato anche un'interrogazione urgente al Presidente del Consiglio e al Ministro delle comunicazioni da parte del senatore Semenzato). A questo argomento dedicheremo uno dei prossimi numeri di InterLex, ma qui è importante rilevare che nella Conferenza è finalmente emersa l'idea di considerare l'accesso all'internet come parte del servizio universale, o almeno di finanziare le ormai indifferibili agevolazioni con i fondi del servizio universale. Non è un risultato da poco!

Sempre in tema di soldi, va ricordata la proposta, avanzata da Giuliano Amato, di una "non-rottamazione" dei computer obsoleti, da distribuire alle scuole o da utilizzare per la maggiore diffusione del PC nelle famiglie, che tutti considerano come uno degli scogli più urgenti da superare per l'alfabetizzazione informatica e la non esclusione di larghe fasce della popolazione dai benefici della società dell'informazione.
Però la proposta si scontra con un altro aspetto, purtroppo ignorato nel dibattito della seconda giornata: la necessità di computer sempre più potenti per assecondare gli sviluppi del software commerciale (leggi: Microsoft). E' una logica che impone di seguire una perversa spirale di aggiornamenti e potenziamenti, grazie anche al diabolico meccanismo delle applicazioni interconnesse, anche quando si potrebbero adottare programmi più economici o addirittura gratuiti (su questo punto si vedano i contributi di
ALCEI e di Giancarlo Fornari).

Quest'ultimo intervento ripropone anche l'argomento, opportunamente sottolineato da diversi partecipanti alla conferenza, della presenza delle pubbliche amministrazioni sul Web. Sono ancora troppe le strutture che non sfruttano la rete per il dialogo con i cittadini, o sono colpevolmente assenti.
La pubblica amministrazione, grazie soprattutto al lavoro dell'AIPA, ha acquisito una significativa capacità progettuale, che fa apparire lontane anni luce le "conferenze sugli standard" in cui lo Stato gridava "Aiuto, non ci capisco nulla" e l'industria imponeva i propri costosi "non standard" con l'aria eroica di chi soccorre un naufrago.
Ma il lavoro da fare è ancora molto, soprattutto per quanto riguarda la "cultura" della rete negli uffici di ogni livello e sull'alfabetizzazione informatica dei dirigenti e dei funzionari, prima ancora che dei dipendenti. E' necessario anche un coordinamento della presenza delle pubbliche amministrazioni sul Web, a cominciare dalla attribuzione dei "nomi a dominio". Si potrebbe anche valutare se, con il nuovo ordinamento mondiale della rete che fa capo alla
ICANN, non convenga attribuire all'AIPA il ruolo di Registration Authority per tutta la pubblica amministrazione.

In conclusione, la conferenza del Forum per la società dell'informazione ha avuto il grande merito di indicare con estrema chiarezza lo "stato dell'arte" per quanto riguarda lo sviluppo della società dell'informazione in Italia.
Qualcuno potrebbe osservare che una conferenza, in fondo, è un concentrato di chiacchiere, e che tra le dichiarazioni di principio e le azioni concrete molto spesso c'è un tempo che tende all'infinito. Ma in questo caso c'è qualcosa di molto concreto: le iniziative per lo sviluppo della società dell'informazione costituiscono un capitolo rilevante del
Documento di programmazione economica e finanziaria per gli anni 2000-2003.
Nero su bianco, c'è scritto che il Governo ritiene "lo sviluppo della società dell'informazione un obiettivo fondamentale della propria azione, da perseguire attraverso la diffusione della cultura informatica e digitale... lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione... la promozione dei servizi, della cultura e della ricerca... " E ancora "Riformare, semplificare, informatizzare la pubblica amministrazione... promuovere il lavoro... " Da non crederci!

Dopo anni di parole a vuoto, dopo centinaia di convegni, dopo che una parte forse troppo piccola della società italiana ha gridato invano indicando i ritardi e le occasioni perdute, per la prima volta ci troviamo di fronte a un progetto globale e a indicazioni concrete.
La solennità che si è voluta dare alla manifestazione, quasi tutti i discorsi delle autorità (soprattutto quello del Presidente del Consiglio), le chiare indicazioni contenute nel DPEF, mostrano che il tema è finalmente in primo piano nelle attenzioni del Governo. Peccato solo che ci si arrivi con cinque anni di ritardo, cinque anni che significano un secolo nell'evoluzione dell'utilizzo delle tecnologie.

Sarà vero? L'esperienza ci insegna a diffidare. Da anni si parla di eliminare le barriere economiche di accesso all'internet e la previsione è stata addirittura inserita nella legge finanziaria del '99 (sia pure con una formula discutibile), ma in sei mesi l'Autorità preposta ha fatto solo vaghe promesse. Da anni si chiede di rendere disponibili sull'internet gli atti normativi e nessuno risponde. Da anni si chiede di fare chiarezza sul regime delle autorizzazioni per i fornitori di servizi e ci si scontra con un muro di gomma.

Tuttavia questa sembra che sia la volta buona: l'impegno del Governo è inequivocabile e il Forum di Palazzo Chigi ha lavorato bene e ha formulato proposte precise e lungimiranti.
Non resta che aspettare la legge finanziaria, per verificare le risorse che saranno effettivamente destinate allo sviluppo della società dell'informazione, e il "piano d'azione" del Forum, che dovrebbe essere pronto prima della fine dell'anno.
Nel frattempo si deve continuare a promuovere la conoscenza, la "cultura" della società dell'informazione, la consapevolezza dei suoi presupposti e dei suoi effetti sul progresso economico e sociale.

Occorre in primo luogo far capire, ai tanti che non lo hanno ancora capito, che "società dell'informazione" non significa distribuire i computer alle scuole o negli uffici, o regalare videogiochi ai ragazzi. Significa che il prodotto più importante nell'economia globale e locale è l'informazione, cioè i contenuti. E che le persone che non hanno accesso ai contenuti sono i nuovi poveri, gli "info-poveri" del millennio che sta per incominciare. Tutto il resto - macchine, cavi, software e quant'altro - è solo il supporto. Costruire o potenziare le infrastrutture non è un problema tecnico. E neanche di risorse, se ci sono i contenuti da diffondere e se i contenuti sono tali da suscitare l'interesse degli utilizzatori.
In ultima analisi, sono tre i punti sui quali bisogna fondare la crescita della società dell'informazione: sviluppo dei contenuti, alfabetizzazione tecnologica e diritto di accesso. Uno legato all'altro e nessuno prima degli altri.