Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

Attualità

Innovazione e semplificazione fanno rima con confusione

di Manlio Cammarata - 20.01.09

 
I primi giorni dell'anno sono quelli delle buone intenzioni. Così il 2 gennaio Il Sole 24 ore pubblica un intervista con il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta. Sì, Brunetta, quello dei tornelli. Quello che ha esordito scagliandosi contro i "fannulloni" pubblici. Imponendo, fra l'altro l'uso dei tornelli agli ingressi, per controllare che i dipendenti perdano tempo in ufficio invece che al bar o a fare la spesa. Invece di lasciarli a casa a telelavorare, con un colossale risparmio in termini di tempo per gli spostamenti, inquinamento atmosferico, stress. Senza contare che i tornelli costano un sacco di soldi.

Quello dei tornelli è il primo esempio di innovazione alla rovescia. Ma sotto le etichette dell'innovazione e della semplificazione stanno passando progetti più di immagine che di sostanza, se non addirittura controproducenti a lungo termine.

Ritorniamo all'intervista dell'inizio dell'anno. Il ministro  annuncia una serie di iniziative, fra le quali spicca l'uso degli strumenti telematici per le comunicazioni tra uffici pubblici e cittadini. Però sembra non considerare il fatto che in moltissimi casi gli uffici devono essere certi dell'identità della persona alla quale è destinata la comunicazione. E quindi si dovrebbe risolvere prima di tutto il problema della carta d'identità elettronica, praticamente fermo da più di dieci anni (vedi Carta vince, carta perde: chi vince nel gioco della CIE? e tanti altri articoli nella sezione Pubblica amministrazione, fino a CIE: la quinta interrogazione parlamentare).

Le "semplificazioni" sono iniziate con la discussa e incerta abolizione dell'intervento del pubblico ufficiale nei trasferimenti di quote delle società a responsabilità limitata (Un "baco" che non c'è e una scorciatoia per i disonesti, I postini e la certezza del sistema e Quote societarie: la sola novità è nell'invio dell'atto). Ora, con l'art. 16, c. 12 del decreto-legge 185/2008, si vuole eliminare l'attestazione da parte del pubblico ufficiale della corrispondenza tra l'originale cartaceo distrutto e il documento conservato digitalmente. E' evidente che il regime attuale è troppo oneroso, ma si deve trovare una soluzione che non apra la porta a una valanga di falsi non identificabili come tali (si pensi, per fare un solo esempio, alla distruzione dei verbali del consiglio di amministrazione di una grande società, sostituiti da versioni digitali modificate per nascondere qualcosa).

E' discutibile anche l'obbligo di avere (ma non di usare...) una casella di posta elettronica certificata, previsto dal sesto e settimo comma del già citato art. 16 del decreto-legge 185/08, rispettivamente per le imprese e i professionisti. Discutibile all'origine anche per gli sfasamenti dell'obbligo (subito per le nuove imprese, entro tre anni per quelle esistenti, entro un anno per i professionisti). Ma inaccettabile dopo l'approvazione in prima lettura al Senato, dove alla posta elettronica certificata prevista dal nostro ordinamento è stato aggiunto un "o analogo indirizzo di posta elettronica": come dire che qualsiasi standard va bene, con tanti saluti all'interoperabilità e conseguente confusione al momento dell'applicazione pratica.

Risparmiare carta è un'altra parola d'ordine. Se ne avvantaggia l'ambiente e si risparmia denaro. Ecco un'idea per le pubbliche amministrazioni , nell'art. 27 della legge 133/2008:
1. Al fine di ridurre l'utilizzo della carta, dal 1° gennaio 2009, le amministrazioni pubbliche riducono del 50 per cento rispetto a quella dell'anno 2007, la spesa per la stampa delle relazioni e di ogni altra pubblicazione prevista da leggi e regolamenti e distribuita gratuitamente od inviata ad altre amministrazioni.
2. Al fine di ridurre i costi di produzione e distribuzione, a decorrere dal 1° gennaio 2009, la diffusione della Gazzetta Ufficiale a tutti i soggetti in possesso di un abbonamento a carico di amministrazioni o enti pubblici o locali e' sostituita dall'abbonamento telematico. Il costo degli abbonamenti è conseguentemente rideterminato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto
.

Il primo comma desta qualche perplessità: sono pronte tutte le amministrazioni a scambiarsi relazioni e pubblicazioni in formato digitale? Il risparmio potrebbe essere irrisorio, se non si vieta ai destinatari di stampare i documenti ricevuti per via telematica. Ma oggi sembra difficile immaginare una norma di questo segno. E quali sono le stampe previste da leggi e regolamenti? Immaginiamo la confusione degli uffici al momento di identificarle.

Bene, invece, il secondo comma, che si lega a un'altra decisione da valutare (quasi) positivamente. Con il decreto-legge 22 dicembre 2008 n. 200 (Misure urgenti in materia di semplificazione normativa), potrebbe essere avviato a soluzione l'annoso problema dell'accesso gratuito alle norme, del quale si discute inutilmente dal 1995 (vedi i numerosi articoli nella sezione Diritto di accesso). Misure importanti, anche perché è stato redatto un impressionante elenco di norme da abrogare: il fascicolo del disegno di legge di conversione consta di 1028 pagine!
C'è però un dettaglio non trascurabile, che giustifica il  "quasi": con la pubblicazione sull'internet non si affronta il gravissimo problema della mancata disponibilità dei testi vigenti, coordinati con le modifiche intervenute nel corso degli anni. A che serve, oggi, il testo originale della legge sul diritto d'autore del 1941 o, più semplicemente, del codice dei dati personali del 2003? Insomma, anche questo provvedimento può creare non poca confusione.

L'elenco delle innovazioni e semplificazioni confusionarie, inutili o controproducenti non finisce qui. Lasciamo a Paolo Ricchiuto le considerazioni sulle "semplificazioni" nei trattamenti di dati personali (Le novità per gli amministratori di sistema, DPS: chi può semplificare e chi autocertificare? e Privacy e marketing: il ritorno della carta) e concludiamo con una "chicca": alla Camera dei deputati è stato installato un sistema, basato sulle impronte digitali, per neutralizzare i cosiddetti "pianisti". Quegli eletti che sarebbe più corretto chiamare "prestigiatori", perché fanno apparire presenti i colleghi che non sono in aula al momento delle votazioni. La soluzione è semplice ed efficace, ma non può funzionare, perché occorre il consenso di ogni deputato. E non tutti l'hanno dato. In nome della privacy, con una delle solite interpretazioni di comodo della normativa sulla protezione dei dati personali.
Così il costoso sistema non serve a nulla. Ancora confusione (e quasi mezzo di miliardo di costi) in nome dell'innovazione.

 

Inizio pagina  Indice della sezione  Prima pagina © InterLex 2009 Informazioni sul copyright