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Attualità
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The Day After, sopravvalutata
internet?
di Massimo Mantellini - 13.09.01 (da Punto
Informatico)
12/09/01 - Commenti - Roma - Il giorno dopo la tragedia forse
sarebbe bene non parlare di tecnologia. Eppure è nei momenti (per fortuna rari)
come quelli vissuti nelle ore concitate dell'attacco terroristico alle Twin
Towers di NYC e al Pentagono che è possibile osservare meglio alcune
caratteristiche intrinseche del media Internet.
Il down
Sono bastati pochi minuti, il tempo necessario perché le agenzie battessero i
primi dispacci su quanto stava accadendo a Manhattan perché la rete Internet
mostrasse chiaramente i segni del collasso. I siti web informativi americani
come è ovvio non hanno retto alle richieste di informazioni che li
raggiungevano da tutto il mondo. 30 minuti dopo le prime esplosioni il sito web
di CNN, NYTimes e Washington Post e molti altri erano completamente
irraggiungibili dall'Europa ma anche da gran parte degli USA. Perfino in Italia
il sito web di Repubblica.it ha passato la sua ora di tregenda a causa del
numero altissimo di hit che lo ha raggiunto ai quali ha faticato non poco a dare
risposte in tempi decenti.
Il web testuale
In una situazione del genere anche quanti vivono in simbiosi con il proprio PC
si sono alzati dalla scrivania e hanno (a malincuore) raggiunto un televisore
dove le immagini di CNN e Sky News giungevano nitide agghiaccianti ed in tempo
reale. Per chi è rimasto online il web si è lentamente trasformato in una
creatura testuale: la pagina web della CNN, per fare un esempio di grande
intelligenza editoriale, si è in un attimo ripulita di qualsiasi ammennicolo,
banner pubblicitario o frame, limitandosi a pubblicare semplici pagine di testo
di aggiornamento corredate da minuscole immagini: questo per consentire una
navigazione leggera al maggior numero di persone possibile garantendo ugualmente
gli aggiornamenti piÙ importanti.
Ma la Internet testuale, come sempre accade in questi casi ha dato il meglio di
se negli ambiti di discussione come i forum, le mailing list ed i gruppi di
discussione: per una qualche umanissima ragione eventi del genere scatenano quel
desiderio di vicinanza fra gli esseri umani che troppo spesso tendiamo ad
ignorare e in qualsiasi ambito si trovassero in quel momento migliaia di persone
si sono messe a discutere di quanto stava accadendo dando sfogo alle proprie
paure e convinzioni e soprattutto informando quanti non erano ancora a
conoscenza degli avvenimenti. Ancora una volta la forza della rete Internet si
È manifestata non tanto nella sua improbabile capacità di sostituire i media
one-to-many ma nella possibilità di legare mille flussi informativi differenti
(notizie colte da agenzie, web, radio e TV, ma anche sensazioni, punti di vista
personali, esperienze dirette e testimonianze dal vivo) in un unicum dallo
spessore senza pari.
Mentre i più ostinati si attardavano su siti web anche italiani a tentare di
aprire streaming zoppicanti grandi due pollici, nella stanza accanto qualsiasi
televisore riproduceva le medesime immagini nello splendore di schermi ben più
ampi: eppure nessun commentatore per quanto bravo è riuscito a raccontare il
sentimento misto di orrore e indignazione che i messaggi in rete hanno invece
efficacemente descritto.
On topic
Certo qualcuno ha ritenuto (sbagliandosi) fosse il caso di restare on topic,
specie se "restare in argomento" significava continuare ad occuparsi
della propria attivita commerciale: così mentre su liste e gruppi di
discussione diversissime nessuno per una volta trovava strano discutere d'altro,
la mailing list di Affari Italiani nella serata della tragedia invitava i suoi
sottoscrittori sul proprio sito web al grido di : "Vieni su Affari Italiani
a vivere in diretta questa giornata storica." Qualcun altro, (solitamente
lucido) come Francesco Carlà nella sua newsletter giornaliera spedita ai
visitatori del suo sito web finanziario ne approffittava per informarli del
fatto che in seguito al crollo delle Torri Gemelle Donald Trump ed altri magnati
del vetro-cemento ne riceveranno un vantaggio economico e che "in tempi di
guerra È l'industria a guadagnarci". Piccole uscite inopportune nel mare
di messaggi di ogni tipo che hanno raggiunto forum e singole caselle postali di
tutti noi. L'on topic è stato nella giornata della tragedia talmente poco
rispettato che perfino Google, il motore di ricerca più utilizzato in rete, ha
per molte ore lasciato sulla homepage un messaggio nel quale invitava tutti ad
accendere il televisore. Per non parlare di Slashdot, noto web per geek, che ha
abbandonato per un giorno la sua usuale programmazione di notizie
"tecnologiche" per dare spazio ai drammatici avvenimenti in corso.
Internet è "altro"
Per una strana coincidenza mentre mezzo mondo tentava di collegarsi con New York
nell'isola di Manhattan i telefoni (anche quelli cellulari) sono stati per lungo
tempo inutilizzabili e ai residenti non è rimasta come strumento di
comunicazione che l'utilizzo della posta elettronica e dei sistemi di
messaggeria: per rassicurare i parenti e gli amici, per raccontare cosa stava
accandendo o semplicemente per sfogare la tensione parlando con qualcuno online.
Sono le grandezze della tecnologia, quella stessa tecnologia che esce
abbondantemente sconfitta dall'attentato terroistico al cuore degli Stati Uniti:
"Come è possibile - si chiede Jon Katz su Slashdot - che la tecnologia ,
che ci consente di fare cosÌ tante incredibili cose, non riesce a difenderci da
un manipolo di individui determinati?"
È in giorni come questo che si comprende come Internet sia "altro"
rispetto ad un semplice, molto apprezzato mezzo di comunicazione. La tecnologia
è così sopravvalutata oggi! Eppure una volta che si è andati oltre i fili e i
circuiti, oltre le dorsali che trasportano i dati fra il nostro PC e quelli del
resto del mondo, nelle nostre mani restano ancora un sacco di cose. Per esempio
i sentimenti di persone che non conosciamo o le voci del mondo intorno a noi. O le
parole di un vecchio grande giornalista della rete Internet che se ne sta in
ginocchio a Manhattan a pregare mentre gli F15 volano in circolo intorno
all'isola, in attesa di sapere che fine hanno fatto certi suoi amici che alle 9
del mattino erano andati al lavoro dentro un paio di grossi grattacieli nel
lower manhattan.
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