(da Audio Review,
febbraio 2006)
iTunes Music Store, il servizio di vendita on line di brani musicali della
Apple che ha iniziato la propria attività a maggio 2003, ha già venduto oltre
800 milioni di brani musicali. Il che, a un dollaro - o a un euro – per
ciascun download fa un gran bel fatturato.
Non pago di questo straordinario successo, lo scorso 12 ottobre Steeve Jobs
ha lanciato la versione 6 di iTunes, che consente l’acquisto on line non solo
di clip musicali, ma anche di film (tra i quali spiccano un paio di serial
televisivi di grande successo: “Lost” e “Desperate Housewives”).
Tremila titoli che per 1,99 dollari possono essere scaricati legalmente da
Internet e visti sul proprio computer o sul nuovo iPod con schermo a colori da
6,25 centimetri. Dopo venti giorni, alla fine di ottobre, i clienti statunitensi
di iTunes avevano già acquistato via Internet 1 milione di filmati.
Il momento in cui la fruizione dell’impianto audio e di quello home theater
via Internet costituirà la norma e non l’eccezione si sta avvicinando
rapidamente, anche se in Europa lo sviluppo del download, ed in
particolare di quello video, è più lento che negli USA.
Nel corso di un convegno organizzato a Bruxelles da “Puntoit” (una
associazione di “addetti ai lavori” che si propone di promuovere lo sviluppo
della società dell’informazione), Josiane Morel, responsabile affari
regolamentari della Apple presso la Commissione Europea, ha sottolineato come le
forti differenze tra le legislazioni nazionali in materia di tutela del diritto
di autore costituiscano un grosso ostacolo ad un più rapido sviluppo anche in
Europa di questa modalità di distribuzione dei contenuti.
Differenze che si manifestano sia in termini di disponibilità dei contenuti che
di prelievo a titolo di equo compenso (“levy”) sulla vendita dei
supporti vergine.
Per essere concreti: il consumatore che acquista in Italia un DVD +/- R
registrabile paga 0,87 Euro di “levy”. In Germania, viceversa, non c’è
la levy sul DVD vergine. Di conseguenza, il prezzo al consumo in Italia dal
supporto vergine è da tre a quattro volte maggiore di quello tedesco, Fatto che
genera non solo un flusso di acquisti (via Internet) di DVD vergini dall’Italia
alla Germania, ma anche una distorsione geografica del mercato della
videoregistrazione.
La Morel ha certamente ragione, ma trascura un importante protagonista della
filiera distributiva: il fornitori di servizi di telecomunicazione. Una
approssimazione lecita in paesi, come Stati Uniti, Giappone e Corea nei quali la
banda larga è veramente tale. Ma non in Italia e in buona parte d’Europa.
Il servizio telefonico, tradizionalmente percepito come un tutt’uno, si
compone in realtà di due parti: l’accesso (allacciamento alla rete
telefonica, normalmente pagato con “il canone”) e la commutazione, ovverosia
l’instradamento delle “telefonate” verso il destinatario. Con l’avvento
della “braodband Internet” (larga banda, ADSL, fibra ottica, etc.), e di una
serie di tecnologie raccolte sotto l’acronimo “VoIP”, questi due servizi
possono oggi essere acquistati separatamente: l’accesso ad Internet dall’operatore
A e il servizo di segnalazione dall’operatore B. Per fornire l’accesso
occorrono forti investimenti infrastrutturali distribuiti su tutto il territorio
consistenti nello scavo di trincee per interrare cavi in rame e/o fibra ottica.
Investimenti in larga misura fatti ed ammortizzati ai tempi del monopolio. Anche
per fornire i servizi servono investimenti infrastrutturali significativi, che
possono però essere concentrati un'unica (o poche) “server farm” e sono
quindi molto più alla portata di imprese di medie e piccole dimensioni.
Naturalmente l’operatore tipicamente “ex monopolista” che in origine
aveva i clienti tutti per se, non si rassegna ad accontentarsi dei soli ricavi
derivanti dal solo accesso larga banda ad Intrernet e cerca di truccare la
partita in modo tale da costringere il cliente di accesso ad acquistare da lui
anche il servizio di segnalazione. Questo gioco si chiama “double play” e si
realizza fornendo al cliente un accesso a banda larga, in termini di massima
velocità di trasferimento dati, ma contemporaneamente stretta, anzi
strettissima, in termini di minimo garantito con continuità. In definitiva del
tutto inadatta al trasporto dei servizi voce offerti da un operatore diverso da
quello di accesso.
Con l’avvento della distribuzione di contenuti musicali e cinematografici
via internet, il gioco della fidelizzazione obtorto collo del cliente
finale da doppio passa a triplo. La grande scommessa dei maggiori operatori di
telecomunicazioni su rete cablata è oggi quella di riuscire ad avere clienti di
accesso costretti a comprare servizi e contenuti direttamente, e solo, da loro.
Il “triple play” “Internet, voce, televisione via Internet” di cui
certamente avrete letto sulla stampa economica e di informazione, si basa
proprio sull’assunto che il cliente compri i contenuti ed i servizi non da chi
più gli aggrada, ma solo (o prevalentemente) dal proprio fornitore di accesso.
La Morel trascura, a mio avviso, proprio questo rischio.
Naturalmente, poiché un eventuale successo del triple play porterebbe in
tempi rapidissimi ad un nuovo monopolio, quello della banda larga. Giovanni
Floris ha così sintetizzato il concetto:“il monopolio delle
telecomunicazioni, uscito dalla porta della telefonia, rischia di rientrare
dalla finestra della banda larga”. Poiché sussiste il rischio di un
condizionamento dei contenuti e non solo della loro distribuzione, dobbiamo
augurarci che tutto questo non accada.
Tutti debbono poter accedere ai contenuti comunque distribuiti da qualsiasi
fornitore di contenuti, indipendentemente da quale sia il proprio fornitore di
accesso. Sembra banale. Ma tutte le attuali offerte “triple play” sono
viceversa basate sul walled garden , il giardino recintato (rectius,
il campo di concentramento) dal quale il cliente non può scappare.
La chiave di volta si chiama “interoperabilità dei servizi e delle reti di
distribuzione dei contenuti”. I triplogiochisti dicono che non ci sono le
tecnologie. Noi crediamo che non sia vero e ci auguriamo che qualcuno lo
dimostri, in pratica, al più presto.
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