The Blue Ocean
Strategy, un libro di management di grande successo, distingue i mercati in
“oceani rossi”, tinti di sangue perchè caratterizzati da una concorrenza
spietata, e “oceani blu”, dove le regole del gioco sono tutte da inventare e
le possibilità sono infinite.
La fatturazione elettronica è un “oceano rosso” o un “oceano blu”?
Si tratta di uno dei pochi campi (l’altro esempio sono le cartelle
cliniche...) dove il passaggio da carta a digitale non sta avvenendo, nonostante
i notevolissimi vantaggi potenziali.
Internet ha fatto nascere nuovi business milionari nelle nicchie più
impensate. Nel settore della fatturazione elettronica (che in fondo è nata
oltre venti anni fa, con l’EDI), i casi di successo restano rari. Poche
aziende, sconosciute ai più, che hanno capito quali sono i “veri” problemi
che si nascondono dietro al passaggio dalla carta al digitale.
Henry Ford diceva che l’offerta crea la domanda, non viceversa. Nel caso della
fatturazione elettronica, un’offerta “ricca” (che presuppone la
prospettiva di un business “ricco”) rappresenta un elemento indispensabile
– più ancora dell’obbligo legislativo appena introdotto – per fare
crescere la domanda del servizio.
Fornire servizi di fatturazione elettronica rappresenta un’opportunità di
business solo se la si affronta offrendo un servizio completo e su scala
europea. Si tratta di una scommessa non facile che richiede la capacità di
offrire un servizio che semplifichi realmente le operatività dei vari operatori
coinvolti – clienti, fornitori, banche, pubblica amministrazione, fisco.
Il legislatore dà per scontato che fornire servizi di fatturazione
elettronica sia un mestiere profittevole e affida al mercato il compito di
predisporre l’offerta di servizi necessari per rendere possibile alle imprese
di attuare la legge. Sfortunatamente le cose non sono così semplici.
Più sono complessi i requisiti richiesti dalla legge per emettere, archiviare e
ricevere fatture elettroniche, meno è interessante per le imprese passare alla
fatturazione elettronica.
Si pensi, ad esempio, alla necessità di “chiudere” la contabilità IVA
entro 15 giorni o di tenere sezionali separati per fatture elettroniche e
fatture cartacee.
Le imprese, a causa di tali vincoli, potrebbero ritardare il passaggio alla
fatturazione elettronica (come del resto hanno fatto fino ad oggi) o limitarne l’uso
al solo ambito in cui sta per essere resa obbligatoria: le relazioni con la
pubblica amministrazione. La partenza del business ritarderebbe di mesi o anni e
la dimensione del mercato si dividerebbe per dieci.
I fornitori di servizi di fatturazione elettronica possono sperare che il
problema venga risolto con un intervento “semplificativo” da parte del
legislatore. Meglio sarebbe se ridefinissero il proprio business come “risoluzione
e semplificazione delle problematiche legate alla fatturazione elettronica”,
facendosi carico di trovare soluzioni tecnologiche che minimizzino il peso della
compliance per le imprese.
Un secondo fattore che riduce l’interesse della fatturazione elettronica è la
non interoperabilità “crossborder” delle fatture. Un tema non di secondo
piano, se si pensa che in media il 20% delle fatture di un'impresa sono estere
(anche se in gran parte si tratta di fatture esenti che non devono essere usate
per recuperare l’IVA).
Il problema è che i Paesi membri dell’Unione hanno implementato la direttiva
comunitaria in modo diverso. Insomma non è detto che una fattura elettronica
italiana relativa ad una esportazione in Germania vada bene all’autorità
fiscale tedesca. Anzi: “a quale” autorità fiscale tedesca, dato il fatto
che i 16 Länder tedeschi hanno spesso norme lievemente diverse l’uno
dall’altro.
Per citare un recente studio della Commissione Europea: “l’esigenza per la
fattura di essere valida sia nel paese del mittente che in quello del
destinatario significa che il regime più severo finisce per determinare i
requisiti che la fattura elettronica deve avere”. E questo in barba all’articolo
12 della direttiva 2006/24/CE che – in
teoria – esclude espressamente questo rischio.
I fornitori italiani di servizi di fatturazione elettronica hanno preferito
ignorare il problema e offrire servizi “domestici” di archiviazione e
trasmissione fatture, limitando significativamente l’attrattività della loro
offerta.
Anche questo problema può essere risolto “per via tecnologica” senza
attendere un intervento legislativo dei Paesi membri. La soluzione si chiama “compliance
engine”, un web-service per rendere trasparenti alle imprese le differenze
nella normativa dei diversi paesi. In pratica l’infrastruttura che fornisce
servizi di fatturazione, prima di inviare la fattura elettronica italiana al
debitore tedesco, la firma secondo i requisiti della autorità fiscale tedesca,
ad esempio con un certificato qualificato tedesco.
Non per nulla sulla home page di Accountis.com, uno degli operatori europei di maggiore
successo, campeggia una mappa su cui si illuminano continuamente dei puntini,
per indicare che il servizio gestisce la trasmissione di fatture elettroniche
“da” e “per” tutto il mondo.
Un altro motivo per il quale il business della fatturazione elettronica oggi
è un oceano, o forse sarebbe meglio dire un laghetto, rosso, è il fatto che in
Italia l’offerta è incentrata sulla trasmissione e sulla archiviazione delle
fatture.
Trasmissione e archiviazione di fatture elettroniche sono servizi difficili da
differenziare - per una impresa fa poca differenza inviare fatture elettroniche
con un operatore piuttosto che con un altro.
Inoltre, almeno in una prima fase, sarà probabilmente necessario offrire il
servizio di invio e archiviazione ad un prezzo molto basso per generare volumi.
E, all’inizio, una azienda di fatture elettroniche ne invierà ben poche a
causa del ridotto numero di clienti pronti a riceverle.
Insomma un prezzo basso/nullo moltiplicato per poche fatture!
Per trovare l’oceano blu è necessario strutturare l’offerta come
servizio completo “di presa in carico” della fatturazione attiva, costituito
da fatturazione elettronica e invio per posta ibrida delle fatture cartacee.
Negli USA non si parla di servizi di fatturazione elettronica e di
archiviazione, ma di servizi EIPP/EBPP (Electronic Invoice/Bill Presentation
and Payment). Il focus è sulla “presentazione” via internet di fatture
e bollette ai clienti e sul loro pagamento.
In fondo, motivo principale per cui si emette una fattura è per fare in modo
che il cliente la possa esaminare e pagare il prima possibile...
Gli “hub” EIPP (Accountis, OB10, Xign di JP Morgan,…) permettono a
grandi aziende di ricevere fatture B2B in formato elettronico “elaborabile”
e forniscono servizi di ”presentazione” della fattura al cliente. Obiettivo
è permettere al compratore di ottimizzare i propri processi e risparmiare i
famosi 10-20 € a fattura passiva.
Contrariamente a quanto si crede, la funzionalità chiave non è tanto quella
di alimentare i sistemi informativi del compratore con una fattura nel “giusto”
standard XML, ma quella di agevolare la “collaborazione” fra compratore e
fornitore per risolvere i problemi legati all’autorizzazione della fattura.
Nel 90% dei casi, per autorizzare il pagamento è sufficiente che il totale
fattura corrisponda al totale dell’ordine, e che la bolla di entrata merce
corrisponda all’ordine.
Immettere automaticamente a sistema le righe fattura (il vero vantaggio di
ricevere una fattura elettronica XML) è utile se poi è possibile – in quel
10% di casi in cui fattura, ordine e bolla non corrispondono – informare
automaticamente il fornitore delle righe “errate” in modo da correggere il
problema con il minimo dispendio di risorse.
In teoria moltissime aziende italiane, anche di medie dimensioni, potrebbero
ottenere risparmi considerevoli processando “automaticamente” le fatture
passive. In pratica il mercato indirizzabile è, al momento, molto piccolo perché
la grandissima maggioranza delle aziende non è in grado di gestire un flusso
“entrante” di fatture in formato elettronico elaborabile.
I fornitori di servizi di fatturazione elettronica possono accelerare il
processo e renderlo più “a misura di PMI” offrendo servizi web-based di
gestione del workflow che permettano alle aziende di ottimizzare l’approvazione
delle fatture senza obbligarle a modificate i propri sistemi contabili.
Un'ulteriore opportunità di business è legata all’ottimizzazione del
pagamento delle bollette. Generalmente si distingue fra fatturazione elettronica
B2C e B2B, mentre la vera distinzione importante è fra fatture e bollette.
Le bollette (bills) sono fatture – sia B2B che B2C – relative a
servizi ripetitivi come le utenze o il telefono. Rispetto alle fatture “non
ripetitive”, sono più semplici da autorizzare e pagare in quanto non vanno
riscontrate con ordine di acquisto e entrata merce.
Il pagamento delle bollette viene effettuato con metodi diversi, (bollettino
postale, bonifico, RID, pagamento su carta di credito, assegno,...) a seconda
delle abitudini “culturali” dei diversi paesi.
Quello che invece accomuna tutti i paesi, (compresa la avanzatissima
Finlandia dove il 70% della popolazione fra i 15 e i 74 anni ha un conto
bancario on line...) è che la grande maggioranza (85-95%) delle bollette
viaggia ancora per posta nonostante i tentativi di telco e utility di convincere
i clienti a ricevere bollette elettroniche.
Per i clienti che già pagano con addebito automatico, ricevere la bolletta per
via elettronica come file PDF non presenta inconvenienti (anzi, alcuni studi
mostrano che chi usa internet generalmente preferisce ricevere bollette in
formato elettronico) ma, in tutta evidenza, neanche particolari vantaggi.
Generalmente meno del 10% del clienti si prendono il disturbo di chiedere il
famoso paper turn-off.
Le organizzazioni che hanno investito su un portale di pagamento bollette si
sono accorte che non piace ai clienti, che devono accedere a più siti per
pagare le bollette delle varie utenze. I portali di pagamento “indipendenti”,
nati per risolvere questo problema, non sono riusciti ad aggregare un numero
sufficiente di aziende e processano ancora un numero relativamente limitato di
bollette.
Il pagamento tramite e-banking ha avuto maggiore successo ma presenta due
limiti: il primo, che in molti paesi l’e-banking ha ancora una diffusione
limitata, il secondo, che i servizi di e-banking non offrono sempre la
possibilità di visionare la bolletta.
Viene quasi il sospetto che non si sia ancora trovato il modo per offrire un
servizio di e-billing (quindi non solo la trasmissione della bolletta per via
elettronica, ma anche il pagamento e il supporto informativo/di marketing al
cliente) realmente utile.
Una strada potrebbe essere rappresentata dalla umile posta elettronica,
associata ad un meccanismo sicuro di pagamento. Una bolletta ricevuta per e-mail
la vediamo subito, appena apriamo la posta, e la possiamo sempre stampare e
ritrovare.
Non si capisce perché nessuno ha ancora pensato a farci avere bollette e
fatture sulla nostra casella postale in un formato “furbo”, che sfrutti
tutte le potenzialità del canale informatico, e che permetta di pagarle con un
click del mouse.
Anche per chi già paga con addebito automatico, un approccio di “mail
intelligente” potrebbe essere interessante. La mail sarebbe cifrata (nessun
rischio che qualcuno “intercetti” la bolletta cartacea e scopra chi abbiamo
chiamato), e avrebbe altre utili funzionalità. Per esempio potrebbe permetterci
di ordinare le chiamate per tipo, durata e ora, aiutandoci finalmente a capire
se stiamo utilizzando il piano tariffario giusto, oppure contenere offerte
commerciali ritagliate apposta per noi in funzione del nostro profilo. Nota: Fabio Annovazzi sarà relatore nel seminario InterLex Documenti
e fatture elettroniche: norme e procedure del 23
maggio prossimo.
|