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Brevi considerazioni sui contributi pervenuti in relazione alla bozza di articolato "Atti e documenti in forma elettronica"
di Enrico Maccarone(*) - 22.11.96

Mi permetto di sottoporre alla attenzione dell'Autorità e, per conoscenza, di coloro che alla stessa hanno fatto pervenire un proprio contributo, per esprimere le seguenti brevi considerazioni.

1)- Un ringraziamento
Innanzitutto vorrei esprimere un personale e sincero ringraziamento a quanti - e sono molti - mi hanno consentito di tenermi al corrente di tutti i contributi a qualsiasi livello pervenuti o espressi circa la bozza di articolato A.D.F.E. pubblicata sul Web Site dell'A.I.P.A. nel mese di settembre u.s.
Tra tali contributi è di indubbio interesse quello fatto pervenire dal Cert-It ed i cui contenuti avevo già avuto modo di apprezzare frequentando da spettatore il newsgroup "it.comp.sicurezza.varie".
Dopo circa sei mesi dal giorno in cui cominciammo a scrivere la bozza di articolato che tutti conoscete, ritengo a questo punto doveroso esprimere alcune mie considerazioni strettamente personali sull'articolato medesimo e la sua filosofia di base, cercando di assumere in ciò un ruolo "comprensibilmente difficile" di terzietà.

2)- Una precisazione
L'esperienza fatta, la costante frequentazione del Web, la personalità ed il carisma delle persone con le quali ho discusso di questi temi, mi hanno ulteriormente convinto (casomai ce ne fosse stato bisogno) della grande forza di Internet quale esempio e strumento di assoluta democrazia, in grado di determinare una svolta certamente epocale nei rapporti interpersonali, siano essi di scambio di opinioni o improntati a fini commerciali.

Altra cosa che mi ha colpito è la coesistenza, in particolare, di due scuole di pensiero : l'una "tecnica" e l'altra "giuridica".
Tale constatazione mi porta a rivolgere un riguardoso e cordiale invito a tutti i "non-giuristi", e cioè l'invito a non cadere mai in una trappola che agli occhi dei più riesce a mantenersi pressocché invisibile, l'equazione "certezza tecnica" uguale "certezza giuridica": si tratta di concetti profondamente diversi tra loro e ben distinti.
Se, da un lato, l'adozione di sistemi di certificazione automatica derivante dall'uso di sistemi di crittografia a chiave pubblica (meglio ancora se accompagnata dalla contemporanea apposizione di almeno due chiavi "somatiche", quali l'impronta digitale, la ripresa della retina, etc.) fornisce la certezza *tecnica* della autenticità del documento, dall'altro lato un qualsiasi documento così generato è assolutamente privo di certezza "giuridica" poiché mancante di tutta una serie di elementi quali invece nel nostro caso vengono richiesti in seno all'art. 21 della bozza di articolato in tema di autenticazione notarile.
Se continua a richiedersi l'insostituibile intervento del pubblico ufficiale non è certo per spirito di "casta" o altro.
Innanzitutto, giova ricordarlo, siamo in tema di atti notarili, di atti - cioè - che per disposizione di legge o per volontà dei contraenti *debbono* compiersi innanzi al notaio, il che rappresenta una quota minimale dell'universo contrattuale.

L'intervento del notaio è già voluto e disciplinato dal nostro ordinamento e ciò non tanto per sentir dire che le firme sono state apposte innanzi al pubblico ufficiale - cosa di per sé fondamentale, ma che a detti di alcuni con le nuove tecniche potrebbe anche omettersi -, quanto per dare al documento stesso pubblica fede, stante la vera ed insostituibile funzione notarile di esaminare ed attestare la libera e legittima manifestazione di volontà, avvenuta in un contesto di legittima e libera disposizione dei propri diritti ......... e quale sistema informatico potrebbe mai fare questo esame ??
Proprio queste considerazioni, peraltro, ci hanno portato a suggerire che dalla contrattazione elettronica vengano esclusi gli atti che per loro solennità o gravità la legge vuole vengano formati per atto pubblico (tipicamente le donazioni, i contratti matrimoniali, etc.)

3)- Key escrow
Ciò detto, appare conseguente e di tutta garanzia il fatto che dotare una chiave pubblica della certificazione notarile sottintende l'esecuzione di tutta una serie di accertamenti sulla capacità d'agire, oltre che di intendere e di volere, del suo possessore.
Per l'appunto quegli accertamenti che il nostro ordinamento giuridico oggi demanda al notaio.
Del pari -ma limitatamente alle chiavi asimmetriche da utilizzare per la sottoscrizione digitale di atti notarili in forma elettronica- continuo ad essere convinto della necessità di un meccanismo di key escrow, giustificata sia dalla presenza di un interesse collettivo sia dalla superiore necessità di certezza che innegabilmente accompagnano, più degli altri, tutti gli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione o i restanti atti che per qualsivoglia motivo vengono sottoposti ad autentica notarile.
L'esperienza americana cui fa cenno il documento a firma del Cert-It, discussioni ed esperienze congressuali a vario livello, e non ultima una "sana" rilettura della nostra Costituzione mi hanno sempre più convinto, in ciò di cui si parla, della "pericolosità" di consentire nel nostro ordinamento l'esistenza di un qualsiasi meccanismo di key-escrow.
Le critiche fatte in tal senso meritano pertanto la massima attenzione e vanno condivise.
A ben guardare tale ultima mia affermazione non è affatto in contrasto con quanto da me detto subito prima in tema di atti notarili : di atti, cioè, da formare sempre "in chiaro", sottoposti per legge e tradizione al controllo dello Stato (attraverso il notaio, primo fra tutti ed attraverso i singoli uffici pubblici, successivamente, al momento della esecuzione degli adempimenti) e la cui "fede pubblica" e legittimità sono di precipuo interesse della collettività oltre che dei singoli contraenti.

Il fatto che, solo per la sottoscrizione di atti notarili, la coppia di chiavi venga generata e conservata dalla Autorità Notarile di Certificazione vuole essere di garanzia per la collettività, non un mero meccanismo di key escrow.
È di tutta evidenza che così operando si evita di far transitare la chiave privata per più uffici.
Ma c'è di più : la c.d. "chiave privata" da conservarsi "riservatamente" presso la A.N.C. ed il cui uso è destinato esclusivamente alla generazione del contrassegno elettronico del sottoscrittore in calce a un documento "in chiaro", dovrebbe forse più propriamente essere definita "chiave di controllo" a disposizione della A.N.C. e ciò proprio in funzione delle finalità di pubblico interesse che ne giustificano il deposito.
Certamente su questo punto ci saranno pareri discordanti.

4)- Costruzione finale del sistema
Prima di tutto un piccolo argomento di riflessione per i più garantisti, favorevoli alla generalizzazione di un meccanismo di key escrow.
Il delinquente che decide di trasmettere documenti codificati (e ciò accade già da tempo) lo fà già e continuerà a farlo adottando diverse e nuove tecnologie in barba alla legge ed agli obblighi imposti.
Che delinquente sarebbe se non facesse onore alla propria qualifica di delinquente, per l'appunto ?
Chiunque deve essere posto nelle condizioni di generare e gestire come meglio crede le proprie chiavi di criptazione : d'accordo.
Ma la Comunità Europea cosa ne pensa di tutto ciò ?
E nei recenti incontri dei G7 cosa si è stabilito a tale proposito ?
Certamente urge una indagine in tal senso, ma farla in questa sede ci porterebbe lontano.
Quanto fin'ora esposto mi convince sempre più della bontà del sistema gerarchico costruito, ovviamente rivisto con le opportune modifiche così riassumibili:

A)- SITUAZIONE MINIMALE
Chiunque genera e gestisce le proprie chiavi : nessuna garanzia di identità del mittente
No key escrow.
B)- SITUAZIONE ORDINARIA
Deposito della chiave pubblica presso una Autorità Privata di Certificazione, con tutte le conseguenti garanzie (ovviamente di natura contrattuale), con facoltà di ulteriore deposito presso l'Autorità notarile di certificazione (ma giammai con certificazione della A.N.C.).
No key escrow.
Sarebbe questa l'ipotesi normale e quotidiana, già conosciuta nell'ambiente Internet.
Considerati gli interessi in gioco la qualifica di A.P.C. potrà essere riconosciuta soltanto a Enti o Società in possesso di adeguati requisiti sia patrimoniali sia giuridici.
C)- SITUAZIONE DI MASSIMA GARANZIA
Generazione e deposito chiavi presso l'A.N.C., come sopra detto.
Si key escrow.

5)- Il costo
Diverse critiche sono state mosse al costo che l'utente dovrebbe sostenere presso i notai per ottenere la certificazione notarile delle proprie chiavi.
Che in ciò vi sia un equivoco è di tutta evidenza : nelle intenzioni degli estensori della bozza di articolato A.D.F.E. l'espressione "rimborsandone il costo" voleva e vuole riferirsi soltanto ai costi e quindi alle "spese vive" inerenti l'attività di corrispondenza tra notaio e A.N.C. (costi postali) e, ma non è di nostra competenza, eventuali tributi per l'accesso al servizio.
Da nessuna parte si parla di "diritti, competenze ed onorari".
Ci si riferisce a un servizio sociale.

Ciò per quanto riguarda la certificazione. Ben altra cosa è impiantare e gestire un sistema informativo: ciò che potrebbe legittimamente richiedersi è il pagamento di una tassa "d'uso" del sistema, ma a ciò il notaio sarebbe certamente estraneo.
L'avere immaginato l'A.N.C. strettamente integrata nella Rete Unitaria della p.A. risponde anche a una esigenza di economia e di abbattimento dei costi: da ciò potrebbe derivarne, e sarebbe corretto, una quantificazione "al minimo" di tale tassa, o addirittura la sua inesistenza.
È appena il caso di richiamare sia l'art. 24 della ripetuta bozza sia gli studi dell'AIPA nei quali viene quantificato in circa 26.000 miliardi il risparmio annuo ottenibile dallo Stato dalla entrata a pieno regime della Rete Unitaria della P.A.

6)- Un invito
Per ultimo voglio fare una richiesta - forse provocatoria, ma in buona fede - a quanti si occupano di crittografia in senso "tecnico".
Non ho notizie della esistenza di programmi italiani di crittografia a chiave pubblica e, se ciò corrisponde a verità, me ne duole molto.
Quali risorse occorrono per renderci indipendenti in tale campo ?

Scusate la prolissità, dovuta soltanto al tentativo di rappresentare nella forma più chiara possibile i miei pensieri su un argomento per me così avvincente.

(*) Notaio in Palermo