Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

 

 Firma digitale

Intervista al presidente dell'AIPA, Guido M. Rey
Il documento informatico nella pubblica amministrazione
27.11.97

D. Professor Rey, nei tre anni che sono passati dalla prima intervista che lei ha concesso a MCmicrocomputer il mondo è cambiato, sotto l’aspetto della diffusione e dell’uso delle tecnologie. Allora si parlava di standard, c’era il problema dell’interoperabilità, lo scenario era dominato dalle polemiche con i fornitori. Poi è esploso, letteralmente, il cosiddetto "fenomeno Internet" e l’Autorità ha accettato in pieno il nuovo corso dell’information technology, con il progetto della rete unitaria e le norme sul documento informatico. Sul piano tecnico il principio è passato, ma su quello culturale? Non ci sono contrarietà, nell’insieme della pubblica amministrazione, sull’abbandono dei vecchi modelli?

R. E’ un problema che non si pone. Una volta che l’AIPA ha compiuto una scelta a lungo meditata, il resto della pubblica amministrazione non può che adeguarsi. La parola che definisce meglio la situazione, più che "contrarietà" è "timore". Non riesco a vedere nessuno che sia contrario. Qualcuno più conservatore teme che la cultura dello scambio delle informazioni, dello scambio dei documenti, possa mettere in discussione il funzionamento della pubblica amministrazione, anche se tutti riconoscono che questo funzionamento non è poi tale da essere difeso a spada tratta. Però ci sono anche tanti che ritengono che sia arrivato il momento di cambiare.

D. Vediamo la cosa da un altro punto di vista. Nel ’90 abbiamo salutato l’annuncio di un’altra rivoluzione, quella della legge 241. Sono passati più di sette anni e la 241 è ancora in buona parte inapplicata. C’è il rischio che la storia si possa ripetere per i progetti di oggi?

R. Direi di no, per una ragione molto semplice. Un pezzo non trascurabile della nostra strategia è proprio l’attuazione della 241, perché la 241, senza un disegno tecnologico e organizzativo sottostante, oggettivamente ha delle difficoltà ad essere applicata. Oggi invece, se applichiamo la strategia del documento informatico, se attuiamo il progetto del protocollo informatico, o per lo meno informatizzato, se applichiamo il principio del workflow, automaticamente possiamo applicare la 241. Ora abbiamo un substrato tecnologico che di volta in volta si affianca ad una normativa.

D. I pilastri sono tre: il substrato tecnologico, la normativa e la volontà di applicarla. Nella 241 abbiamo visto, in molti casi, una volontà di non applicazione. Ora, con la formula "soft" del regolamento si fanno passare delle cose abbastanza importanti. Se non ho letto male, il primo regolamento sul documento informatico prescrive che entro il 31 dicembre 1998 tutte le amministrazione devono predisporre gli strumenti per scambiare informazioni con i cittadini per via telematica. Questo significa che entro il 31 dicembre 1998 tutte le pubbliche amministrazioni dovranno avere un sito Internet. E se qualche amministrazione arriva in ritardo?

R. Se fosse solo "qualche", sarei felice! Il problema è molto semplice: se Finanze, INPS e i Comuni attuano il progetto, è risolto al sessanta per cento il problema dell’italiano che si sposta a fare la fila da un ufficio all’altro. In sostanza, il problema è quello del fisco e degli obblighi previdenziali, e su questo ottimista. Le Finanze sono in un momento di grande trasformazione, il Ministero di grazia e giustizia è in piena evoluzione.

D. Ma la burocrazia, per sua natura, cerca sempre di difendere lo status quo. Per esempio, quando si parla del documento informatico, molti burocrati sono prontissimi a indicare una quantità di motivi che ne impediranno l’effettiva applicazione.

R. E’ vero. Ma è una battaglia persa, perché quando la gente avrà davanti la possibilità di dialogare rapidamente e con minori oneri, anche personali, non accetterà che la burocrazia si nasconda dietro le vecchie procedure. L’elemento di maggiore rilevanza è sempre il fisco, che è molto avanti. Nel momento in cui funziona il fisco, che gestisce milioni di transazioni con milioni di persone, non importa che per fare cavaliere il Tal dei Tali occorra un sigillo speciale. Si può anche mettere il sigillo, quando tutto il resto viaggia su supporti informatici.
C’è un punto solo sul quale dobbiamo superare delle resistenze, è quello del mandato informatico di pagamento e in generale degli aspetti finanziari, perché in questo campo bisogna essere sicuri, bisogna fare i controlli, che sono più difficili che con le procedure manuali, perché se qualcuno sbaglia o qualcuno si inserisce in maniera fraudolenta, allora il problema c’è, e diventa il problema della sicurezza.

.............................

Nota: il testo completo dell'intervista al Guido M. Rey è pubblicato su MCmicrocomputer n. 179, dicembre 1997