Perché
la Naming Authority "non esiste"
di Daniele Coliva - 11.10.01
Il concetto di esistenza è complesso e multiforme e il titolo, inserito
nella discussione sull'argomento "NA" in corso sulla rivista può
creare falsi allarmi.
Nessuno intende sostenere che la NA è soggetto inutile o addirittura
inesistente, perché la realtà dell'internet in Italia dimostra esattamente
il contrario. Tuttavia il suo ambito di operatività deve, per chiarezza del
sistema, essere mantenuto all'interno dei profili tecnici che le sono propri e
che le derivano dalla sua origine.
La norma emanata dalla NA, in altre parole, non può sostituirsi al valore
che le cose ed i concetti hanno nei rapporti giuridici tra i soggetti dell'ordinamento.
La normativa della NA non può che rimanere nel settore tecnico, ed in questo
esplica pienamente il suo valore vincolante, ma il precetto tecnico non può
tradursi in comando giuridico.
Mi spiego. La normativa tecnica mi dice che il nome a dominio è
sostanzialmente uno strumento per trovare qualcuno in rete, che sia per
mandargli una e-mail o per leggere una pagina web. La stessa normativa tecnica,
e quindi il suo autore, non può stabilire l'inapplicabilità di una legge
dello stato, segnatamente quella sui marchi ed i segni distintivi (come la
ditta, che non è un marchio), ai nomi a dominio e soprattutto al loro uso. Il
discorso non si limita agli aspetti commerciali, ma si estende anche alle
persone fisiche, che hanno un preciso diritto al nome ed all'identità
personale (l'ex ministro Veronesi fu un precursore in proposito1).
Non credo che Rifondazione Comunista tollererebbe un sito www.rifondazionecomunista.it
dai contenuti apologetici del nazismo e del fascismo.
L'interferenza tra nome a dominio e segni distintivi dell'impresa o della
persona è sotto gli occhi di tutti, qualsiasi sito di aggiornamento giuridico
contiene ampia documentazione sul contenzioso passato e presente. Il concetto di
nome a dominio e la sua disciplina tecnica di formazione e utilizzo (sottolineo
il profilo tecnico) non esaurisce la descrizione del fenomeno. Non si tratta di
meri bytes o, per usare un'espressione felice di G. D'Aietti, di
microcorrenti sui cavi della rete, quanto piuttosto di analizzare ciò che
quelle entità della elettronica, dopo che altri strumenti ben più sofisticati
quali i nostri sensi ed il nostro cervello, rappresentano alla nostra persona o
all'impresa che gestiamo.
In questo ambito non sono macchine che dialogano, ma persone (fisiche,
giuridiche, enti collettivi, ecc.) che comunicano, e nella comunicazione la
Naming Authority non esiste come autorità.
Le regole in questi rapporti sono stabilite da altri e di ciò gli organismi
tecnici debbono essere ben consapevoli, per evitare che la nave della NA al
quarto giro levi "la poppa in suso" e la prua vada giù, "com'altrui
piacque".
Ci sono ancora le colonne di Ercole.
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