Una direttiva per la pluralità dei sistemi informatici nella PA
Comunicato stampa del Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie - 26.09.03
I documenti della PA devono essere disponibili e memorizzati
attraverso almeno un formato aperto per garantire l'accesso ai dati
Nuove disposizioni anche per favorire il riuso del software nelle PA
Cadono anche in Italia le barriere per l'uso del software a codice sorgente
aperto nella Pubblica amministrazione, ma vengono introdotti criteri di
efficienza e di economicità nella scelta dei pacchetti informatici.
Presentando i lavori
conclusivi del rapporto della Commissione ministeriale sul software a codice
sorgente aperto nella PA, il Ministro Lucio Stanca ha infatti annunciato il
prossimo varo di una direttiva con cui "verrà riaffermata l'utilità
della pluralità dei sistemi e, quindi, la responsabilità della singole
Amministrazioni nell'effettuare la libera scelta del software da adottare
sulla base di un'analisi tecnica, organizzativa ed economica, ossia il
rapporto tra costi e benefici".
Dopo aver ricordato che "è la prima volta che in Italia si affronta
il tema dell'open source a livello istituzionale", il Ministro per
l'Innovazione e le Tecnologie ha riconosciuto che il software a codice
sorgente aperto "sta assumendo un valore rilevante per la sua pervasività
nella Pubblica amministrazione, nell'informatica e telecomunicazioni, nella
scuola, nell'università e ricerca, oltre che nelle imprese".
Per questo, ha aggiunto, "nostro primo obiettivo è stato quello di
studiare a fondo le istanze legate all'uso e alla valorizzazione dell'open
source nella PA". I principi guida cui si è ispirata la Commissione
istituita dallo stesso Ministro Stanca sono stati quelli di "tutelare la
pubbliche amministrazioni in termini di riservatezza dei dati, privacy,
sicurezza, funzionalità, continuità del servizio; di ottimizzare gli
investimenti nella PA; attraverso l'e-Government favorire la diffusione
dell'innovazione tecnologica in Italia; garantire le condizioni di sviluppo e
promozione del mercato".
Stanca ha rilevato che, "non essendoci, ad avviso della Commissione,
criteri oggettivi che giustifichino dal punto di vista tecnico ed economico
una scelta prioritaria di un software rispetto ad un altro, la selezione deve
essere effettuata in fase di acquisizione sulla base di un'attenta analisi del
costo e dei benefici".
Il ministro ha posto come centrale non solo la questione
"dell'accessibilità dei documenti delle PA, che devono essere resi
disponibili attraverso almeno un formato aperto consentendone così
l'indipendenza da specifici pacchetti software di mercato e permettendo anche
la loro conservazione nel tempo", ma anche quella, ancor più rilevante
in termini di funzionalità ed economicità, del "pluralismo
informatico", dicendo però "no a strumenti normativi rigidi, come
le leggi e, invece, privilegiando la strada delle direttive in quanto
strumenti più flessibili per assecondare la continua evoluzione delle
tecnologie".
In tale contesto, ha aggiunto il Ministro, particolare significato assume
il riuso, ossia la possibilità che le PA diano in uso gratuito ad altre
amministrazioni i programmi applicativi realizzati sulle proprie specifiche
indicazioni e di cui sono titolari. "Una facoltà", ha precisato
Stanca, "che sino ad oggi è quasi del tutto inapplicata".
Per questo il Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie ha reso noto che
intende emanare uno specifico decreto "affinché si crei un sistema
efficace per conoscere i prodotti e programmi di cui dispongono le altre PA al
fine di consentirne il riuso". Non solo, ma conta pure di pubblicare
"una ulteriore direttiva circa l'attività contrattuale delle PA,
inducendo le amministrazioni ad acquisire prodotti riusabili".
Sotto il profilo operativo verrà istituita una Commissione per la
definizione delle regole tecniche di sviluppo del software che le PA saranno
invitate a rispettare al fine di garantire il riuso.
Stanca ha infine confermato che "manterremo attivo un Osservatorio
permanente tra PA, imprese e mondo accademico, anche mediante il Forum
appositamente costituito".
Infine, il Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie ha posto in evidenza che
"dall'open source emergono nuovi modelli di sviluppo dell'industria
informatica e, quindi, rappresenta una grande opportunità per il nostro
Paese. L'Italia, infatti, è al 4° posto nel mondo per competenze nell'ambito
dello sviluppo di software open source, con quasi l'8% degli
sviluppatori".
Nazionalità degli sviluppatori di Open Source
|
Francia
|
16,4 %
|
Germania
|
12,4 %
|
Stati Uniti d'America
|
10,3 %
|
Italia
|
7,8 %
|
Spagna
|
6,7 %
|
Regno Unito
|
6,5 %
|
Olanda
|
6,5 %
|
Belgio
|
4,0 %
|
Svezia
|
3,5 %
|
Fonte : FLOSS - Free/Libre and Open Source Software Survey and Study della
Berlecon Research di Berlino.
Roma, 10 settembre 2003
A cura dell'Ufficio Stampa del Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie
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