Pagina pubblicata tra il 1995 e il 2013
Le informazioni potrebbero non essere più valide
Documenti e testi normativi non sono aggiornati

 

Pubblica amministrazione e open source

Una partita aperta per il nostro futuro
di Manlio Cammarata - 18.07.02

Suscita crescente interesse, tra gli addetti ai lavori, la discussione sul disegno di legge S.1188 - Norme in materia di pluralismo informatico e sulla adozione e diffusione del software libero nella pubblica amministrazione. Ho scritto "tra gli addetti ai lavori", perché la stampa di informazione ignora, come al solito, i problemi reali della diffusione delle tecnologie e continua a dedicare pagine su pagine alla riproduzione dei comunicati stampa delle grandi aziende, o al solito vaporware sulle meraviglie improbabili e inutili del prossimo futuro. Tipo la televisione che parla col frigorifero: che avranno mai da dirsi? Comunque il proprietario potrà ascoltare i loro discorsi e anche vedere la faccia che fanno attraverso il telefonino di settima generazione.

I fatti che ci riguardano si riassumono in poche battute: il senatore Cortiana presenta un disegno di legge sull'adozione del software libero nella pubblica amministrazione, scritto da qualche tecnico della "comunità" dell'open source senza tanta dimestichezza col diritto. Insorge la Microsoft e presenta un documento in cui cerca, col tono del primo della classe, di smontare le argomentazioni dei sostenitori del software libero. Questi replicano in ordine sparso, con una serie di documenti a cui è difficile tener dietro e che nell'insieme non gioveranno alla comprensione delle questioni in gioco da parte dei parlamentari che dovranno discutere il provvedimento (vedi gli ultimi documenti nell'indice di questa sezione).

Quanta distanza da quanto accade, contemporaneamente, nel lontano Perù. Anche lì è stato presentato un disegno di legge, abbastanza simile a quello italiano, e anche lì il proconsole di Redmond ha inviato la sua garbata e preoccupata letterina. Ma la replica, punto per punto, secca, argomentata in ogni dettaglio, è arrivata direttamente dal deputato che ha firmato la proposta: un documento che vale più di tutti i proclami e i manifesti diffusi nel mondo dalla variopinta brigata dell'open source, perché esprime con la logica e la forza del diritto gli argomenti che rendono inevitabile la scelta del software aperto per ogni governo che persegua gli interessi dello stato.

Il dibattito "Microsoft contro software libero" (o viceversa) rischia di impantanarsi intorno ad alcune questioni non secondarie, che potrebbero portare al fallimento l'iniziativa di liberarci dalla schiavitù elettronica e far cessare la soggezione informatica dello Stato italiano alla Microsoft, per riprendere gli slogan lanciati due anni fa all'inizio della campagna per l'open source ospitata su queste pagine.
Ma il documento di Microsoft coglie puntualmente un aspetto negativo del disegno di legge S.1188: non si può intervenire con disposizioni legislative che alterano la concorrenza, imponendo l'adozione di una categoria di prodotti a scapito di un'altra. Un provvedimento di questo segno, per di più, cadrebbe sotto i colpi dell'Unione europea, anche se a livello comunitario si diffonde sempre di più la consapevolezza dei vantaggi dell'open source (a questo proposito si veda il recentissimo documento dell'IDA alla URL http://europa.eu.int/ISPO/ida/jsps/index.jsp?fuseAction=showDocument&parent=news&documentID=550)

E'  invece possibile - e utile - stabilire i requisiti del software che deve essere acquistato dalla pubblica amministrazione: disponibilità dei sorgenti, modificabilità, riusabilità e via elencando. Oggi queste caratteristiche sono proprie solo del software libero, ma nulla impedisce che altre aziende, Microsoft in testa, si possano adeguare a regole dettate per le esigenze dell'utente pubblico e indispensabili per assicurare in primo luogo la sicurezza dei dati delle amministrazioni. Una legge ben congegnata potrebbe stimolare la produzione di software nazionale (con evidenti ricadute positive sull'occupazione), senza prestare il fianco a critiche non infondate e comunque molto pericolose.

Un punto deve essere ribadito con forza: il software libero nella scuola è utilissimo per avviare i ragazzi alla comprensione reale dell'informatica, facendoli crescere come "utenti consapevoli" invece che come "clienti stupidi" in un mercato sempre più invaso da applicazioni assolutamente inutili, che un'astuta pubblicità riesce a far passare come indispensabili. Su questo punto non aggiungo altro, perché Livraghi ha trattato da par suo l'argomento in Libertà, trasparenza e compatibilità: non è solo un problema di software.

L'obiettivo che si dovrebbe perseguire, anche nell'ambito degli ormai numerosi programmi di "alfabetizzazione informatica", è la crescita di una comunità che si serva delle tecnologie come strumenti reali di sviluppo e di conoscenza. Il che non vuol dire che tutti devono diventare programmatori o comunque esperti di computer, ma che devono essere formati verso l'uso intelligente delle applicazioni offerte dal progresso. Ma in questo senso occorre anche un'azione coordinata delle diverse realtà - studiosi e aziende - che sostengono la diffusione del software libero. Procedendo in ordine sparso, come dimostrano i documenti delle ultime settimane, non si può competere con chi ha inventato il mercato del software e ne ha fatto un sostanziale monopolio. E' inutile presentare e far approvare una legge, se poi le amministrazioni non hanno la possibilità di paragonare direttamente le offerte dei produttori di software libero  con quelle dell'industria del software "proprietario".

La vera partita non si gioca nelle aule parlamentari, ma sul piano commerciale: se un prodotto è realmente superiore a un altro, e se c'è la capacità di prospettarne i vantaggi in modo efficace, è il cliente che può decidere il suo successo. In conclusione, la partita è aperta. In gioco c'è il nostro futuro di cittadini della società dell'informazione, di fronte all'alternativa tra l'essere semplici clienti delle multinazionali (non solo nel mercato del software) o protagonisti delle nostre scelte.