Comunicato ALCEI del 28 febbraio 2006
Attuato l'art. 536 della legge finanziaria 2005: con la scusa di
combattere il gambling online, l'internet italiana è "intercettata" per
legge ma senza il controllo del magistrato.
Dal 24 febbraio 2006 internet provider e compagnie telefoniche devono "inibire"
l'accesso ai siti che offrono giochi e scommesse online. Lo stabilisce un
provvedimento dell'Azienda autonoma monopoli di Stato (AAMS) che attuando gli
articoli 535, 536 e 537 dell'ultima legge finanziaria hanno dettato all'internet
italiana le regole per impedire che gli utenti possano collegarsi a una "lista
nera" di siti.
La finanziaria 2006 e il decreto AAAMS sono sostanzialmente illegittimi perché
contrari alla normativa comunitaria e alle decisioni di molti magistrati penali
giudicanti italiani (vedi A. Monti - P.Perri La concessione di giochi d'azzardo
e del c.d. "gioco lecito online" in CIBERSPAZIO E DIRITTO - VOL. 6 N.4
DICEMBRE 2005 e disponibile online su http://www.ictlex.net/index.php/2006/02/20/la-concessione-di-giochi-dazzardo-e-del-cd-gioco-lecito-online/)
che hanno ritenuto ingiustificato il monopolio italiano sui giochi e sulle
scommesse.
Ma - anche prescindendo dal merito - è gravissimo che nel giro di poco tempo
dall'approvazione definitiva della legge Prestigiacomo (vedi il comunicato di
ALCEI del 13 febbraio 2006 http://www.alcei.org/index.php/archives/108) che
impone "filtri antipornografia", sia stato adottato un altro provvedimento
normativo di schedatura e controllo generalizzato, questa volta con la scusa del
gioco d'azzardo.
E' evidente che, oramai, rotto l'argine di ragionevolezza che per anni si è
cercato disperatamente di sostenere (basato sul concetto che ciascuno deve
rispondere di quello che fa), parlamento e governo hanno prodotto una
tracimazione normativa unilateralmente orientata a trasformare il provider un
vero e proprio "sceriffo della rete" che, come gli emuli di certe storie di
Tex Willer, portano la stella sul petto solo per essere meglio impallinati dal
cattivo di turno.
Non è impensabile, poi, che fra poco anche i "soliti noti" del diritto d'autore
si presenteranno a battere cassa, e con successo, per invocare la loro fetta di
filtraggi e intercettazioni.
In attesa di sapere chi sarà il prossimo gigante che - in nome dio sa di
quale diritto - rivendicherà il proprio "diritto a occuparsi del diritto"
sta di fatto che la vaghezza di queste specifiche norme antigambling è tale che
potrebbe applicarsi, con qualche piccola e "innocua" acrobazia sintattica,
fin al punto di far ritenere obbigatoria l'intercettazione telematica senza
controllo del magistrato.
Nel frattempo, però, gli ISP sono trasformati in "siti civetta" perché chi
prova ad andare su un sito di gioco online, vedrà che la sua richiesta di
collegamento viene "scaricata" su una specifica pagina dei Monopoli, che
quando si vedrà arrivare gli ignari navigatori, ne potrà loggare "dati
esterni" e modalità di comportamento da girare poi alla Guardia di finanza
per gli "accertamenti" di rito.
Che probabilmente denuncerà un mare di persone. Ancora una volta, quando si
parla di rete, il legislatore ha perso l'ennesima occasione per rispettare i
diritti dei cittadini.
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