"Cassandra"
È proprio vero che possiamo
stare tranquilli?
Piccolo catalogo di chi non ha voglia di lasciarci in pace
di Giancarlo Livraghi - 25.06.98 (testo ripreso dal sito Gandalf)
Questo testo ha solo piccoli aggiornamenti di dettaglio rispetto alla prima
stesura uscita nel giugno 1996; intanto molte delle cose che
"Cassandra" temeva si sono rivelate ancora peggio del previsto... |
C'è una diffusa percezione, fra chi usa le reti telematiche, che tutto
sommato non ci siano motivi di preoccupazione. La rete è libera, anarchica,
caotica, complessa, nessuno riuscirà a dominarla o a restringerne la libertà.
Le iniziative di censura basate sulla "pornografia" o sulla
"pedofilia" sono talmente ridicole che moriranno da sole. I vari
dispositivi di "filtro" non funzioneranno mai, e comunque possiamo
vivere benissimo anche se ci tolgono l'accesso a qualche sito di "sesso
spinto".
Il decency act americano è già stato dichiarato
incostituzionale, il resto del mondo dovrà trarne le debite conseguenze.
Ci sono ancora casi di abusi e sequestri, ma sono meno frequenti; non ci sono
più state "ondate" come il crackdown americano del 1990 o
quello italiano del 1994.
Le varie ipotesi di norme o leggi repressive, di appesantimenti burocratici,
di strangolamento amministrativo della telematica indipendente, finora non si
sono trasformate in realtà; o meglio, leggi potenzialmente pericolose ci sono,
ma nessuno le ha applicate, finora, in modo distruttivo.
Gli scandali sugli hacker si risolvono in bolle di
sapone.
Il monopolio Telecom, presto o tardi, finirà. La Microsoft non riuscirà a
impadronirsi della rete; e anche se ci riuscisse non potrebbe toglierci la
libertà.
Insomma: tutto va bene, madama la Marchesa?
* * *
Prima di proseguire, vorrei parlare di Cassandra.
È passata alla storia (o alla leggenda) come una strega, una
fattucchiera, l'uccello del malaugurio.
Era solo una ragazza intelligente che disse "per favore, prima di
tirarci in casa un regalo di quei furbastri degli Achei, perché non proviamo a
vedere che sorpresa c'è dentro?" Non la ascoltarono; e poi diedero la
colpa a lei.
Ci provò anche Laocoonte, ma lo ammazzarono subito e dissero che erano
stati gli Dei. Cassandra in quel momento fu risparmiata (anche perché era
figlia del re); ma poi finì prigioniera ad Argo, disse di nuovo qualche verità
scomoda e fu assassinata da Clitennestra.
Mi è capitato varie volte nella vita di trovarmi nel ruolo di Cassandra,
oppure in quello del troiano stupido.
Ci vanno sempre di mezzo tutti e due; quindi spero proprio, questa volta,
di non essere né l'una, né l'altro.
Ma ci sono molti motivi per non stare tranquilli. Timeo
Danaos, et dona ferentes.
* * *
È vero, per fortuna, che il famigerato decency act negli
Stati Uniti è stato dichiarato incostituzionale. Ma la partita non è chiusa.
Ci sono ancora tentativi di imbrigliare la rete, con vari pretesti; e c'è chi
da Washington briga a Bruxelles, per creare un "esempio" che possa
essere re-importato. E ci sono, in America come in Europa, ricorrenti proposte
di censura e controllo, compresa una recente ñ basata sul vecchio pretesto
"terrorismo e bombe".
È vero che in solenni dichiarazioni l'Unione Europea ha promesso di
proteggere e favorire la libertà della rete. Ma perfino nelle pieghe della Dichiarazione
di Bonn si nascondono punti ambigui in fatto di libertà; e
certe pressioni per una presunta "autoregolamentazione" (che non è
affatto "auto", ma imposta dalle autorità politiche e amministrative,
con la complicità di chi vuole compiacerle) nascondono trucchi pericolosi.
Siamo attenti ai "filtri", alle premurose "tate
elettroniche" che vogliono proteggerci dalle possibili infezioni di una
troppo libera navigazione nella pullulante biologia della rete. Se ognuno fosse
libero di scegliere il software "protettivo" che vuole, secondo la sua
cultura e le sue esigenze, sarebbero innocui (o quasi). Ma se (come si propone)
saranno decisi da qualche "superiore autorità" e imposti tramite i
provider, dalla "tutela degli indifesi" alla repressione di opinioni
sgradite... il passo è breve.
È vero, infine, che non viviamo in uno di quei paesi (che sono tanti, e non
tutti lontani) in cui per il solo fatto di collegarsi alla rete si rischia la
galera, o peggio; e che una persona tecnicamente esperta potrà sempre trovare
il modo per "bucare" i controlli, magari collegandosi dalla Moldavia
con un'identità marziana. Ma non mi sembra ragionevole che la libertà nella
rete sia il privilegio di pochi hacker (nel senso
originario della parola) e che la stragrande maggioranza dell'umanità sia
ricondotta all'ovile dell'informazione controllata e condizionata.
* * *
Proviamo a chiederci: chi ha voglia di reprimere?
Per cominciare: tutti i partiti politici, nessuno escluso, perché vedono
male uno scambio di opinioni fuori dai canali noti e controllabili (e forse non
hanno capito che nessuna forma di "democrazia elettronica" potrà mai
sostituire la struttura necessaria della delega, che semmai è minata dalla
meccanica superficiale del "comizio televisivo").
Non è il caso di fidarsi di chi parla di aiutarci o proteggerci. Grazie, no:
non abbiamo alcun bisogno della loro protezione.
La tendenza di tutti i Poteri, e in particolare di quello politico, è
trattare i cittadini come bambini sbrodoloni incapaci di gestirsi da soli.
Il rischio è che con la scusa di metterci il bavaglino finiscano col
metterci il bavaglio.
E non si tratta solo dei Partiti... ho avuto modo di constatare che anche i
Sindacati, nonostante alcuni interessanti tentativi di apertura, sono frenati da
correnti interne incapaci di capire i valori della flessibilità e del
telelavoro o di uscire dal tradizionale verticismo "tayloristico",
impreparate a capire concretamente che cosa voglia dire mettere la telematica al
servizio dei cittadini.
* * *
Poi... gli apparati e la burocrazia, perché non sopportano qualcosa che non
sia assoggettato ai loro moduli, timbri, controlli, inghippi e vessazioni
(compreso il baraccone di pseudo-garanzia nato dalla mal concepita legge sulla privacy
, che può facilmente trasformarsi in uno strumento di repressione
burocratica).
È vero che si parla di riforma dell'Amministrazione, di burocrazia al
servizio dei cittadini e non viceversa; è vero che ci sono esempi positivi,
come alcune Camere di Commercio e alcune amministrazioni locali; ma in generale,
anche se queste "buone intenzioni" si realizzeranno, ci vorranno
parecchi anni. Intanto rimane il pericolo che i peggiori comportamenti della
burocrazia vengano a rendere la vita difficile non solo ai gestori di servizi in
rete (specialmente i più piccoli e indipendenti) ma anche a tutti gli utenti.
* * *
C'è anche chi "vende sicurezza" , e ha tutto il diritto di fare il
suo lavoro, ma spesso esagera nella diffusione di percezioni ossessive e
terrificanti.
* * *
Credo che sia ovvio a tutti il livello di disinformazione, di
"analfabetismo culturale", che spesso dimostrano ancora i "grandi
mezzi" tradizionali (giornali, televisione, eccetera, per non parlare dei
libri) quando si occupano della rete.
Proviamo a chiederci perché.
I proprietari di questi mezzi tradizionali temono che ci sia informazione
fuori dal loro controllo e che il loro potere si indebolisca.
Si è scoperto anche che temono (assurdamente) di perdere denaro per la
"concorrenza" della rete.
Alcuni di loro (su scala mondiale) stanno cercando di entrare nella rete e di
ottenere posizioni di egemonia. Molti altri sanno che non riusciranno a farlo. I
primi, se avessero una visione lucida, dovrebbero essere schierati dalla parte
della libertà; ma anche a loro costa poco "accontentare" gli
spaventati permettendo "lacci e lacciuoli" che poco nuocerebbero ai
grandi operatori ma ingabbierebbero i piccoli.
* * *
Anche il mondo della "cultura" tradizionale, e tuttora imperante,
dà spesso segni di oscurantismo. Molti "intellettuali", temono di
perdere i loro privilegi come "maestri del pensare", come "emanatori"
di conoscenza e di informazione.
Chi ha vera maestria e cultura non ha nulla da temere, perché anche in un
incontro "da pari a pari" con chiunque di noi saprebbe guadagnarsi il
nostro rispetto e affermare la sua meritata autorità. Ma quanti, che
imperversano dai talk show alle cattedre universitarie,
saprebbero cavarsela davvero se scendessero dai loro scranni privilegiati e si
mescolassero al "volgo"?
Provate ad ascoltare le cose che dicono personaggi "autorevoli" di
ogni specie, che si erigono a esperti mentre se li si ascolta ci si accorge che
non conoscono la differenza fra l'e-mail e un cd-rom.
* * *
I giornalisti... alcuni, è vero, conoscono bene la rete, non la temono e ne
parlano in modo intelligente. Ma sono ancora una piccola minoranza.
Ricordo di aver partecipato a un convegno di giornalisti, al Circolo della
Stampa a Milano, in cui si parlava della rete. Il terrore diffuso era palpabile.
Come sopravvivere in un mondo in cui i miei lettori possono controllare le
mie fonti? Perderò il mio privilegio di "mediatore"
dell'informazione? Dovrò ri-imparare daccapo il mio mestiere? Spero di
svegliarmi domattina e scoprire che era solo un incubo.
Quei giornalisti che hanno capito, e quelli che capiranno, potranno non solo
continuare a fare il loro mestiere, ma farlo molto meglio. Ma sono ancora molti
quelli che hanno paura.
* * *
L'Unione Europea (nonostante le sue "dichiarazioni" in senso
contrario) sta lavorando su una pazzesca congerie di norme, regole, controlli e
censure.
Conosciamo almeno alcuni dei campi in cui intendono agire, dal controllo dei
pagamenti tramite la rete (come se non fosse un problema già risolto) alla
difesa del copyright (leggi interessi dei grossi
produttori di software) alla lotta contro il "terrorismo in rete" (che
sappiamo non essere un problema reale) alla "pornografia" (che abbiamo
visto essere un pretesto per la censura) alla difesa della privacy dei
dati... quest'ultima una tesi sacrosanta, ma già abbiamo visto come sotto
quella giusta bandiera si infilino meccanismi di burocratizzazione repressiva.
Eccetera...
* * *
Ogni tanto si parla di "interessi economici". Secondo me è
sbagliato pensare che tutti gli interessi economici e commerciali siano
"nemici" della rete. Ci possono essere business che
aiutano e sostengono la libertà della rete invece di ostacolarla.
Ma i "nemici" ci sono, e possono essere pericolosi. Alcuni grandi
interessi economici (non tutti) temono di vedere il mercato aprirsi a piccoli
operatori e temono di perdere le leve di controllo privilegiato che hanno
attraverso i grandi canali di distribuzione, promozione e comunicazione.
Ho sentito "portavoce" di questi interessi dichiarare pubblicamente
che la rete va imbrigliata, regolata, irreggimentata, prima che dia spazio
(temibile ipotesi) a piccoli operatori che possano competere alla pari coi
grandi, magari offrendo gli stessi prodotti a prezzi più bassi o con un
servizio migliore.
Uno di loro, due anni fa, disse sogghignando "tanto entro sei mesi
internet collasserà, e avrete bisogno di noi per rimetterla in piedi". Per
fortuna, almeno finora, i fatti gli hanno dato torto. Se la rete ogni tanto si
ingorga, non è certo per l'aumento della sua diffusione, ma per la congestione
prodotta da un sovraccarico di cose inutili, come un eccesso di immagini e di
animazioni. A salvarla potrà essere solo un progressivo ritorno di buon senso,
sotto la pressione di chi della rete ha bisogno; comprese quelle grandi imprese
che oggi la snobbano o la temono, ma presto o tardi ne scopriranno l'utilità.
* * *
Ci sono altri fenomeni che possono sembrare bizzarri ma non sono da
sottovalutare.
Per esempio, i "vettori" tradizionali di informazioni e beni hanno
tentato, in vari paesi, di far tassare la rete per renderla meno competitiva.
Finora non ci sono riusciti, ma non è detto che non ci riprovino.
* * *
E poi... ci sono i "normomani".
Una certa specie di giuristi e legislatori, che in un paese già afflitto da
100.000 leggi più di quante ne servono vogliono continuamente accrescere
l'intrico indecifrabile di leggi e norme (e carrozzoni vari che con la scusa di
"controllare" fabbricano solo privilegi e corruzione) per un loro
esclusivo quanto perverso interesse. Sono già riusciti a produrre alcune
mostruosità giuridiche e temo che non abbiano finito.
Parte spesso da costoro il concetto di una società in pericolo, di una rete
affollata di hacker e pirati, o peggio ancora (che cosa
terribile!) di opinioni liberamente diffuse che danno voce anche alle minoranze,
al dissenso, o comunque a quel "profano volgo" cui finora era solo
consentito di inchinarsi tremante davanti al potere di chi tiene le chiavi della
Legge (e dell'informazione).
Stiamo attenti... in tutto il mondo, ma specialmente in Italia, ci sono
moltissime leggi che enunciano un principio e prescrivono tutt'altro. Come se la
legge per la difesa dei bambini e dei deboli all'articolo 47/bis contenesse
oscuri riferimenti che, una volta decodificati, prescrivono quante frustate deve
ricevere un disobbediente. (Avevo scritto questo esempio, un anno fa, pensando
che fosse del tutto immaginario; ma se guardiamo certe norme proposte per la
"tutela dei minori" ci accorgiamo che la realtà supera la fantasia).
* * *
Ci sono anche, naturalmente, i grandi produttori di software, che furono gli
ispiratori del demenziale crackdown del 1994 in Italia. Ma
pare che abbiano capito l'inutilità di quelle operazioni intimidatorie, che
alla fine si rivolgono a loro danno, e quindi oggi siano un po' meno pericolosi,
almeno per quanto riguarda sequestri e persecuzioni poliziesche; ma non sono
certo finiti i loro tentativi di monopolizzare la rete e controllarne anche i
contenuti.
Molti grandi operatori stanno cercando di trasformare la rete in un grande
spettacolo, una specie di Hollywood o Disneyland, piena di orpelli e scarsa di
informazioni. Questo riporterebbe la rete, o parte di essa, a una brutta copia
dei mezzi tradizionali, con tanti saluti all'interattività e al libero scambio
di opinioni. Con un grande abuso di paroline di moda, come
"multimediale" o "virtuale" o ciberchissàche, ci stanno
rifilando cultura vecchia con un vestitino nuovo, spesso abbastanza goffo.
Trovo francamente insopportabili trasmissioni televisive, film dell'orrore o
del "fumettismo" di basso livello fantascientifico, e tante altre
forme di pseudocultura e culto dell'apparenza, che infestano giornali, riviste e
libri, allontanando la percezione dai valori reali, umani, civili, sociali della
rete.
E anche tutto questo straparlare di "Internet" (inteso come un
repertorio di testi e immagini da "esplorare" con un browser) quando
una realtà portante del sistema sono, e soprattutto saranno, le comunità umane
in tutte le loro forme, compresi i BBS e i community network .
* * *
Stranamente quelle che temo meno (spero di non sbagliarmi) sono le
"Forze dell'Ordine", perché è "di pubblico dominio" che la
Polizia ha la rete sotto controllo da anni, la conosce benissimo e non la teme;
quindi non ha alcun interesse a "reprimerla" se non riceve qualche
direttiva pilotata da altri interessi. O almeno così credevo. Ma ora si sta
scatenando una specie di "gara" fra Polizia, Carabinieri e Guardia di
Finanza, con una tendenza a vedere o inventare pericoli un po' dovunque per
dimostrare la propria capacità nella scoperta e repressione di
"crimini" così moderni, affascinanti e incomprensibili a gran parte
dell'opinione pubblica e delle "autorità costituite".
E, anche qui, ci sono pressioni internazionali; compresi sistemi già
funzionanti (ma di cui si parla poco) capaci non solo di intercettare le
comunicazioni in rete senza bisogno di alcuna autorizzazione della magistratura,
ma anche di pilotare le intercettazioni in base ai contenuti. Sarebbe veramente
stupido un criminale, un terrorista o una spia che usasse per i suoi maneggi un
mezzo così facilmente controllabile dalle polizie e dai servizi segreti di
mezzo mondo; che fanno tutto il possibile per bloccare l'uso della crittografia,
non perché se ne servano i criminali (che hanno altri metodi per non farsi
intercettare) ma perché potrebbe ostacolare la "sorveglianza" su
cittadini incensurati e insospettabili.
* * *
Per quanto riguarda l'opinione pubblica, non facciamoci illusioni. Con la
disinformazione che c'è in giro, la maggior parte dei cittadini potrebbe vedere
di buon occhio qualche "controllo" su questa misteriosa macchina
divoratrice di cervelli che manda in paranoia i bambini e diffonde pornografia,
pedofilia, anomalia, pirateria, indisciplina, criminalità, disumanizzazione,
alienazione, ossessione, e chissà quali diavolerie
tecnologico-fantascientifiche.
* * *
Forse nessuna di queste "forze ostili", da sola, è in grado di
limitare davvero la libertà delle reti, così molteplici e proteiformi; e anche
(speriamo) difese da interessi più lungimiranti, che della loro autonomia
capiscono il valore e il potenziale.
Ma le varie spinte repressive possono allearsi e combinarsi, anche in modi
imprevedibili. E possono trovare un "collante" nella più spaventosa
forza distruttiva che sia mai esistita: lo smisurato potere della stupidità umana.
* * *
In conclusione... è meglio stare in guardia. La strada per arrivare a
un'autentica cultura e libertà delle reti (al plurale: più sono, meglio
stiamo) è ancora lunga e piena di ostacoli.
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