(da Audio Review,
marzo 2006)
"La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di
comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per
atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge".
Per rendersi conto del perché, nel 1946, l'Assemblea costituente abbia posto
tanta attenzione a questo tema, basta aver visto le buste aperte e richiuse con
il nastro adesivo del "visto censura" di lettere, anche le più personali,
spedite nel corso dell'ultima guerra mondiale e violate da occhi e mani
ignote.
A sessanta anni di distanza, nell'apparente disinteresse generale, l'articolo
15 della Costituzione sembra essere stato riscritto nei fatti senza neanche quel
minimo di dibattito che ha circondato la contestata riforma del Capo V.
In nome della lotta al terrorismo, da agosto dello scorso anno è divenuta
obbligatoria la conservazione dei dati di "traffico telematico", ovverosia
quelli relativi a mittente e destinatari delle E-mail e, ove disponibili, alla
"navigazione" Internet.
In nome del contrasto alla pedofilia, il 23 gennaio il Parlamento ha
approvato all'unanimità una legge che, a fianco di norme tese ad evitare che
le precedenti norme fossero aggirate in tribunale, prevede anche che
"i fornitori di connettività alla rete Internet, al fine di impedire l'accesso
ai siti segnalati dal Centro, sono obbligati ad utilizzare gli strumenti di
filtraggio e le relative soluzioni tecnologiche.". La norma non è ancora
operativa, ma il giorno dell'approvazione si è parlato di una lista di 10.000
siti.
In nome del contrasto al gioco illegale, quello cioè non autorizzato e che
non paga tasse in Italia, i commi 535 e 536 della finanziaria 2006 hanno imposto
ai fornitori di servizi di accesso ad Internet di impedire ai loro clienti di
comunicare con oltre 500 siti di scommesse ed altri giochi di azzardo. Dal 24
febbraio, una pagina della Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato
informa che il sito che si voleva raggiungere non è autorizzato in Italia, ma
nulla (!) dice circa gli eventuali trattamenti cui potrebbero essere sottoposte
le "tracce informatiche" dell'aspirante giocatore.
In nome della difesa del diritto di autore non c'è ancora una legge che
imponga ai fornitori di accesso ad Internet di impedire ai propri clienti di
comunicare tra loro per scambiarsi (già oggi, illegalmente) opere protette. Ma
c'è da tempo chi la sollecita a gran voce. Anche in sede comunitaria.
Quando i valori che si vogliono tutelare sono fondamentali, come nel caso dei
minori o della lotta al terrorismo, la violazione della lettera dell'articolo
15 può apparire più che giustificata. Cosi come appare all'amministrazione
finanziaria o ai titolari del diritto di autore.
Ma il problema vero è che tutte queste forme di intervento di volta in volta
poliziesco (conservazione dei dati), proibizionistico (gioco di azzardo) o teso
alla prevenzione del reato (pedopornografia, diritto di autore) sono tanto
intrusive, quanto inutili, demagogiche, incostituzionali e diseducative.
Intrusive, per definizione.
Inutili perché le reti di comunicazione, e prima tra tutte Internet, sono
progettate per consentire di ristabilire la comunicazione tra due nodi anche in
caso di avaria della rete. Il che, in definitiva, significa che l'unica
soluzione per impedire a due nodi di comunicare è "distruggere",
(figuratamene) almeno uno dei due nodi che cercano comunicare.
Demagogiche, perché tese a rassicurare l'opinione pubblica senza
responsabilizzarla.
Incostituzionali perché solo il potere giudiziario, e non quello
legislativo, può violare la libertà e la segretezza della comunicazione per
adempiere ad una legge che tuteli un qualsiasi altro diritto, ma sempre con
tutte le garanzie del caso.
Diseducative, perché promuovono la deresponsabilizzazione dell'autore dell'eventuale
reato.
Nel momento in cui i titolari dei diritti di proprietà intellettuale, a
fianco della punizione del colpevole, iniziano a reclamare l'interruzione dei
collegamenti ad Internet impiegati (anche) per lo scambio illegale di opere
protette, credo che sia divenuta più che mai urgente una ampia riflessione
sulla "riforma occulta" dell'articolo 15.
P.S.: nel frattempo iTunes Music Store, ha superato il miliardo di brani
musicali venduti On.Line, a un dollaro - o a un euro - per ciascun download
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