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Fonti normative e documenti |
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2008: il programma del Partito democratico |
20.03.08
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L'ITALIA NEL MONDO CHE CAMBIA
I grandi cambiamenti demografici, migratori, tecnologici, economici, energetici,
climatici e strategici, che hanno segnato il passaggio di secolo, hanno mutato
in pochi anni il volto del pianeta.
La globalizzazione mostra tutta la sua ambivalenza: migliorano le condizioni di
vita e di reddito di milioni di uomini, che per la prima volta hanno accesso
allo sviluppo, ma le disuguaglianze tendono ad accentuarsi, mentre le turbolenze
dei mercati finanziari ripropongono rischi di recessione e sollecitano una nuova
regolazione. Il recente protagonismo della Russia, il riemergere della Cina, l’affacciarsi
dell’India e di nuovi Paesi leader continentali stanno disegnando un mondo
inevitabilmente multipolare e assai meno eurocentrico. Le minacce alla sicurezza
internazionale sono cresciute, assumendo le forme nuove e più insidiose del
conflitto etnico e religioso.
In un contesto in rapida evoluzione e contraddistinto da elevata instabilità,
l'Italia deve ribadire la scelta di un metodo multilaterale e di una presenza
attiva negli organismi internazionali. In questo quadro, l'Italia deve poter
disporre di uno strumento militare che le consenta, in coerenza con il mandato
fissato nell'articolo 11 della Costituzione, di assicurare un'adeguata difesa
del territorio nazionale; di svolgere da protagonista il ruolo che le compete
nelle alleanze internazionali; di condividere le responsabilità nel governo
delle crisi e per la difesa della pace e della stabilità internazionale. La
lotta al terrorismo resta un'esigenza essenziale, da affrontare tramite le
missioni internazionali di cui siamo parte e attraverso i nuovi strumenti
europei di cooperazione fra polizie e servizi di intelligence. L’Italia deve
confermare il suo impegno nella missione in Afghanistan, decisiva per vincere la
guerra al terrorismo jihadista e nella riflessione strategica sul Medio Oriente
e sulle crisi dell’area, tragicamente aggravate dall'errore compiuto
dall'Amministrazione Bush con la guerra in Irak. Contemporaneamente, deve
affermare la necessità di un'iniziativa che fermi la corsa al riarmo
convenzionale e nucleare che segna questo tempo. Lavoreremo perciò ad un
Mediterraneo e ad un Medio Oriente de-nuclearizzato e parteciperemo agli sforzi
internazionali per fermare il rischio nucleare iraniano e per assicurare la
sicurezza ai Paesi dell’area.
Il PD lavora per rilanciare il processo di integrazione politica dell’Europa e
crede nell’Europa massima possibile, non in quella minima indispensabile, nell’Europa
come risposta a chi crede che la globalizzazione sia ingovernabile. Dopo una
sollecita ratifica del trattato di Lisbona, le nostre priorità saranno una
solida politica di sicurezza comune, una politica dell’energia coerente con la
strategia del 20/20/20 e con una rappresentanza unitaria sui mercati esterni,
una politica della ricerca e delle reti europee da finanziarsi anche mediante l’emissione
di euro-bond. Ci adopereremo per una cooperazione rafforzata in materia di
immigrazione e per un potenziamento delle politiche economiche comuni promosse
dall’Eurogruppo.
Per il PD, il Mediterraneo deve essere la porta sud dell’intera Unione Europea
e non di una sua parte. Il Mediterraneo ha oggi le caratteristiche per diventare
l’hub politico ed economico mondiale di questo secolo che collega Europa e
Nord Africa, Caspio e area del Golfo, a sua volta porta per l’Asia, un hub per
le merci e per l’energia ma anche per le migrazioni e il dialogo religioso. E’
il bacino in cui il nostro Paese ha un naturale interesse strategico e la sua
stabilizzazione e valorizzazione deve essere la dote peculiare che porteremo all’intero
continente e al mondo. L’Italia è forte e sicura quando esiste un circuito
“euro-mediterraneo” di cui siamo parte e perno.
Il PD è per il rafforzamento dell’amicizia e della collaborazione nazionale e
europea con gli Stati Uniti. Siamo favorevoli alla proposta di costruire uno
spazio comune transatlantico in campo economico oltre che politico, che rafforzi
il nucleo di base per il governo della globalizzazione e della liberalizzazione
e diminuisca il rischio di crescenti protezionismi. Europa e USA assieme rendono
tutto più facile e possibile. La partnership atlantica è la base migliore per
un nuovo dialogo con il mondo arabo e islamico, per il governo delle crisi, per
la piena integrazione dei Balcani occidentali nel sistema europeo e per un
approccio positivo nei confronti delle nuove potenze emergenti e dei rischi
della proliferazione nucleare e del riarmo.
Il PD opera per il multilateralismo efficace, per il rafforzamento delle
istituzioni internazionali e per la loro riforma. Dopo il successo all’Onu
sulla moratoria delle esecuzioni capitali, l’Italia continua a promuovere l’affermazione
e il rispetto della legalità internazionale tramite la Corte di Giustizia e il
Tribunale Penale Internazionale e si batte contro ogni forma di discriminazione
e violenza nei confronti delle donne e per la tutela dei diritti umani, anche
mediante gli accordi condizionati di cooperazione allo sviluppo. Il PD fa propri
gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell'ONU come chiave ineludibile per
promuovere pace, democrazia e sviluppo nel continente africano e si impegna per
una sollecita approvazione della legge di riforma della cooperazione.
Il PD ritiene che sia prioritario fermare la corsa al riarmo e alla
proliferazione nucleare, anche seguendo la strada maestra di un rafforzamento
del regime internazionale di controllo degli armamenti e elaborando nuove misure
di fiducia e di disarmo su base regionale.
L’Italia intende far proprio, nel quadro di una governance europea e mondiale,
il tema centrale del “riscaldamento globale”, problema inedito e motore
nuovo di un cambiamento tecnologico, economico e sociale, che inciderà sulla
definizione dei futuri assetti del pianeta.
Il PD si prefigge l’obiettivo di far convergere su queste scelte le principali
forze politiche del Paese, per approdare finalmente ad una idea condivisa di
interesse nazionale italiano nelle scelte internazionali.
1 - PER LO SVILUPPO DI QUALITA'
L'Italia punta alla riconquista di una posizione di primato nello sviluppo di
qualità: più mobilità sociale, più spazio al merito e ai talenti, e meno
chiusure corporative; più legalità e meno furbizia; più ricerca, scienza,
innovazione tecnologica e meno divisioni e steccati ideologici; più fiducia nel
futuro e in se stessi, meno paura del nuovo; più potere di decisione alla
democrazia e meno poteri di veto.
Esistono le risorse su cui far leva.
In Italia, due-tremila imprese di media dimensione (ciascuna delle quali è al
centro di una costellazione di decine, talvolta centinaia di imprese più
piccole) si sono ristrutturate, hanno tirato la cinghia, hanno sofferto, hanno
innovato prodotti e processi, si sono internazionalizzate; e ora si sono
riproposte da leader nell'economia globale. E’ merito loro se nel 2007 le
nostre esportazioni, in valore, sono tornate finalmente a crescere. Quando si
dice "imprese", si dice lavoratori e imprenditori, insieme.
In Italia ci sono centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che fanno
volontariato, per aiutare chi soffre.
In Italia, migliaia di giovani calabresi hanno sfidato la mafia: "ora
uccideteci tutti". E sono italiani quegli imprenditori - industriali,
commercianti, artigiani - che in Sicilia rifiutano di pagare il pizzo ed
espellono dalle loro associazioni chi continua a pagarlo.
In Italia ci sono stati recentemente tre milioni e mezzo di cittadini che si
sono messi in fila per far nascere il PD.
Le potenzialità dunque ci sono, e sono grandi, dal Nord dell'eccellenza
produttiva al Sud "naturale" piattaforma logistica nel Mediterraneo.
Ma, senza un progetto, sono destinate a rimanere tali.
2 - I QUATTRO PROBLEMI DEL PAESE
Lo sviluppo di qualità - l'Italia è la qualità, ciò che non potrà mai
essere delocalizzato o clonato - si può conseguire solo se la politica si
mostra consapevole e si fa compiutamente carico della gravità dei problemi del
Paese.
Un problema di efficienza economica, innanzitutto: le migliori analisi
comparative mostrano che è in primo luogo il deficit di legalità, di
innovazione e di ricerca a tenere basso il ritmo della crescita.
Un problema di disuguaglianza, pari opportunità e immobilità sociale: si è
bloccato l'ascensore sociale che consente ai giovani e alle giovani donne più
impegnate, intelligenti e preparate di salire quanto vorrebbero e meriterebbero.
Un problema di libertà, intesa come la possibilità per ciascuno di perseguire
il proprio disegno di vita, compatibilmente con l'eguale diritto altrui.
Infine, un problema di efficienza, credibilità - in una parola di qualità -
della democrazia e del sistema politico-istituzionale.
I Governi di centro-sinistra che hanno guidato l'Italia tra il '96 e il 2001 e
tra il 2006 e il 2008, hanno creato - prima con la stabilizzazione
economico-finanziaria (Euro) e poi con il successo nella lotta all'evasione
fiscale e l'avvio di un migliore controllo della spesa pubblica - le condizioni
per il pieno dispiegarsi di una strategia riformatrice che affronti questi
quattro problemi strutturali.
2a - L'Efficienza economica e la qualità dello sviluppo
Il progetto del PD deve assumere l'aumento della ricchezza nazionale come
obiettivo principale. Non è un obiettivo confinato nella sfera economica:
l'aumento della produttività (del lavoro e dei fattori) è frutto di una
strategia a 360 gradi, abbraccia la cultura, la qualità dell'ambiente e
l'educazione tanto quanto la riforma della Pubblica Amministrazione. E, senza
crescita, non c'è politica redistributiva che tenga.
2b - La disuguaglianza
Il progetto del PD deve cambiare profondamente qualità e quantità
dell'intervento pubblico, per renderlo capace di aiutare davvero i più poveri
ad uscire con le loro gambe dalla situazione di disagio in cui si trovano; deve
favorire il rapido innalzamento della partecipazione dei giovani e delle donne -
specie nel Sud - alle forze di lavoro e deve chiamare di più il mercato a
risolvere problemi sociali e ambientali.
2c - Le libertà
La regolamentazione pubblica definisce lo spazio in cui tutte le libertà, anche
quelle private, sono rese possibili ed effettive. Anche per questo, però, essa
è chiamata a giustificare il perché di divieti, ostacoli, strettoie che si
frappongono fra la libertà individuale e l'effettivo perseguimento del progetto
di vita di ciascuno. Quali di queste giustificazioni siano accettabili è
questione che investe la politica, le scelte collettive. Ma è giusto rimuovere
quei vincoli - e sono tanti - la cui giustificazione ormai non è più
sostenibile.
2d - La qualità della democrazia
Il progetto del PD deve assumere la buona politica come architrave, sia per il
suo costante riferimento all'interesse generale, sia nel senso di capacità di
decidere e rappresentare (sistema elettorale, sistema istituzionale, ecc), sia
nel senso di capacità di auto riformarsi eticamente e di assumere, fino in
fondo, le sue responsabilità.
3 - IL PROGETTO: DIECI PILASTRI E UN METODO
Il progetto del PD deve aggredire contemporaneamente i quattro problemi -
inefficienza, disuguaglianza, libertà e qualità della democrazia - se vuole
risultare credibile ed efficace.
Deve poggiare su questi dieci pilastri:
1. La sicurezza, prima di tutto. Severi contro il crimine e i criminali. Più
severi contro chi fa violenza ai bambini.
2. Lo sviluppo è intenso e duraturo solo se è "inclusivo". Nuove
sicurezze a fronte di nuove instabilità.
3. Una forte iniezione di concorrenza, innovazione e merito in tutti i settori
della nostra società. Premiare i migliori è il primo principio di equità.
4. Uno Stato Sociale universalistico, fatto di nuovi ammortizzatori sociali e
servizi pubblici efficienti, che aiuti tutti a camminare con le loro gambe.
Educazione alla cittadinanza e sostegno al servizio volontario civile e
militare.
5. Un nuovo patto tra generazioni, imperniato sull'investimento in conoscenza,
ricerca, innovazione tecnologica. L'educazione è il principale ascensore
sociale.
6. Una spesa pubblica più efficiente, che sposti l'accento dalla protezione di
posizioni di rendita alla valorizzazione delle energie e alla fornitura di
servizi di qualità. Finanza pubblica stabile, grazie a costante disciplina
fiscale e a misure, anche straordinarie, di abbattimento del debito.
7. Premere meno sui contribuenti leali - tutti, famiglie e imprese, dipendenti
ed autonomi - grazie al maggiore gettito assicurato dalla lotta all'evasione
fiscale. Dopo il successo ottenuto dal Governo Prodi, si può: pagare meno,
pagare tutti.
8. Diritto dell'economia che "liberi" le energie vitali del Paese.
Più legalità per produrre buona e forte crescita.
9. La piena integrazione del criterio della sostenibilità e della qualità
ambientale in tutte le politiche pubbliche. L'intervento diretto dello Stato,
attraverso meccanismi di premio, e non con nuovi enti/società, nel settore
dell'ambiente, sul quale costruire una nuova frontiera di leadership
tecnologico-industriale.
10. Una politica che decida e Pubbliche Amministrazioni che funzionino. Nel
rispetto del principio di sussidiarietà: Stato forte, nel suo core business.
Per le relazioni con le forze economiche e sociali, si deve puntare ad una
radicale riforma del Patto del Luglio del '93. Quel modello aveva un obiettivo
unificante: la stabilizzazione economico-finanziaria. Risultò decisivo per
conseguirla, con l'Euro. Ora, serve un nuovo modello, con un nuovo obiettivo:
l'incremento della produttività totale dei fattori, introducendo fortissime
dosi di innovazione nel nostro sistema economico ed aprendolo agli investimenti
stranieri. Protagonisti della nuova fase di concertazione - al pari dei
sindacati dei lavoratori e di Confindustria - devono essere le Associazioni
rappresentative della piccola e piccolissima impresa artigianale e commerciale,
unitamente alle organizzazioni della cooperazione e del no profit. In questo
contesto, tutti devono "cambiare" comportamenti e capacità di
rappresentanza: la politica, certo. Ma anche le forze sociali, per le quali
diventa urgente (per renderle protagoniste della contrattazione di secondo
livello, dove si può agire sulla produttività), una (auto)riforma delle regole
della rappresentanza.
4 - DODICI AZIONI DI GOVERNO
1. FINANZA PUBBLICA
a) Spendere meglio e meno
Nella prossima Legislatura, il banco di prova decisivo per il Governo del PD è
ben definito: riqualificare e ridurre la spesa pubblica, senza ridurre - anzi,
facendo gradualmente crescere, in rapporto al PIL - la spesa sociale.
Il conseguimento di questo obiettivo - mezzo punto di PIL di spesa corrente
primaria in meno nel primo anno, un punto nel secondo e un punto nel terzo - è
condizione irrinunciabile per onorare l'impegno che assumiamo con i contribuenti
italiani, famiglie e imprese: restituire loro, con riduzioni di aliquota e
detrazioni, ogni euro di gettito aggiuntivo, derivante da lotta all'evasione
fiscale.
Procederemo con innovazioni legislative certo. Ma, soprattutto, con attività di
alta amministrazione.
1. Sistematica comparazione - anche a livello micro - delle performances dei
singoli uffici delle Pubbliche Amministrazioni, per assegnare a tutti credibili
obiettivi di convergenza verso quelle ottenute dai migliori. Attività di
sistematica Revisione della spesa (anche utilizzando comparazioni
internazionali) e completamento della riforma del Bilancio per migliorare la
responsabilizzazione dei politici e dei dirigenti.
2. Attivazione di efficaci meccanismi di valutazione per tutta la Pubblica
Amministrazione (alla quale si deve accedere solo per concorso), a cominciare
dai dirigenti. Deve presiedervi un'apposita Agenzia Nazionale, anche al fine di
aggiornare costantemente le metodologie. I cittadini devono inoltre essere
chiamati a valutare i servizi ricevuti, a fornire indicazioni per il loro
miglioramento e a poter operare per realizzarlo.
3. Rigoroso rispetto delle scadenze per il rinnovo dei contratti di lavoro e
riforma del modello di politica retributiva nelle Pubbliche Amministrazioni,
riconducendo lo spazio della contrattazione integrativa alla corresponsione di
premi di produttività vincolati al raggiungimento di obiettivi trasparenti e
monitorabili dall'esterno, riferiti agli uffici e non ai singoli dipendenti.
Remunerazione dei dirigenti robustamente condizionata al conseguimento di
risultati predeterminati.
4. Rimpiazzo parziale e selettivo (50%) del turnover, ricorrendo alla mobilità.
5. Abolizione dello spoils system e graduale superamento degli automatismi
retributivi e di carriera.
6. Estensione a tutto il settore pubblico delle migliori esperienze di
centralizzazione nell'acquisto di beni e servizi.
7. Compiuta informatizzazione delle Pubbliche Amministrazioni e unificazione
degli uffici periferici dello Stato centrale in ognuno dei capoluoghi di
Provincia.
8. Riduzione al 50% delle società e degli Enti partecipati dallo Stato centrale
e dal sistema delle Autonomie.
9. Eliminazione, entro un anno, di tutti gli Ambiti Territoriali Ottimali,
settoriali e non, attribuendo le loro competenze alle Province. Eliminazione
delle Province là dove si costituiscono le Città Metropolitane.
10. Incentivazione dei processi di Unione (fino alla fusione) dei comuni
piccolissimi, salvaguardando le specifiche identità politico-culturali.
b) Valorizzare l'attivo patrimoniale
Il patrimonio pubblico non è quello che si definisce tale. I beni demaniali
sono oggi, in Italia, multipli di quelli che troviamo altrove. Ridefiniamo le
norme civilistiche per restringere in maniera europea la nozione di demanio
pubblico e offriamo una tutela puntuale, ma flessibile, alla componente di
patrimonio pubblico che smetterebbe di essere demaniale. Ne seguirebbe una
diversa fruizione di quel patrimonio. Questa azione è indispensabile premessa
di un’iniziativa volta alla valorizzazione della quota “non demaniale” del
patrimonio pubblico, sia per ridurre il deficit annuale (la gestione dei beni
immobili è oggi una voce di costo per il bilancio pubblico), sia per ridurre
più rapidamente e più massicciamente il volume globale del debito pubblico. In
un contesto di assoluto rigore nella gestione della finanza pubblica e di
sostanziale pareggio di bilancio, l’ingente attivo patrimoniale della Pubblica
Amministrazione può contribuire a ridurre più rapidamente il debito sotto il
90% del PIL, così da liberare risorse per almeno mezzo punto di PIL all’anno
per politiche di sostegno alla crescita e di lotta alla povertà. Non dobbiamo
mai dimenticare, infatti, che la spesa per interessi ammonta oggi a quasi il 50%
dell'intero gettito IRPEF.
2. PER UN FISCO AMICO DELLO SVILUPPO
a) Detrazione IRPEF più alta
Subito, un aumento della detrazione IRPEF a favore dei lavoratori dipendenti.
L'aumento è attuabile in più tranche, in progressiva crescita nel tempo,
partendo dai redditi medio-bassi. E può essere usato per portare a regime
l'intervento per la restituzione del fiscal-drag: ogni anno, la detrazione
aumenta per neutralizzare l'effetto del drenaggio fiscale.
La detrazione può essere utilizzata anche per sperimentare forme di
"imposta negativa": si tratta di sostenere i redditi più bassi,
erogando la detrazione come trasferimento a favore dei lavoratori incapienti.
b) Riduzione delle aliquote IRPEF
Dal 2009, riduzione graduale delle aliquote IRPEF (un punto in meno all'anno,
per tre anni) finanziata con le risorse rivenienti dalla lotta all'evasione
fiscale. Grazie all'azione del Governo Prodi, il rapporto tra crescita della
ricchezza nazionale e aumento delle entrate è decisamente aumentato (nel 2006,
è stato pari a 2,6; nel 2007, tra 1,5 e 1,6). Scontando un suo riprofilarsi
verso il basso, e ipotizzando che esso possa mantenersi attorno all'1,3
(migliore di quello - 0,75 - della serie 2000-2005), è perfettamente fondato
prevedere un andamento delle entrate capace di "coprire"
finanziariamente questa riduzione.
Condizione indispensabile per il successo: mai e poi mai condoni fiscali; mai e
poi mai norme fiscali retroattive.
c) Credito d'imposta per le lavoratrici
Credito d'imposta rimborsabile per le donne che lavorano, adeguato a sostenere
le spese di cura, così da essere incentivante e graduato in rapporto al numero
dei figli e al livello di reddito. Tutte le donne lavoratrici - dipendenti,
autonome, atipiche - con figli e reddito familiare al di sotto di una certa
soglia (che potrà crescere nel tempo) dovranno poterne beneficiare. Nei primi
due anni della Legislatura, il credito d'imposta potrà essere applicato alle
donne lavoratrici del Sud, per poi essere esteso a tutto il territorio
nazionale.
d) Meno tasse sul salario di produttività
Sviluppando ciò che è già previsto nel recente accordo con le parti sociali
(Protocollo welfare), proponiamo di operare una significativa riduzione della
pressione fiscale (agendo sull'IRPEF, oppure con la contribuzione figurativa)
sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello (azienda, gruppo,
distretto, territorio), ridistribuendo finalmente un po’ dei vantaggi da
aumento della produttività anche a favore dei lavoratori. Ciò che il contratto
nazionale, per ragioni ovvie, non può fare.
e) Semplificazione fiscale per 2 milioni di imprenditori
Per pagare le tasse, le piccolissime imprese commerciali ed artigiane sopportano
esorbitanti costi di regolare tenuta della contabilità. Va dunque elevato il
tetto di 30.000 euro di fatturato per il pagamento a forfait delle diverse
imposte e tributi, anche attraverso una differenziazione del tetto stesso per
settori e comparti, da concordare con tutte le categorie interessate (ad
esempio: più alto - fino a 50.000 euro - per chi produce beni; un po’ più
basso per chi produce servizi). Prevediamo di innalzare il limite per le spese
per l'acquisto di beni strumentali, in particolare per quanto riguarda l'affitto
dell'immobile strumentale all'attività e di ridurre al 10% la ritenuta
d'acconto per i professionisti che aderiscono al forfettone.
L’applicazione degli studi di settore va drasticamente semplificata per
imprese in monocommittenza e contoterzisti, fino a consentire loro la totale
fuoriuscita dall'uso di questo strumento.
In sede di gestione degli Studi di settore, prevedere:
1. entrata in vigore degli Studi non retroattiva (gli studi revisionati si
applicano all’anno d’imposta nel quale vengono revisionati);
2. abrogazione della norma che prevede la possibilità di reiterare gli
accertamenti (art. 70, L. 342/2000);
3. maggiore rilevanza della dimensione territoriale nella definizione degli
indicatori utilizzati negli Studi;
4. potenziamento della formazione congiunta tra Agenzia delle Entrate e
Associazioni di categoria.
f) Dote fiscale dei figli
La Dote sostituisce gli attuali Assegni per il nucleo familiare e le detrazioni
Irpef per figli a carico, assicura trattamenti significativamente superiori a
quelli attuali, si rivolge anche ai lavoratori autonomi. La Dote parte da un
valore pieno di 2.500 euro annui sul primo figlio, aumentando col numero dei
figli secondo parametri di equivalenza e riducendosi regolarmente in funzione
del reddito familiare, ma in modo da migliorare i trattamenti anche per i
redditi medi e medio-alti.
Sostenere i redditi più bassi con un trasferimento monetario a loro favore: per
le famiglie con figli, la Dote stessa fa da imposta negativa in quanto viene
erogata come trasferimento a favore delle famiglie incapienti.
g) Detraibilità di una quota fissa dell'affitto
Tassare il reddito da affitto non ad aliquota marginale, ma ad aliquota fissa;
consentire la detraibilità di una quota fissa dell'affitto pagato; aumento
della quota fiscalmente detraibile della rata sui mutui relativi all'acquisto
della casa di abitazione.
h) Per imprese più forti e capitalizzate
Per sostenere la crescita dimensionale delle imprese, si devono introdurre forti
sconti di imposta (fino all’azzeramento di Ires ed Irap per un certo numero di
anni) per la quota di profitti corrispondente alla quota di capitale dell’impresa
detenuto da fondi private equity. Allo stesso fine si deve abbattere l’imposta
sostitutiva per i disavanzi da fusione. Deve, inoltre, essere equiparata la
normativa fiscale relativa ai fondi d'investimento a quella degli altri Paesi
europei (tassazione sul realizzato e non sul maturato).
i) Federalismo fiscale e infrastrutturale
E’ necessario che i due terzi del paese siano liberati dal coinvolgimento del
governo centrale nel finanziamento delle loro competenze e che l’intervento
dello stato sia limitato alla perequazione dei territori con più basso reddito
pro-capite e di quelli storicamente svantaggiati nella distribuzione delle
risorse pubbliche. Un assetto efficiente della finanza decentrata richiede che
si ricorra a vere compartecipazioni dinamiche al gettito dei grandi tributi
erariali e ad un vero coordinamento della finanza pubblica multilivello, a
garanzia che il decentramento non modifichi le decisioni generali assunte in
merito al livello di pressione fiscale. La sede di questo coordinamento deve
essere il nuovo Senato delle autonomie.
Attraverso i tributi propri, poi, ciascun territorio potrà completare il
finanziamento dei servizi pubblici di prossimità. Una volta garantiti gli
standard di base espressamente individuati dalla Costituzione, ciascun
territorio potrà, liberamente e democraticamente, decidere se e come
differenziare i propri servizi, avvicinando sempre di più, negli enti di
prossimità, le decisioni di politica pubblica al controllo e al monitoraggio
della popolazione.
Devono essere costruiti strumenti a garanzia della separatezza delle gestioni
finanziarie, limitandosi lo stato a definire il contributo dei singoli comparti
del sistema delle autonomie all’azione di contenimento del deficit e della
riduzione del rapporto Debito/PIL.
Deve essere esteso a tutte le Regioni, anche in cooperazione tra di loro, il
metodo del “federalismo infrastrutturale”, sperimentato dal Governo Prodi
con la regione Lombardia, e avviato con altre. In particolare, il potere di
assegnare concessioni di costruzione e gestione di significative opere stradali
e ferroviarie deve essere trasferito dallo stato centrale a soggetti misti
stato-regione.
3. CITTADINI E IMPRESE PIÙ SICURE
a) Più agenti in divisa per strada, più tecnologia in città
Malgrado l’impegno generoso delle forza dell’ordine, i cittadini si sentono
più insicuri: la qualità della vita ne viene gravemente danneggiata. E il
danno è più grave per chi è più debole.
E’ questione di entità delle risorse pubbliche dedicate, certo. Ma è anche
questione di migliore impiego delle risorse umane e finanziarie disponibili. Se
si vogliono più agenti in divisa a presidio dl territorio, di giorno e di
notte, in centro e in periferia, nelle città e nelle campagne, si impone
l'adozione di un vero e proprio "nuovo modello di sicurezza".
1. Immediata approvazione, in Parlamento, del "Pacchetto Sicurezza"
approvato dal Consiglio dei Ministri il 30 ottobre 2007 e bloccato dalla
opposizione della sinistra antagonista; e pronta attuazione del Piano d'azione
contro la violenza sulle donne. In questo contesto, per il personale delle forze
che tutelano la sicurezza interna ed esterna, è necessario adottare misure di
protezione sociale sulla certezza del loro rapporto di lavoro e per la
conciliazione delle esigenze del sevizio con quelle della vita privata.
2. Azione di riordino strutturale e organizzativo, volta a ridefinire su schemi
più moderni e funzionali la mission istituzionale e l'impiego operativo delle
diverse forze di polizia e ad eliminare ogni duplicazione funzionale tra quelle
a competenza generale (Polizia di Stato ed Arma dei Carabinieri) e quelle a
competenza specialistica (Guardia di Finanza, Corpo Forestale e Polizia
Penitenziaria). In questa direzione, vanno ridotti al minimo indispensabile gli
"sconfinamenti" delle forze di polizia a competenza specialistica nei
campi di attività di quelle a competenza generale, concentrandone l'azione nei
settori operativi di rispettiva attribuzione.
3. Estendere a tutti i Comuni capoluogo di Provincia il "Patto per la
Sicurezza" già sperimentato, con ottimi risultati, in alcune delle
principali città italiane. In questo quadro, devono essere trasferite ai Comuni
le competenze in materia di passaporti e permessi di soggiorno. Sperimentare da
subito questo trasferimento nei capoluoghi di Regione, tra cui Milano e Roma,
già protagonisti del "Patto per la Sicurezza".
4. Mobilità interna alla Pubblica Amministrazione di personale civile oggi
sottoutilizzato, per impiegarlo nelle attività amministrative di supporto (es.
Archivi) alle attività di polizia.
5. Adottare, nell'azione contro la criminalità organizzata, un approccio
operativo orientato all'aggressione degli affari e dei patrimoni mafiosi. In
questo ambito vanno attribuiti alla Direzione Investigativa Antimafia - che in
futuro dovrà operare in collaborazione sempre più stretta con la Guardia di
Finanza - nuovi e più incisivi poteri in materia di vigilanza sugli appalti
pubblici. È necessario destinare personale specializzato e risorse alle
Questure e agli Uffici giudiziari per le procedure di sequestro e confisca dei
beni mafiosi.
6. Le reti senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX) consentono un’infinita
possibilità di controllo del territorio. Nel più assoluto rispetto del diritto
alla riservatezza, si possono aiutare i cittadini più esposti alla paura: le
donne che escono sole di notte, gli anziani che si muovono nel quartiere, i
bambini che vanno a scuola, possono essere protetti dal sistema georeferenziale
della rete, attivando un allarme in caso di pericolo. Le stesse iniziative di
video sorveglianza dei privati, che nascono come funghi, potrebbero avere
convenienza a diventare un terminale interoperabile della rete, contribuendo
alla sua espansione e ottenendo in cambio preziosi vantaggi. Le stazioni del
trasporto possono diventare le boe della sicurezza nel mare metropolitano:
informazioni sui servizi, collegamenti agili con le forze dell’ordine,
telecamere, piccole attività commerciali, reti sociali di protezione.
b) Più certezza ed effettività della pena
Il cittadino pretende di essere certo che chi ha compiuto gravi reati contro la
persona ed è stato condannato, sconti effettivamente la pena che gli è stata
inflitta.
Il Governo del PD offrirà questa garanzia. Verrà infatti immediatamente
approvata quella parte del "Pacchetto Sicurezza" (30-10-2007) che ha
ampliato il numero dei reati di particolare allarme sociale - fra questi la
rapina, il furto in appartamento, lo scippo, l’incendio boschivo e la violenza
sessuale aggravata - prevedendo la cosiddetta custodia cautelare obbligatoria;
il conseguente giudizio immediato per gli imputati detenuti; l’applicazione d’ufficio
(e non più a richiesta del P.M.) della custodia cautelare in carcere già con
la sentenza di primo grado (e non più con quella d’appello); l’immediata
esecuzione della sentenza di condanna definitiva senza meccanismi di
sospensione.
Specularmente, va assicurato il massimo sostegno - sociale e psicologico - alle
vittime delle azioni criminali.
4. DIRITTO ALLA GIUSTIZIA GIUSTA, IN TEMPI RAGIONEVOLI
a) Ridurre i tempi e aumentare l’efficienza della giustizia
Nella classifica relativa ai tempi della giustizia l’Italia è agli ultimi
posti in Europa e nel confronto coi Paesi avanzati di tutto il mondo. I
cittadini e le imprese italiane vedono ridursi i loro diritti in presenza di un
sistema giudiziario che impiega anni e anni per risolvere le controversie.
La ragionevole durata del processo, principio affermato dalla Carta Europea dei
Diritti dell'Uomo e dalla Carta costituzionale, è un principio cui deve
ispirarsi ogni intervento riformatore.
È indispensabile completare la stagione di riforme '96-'02, portando a
compimento innanzitutto le misure già avviate sul processo civile
(razionalizzazione e accelerazione del processo) e penale (razionalizzazione e
accelerazione del processo, prescrizione dei reati, recidiva, tenuità del
fatto); sviluppare in sede comunitaria l'iniziativa per giungere ad una sorta di
"codice civile europeo"; riprendere e approvare il disegno di legge
contro lo stalking e l'omofobia, già approvato dalla Commissione Giustizia
della Camera nella XV Legislatura.
Il bilancio del Ministero della Giustizia deve essere considerato non solo sotto
l'aspetto delle spese, ma anche sotto quello delle entrate. Solo il 3% circa
delle somme per pene pecuniarie e spese processuali sono effettivamente
recuperate; eppure si tratta di somme non indifferenti,cui deve aggiungersi
l'enorme patrimonio costituito da beni in sequestro o confiscati, che giacciono
per anni in depositi infruttiferi.
Ci sono alcuni provvedimenti che possono essere presi immediatamente, per
accrescere l’efficienza del sistema giudiziario italiano.
1. Accorpare i tribunali, ridistribuendo i magistrati e le risorse.
2. Creare dell'Ufficio per il processo, che consentirà anche la
riorganizzazione delle cancellerie e la valorizzazione e riqualificazione del
personale.
3. Realizzare rapidamente il processo telematico, strettamente legato
all'Ufficio per il processo, eliminando gli infiniti iter cartacei che assorbono
risorse preziose per la loro gestione e archiviazione.
4. Favorire la specializzazione dei magistrati, in particolare nel settore dei
diritti fondamentali (famiglie e minori, diritti della persona, libertà
personale, espulsioni).
5. Ampliare la specializzazione delle sezioni per le tematiche economiche.
6. Adottare misure straordinarie per la definizione del contenzioso arretrato.
7. Favorire una modifica dei contratti tra avvocati e clienti verso forme basate
su premi alla rapidità.
8. Sottoporre le diverse sedi giudiziarie ad un sistematico monitoraggio, al
fine di far emergere le migliori pratiche, da valorizzare, diffondere e mettere
alla base di forme di premialità nella ripartizione delle risorse.
9. Incentivare la gestione manageriale degli Uffici giudiziari - anche
prevedendo la figura del manager dell'Ufficio Giudiziario, un magistrato
appositamente formato per l'assolvimento di questo compito - che sono ormai
grandi organizzazioni, con tante risorse umane e materiali.
10. Eliminare la sospensione feriale dei termini processuali.
11. Creazione e rafforzamento di (e sistematico ricorso ad) un sistema di
composizione extragiudiziale delle liti.
b) Intercettazioni sì, violazione dei diritti individuali no
Lo strumento delle intercettazioni di comunicazioni telefoniche, informatiche e
telematiche è essenziale al fine di contrastare la criminalità organizzata ed
assicurare alla giustizia chi compie i delitti di maggiore allarme sociale,
quali la pedofilia e la corruzione.
Bisogna conciliare tali finalità con diritti fondamentali come quello all’informazione
e quelli alla riservatezza e alla tutela della persona.
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle
intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura
cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a
tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che
risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali.
E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della
custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e
determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali,
per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti
costituzionalmente tutelati.
c) Per l'autodeterminazione del paziente
Il PD riconosce il diritto inalienabile del paziente a fornire il suo consenso
ai trattamenti sanitari a cui si intende sottoporlo, così come previsto dalla
nostra Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo. Il PD si impegna inoltre a
prevenire l'accanimento terapeutico anche attraverso il testamento biologico.
d) Diritti della persona che convive stabilmente
Il Governo del PD promuove il riconoscimento giuridico dei diritti, prerogative
e facoltà delle persone stabilmente conviventi, indipendentemente dal loro
orientamento sessuale.
5. L'AMBIENTALISMO DEL FARE
a) Energia pulita, più abbondante, meno cara
1. Il problema ecologico ci impone una gigantesca riallocazione delle risorse di
lavoro, di terra e di capitale.
Si deve
a. accelerare la transizione da settori, processi e prodotti energy intensive a
settori, processi e prodotti energy saving;
b. spostare risorse dal consumo immediato all'investimento, in particolare
all'investimento che ha il più lungo orizzonte temporale, quello in ricerca e
sviluppo;
c. incoraggiare l'abbandono di stili di vita consumistici fino alla
dissipazione, a favore di stili di vita attenti alla eco-compatibilità dei
comportamenti individuali.
In questo senso, va sostenuta la sperimentazione di particolari incentivi di
mercato, volti a ridurre le emissioni di CO2.
Molti gli interventi possibili, già sperimentati in diversi Paesi. Da tariffe
di smaltimento dei rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla
raccolta differenziata, che va comunque incrementata, a tasse di possesso
automobilistiche legate alle emissioni; dalla detassazione degli investimenti in
ricerca e sviluppo, alla previsione di una carbon tax che penalizzi processi
particolarmente energivori.
In generale: maggiore ricorso al mercato e ai prezzi; minore ricorso a
concessioni, licenze e divieti. Che è come dire: più libertà per tutti, più
responsabilità, anche economica, per ciascuno.
2. Sono indispensabili il potenziamento delle infrastrutture di rigassificazione,
trasporto e stoccaggio del gas, la garanzia della loro reale terzietà rispetto
ai competitors e la diversificazione delle fonti, così da determinare
quell'eccesso di offerta che può creare la concorrenza.
La Rete italiana del gas, se resa effettivamente libera nelle scelte di
investimento garantite dal sistema tariffario, può molto rapidamente costituire
il nucleo fondante della rete europea dei gasdotti, alla quale affidare la
realizzazione della borsa del gas. La creazione di un mercato a breve del gas è
necessaria per portare alla separazione dei prezzi del gas da quelli del
petrolio.
3. L'Italia sia il Paese del sole anche in fatto di energia, diventando entro i
prossimi cinque anni leader in Europa nell'energia solare per usi termici.
L'obiettivo è di rendere permanente l'incentivo previsto dalla legge
Finanziaria 2008 per l'installazione di pannelli solari termici in tutte le case
di abitazione, anche al fine di favorire la nascita di imprese di
produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari. Le misure a favore
delle energie rinnovabili e per l'efficienza energetica devono avere durata
pluriennale certa e fondarsi sempre più sulla leva fiscale, al fine di
mobilizzare al massimo le risorse private disponibili. Per l’Italia, produrre
il 20% di energia con il sole e con il vento, significa risparmiare miliardi di
euro sulle importazioni di petrolio. La nostra proposta è quella di un piano
per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di
riscaldamento degli edifici, privati e pubblici, in modo da creare al tempo
stesso un gigantesco risparmio energetico e un grande volano di crescita
economica.
4. L'Italia deve impegnarsi sulle tecnologie di punta: che si tratti della
cattura del biossido di carbonio per il "carbone pulito", o si tratti
del metano, delle biomasse o dell'idrogeno e anche del nucleare di quarta
generazione, ovvero quello a sicurezza intrinseca e con la risoluzione del
problema delle scorie. È indispensabile essere presenti nelle partnerships
internazionali in questi campi, per sviluppare un'industria energetica
nazionale. Per valorizzare le fonti rinnovabili e la microgenerazione, deve
essere ristrutturato - in cooperazione con le Regioni e gli Enti locali - il
sistema complessivo della distribuzione. Quest'ultima non è più
unidirezionale: da chi la produce alle case, alle aziende ed ai servizi. Ormai
le famiglie e le imprese stesse possono produrre energia, ciò che pretende un
conseguente mutamento della concezione stessa della rete di distribuzione.
b) Nuove tecnologie urbane: 3 città in cui sperimentare
In tema di pianificazione dell’uso e di governo del territorio, l’ideologia
della deregolamentazione è cattiva consigliera. La direzione deve essere
quella, seguita nei Paesi europei più avanzati, di minimizzare il consumo di
suolo vergine, di green land, e di puntare invece sulla riqualificazione delle
brown lands, le aree già costruite.
L'Italia ha bei centri storici conservati bene, mentre le periferie sono
disastrate. Urge un piano di riqualificazione delle periferie, di riassetto
urbanistico e d’immissione delle tecnologie urbane. Ne deriverebbe anche una
rivalutazione degli immobili, in parte utilizzabile per il finanziamento del
piano.
Come sedi per una coerente e sistematica sperimentazione delle politiche
ambientali, di applicazione delle nuove tecnologie di risparmio e microgerazione
dell'energia, di sostegno alla creazione di PMI high tech in campo energetico ed
ambientale, saranno individuate tre città di media dimensione - una nel Nord,
una nel centro e una nel Sud.
c) Il "diritto" alla larga banda
L'effettiva possibilità di accesso alla rete a larga banda deve diventare un
diritto riconosciuto a tutti i cittadini e a tutte le imprese, su tutto il
territorio nazionale - dalla grande città alla montagna, in ogni Comune d’Italia
- esattamente come avviene per il servizio idrico o per l'energia elettrica.
Nelle grandi città, in particolare, è possibile e necessario realizzare reti
senza fili a larga banda (WI-FI, WIMAX, etc. per creare un ambiente disponibile
alla gestione di nuovi servizi collettivi.
d) Slegare il trasporto urbano e treni decenti per i pendolari
1. Occorre aprire alla concorrenza sia la rete degli autobus sia le ferrovie
regionali. Ciascuno deve tornare a fare il proprio mestiere: il sussidio statale
si deve trasformare in incentivo a mettere in concorrenza la gestione delle reti
mediante gare europee e le aziende di trasporto devono imparare a gestire
normali relazioni industriali in un mercato aperto. Ciascuna amministrazione
comunale sarà libera di scegliere le regole che preferisce, entro un campo di
soluzioni diverse, ma lo Stato premierà solo quelle che scelgono il mercato.
2. Lo stesso meccanismo si può applicare verso le Regioni per il trasporto
ferroviario. E' davvero penosa la condizione del servizio offerto a milioni di
pendolari. Solo quando cominceremo a vedere diversi operatori sulle ferrovie
regionali, a confrontare diversi prezzi e standard di qualità in un mercato
aperto dei servizi, potremo soddisfare le aspettative dei pendolari. Occorre
inoltre rimuovere il blocco d’ingresso alla concorrenza costituito dalla
disponibilità dei treni, garantendo ai vincitori delle gare l’opportunità di
acquisire con indennizzo il materiale rotabile utilizzato fino a quel momento
sulle tratte in concorrenza.
Oggi, si presenta una grande occasione: il completamento dell’Alta velocità
metterà a disposizione del trasporto regionale un aumento del 50% delle tratte
ferroviarie. È possibile dare alle aree metropolitane italiane un’armatura su
ferro.
e) Infrastrutture: proporre, valutare, decidere...
Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più da
incapacità di decisione che da carenza di risorse finanziarie. Maggiore
partecipazione/consultazione dei cittadini e maggiore capacità di decisione
sono compatibili. I progetti devono essere presentati agli enti locali ed anche
alla cittadinanza, rendendoli disponibili su web. Dopo uno spazio di tempo per
la discussione e per l'ascolto di tutte le opinioni, il progetto viene
rielaborato sulla base delle osservazioni, per poi decidere con un sistema di
avocazione della capacità decisionale. In questo contesto, va riformata la
normativa di valutazione d’impatto ambientale delle opere (VIA-AIA) con
l'eliminazione dei tre passaggi attuali e la concentrazione in un’unica
procedura di autorizzazione, da concludere in tre mesi. Una volta assunta la
decisione, deve essere previsto un divieto di revoca o l'applicazione di
sanzioni pecuniarie elevate con responsabilità erariale a carico degli
amministratori pubblici interessati.
La priorità va data al trasporto ferroviario (TAV Torino-Lione-Trieste, alta
capacità e trasporto urbano e locale), agli impianti per produrre energia
pulita, ai rigassificatori indispensabili per liberalizzare e diversificare
l'approvvigionamento di metano, agli impianti per il trattamento dei rifiuti,
alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica.
Ecco la novità del nostro ambientalismo del fare: basta con l'ambientalismo che
cavalca ogni Nimby e impedisce di fare le infrastrutture necessarie al Paese:
l'impegno va concentrato nella realizzazione di infrastrutture veramente moderne
(quindi sostenibili).
f) Stadi: costruirne nuovi e privatizzare i vecchi
Potenziare ulteriormente il ruolo dell’Istituto per il Credito sportivo come
“banca” destinata a facilitare, in collaborazione con enti locali e privati,
la realizzazione su tutto il territorio nazionale di impianti sportivi di nuova
generazione, moderni, flessibili ed ecologicamente compatibili.
Continuare nella realizzazione del Programma Stadi confermando l’utilizzo di
risorse pubbliche esclusivamente per la concessione di mutui ed attribuendo in
via prioritaria, con una legge che individui procedure snelle e tempi certi, a
soggetti privati (club di calcio, finanziatori privati) il compito di
privatizzare, realizzare e gestire moderni stadi e palazzetti secondo modelli di
efficienza economica.
6. STATO SOCIALE: PIÙ EGUAGLIANZA E PIÙ SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA, PER CRESCERE
MEGLIO
a) Infortuni sul lavoro: premiare chi investe in sicurezza
La Legge delega sulla sicurezza sul lavoro prevede tutte le misure legislative
necessarie: il Governo Prodi è impegnato ad emanarle prima del 13 aprile. Ma è
soprattutto questione di gestione e di corretta applicazione delle norme, in un
sistema in cui disordine, mancanza di coordinamento, inefficienza la fanno da
padroni:
1. bisogna creare un'unica Agenzia Nazionale per la sicurezza sul lavoro, come
luogo di indirizzo e coordinamento per l'attività ispettiva, preventiva e
repressiva, anche rafforzando il ruolo della concertazione tripartita;
2. anche grazie all'attività dell'Agenzia, potrà essere realizzato un sistema
di forti premi per le imprese che investono in sicurezza, agendo sul livello
della contribuzione; al tempo stesso, una quota delle risorse del surplus INAIL
deve essere utilizzata per aumentare gli indennizzi ai lavoratori infortunati e
per aggiornare le tabelle delle malattie professionali;
3. i lavoratori in nero sono i più esposti al rischio infortuni. Anche alla
luce dell'esperienza applicativa della norma sulla sospensione dell'attività
per le imprese con oltre il 20% di lavoratori irregolari, vanno premiate le
imprese che accolgono l'invito a regolarizzarsi e a rispettare i contratti, come
prevedono le intese realizzate tra governo e parti sociali negli ultimi 18 mesi.
L'obiettivo: "cento protocolli di civiltà", uno per ogni Provincia,
in cui costruire le condizioni concertate per l'emersione.
b) Sono le donne l'asso dello sviluppo
E’ necessario trasformare l’enorme capitale umano femminile inattivo in un
“asso” da giocare nella partita dello sviluppo, della competitività, del
benessere sociale. Passare dal circolo vizioso ad un circolo virtuoso. Più
donne occupate significa, infatti, più crescita; più nascite; famiglie più
sicure economicamente e più dinamiche ;meno minori in povertà.
Le proposte per l’occupazione femminile:
1. incentivi fiscali mirati per il lavoro delle donne (vedi Azione n. 2 -
lettera c), anche al fine di favorire il secondo reddito familiare;
2. incentivi fiscali per promuovere, sul mercato, un settore di servizi “avanzati”
alle famiglie, che sia insieme un settore di occupazione per le donne e un mezzo
di conciliazione;
3. legge sull’eguaglianza di genere nel mercato del lavoro, come in Spagna, e
punteggi più elevati nelle graduatorie per gli appalti alle aziende che
rispettano la parità di genere.
Le proposte per la conciliazione:
1. orari flessibili e “lunghi” negli asili, nelle scuole elementari e negli
uffici pubblici che rendono i principali servizi ai cittadini; gli asili
chiudono solo una settimana a Ferragosto; le scuole elementari organizzano
attività estive e restano aperte anche al pomeriggio; liberalizzazione degli
orari del commercio;
2. nuovo congedo di paternità interamente retribuito, dalle imprese, come nei
Paesi scandinavi, addizionale alla maternità/paternità già oggi prevista e
non fruibile dalle donne;
3. congedi parentali al 100% per 12 mesi, come in Francia;
4. incentivi alla flessibilità di orario richiesta dal dipendente.
c) Asili nido per tutti e bambini più felici, dai primi giorni di vita
L'asilo nido deve diventare un servizio universale, disponibile per chiunque ne
abbia bisogno. Grazie alla cooperazione con le Regioni e gli enti locali, al
lavoro avviato dal Governo Prodi e alle risorse già disponibili, è
conseguibile l'obiettivo di quadruplicare il numero dei posti entro cinque anni,
con servizi che coprano il 25% dei bambini da 0 a 3 anni, contro il 6% attuale.
A questo scopo, va superato qualsiasi eccesso di minuziosa regolazione.
Un bambino su tre incontra determinanti difficoltà di sviluppo nei primi dieci
mesi di vita. In molti, troppi casi questo ritardo iniziale non verrà più
recuperato. Questo fondamentale fattore d'esclusione va dunque aggredito,
fornendo alle mamme in situazioni di disagio economico/sociale l'aiuto
individuale di Assistenti di maternità, che intervengano prima ancora
dell'ingresso del bambino all'asilo nido e gli garantiscano le prime settimane
di vita in un contesto affettivo stabile ed accogliente.
d) Sostenere le retribuzioni basse: garantire un compenso minimo
In Italia, come in altri Paesi, un numero consistente di lavoratori hanno
retribuzioni inaccettabilmente basse; si trovano per questo in una situazione di
povertà che riguarda soprattutto i lavoratori atipici, giovani donne, e che si
cumula spesso con condizioni di precarietà dell'occupazione.
Questa situazione va contrastata, secondo le indicazioni della Unione Europea e
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, con misure diverse e convergenti.
1. Attraverso incentivi e disincentivi (accesso ai benefici pubblici, appalti,
etc.) favorire un migliore rispetto degli standard stabiliti della
contrattazione collettiva, anche sperimentando forme concordate con le parti
sociali di estensione dell'efficacia dei contratti.
2. Sostegno ai bassi salari, riducendo il cuneo fiscale sugli stessi in modo
graduale (come in Francia) per rendere più conveniente alle imprese assumere
questi lavoratori a tempo indeterminato.
3. Sperimentazione di un compenso minimo legale fissato in via tripartita (parti
sociali e governo), per i collaboratori economicamente dipendenti (con
l'obiettivo di raggiungere 1000/1100 euro netti mensili). Va verificato con le
parti sociali se questo minimo possa essere esteso a quei lavoratori dipendenti
che non godono di adeguata protezione da parte della contrattazione collettiva.
In tal modo il compenso minimo si configura come rete di protezione di ultima
istanza anche nei confronti dei minimi contrattuali.
e) Rendere sostenibile la flessibilità e combattere la precarietà
La lotta alla precarietà è indispensabile per dare prospettive di vita
dignitosa ai giovani.
Si devono estendere a tutti i lavoratori le tutele fondamentali, secondo i
principi della Carta dei diritti.
Non è possibile garantire stabilità ai singoli posti di lavoro, ma si può
garantire continuità all’occupazione delle persone, facendo della formazione
permanente un nuovo diritto di cittadinanza. Ma non solo: ci vogliono politiche
attive sul mercato del lavoro, che forniscano tutele del reddito in caso di
disoccupazione; e un sistema efficiente di servizi, di formazione e di occasioni
per il reimpiego. Questo è il senso della migliore flexicurity europea, cui
intendiamo ispirarci.
Un sistema attivo si ottiene potenziando la rete dei servizi, pubblici e
privati, all’impiego e introducendo forme di responsabilizzazione reciproca
fra beneficiari di sussidi e erogatori dei servizi. I primi sono tenuti non solo
ad accettare offerte di impiego e di formazione, pena la decadenza dal sussidio,
ma ad attivarsi per cercare il reimpiego. Cercare lavoro è in sé un’occupazione,
che per questo va retribuita, con un contratto specifico di ricerca d’occupazione.
I servizi all’impiego devono essere responsabilizzati anch’essi ad
attivarsi, offrendo agli operatori incentivi specifici e strumenti adeguati
(compreso il potere di erogare le indennità e di sanzionare le inefficienze).
L'insieme delle nuove politiche per il lavoro deve essere sottoposto - per un
periodo sufficientemente lungo di sperimentazione - a sistematica
valutazione/misurazione degli effetti.
f) Favorire l’accesso dei giovani al lavoro stabile
Troppi giovani sono ora “intrappolati” troppo a lungo, spesso per anni, in
rapporti di lavoro precari.
Questa situazione va contrastata da una parte facendo costare di più i lavori
atipici e di meno il lavoro stabile; dall’altra favorendo un percorso graduale
verso il lavoro stabile e garantito, con varie misure:
1. allungamento del periodo di prova, in misura da concertare con le parti
sociali, per permettere alle imprese, e anche al lavoratore, una più adeguata
valutazione della possibilità di una assunzione a tempo indeterminato;
2. incentivazione e modulazione del contratto di apprendistato come strumento
principale di formazione e di ingresso dei giovani nel lavoro. Le agevolazioni
contributive vanno graduate in rapporto alla qualità e quantità della
formazione dell’apprendista, e tenendo conto dei periodi di apprendistato.
In un primo periodo, di lunghezza variabile da definire con le parti secondo le
necessità di formazione, i trattamenti e le agevolazioni all’impresa restano
quelle attuali; alla fine di questo periodo si procede alla verifica della
qualificazione dell’apprendista, con la possibilità di continuare il
rapporto, se necessario a completare la formazione, con ulteriori agevolazioni,
ovvero di terminare il rapporto (come oggi).
Dopo questo ulteriore periodo vanno previsti incentivi all’impresa che
trasforma il rapporto in contratto di lavoro a tempo indeterminato.
g) Contratti "atipici"? Devono costare di più
I contratti temporanei dovrebbero essere utilizzati soltanto per prestazioni
lavorative veramente a termine, riducendone la durata massima a due anni e
imponendo ai datori di lavoro che li utilizzano il pagamento di contributi più
elevati per l’assicurazione contro la disoccupazione. Infatti, chi è assunto
con contratti a termine ha più probabilità di diventare disoccupato. Il datore
di lavoro deve perciò contribuire a coprire questo rischio, più di quanto
avvenga con altri contratti. Altrimenti il costo della flessibilità graverà
solo sui contribuenti.
h) Dare credito alla creatività
e all'attività delle ragazze e dei ragazzi
Costituire per i giovani - allargando le misure del Protocollo sul welfare -
fondi per il credito e il micro-credito, che consentano di ottenere prestiti,
con restituzione posticipata agevolata, e sostenere finanziariamente percorsi
formativi e progetti imprenditoriali nei settori dell’innovazione tecnologica,
dello sviluppo sostenibile, nei servizi di utilità sociale e impegno civile.
i) Per un vero mercato delle case in affitto
La disponibilità di case in affitto in Italia è di gran lunga inferiore a
quella di altri Paesi. Tale scarsa disponibilità blocca la mobilità, specie
dei giovani e delle giovani coppie.
Una svolta può derivare dalle seguenti scelte:
1. investimenti nell'edilizia residenziale pubblica ad affitto sociale, con
l'obiettivo di raggiungere quote simili a quelle presenti negli altri Paesi
europei;
2. accrescere la presenza di nuovi investitori privati nel settore immobiliare,
attraverso l’utilizzo di Società d’Investimento Immobiliare Quotate e la
liberalizzazione del mercato: politiche di regolazione del mercato che
incentivino i proprietari a porre sul mercato degli affitti le case, anche
riducendo progressivamente le proroghe generalizzate degli sfratti;
3. introdurre l’obbligo di destinare nelle convenzioni urbanistiche una quota
(es. il 15%) delle nuove costruzioni agli affitti a canone concordato;
4. varare anche in Italia interventi di social housing .Non si tratta della
tradizionale edilizia residenziale pubblica, destinata a fasce sociali
svantaggiate. I fondi immobiliari di tipo etico costruiscono o acquisiscono
unità abitative e le mettono sul mercato, senza sussidi pubblici, ad affitti
sostenibili. Se i terreni delle nuove costruzioni sono conferiti dai Comuni, i
fondi vanno in equilibrio con affitti ancora più bassi. Si possono promuovere
fondi a controllo o a partecipazione pubblica; si possono coinvolgere nell’operazione
la Cassa Depositi e Prestiti e le Fondazioni di origine bancaria. E si può
intrecciare questa attività con la dismissione e riqualificazione di tanto
patrimonio immobiliare pubblico, specie degli Enti locali.
j) Per l'invecchiamento attivo
Il nostro tasso di occupazione degli over 50 è sotto la media europea.
Occorrono misure diverse: agevolazioni alle imprese che assumono over 50 a tempo
indeterminato, incentivi ai lavoratori che prolungano il lavoro oltre l’età
pensionabile (sopravvalutazione del tempo di lavoro ai fini della pensione,
abolizione del divieto di cumulo fra retribuzione e pensione), part-time misto a
pensione.
k) Il buono-servizio per i non autosufficienti e i diversamente abili
1. Elevare gradualmente l’importo mensile dell’indennità di accompagnamento
da 455 fino a 600 euro in media per il 30% degli utenti (450.000 persone) che
hanno maggiore bisogno di assistenza, mantenendo il valore attuale per le altre.
L’accesso alla misura rimane sulla base del bisogno: l’ammontare è
determinato in base all’Indicatore di Situazione Economica Equivalente.
2. Affiancare all’indennità di accompagnamento monetaria per i cittadini non
autosufficienti e i diversamente abili la possibilità per loro di optare per
una dotazione mensile, di valore maggiore dell’indennità e finanziata anch’essa
dallo Stato, di buoni-servizio per l’acquisto di servizi di assistenza
domiciliare integrata organizzati dai comuni:
- i buoni sono nominativi e non trasferibili;
- possono essere spesi dal cittadino solo per l’acquisto di servizi offerti
dai comuni o da erogatori (cooperative, organizzazioni no profit, etc.)
accreditati e regolati dai comuni.
l) Governare l’immigrazione per non subirla
Affinché l’immigrazione sia vissuta non come una minaccia, ma come
un'opportunità, è necessario che essa sia governata e non subita.
1. La legge Bossi-Fini produce immigrazione irregolare. Deve essere introdotta
una modalità d’ingresso sponsorizzata e garantita da associazioni certificate
e da enti locali, che permetta - entro limiti temporali prestabiliti - la
ricerca di lavoro. Nell’ambito di una programmazione imperniata su una
corretta lettura del fabbisogno di forza lavoro e di sostenibilità sociale dei
nuovi ingressi, la politica migratoria deve incoraggiare l’afflusso di
lavoratori con profili professionali di qualità.
2. Si deve procedere all’estensione della durata dei permessi di soggiorno,
alla semplificazione delle modalità dei rinnovi, alla conservazione delle
prerogative del soggiornante regolare nelle more dei rinnovi, a prestare la
massima cura nel rendere efficienti, produttivi e rapidi i meccanismi
amministrativi, passando la responsabilità dei rinnovi ai comuni.
3. E’ necessario un patto di cittadinanza con gli immigrati, basato su un
sistema chiaro di diritti e di doveri, con al centro i valori fondanti della
nostra Costituzione. Si deve poi prevedere la concessione del diritto di voto
amministrativo dopo un congruo periodo di residenza regolare (cinque anni) su
richiesta degli interessati (in analogia al trattamento previsto dalla normativa
per i comunitari). Quindi, una riforma delle norme sulla cittadinanza che
introduca il principio dello jus soli, affinché i bambini nati o cresciuti in
Italia possano acquisire la cittadinanza italiana e che contempli una verifica
dell’integrazione sociale e linguistica dell’immigrato per il conseguimento
della cittadinanza.
4. Favorire la regolarità dell’ingresso e della permanenza nel Paese e
contrastare duramente la clandestinità e la criminalità.
Dare migliore efficacia ed effettività ai provvedimenti di espulsione ed
organizzare un sistema di contrasto della clandestinità in cui siano presenti i
Centri di Identificazione e Garanzia per la determinazione dell’identità
degli irregolari, al fine di permetterne il rimpatrio, che va sostenuto anche
con programmi di rimpatrio volontario ed assistito attraverso il Fondo Rimpatri.
Le donne straniere che denunciano violenze familiari devono ricevere un permesso
di soggiorno per motivi di protezione umana.
m) Sanità: più imprenditorialità, meno intrusioni della politica
La Sanità italiana è al secondo posto nella graduatoria dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità: ciò è il frutto dell'impianto universalistico del
nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che garantisce ai cittadini standard
generalizzati di assistenza e presenta centri di eccellenza di livello
internazionale. Il SSN è dunque un patrimonio che va valorizzato e rafforzato,
correggendo gli squilibri territoriali che limitano il diritto alla salute in
alcune Regioni del Paese, specie nel Mezzogiorno, nonché le rigidità
organizzative e le lentezze burocratiche che provocano file di attesa e disagi
ai cittadini.
1. Modificare - rendendole più trasparenti - le relazioni contrattuali tra
Regione ed Aziende ospedaliere, combinando le soluzioni positivamente adottate
in alcune Regioni - finanziamento ex ante di un'offerta equilibrata di servizi
sul territorio - e quelle fondate sullo sviluppo di un certo grado di
concorrenza tra le strutture, tramite la capacità di attirare pazienti. Questo
metodo segnalerebbe alla Regione le strutture migliori e quelle con performances
peggiori e aiuterebbe a sciogliere il nodo del corretto rapporto tra management
ospedaliero e direzione politica.
E' necessario poi attuare - in cooperazione con le Regioni - un piano di
ammodernamento strutturale e tecnologico della rete ospedaliera, per migliorare
i livelli di sicurezza e la qualità delle cure.
2. Il Governo del PD si impegna a ridurre le liste di attesa, che creano
intollerabili differenze tra i cittadini. La legge n. 120 del 2007 ha introdotto
il concetto di "urgenza differibile", sulla cui base un cittadino ha
il diritto di essere assistito dal SSN entro 72 ore dalla richiesta, per tutte
le patologie che, pur essendo urgenti, non necessitano di pronto soccorso o
ricovero immediato. I tempi medi di attesa per una prestazione devono
equivalersi nell'attività pubblica istituzionale e in quella libero
professionale.
3. Il caso delle nomine clientelari e partitiche nella Sanità è quello sotto
il mirino dei media, anche se non è certamente l’unico. Per questo il PD
sosterrà il ddl predisposto dal Governo Prodi sulla “Qualità e sicurezza del
SSN”, che contiene due importanti innovazioni: l’istituzione di un sistema
nazionale e regionale di valutazione dei risultati del SSN, nonché procedure di
selezione e nomina del personale amministrativo e medico volte a valorizzare le
competenze tecniche e a neutralizzare le interferenze dirette della politica. La
politica sceglie il ministro, il sottosegretario, l’assessore alla Sanità, ma
non deve scegliere i primari. Attraverso le opportune intese con le Regioni, si
deve giungere a modifiche legislative e regolamentari tali da consentire che la
nomina dei Direttori Generali delle ASL sia effettuata attraverso la
designazione da parte di una Commissione regionale di tre tecnici-saggi, che
procedono alla selezione dei candidati attraverso pubbliche audizioni. Alla fine
di questa procedura - e solo allora - interviene la decisione del Presidente
Regionale. In alternativa, può essere perseguita la strada di un albo nazionale
garantito da rigorose procedure concorsuali pubbliche, dal quale le singole
Regioni potranno scegliere le persone più adatte in base ad un rapporto
fiduciario.
4. Gli italiani spendono di tasca propria almeno 25-30 miliardi di euro per
servizi e prestazioni sanitarie che acquistano sul mercato, specie in aree come
l'odontoiatria. È quindi necessario operare per lo sviluppo di un pilastro
realizzato su basi complementari, anche attraverso un patto con Sindacati e
Imprese per favorirne l'inserimento nella libera contrattazione. In particolare,
è opportuna la creazione di un Fondo odontoiatrico promosso dal pubblico e
contribuito volontariamente dai cittadini. Due gli effetti positivi: il Fondo
avrebbe maggior potere di acquisto delle prestazioni odontoiatriche, facendone
abbassare il costo di mercato; e i contributi godrebbero di sgravi fiscali,
rapidamente coperti dalla emersione. Gli enti locali che lo volessero potrebbero
finanziare la contribuzione al Fondo per le categorie "deboli".
5. È indispensabile una forte iniezione di innovazione nel sistema. Ad esempio,
con la telemedicina: un grande programma di diffusione di tecnologie, in grado
di far dialogare il cittadino con le strutture e con i professionisti, per
quanto possibile, da casa, facendo muovere le informazioni invece dei pazienti.
Si devono far dialogare i professionisti per raggiungere efficacia ed efficienza
nelle prestazioni fornite, valorizzando la medicina di base come serio e reale
filtro verso le prestazioni ospedaliere.
È necessario, per le persone affette da "malattie rare", accrescere
l'impegno per la ricerca e per iniziative specifiche, quali: best practices
cliniche in materia di riabilitazione, riconosciute a livello internazionale;
intervento multidisciplinare a favore del singolo paziente; promozione di centri
di eccellenza nazionali di riferimento per le singole patologie; valorizzazione
delle associazioni di pazienti come interlocutori istituzionali.
n) Attuare la 194, in tutte le sue parti
Il dramma dell’aborto è una esperienza che le donne vogliono evitare. Devono
essere aiutate a farlo, attraverso un più vigoroso impegno e il potenziamento
delle strutture sanitarie pubbliche e del volontariato.
L’accoglienza della vita è un valore per la società e va favorita e promossa
con azioni specifiche a sostegno delle donne. Educare alla procreazione
responsabile, alla genitorialità, con particolare riferimento alle donne
immigrate ed ai giovani, è un obiettivo prioritario per il PD.
La legge 194 è una legge equilibrata, che ha conseguito buoni risultati: ha
consentito una maggiore tutela della salute della donna e favorito una forte
riduzione del numero degli aborti. Il PD si impegna dunque ad attuarla, anche
alla luce delle nuove possibilità offerte dalla scienza, in tutte le sue parti.
L'obiettivo è un'ulteriore riduzione del numero degli aborti, anche attraverso
azioni specifiche rivolte alle famiglie di immigrati e ai giovani.
7. CULTURA, SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA: PIÙ AUTONOMIA, PER L'EQUITÀ E
L'ECCELLENZA
a) Scuola: quattro obiettivi precisi
1. Assicurare il successo educativo a tutti i ragazzi fino ai sedici anni.
2. Portare al diploma almeno l’85% dei nostri ragazzi, e comunque fare sì che
nessuno lasci i percorsi di istruzione senza una qualificazione spendibile sul
mercato del lavoro.
3. Proseguire l’azione per ridare peso e valore, accanto ai licei, agli
istituti tecnici e professionali di stato, in un sistema nazionale, articolato
sul territorio, di istruzione tecnica, anche di livello superiore.
4. Integrare l'educazione all'arte, dalle scuole primarie all'università,
aumentando le forme di cooperazione tra sistema dell'istruzione e sistema
culturale.
b) Autonomia fa migliore educazione
Realizzare un nuovo salto nell'autonomia degli Istituti scolastici, facendo leva
sulle capacità manageriali dei loro dirigenti, all'interno di organi di governo
aperti al contesto sociale e territoriale; sulla piena responsabilità degli
insegnanti nel definire - nel quadro di regole generali di funzionamento del
sistema e di indirizzi nazionali - gli specifici contenuti dell'insegnamento;
sulla valutazione sistematica dei risultati; sulla possibilità effettiva dei
genitori di scegliere sul territorio la scuola cui iscrivere i figli e di
partecipare consapevolmente alla sua gestione. Le scuole dell’autonomia devono
essere più libere, condizione essenziale per poter essere valutate. Devono
poter disporre della flessibilità necessaria nell’orario, nella promozione
della formazione degli insegnanti (anche attraverso periodi sabbatici) e nella
gestione degli organici, per reggere l’innovazione didattica e organizzativa
necessaria. In questo quadro, va pienamente valorizzata la professionalità
docente, avviando una vera e propria carriera professionale degli insegnanti,
che valorizzi il merito e l’impegno.
c) Più ore di matematica
Nel contesto di un'azione volta a rafforzare le fondamentali competenze di base,
accrescere le competenze matematiche e scientifiche dei nostri studenti, anche
attraverso un ampliamento delle ore di insegnamento e un programma straordinario
di reclutamento di insegnanti, in modo tale da compensare, entro la Legislatura,
il gap di conoscenze specifiche rispetto alla media dei Paesi OCSE.
È necessario ampliare gli spazi dell'apprendimento dell'inglese e sperimentare
l'insegnamento in inglese di una materia curricolare. Dovranno essere
immediatamente attivati i necessari corsi di formazione degli insegnanti.
d) Scuole belle ed aperte, anche ai nonni
Lo stato di abbandono e di scarsa manutenzione degli edifici scolastici è molto
grave. Il Governo Prodi ha visto giusto lanciando il programma nazionale per l’edilizia
scolastica. Ci sono risorse non solo per riqualificare le strutture esistenti,
ma per farne i luoghi più belli e accoglienti del quartiere, con architetture
nuove, attrezzature didattiche di qualità, strumenti tecnologici e ampia
dotazione di servizi.
Ciò consentirà di svolgere meglio prima di tutto la funzione scolastica,
accorpando nello stesso edificio diversi cicli e indirizzi formativi, in veri e
propri "campus della scuola dell’obbligo".
Dopo la ristrutturazione, questi patrimoni pubblici dovranno essere utilizzati
al massimo grado, tenendoli aperti giorno e sera. Innanzitutto, per riportare
anche i genitori e gli adulti a studiare. Possono diventare centri di iniziative
contro l’evasione dell’obbligo scolastico e per il recupero di ragazzi in
difficoltà. Dalla musica, al teatro, all’arte, al multimediale, tutte le
forme di espressione culturale dei giovani devono trovare nel campus la propria
casa di produzione. Dalla formazione di piccole orchestre e cori, all’alfabetizzazione
tecnologica della cittadinanza e per l’accesso ai nuovi servizi di
e-government, creando anche le condizioni di scambio tra le diverse generazioni
(ad esempio, impegnando i ragazzi ad educare i nonni all’uso di internet).
Cento di questi "campus" dovranno essere pronti per il 2010.
e) Scuola primaria e sport
Estendere a tutta la scuola primaria l’introduzione della pratica motoria nel
ciclo curricolare. Adottare la legge per lo sport per tutti destinata a
disciplinare, con le Regioni e gli enti locali, il miglior funzionamento del
Fondo per lo sport di cittadinanza
f) Modernizzare le Università e creare una nuova leva di ricercatori
1. L'università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e
della crescita.
a. Riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della la loro
specializzazione in poche discipline, per raggiungere livelli di eccellenza.
b. Modernizzazione delle Università italiane, esaltando la loro autonomia
finanziaria, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace
dell'utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi, aumentando la competizione
tra gli atenei. Vogliamo portare in 10 anni il trasferimento pubblico per l’università
e la ricerca al livello dei Paesi più attivi e vitali nell’economia globale,
ma far sì che una quota crescente, fino ad arrivare almeno 30%, sia trasferita
tramite valutazione, avvalendosi dell'Agenzia Nazionale della Valutazione
dell'Università e della Ricerca istituita dal Governo Prodi.
c. Nell'ambito del sistema nazionale dell'istruzione universitaria, va
riconosciuta effettiva autonomia agli atenei e promossa la loro
internazionalizzazione, per rompere chiusure baronali e portare l'università
italiana nel novero dell'eccellenza mondiale. Ciascun ateneo deve essere libero
di assumere personale docente italiano e straniero, di darsi il sistema di
governo che ritiene più adeguato, di stabilire le norme per l’ammissione
degli studenti, di fissare liberamente le rette.
d. Garantita la funzione pubblica dell'insegnamento universitario, va perseguita
la possibilità di utilizzo del regime privatistico per i docenti nuovi assunti,
agendo contemporaneamente per un rinnovamento del corpo docente universitario
che abbatta l’incertezza dei lunghi precariati.
e. Più concorrenza dal lato della domanda e borse di studio spendibili in
qualsiasi università. Sviluppare sistemi per la concessione di prestiti d’onore,
la cui restituzione potrebbe essere collegata ai redditi conseguiti dopo la
conclusione degli studi. Indirizzare il ruolo delle fondazioni bancarie verso la
formazione di capitale umano, con borse di studio e investimenti a favore delle
strutture.
f. Potenziamento della rete di Politecnici, che funzioni da dorsale tecnologica
del Paese.
g. Progettazione e realizzazione di una grande università telematica pubblica.
h. ERASMUS effettivamente accessibili a tutti gli studenti universitari
italiani, sostenendo con adeguate borse di studio coloro che provengono da
famiglie non abbienti.
2. Favorire la ricerca non finalizzata, con l’obiettivo di:
a. creare una nuova leva di giovani ricercatori;
b. investire su questi ricercatori come risorsa per modernizzare il
funzionamento delle istituzioni di ricerca;
c. investire nella creazione di quell’”eccesso di capacità” che è
precondizione di ogni ricerca finalizzata.
Per il conseguimento di questo secondo obiettivo, serve un programma, gestito da
un’agenzia indipendente, per selezionare, con criteri internazionali, 1000
giovani ricercatori (italiani e stranieri) ad alto potenziale, ai quali
finanziare altrettante idee di ricerca per un periodo di dieci anni, con
contratti di ricerca individuali e adeguato budget per spese di progetto (spesa
preventivabile: 800-1000 milioni di euro nel decennio). Non si dovrebbero porre
altre condizioni, se non la qualità scientifica dei proponenti e l’accettazione
di regole di valutazione di tale qualità nel corso dell'attività.
g) Cultura: il più importante investimento
Il PD è nato sotto la spinta di una concezione vitale e non burocratica della
cultura, ispiratrice di una visione alta del vivere e rivelatrice di bisogni
spirituali non ancora palesati. La sua espressione concreta nella scienza, nelle
arti e nel rispetto dei beni testamentari del nostro glorioso passato, è al
centro degli interessi e della politica del PD. Le giovani generazioni saranno
messe in grado di concepire la cultura come il più importante investimento. Ci
impegnamo a riformare l’intero sistema culturale, rendendolo più produttivo e
favorendo lo sviluppo di ogni suo segmento:
1. Convergenti politiche dal lato dell'offerta e della domanda di ricerca,
puntando sulla modernizzazione di grandi servizi pubblici (infomobilità,
energia sostenibile, beni culturali, aerospazio, e-government, infrastrutture):
una frazione della domanda pubblica sempre impegnata attraverso contratti con
Università o Enti di Ricerca. Realizzazione di concorsi di idee e di
commissioni pubbliche di nuove opere artistiche, architettoniche e urbanistiche
in tutto il territorio nazionale.
2. Crediti d'imposta automatici (vedi 8b) per le imprese che assumono
"scienziati" per attività di progettazione e ricerca e progetto di
venture capital promosso da Cassa Depositi e Prestiti nel settore
dell'innovazione: robotica, social network, meccatronica, biotech.
3. Accrescere l'autonomia e premiare l'imprenditorialità delle organizzazioni
culturali e introdurre sistemi di valutazione, per massimizzare gli effetti dei
finanziamenti pubblici nel settore.
4. Istituire il Centro nazionale per il cinema e l'audiovisivo, per
razionalizzare e semplificare il sistema pubblico di sostegno e promozione
dell'intero settore, passando dall'attuale frammentazione delle competenze
amministrative ad una gestione unitaria. A ciò concorre l'istituzione del nuovo
Fondo di finanziamento per il cinema e l'audiovisivo (vedi Azione n. 12/4).
8. IMPRESE PIÙ FORTI, PER COMPETERE MEGLIO
a) Nuove regole, per andare oltre il capitalismo "relazionale"
Proponiamo cinque iniziative, da attuare in parallelo e non in sequenza.
1. Una prima iniziativa normativa è volta ad applicare parti della cosiddetta
Legge Amato (1990) ai settori industriali e dei servizi non finanziari. In
particolare, essa dovrebbe offrire incentivi a:
a. le imprese industriali di piccole e medie dimensioni che attuano processi di
concentrazione e/o costruiscono efficaci reti integrate di imprese nei mercati
internazionali;
b. le stesse imprese che ‘aprono’ la propria struttura proprietaria ‘chiusa’
e – se richiesto dalla complessità della nuova dimensione organizzativa –
si dotano di manager indipendenti dal proprietario-imprenditore-capo famiglia e
– in generale – di forme evolute di corporate governance;
c. le attività di servizio che, potendo sfruttare economie di scala e di scopo,
si aggregano e assumono una più complessa forma societaria e organizzativa.
2. Una seconda iniziativa normativa riguarda qualche modifica da apportare alla
Legge del 2001 sul nuovo diritto societario. In particolare, si tratterebbe di
incentivare a quotarsi in mercati regolamentati le società per azioni non
quotate ma con caratteristiche da quotate, riducendo i divari fra i requisiti
richiesti alle Spa quotate e quelli richiesti alle Spa ‘aperte’ non quotate;
alleggerire la regolamentazione delle Spa ‘chiuse’ e, come tali, non
quotate.
3. Una terza, l'approvazione di una disciplina dei rapporti con parti collegate
più rispettosa dei diritti e degli interessi delle minoranze; in modo tale da
ridurre i cosiddetti "benefici privati del controllo", e, per questa
via, accrescere l'effettiva contendibilità delle imprese.
4. Una quarta iniziativa normativa e di policy riguarda l’esigenza di erodere
gli ampi spazi di rendita, che si annidano nella maggior parte dei servizi non
finanziari, mediante processi di liberalizzazione.
5. Infine i conflitti di interesse vanno rimossi nella nuova logica
dell'intervento pubblico: li elimina uno stato che fa meno gestione diretta,
concentrandosi su leggi antitrust.
b) Basta col fondo perduto: tutto per la ricerca e l'innovazione
Le politiche per il rilancio della competitività delle imprese dovranno puntare
sulla ricerca e l’innovazione, confermando le scelte strategiche impostate dal
Programma Industria 2015.
Progressiva riduzione dei sistemi tradizionali di incentivazione alle imprese,
spostando le risorse pubbliche verso strumenti largamente automatici, che
garantiscano riduzione dei costi amministrativi di gestione e un quadro di
certezze e stabilità nel tempo per chi investe.
Rendere strutturale il credito d’imposta su ricerca e sviluppo, che
rappresenta uno strumento molto potente per le PMI, e può favorire una
riqualificazione del rapporto tra imprese e università.
Sul lato delle nuove frontiere tecnologiche, in particolare nei settori legati a
sviluppo sostenibile, salute e benessere, creare le condizioni per lo sviluppo
di nuove filiere produttive ad elevato contenuto innovativo, agendo sia sul
versante della riqualificazione della domanda pubblica, sia sul versante del
sostegno a progetti di innovazione realizzati dal sistema delle imprese.
Per le PMI, sostenere processi di collaborazione industriale per la
realizzazione di reti di imprese in grado, da un lato, di valorizzare lo
straordinario patrimonio di vitalità imprenditoriale del nostro paese e dall’altro
di affrontare i necessari processi di innovazione tecnologica ed
internazionalizzazione produttiva.
c) Contro la burocrazia: semplificare la vita a cittadini e imprese
1. Le tasse non sono solo quelle che si definiscono tali. Alla pressione fiscale
andrebbe aggiunta la pressione burocratica, cioè il peso (monetario) delle
procedure burocratiche addossate ai cittadini e alle imprese. La responsabilità
della pressione burocratica è in larghissima misura del Parlamento che legifera
senza vincoli sotto questo profilo. La proposta: in tutti i casi in cui il
Parlamento intenda introdurre una nuova procedura, deve obbligatoriamente
procedere a valutarne il costo monetario per cittadini ed imprese e deve
obbligatoriamente procedere ad attribuire a cittadini ed imprese un credito
d'imposta pari al 50% di quel costo. Il Parlamento smetterebbe di legiferare
"gratis" in questo campo.
2. Divieto - a far data dal 1° gennaio 2009 - per le Pubbliche Amministrazioni
di richiedere ai cittadini ed alle imprese documenti e certificati compilati e/o
emessi dalle stesse P.A. in senso lato. Obbligo, per le amministrazioni dello
Stato di mettere on line i documenti ed i certificati che potrebbero essere
richiesti da altre amministrazioni. Commissariamento per le amministrazioni che
non lo avessero fatto entro la data prevista.
3. Il debito non è quello che si definisce tale. Infatti, al debito ufficiale
bisognerebbe aggiungere i rimborsi fiscali (Iva, Ire ed Ires) che a volte
risalgono a 10 anni fa, nonché le somme dovute dalle pubbliche amministrazioni
(in particolare dalle Aziende sanitarie alle imprese). Realizziamo un’emissione
straordinaria di titoli per coprire il pregresso e stabiliamo per legge che
oltre i sei (da ridurre, nel medio periodo, a tre) mesi di ritardo della
amministrazione fiscale e delle pubbliche amministrazioni si faccia luogo alle
stesse procedure che queste amministrazioni usano nei confronti dei cittadini.
Sarà una buona base per sciogliere un secondo, intricatissimo nodo: la lentezza
esasperante dei “lavori pubblici”. Basterà seguire il buon esempio offerto
dalle realizzazioni delle opere pubbliche per il 150° anniversario dell’Unità
d’Italia: stanno procedendo ad un ritmo dieci volte superiore a quello usuale.
Dunque, cambiato quel che c'è da cambiare, si adottino come “normali”
quelle procedure straordinarie.
4. Passare dall'amministrazione che autorizza, all'impresa responsabile della
proprio attività.
Le Agenzie per le imprese, enti privati promossi dalle Associazioni o da
professionisti associati, sono lo strumento attraverso il quale l'impresa
diffusa può accedere ad un nuovo rapporto con le Pubbliche Amministrazioni,
fondato sull'autocertificazione e sui controlli ex post.
d) Promuovere la buona agricoltura
1. Spostare più risorse comunitarie dagli aiuti diretti al mercato verso le
Politiche di Sviluppo Rurale (con particolare riferimento alle zone svantaggiate
e di montagna), in coerenza con lo spirito della riforma della Politica Agricola
Comune (PAC), che è stato sostanzialmente tradito nella sua applicazione.
2. Incentivare la diffusione dell'agricoltura biologica, utilizzando al meglio
lo strumento del relativo Piano e prevedendo la creazione di un Marchio per il
Biologico italiano.
3. Avviare un intervento coerente ed organico per lo sviluppo delle bioenergie,
che dia un quadro di certezze nel lungo periodo, sia per quanto riguarda gli
incentivi fiscali, sia per quanto riguarda l'assetto normativo.
4. Porre un efficace freno al processo di continua erosione delle superfici
destinate all'agricoltura da parte di altre tipologie di utilizzo.
5. Dare finalmente attuazione alla legge sull'indicazione in etichetta
dell'origine delle materie prime agricole trasformate.
6. Favorire la filiera corta e il rapporto diretto tra i produttori agricoli e
agroalimentari e i consumatori.
7. Difendere i marchi DOP e IGP a livello comunitario e in sede di accordi WTO.
8. Intensificare il sistema dei controlli per combattere l' "agropirateria"
e le frodi alimentari.
e) Turismo: lo stato promuova l'Italia nel mondo
In attesa di una riforma del Titolo V della Costituzione, attraverso un'azione
concertata con le Regioni deve essere riassunta in capo allo Stato la
definizione della strategia nazionale per lo sviluppo del Turismo. Deve invece
restare affidata alle Regioni la gestione delle politiche di regolazione e
sostegno delle attività turistiche.
In questo quadro, il Governo del PD si impegna a promuovere un'iniziativa in
sede europea per l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta alle attività
turistiche nel loro complesso o a segmenti significativi delle stesse.
f) Più democrazia economica
Imprenditore e lavoratore sono legati da un "comune destino". E'
quindi necessario dare avvio a forme più avanzate di democrazia economica,
anche per consentire ai lavoratori di partecipare ai profitti dell'impresa.
1. Partecipazione finanziaria. Si può "affiancare" al risparmio
individuale, gestito da investitori istituzionali, un mercato di capitali
"da lavoro dipendente", con l'azionariato dei dipendenti e un più
forte ruolo dei fondi pensione promossi dalla contrattazione collettiva.
2. Il modello duale nella governance d'impresa, anche prevedendo la presenza dei
rappresentanti dei lavoratori nel Consiglio di Sorveglianza.
3. Forme negoziate tra le parti di costruzione di un legame diretto tra
componenti della retribuzione dei lavoratori e utili di impresa (al di là della
contrattazione di secondo livello, fondata sulla produttività).
4. Diffusione del ricorso alla Responsabilità Sociale d'Impresa.
9. CONCORRENZA PRODUCE CRESCITA
a) Una legge all'anno e autorità più forti
1. Rendere sistematica nell’ordinamento l’analisi della necessità e della
proporzionatezza delle restrizioni normative e amministrative esistenti o da
adottare. Devono rimanere vigenti solo quelle misure restrittive che sono
strettamente necessarie e proporzionate al perseguimento dell’interesse
generale.
2. Approvare una legge all’anno sulla concorrenza, impegnando il Parlamento ad
istituire una Commissione speciale di esame, con sessione di lavoro e tempi
definiti (3 mesi) per esaminare in modo sistematico le segnalazioni e i pareri
espressi dall’Autorità Antitrust in materia di restrizioni ingiustificate
alla concorrenza ed orientare l’attività normativa verso l’eliminazione
degli ostacoli rilevati dall’Antitrust; e impegnando la Conferenza
Stato-Regioni a dedicare una seduta straordinaria rivolta all’assunzione di
impegni reciproci e vincolanti nel campo della regolazione dei mercati e delle
attività economiche. Nella prima legge annuale, inserire le misure di
liberalizzazione (telefonia, trasporto ferroviario, trasporti locali,
distribuzione di carburanti, semplificazioni per le imprese) previsto dal terzo
pacchetto Bersani, approvato in un solo ramo del parlamento nella XV
Legislatura.
3. Per fare funzionare al meglio i mercati gradualmente aperti alla concorrenza,
le Autorità di regolazione sono essenziali.
Va quindi:
a. realizzata la riforma e l’armonizzazione dei meccanismi di nomina dei
vertici di tutte le Autorità indipendenti: proposta del Governo e parere
vincolante delle commissioni parlamentari competenti; procedimento trasparente,
preceduto dalla pubblicazione dei profili dei nominativi proposti dal governo
(se non addirittura di call pubblico delle candidature) e audizioni parlamentari
per ciascuno di essi. In definitiva, il deterrente migliore è il controllo
sociale (o il suo timore);
b. previsto che i componenti di ciascuna Autorità scadano in tempi diversi,
come accade nel caso della Corte Costituzionale;
c. introdotta e rafforzata l'attività di regolazione nei settori privi di
Autorità (ad esempio, i trasporti), e previsto il coordinamento statale della
regolazione dei servizi pubblici erogati da Regioni e Comuni: può provvedervi
un’Autorità nazionale, espressione congiunta dello Stato, delle Regioni e dei
Comuni.
4. Nel settore dei servizi bancari vanno conseguiti la riduzione dei costi dei
servizi offerti, la trasparenza e la semplificazione dei contratti, la
diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, il miglioramento delle
opportunità di finanziamento di famiglie e imprese, attraverso l’introduzione
di forme di autoregolamentazione del settore e intese tra Governo, associazioni
di rappresentanza e parti sociali interessate.
b) Servizi pubblici di qualità, a prezzi più bassi
La qualità e l’efficienza dei servizi pubblici rappresentano una variabile
fondamentale per la qualità della vita di una collettività (anche ai fini
della tutela effettiva degli strati più deboli della popolazione) e per la
competitività del sistema economico. L’obiettivo è la garanzia universale
dei servizi pubblici al massimo livello di qualità, al minimo costo di
produzione e con la più ampia trasparenza dei meccanismi di determinazione
delle tariffe.
Per garantire la qualità e l’universalità di questi “servizi di interesse
generale”, il “pubblico” deve definire, a livello nazionale, gli standard
minimi di qualità, associati a controlli rigorosi e a sanzioni incisive. Nei
controlli sarà necessario coinvolgere a pieno titolo i cittadini-utenti, con
forme sistematiche e trasparenti di raccolta dei reclami, delle segnalazioni,
dei suggerimenti e con la garanzia del rimborso dei danni subiti a causa del
mancato rispetto degli standard minimi.
Un ulteriore fattore di modernizzazione dei servizi pubblici è costituito
dall'aumento del grado di concorrenza nella loro erogazione. E’ indispensabile
che i cittadini/clienti (siano essi famiglie o imprese) possano godere dei
vantaggi derivanti da un mercato nel quale più operatori competono tra loro sul
prezzo e sulla qualità del servizio, al fine di aggiudicarsi la preferenza dei
clienti: la possibilità di scegliere tra offerte diverse è quindi un
presupposto indispensabile. Là dove questo non sia tecnicamente possibile (ad
esempio nella gestione di reti), il fornitore del servizio, per un tempo
predefinito (che consenta gli investimenti necessari, ma non pregiudichi la
possibilità di nuovi, futuri fornitori) va individuato attraverso gare che
siano aggiudicate sulla base del fondamentale criterio di incrementare i
benefici per i cittadini/clienti, sia attraverso una diminuzione dei prezzi loro
applicati, sia attraverso la previsione di investimenti che garantiscano la
sicurezza del servizio e la diminuzione futura dei costi, incentivando l’efficienza
del processo di fornitura.
c) Professionisti in Società
Anche per valorizzare le capacità dei giovani professionisti, che non
dispongono (ancora) dei capitali necessari ad organizzare studi associati
competitivi, è necessario consentire la costituzione di società di capitali,
secondo gli ordinari modelli societari previsti dal libro V del Codice civile,
aventi per oggetto esclusivo l’esercizio della professione o di più
professioni (società multiprofessionali).
d) Valorizzare le Associazioni dei consumatori
Per incidere sulle cause strutturali del carovita è necessario combinare lo
strumento della concorrenza (già vigorosamente utilizzato dal Governo Prodi)
con quello della regolazione, incentivando processi di razionalizzazione e
ammodernamento delle infrastrutture logistiche essenziali. Dovrà essere
valorizzata la voce delle associazioni "consumeristiche" in adeguate
forme di coordinamento che ne superino l'attuale frammentazione.
10. SUD E MEDITERRANEO: puntare tutto sulle infrastrutture materiali
e immateriali e sul miglioramento della qualità dei servizi pubblici
Per far ripartire il Sud e renderlo una opportunità-Paese bisogna ricordare,
innanzitutto, che dove sta bene un cittadino sta bene un’impresa. Ciò
significa riduzione degli incentivi finanziari a vantaggio degli investimenti
sul capitale sociale e, in particolare, significa dare rilevanza strategica agli
obiettivi di servizio, finanziando con adeguate premialità target misurabili in
campi come acqua, istruzione di base, servizi di cura per infanzia e anziani,
così da restituire una cittadinanza piena agli individui attraverso l’acquisizione
di diritti e mettere le basi per creare un contesto favorevole allo sviluppo
economico. Lo stesso vale per il tema della sicurezza, sulla quale è giusto
convogliare consistenti risorse della politica regionale, nazionale e
comunitaria.
Occorre una drastica revisione dei programmi, e un altrettanto drastico
accentramento delle risorse su pochi obiettivi, quantificabili e controllabili.
Il nostro obiettivo è quello di portare entro il 2013 la rete delle
infrastrutture e dei servizi per i cittadini, le imprese e le istituzioni del
Mezzogiorno a dimezzare il gap accumulato rispetto al Centro-Nord. Si tratta, in
primo luogo, delle infrastrutture della mobilità: strade, ferrovie, porti,
aeroporti e autostrade del mare. Almeno il 50% delle risorse comunitarie sarà
impegnato su questi progetti. E poi, servizi pubblici essenziali, per i quali
vanno stabiliti obiettivi-standard: dal servizio idrico all’ambiente, dall’energia
alla scuola, dalla giustizia alle università. Per realizzare questa strategia -
spendere i fondi comunitari sulle effettive priorità e spenderli con un sistema
di valutazione e di premialità basato sulla qualità dei servizi e non più
sulla velocità della spesa - è indispensabile rafforzare il ruolo di
coordinamento e di indirizzo del Governo nazionale. Le Regioni del Mezzogiorno
non devono essere lasciate sole, ma non devono neppure rifiutare un aiuto,
sempre più necessario, per migliorare la qualità, la competenza e la
verificabilità dei risultati dell’intervento pubblico, in aree e in contesti
in cui le istituzioni e la legalità vanno protette e salvaguardate come il
primo bene pubblico.
11. LA DEMOCRAZIA GOVERNANTE
a) Valorizzare la sovranità popolare
Le scelte di riforma devono essere condivise dalle principali forze politiche,
per resistere alle possibili alternanze di governo. Per questo, ferme restando
queste finalità, siamo disponibili alle più ampie convergenze sia rispetto ai
mezzi più efficaci, sia alle procedure più condivise.
La democrazia governante richiede anzitutto il pieno esercizio della sovranità
popolare. E’ inaccettabile ritenere gli elettori italiani, solo sul piano
nazionale, dei minorenni incapaci di scelte chiare e dirette. Per questo, anche
per rispondere tempestivamente e responsabilmente ai referendum elettorali,
appare necessaria la scelta diretta di soli 470 deputati in collegi uninominali
maggioritari a doppio turno. Un sistema di primarie regolate per legge
garantirebbe apertura democratica nella scelta dei candidati; per i deputati che
si presentano con lo stesso simbolo va previsto - in attuazione dell'art. 51
della Costituzione - il vincolo di presentare metà candidati uomini e metà
donne. Quel sistema elettorale ben si presterebbe a stabilizzare un bipolarismo
fondato su grandi partiti a vocazione maggioritaria, quale si va configurando
già in questa elezione, a partire dalle scelte unilaterali fatte dal PD. Il PD
è disponibile anche ad esaminare ipotesi di sistemi elettorali diversi, a
condizione che possano corrispondere alla medesima finalità. Quanto alla forma
di governo, si tratta di verificare quale tra i modelli delle grandi democrazie
contemporanee possa incontrare il maggiore consenso. In ogni caso, qualora si
convenisse di muoversi nel solco dell'attuale assetto parlamentare, il
Presidente del Consiglio, nominato dal Capo dello Stato sulla base dei risultati
della Camera, dovrebbe ricevere da solo la fiducia esclusivamente dalla Camera,
dovrebbe poter richiedere al Capo dello Stato la revoca dei ministri; e i
disegni di legge approvati dal Governo dovrebbero essere votati entro una data
certa, comunque non oltre due mesi. La legge Finanziaria, finalmente ricondotta
al suo contenuto proprio, sarebbe votata nel testo predisposto dalla Commissione
Bilancio. Le leggi, tranne quelle costituzionali, di revisione costituzionale e
quelle che ordinano i rapporti tra centro e periferia, dovrebbero - in caso di
conflitto persistente - essere approvate dalla sola Camera.
Un Governo di un Paese moderno, integrato in Europa e con forte articolazione
periferica dei poteri, non ha bisogno di più di 12 Ministeri. L'Esecutivo nel
suo complesso, compresi i Ministri, deve essere composto da non più di 60
persone, un numero più che ragionevole per assicurare efficienza interna e un
rapporto costante col Parlamento. Questi limiti vanno inseriti in Costituzione,
per evitare che possano essere aggirati con leggi ordinarie, come avvenuto in
passato. Vanno, infine, eliminati i privilegi insiti nel trattamento
previdenziale dei parlamentari, uniformando il metodo di calcolo dei vitalizi a
quello previsto per la generalità dei lavoratori.
Nella riforma dei sistemi elettorali, si deve prevedere il diritto di voto ai
16enni nelle elezioni amministrative, per spostare l’attenzione sui temi dei
giovani.
Il Senato rinnovato di 100 membri scelti dalle autonomie regionali e locali è
la sede della collaborazione tra lo Stato e tali autonomie. L’opportuna
revisione dell’elenco di materie del Titolo V con una clausola di supremazia,
trasversale alle materie, per il livello federale, col consenso del Senato,
consentirebbe di superare la conflittualità permanente.
Il PD, riconoscendo le peculiari esigenze che trovano espressione nelle Regioni
a statuto speciale, promuove la collaborazione e l'intesa dello Stato con le
stesse.
b) Un quadro di contrappesi e pluralismo di poteri
La democrazia governante richiede seri contrappesi: una serie di scelte non
devono essere effettuate dalla sola maggioranza di Governo. La regolarità delle
elezioni di deputati e senatori deve essere decisa dalla Corte costituzionale;
la Prima Parte della Costituzione deve essere revisionabile solo a maggioranza
di due terzi e tale quorum di consensi va richiesto anche per l’elezione
parlamentare di organi indipendenti; vanno introdotti il referendum propositivo,
nel caso in cui una proposta di legge di iniziativa popolare con un milione di
firme sia ignorata dal Parlamento per un biennio, e norme rigorose contro tutti
i conflitti di interesse e il cumulo di cariche pubbliche; il quorum di
partecipazione per la validità dei referendum va ricondotto alla metà più uno
dei partecipanti politicamente attivi, quelli che hanno votato alle precedenti
elezioni politiche; alla Camera va previsto un significativo Statuto dell’Opposizione,
a cominciare dalle Commissioni parlamentari d’inchiesta, che devono essere
decise su richiesta di un quarto dei deputati.
c) Diritti e doveri più chiari, se le leggi sono poche e chiare
Le leggi in vigore vanno rispettate ed attuate, anche attraverso la sistematica
verifica parlamentare dei risultati raggiunti da ognuna di esse. Ma le leggi
devono essere poche e chiare.
Una o più commissioni tecniche ad hoc devono essere insediate nei primi due
mesi di governo, con l'incarico di procedere alla redazione di testi unici di
settore, da adottare successivamente per legge, con l'abrogazione esplicita di
tutte le disposizioni contrastanti o superflue. Deve poi prendere avvio una
vasta operazione di delegificazione, individuando per legge principi e criteri
direttivi e rinviando discipline di dettaglio a fonti normative di rango
secondario. I soggetti titolati ad emanare tali norme secondarie dovrebbero
esercitare la propria potestà normativa entro un termine preciso, scaduto il
quale si attiva una competenza surrogatoria.
d) Contro le nomine clientelari
Per ogni nomina, devono essere predeterminati e resi pubblici criteri di scelta
fondati sulle competenze; attivate procedure di sollecitazione pubblica delle
candidature; organizzate pubbliche audizioni dei candidati e, infine, pubblicati
lo stato e gli esiti delle procedure di selezione.
Il PD non può disporre per altri partiti. Ma per se stesso, sia attraverso il
codice etico, sia attraverso norme statutarie relative ai comportamenti di suoi
iscritti eletti nelle istituzioni, il PD stabilisce indicazioni rigorose sulla
qualità delle nomine.
La normativa introdotta nel 1990 sulla ineleggibilità e la sospensione degli
eletti condannati per reati gravissimi, come quelli connessi alla mafia, alle
varie forme di criminalità organizzata, corruzione, concussione e così via -
oggi limitata a Regioni e Enti locali - va estesa senza indugio anche ai
parlamentari.
e) La risorsa degli italiani all'estero
L'Italia può riconquistare una posizione di eccellenza nell'economia globale se
utilizza pienamente una risorsa troppo a lungo trascurata: gli italiani
residenti all'estero.
1. Informazione circolare - dall'Italia agli italiani all'estero e tra questi
ultimi, e viceversa - sulla cultura italiana e le esperienze della nostra
comunità all'estero, utilizzando anzitutto il servizio pubblico radio
televisivo italiano, anche rimuovendo i programmi criptati.
2. Promozione della lingua e della cultura italiana, con la riforma - già
promossa dai Parlamentari eletti all'estero - delle leggi e dei relativi
Regolamenti. Essenziale, a questo scopo, la riforma dei Comites (Comitati degli
Italiani all'Estero) e del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero).
3. Legge per il riacquisto della cittadinanza.
4. Riorganizzazione dei Consolati, utilizzando le professionalità degli
italiani all'estero nei servizi consolari, nell’informazione, nelle attività
di promozione della lingua, della cultura e del Made in Italy, e valorizzando le
Associazioni a scopo non lucrativo degli italiani residenti all'estero, i
servizi dei Patronati.
5. Diversa regolazione della imposizione fiscale e tariffaria (ICI, TARSU) sulle
abitazioni di proprietà in Italia degli italiani residenti per quasi tutto
l'anno all'estero e piena attuazione della Finanziaria 2008, in tema di assegno
di solidarietà.
6. Valorizzazione delle eccellenze italiane nel mondo. Sostegno di scambi di
esperienze e progetti tra Università italiane e straniere, con il
coinvolgimento di professionalità italiane operanti all'estero.
12. OLTRE IL DUOPOLIO, LA TV DELL'ERA DIGITALE
L'Italia deve poter entrare nell'era della TV digitale con più libertà, più
concorrenza, più qualità.
1. Il superamento del duopolio è oggi reso possibile dall'aumento di capacità
trasmissiva garantito dalla TV digitale. Per andare oltre il duopolio occorre
correggere gli eccessi di concentrazione delle risorse economiche, accrescendo
così il grado di pluralismo e di libertà del sistema.
2. Negli anni che ci separano dal passaggio al digitale (2012) ricondurremo il
regime di assegnazione delle frequenze ai principi della normativa europea e
della giurisprudenza della Corte costituzionale. I criteri di proporzionalità,
non discriminazione, trasparenza e apertura a nuovi entranti che sono stati
adottati per la transizione in Sardegna saranno alla base della transizione
nazionale, nel rispetto delle direttive europee, delle sentenze della Corte
Costituzionale e delle norme antitrust.
3. Subito, nuove regole per il governo della RAI. Una Fondazione titolare delle
azioni, che ridefinisce la missione del servizio pubblico nell'epoca della
multimedialità e delle multipiattaforme, nomina un amministratore unico del
servizio pubblico responsabile della gestione.
4. I contenuti distribuiti dalle reti televisive attivano - per la loro
produzione - un’importante filiera industriale, con punte di eccellenza
artistica, culturale, tecnologica. Non sempre, però, i rapporti fra
distribuzione e produzione sono equilibrati. Il regime duopolistico ha
fortemente rafforzato la posizione contrattuale delle televisioni nei confronti
dei produttori di contenuti. La nostra proposta è di destinare - come accade in
altri Paesi del mondo - una quota del 2% dell’intero fatturato pubblicitario
delle reti televisive al finanziamento di produzioni di qualità, che abbiano un
valore culturale e artistico. Si tratta, in sostanza, di far vita ad un Fondo,
pari a circa 100 milioni di euro, da destinare al finanziamento di produzioni
audiovisive, cinematografiche, teatrali e musicali.
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