Milano, 14 luglio ’05 – Anche la privacy può avere
effetti collaterali indesiderati: occupazione a rischio, sviluppo economico
compromesso, difficoltà di comunicazione diretta tra imprese e consumatori,
aumento dei messaggi verso i cittadini.
E’ questo il dato sorprendente emerso dal dibattito svoltosi oggi a Milano in
occasione dell'incontro con la stampa promosso dal Comitato interassociativo del
marketing diretto che riunisce tutte le associazioni italiane del settore (Aidim,
Anved, Assocontact, Assografici, Assomad e Assocomunicazione).
Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di uno studio
realizzato dalla Roland Berger che evidenzia una perdita nel breve periodo
stimata di svariate migliaia di posti di lavoro e circa 3 miliardi di euro di
fatturato. Gravissimo l’impatto in particolare sulle PMI. La ricerca segnala:
“l’80% delle imprese che utilizzano strumenti di comunicazione diretta per
la pubblicità commerciale hanno tutte un fatturato inferiore a 15 milioni di
euro e non possono permettersi forme alternative di comunicazione commerciale”.
E’ urgente, nell’interesse dell’Economia italiana, individuare misure che
riequilibrino il diritto del cittadino a non ricevere informazioni commerciali
con il diritto delle imprese a farsi conoscere e stabilire un rapporto di
fiducia con il consumatore. Nell’Unione Europea questo aspetto è stato
assicurato, garantendo alle imprese la possibilità di contattare una prima
volta il cittadino per fargli scegliere consapevolmente quali messaggi
pubblicitari ricevere ed attraverso quale canale (posta, telefono, cellulare,
posta elettronica, fax e televisione interattiva) con un conseguente sviluppo
non solo del settore della comunicazione diretta ma di tutto il sistema
produttivo del Paese.
Al contrario in Italia è stato esclusa la possibilità di usare liste pubbliche
per contattare una prima volta la persona per chiedere il consenso. Un vero
paradosso che pone l’Italia fuori dal contesto europeo.
La situazione è particolarmente drammatica in confronto con
il resto d’Europa. Come ha osservato nel corso dell’incontro l’avvocato
Marco Maglio, a nome del Centro Studi Europeo “Scelte Crescita e Sviluppo”
che ha realizzato una ricerca comparata in materia: “ Con l’applicazione
della nuova disciplina sugli elenchi telefonici e le liste elettorali siamo
arrivati al paradosso: “per contattare direttamente qualcuno con finalità di
comunicazione commerciale occorre il suo preventivo consenso, ma non si può
contattare liberamente qualcuno per chiedere il suo consenso”! La logica
giuridica è ineccepibile ma di fatto si crea un effetto che distorce la libera
concorrenza tra le imprese: la comunicazione commerciale diretta non richiesta
dal destinatario del messaggio è impossibile senza il suo consenso preventivo.
Così l’impresa che dispone del consenso del cliente beneficia di un vantaggio
competitivo- imposto per legge- rispetto alle altre imprese. Tutto questo
perchè impropriamente si equipara la pubblicità non sollecitata alla
pubblicità indesiderata. E si compromette il dialogo tra imprese e potenziali
clienti.” Sulla stessa linea è Mirko Planta, Consigliere Delegato di
AIDIM (associazione italiana per il direct marketing) che ha promosso il
convegno insieme all’ANVED (associazione nazionale delle vendite a distanza):
“Credo che abbia detto bene l’avvocato Maglio nella sua relazione,
cogliendo il senso delle reali esigenze per il mondo imprenditoriale: la storia
dello sviluppo economico dimostra che l’equiparazione tra non pubblicità
diretta e pubblicità indesiderata solo è errata, ma è anche pericolosa
perché mina alla radice uno degli strumenti più importanti per la nascita di
nuove aziende e per favorirne la libera concorrenza: la comunicazione diretta
con i potenziali clienti. Stiamo attenti a queste semplificazioni demagogiche.
In tempi di crisi economica possono costare molto care.”
Il prossimo passo per un serio ed equilibrato dibattito su questi temi è la
presentazione – annunciata ad Ottobre - della Ricerca dedicata alla
comparazione tra le varie legislazioni europee in materia di data protection. La
ricerca è condotta da un comitato scientifico indipendente presieduto dallo
stesso avvocato Marco Maglio, sotto l’egida del Centro Studi Europeo “Scelte
Crescita e Sviluppo” e si inserisce nel quadro dell’iniziativa denominata
“Privacy e Sistema Paese” che intende l’impatto della normativa in materia
di dati personali sull’attività economica.
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