Privacy e sicurezza, parlano i
componenti del Garante
27.09.01
SICUREZZA E TUTELA DELLA PRIVACY DOPO L'ATTACCO NEGLI STATI UNITI. LE
DICHIARAZIONI DEI MEMBRI DELL'AUTORITA' GARANTE
"La privacy non è nemica della sicurezza. Anzi può essere uno
strumento di tutela per rendere meno facile il lavoro di chi vuole organizzare
azioni terroristiche"
E' quanto ha dichiarato all'Adnkronos - il Presidente dell'Autorità
Garante, Stefano Rodotà, il quale, dopo l'attacco agli Usa, invita a mettere
da parte l'equazione "meno privacy, più sicurezza". Un'equazione
che non trova riscontro "né nella legge né nel comportamento dell'Autorità
Garante".
"L'autentica privacy - ha ricordato Rodotà - è anche un diritto
fondamentale delle persone. La democrazia deve essere fermissima, è un regime
all'interno del quale i diritti fondamentali devono essere tutelati. E i
diritti fondamentali possono essere in equilibrio con le esigenze di sicurezza.
Tanto più che la legge sulla privacy non prevede un'impermeabilità dei dati
quando sono in ballo indagini di polizia o attività dei servizi di
sicurezza".
Le esigenze di lotta al terrorismo - ha sottolineato Rodotà - richiedono
ancora maggiori garanzie. Se si fa scendere il grado di tutela della privacy
"potremmo creare condizioni più favorevoli all'azione dei
terroristi". Un esempio è dato dalla grande facilità con cui si accede
alle liste dei passeggeri sugli aerei. E possono essere violate le grandi banche
dati di traffico telefonico gestite da privati. Quelle che servono - avverte
Rodotà - sono quindi "raccolte di dati mirate", professionalità di
intelligence "adeguate", non schedature di massa. Lo dimostrano i
risultati di Echelon che "in questo caso si è rivelato di nessun
aiuto". Mettendo in guardia dagli eccessi di ottimismo tecnologico, Rodotà
afferma che l'attacco "ha dimostrato che l'uso delle tecnologie non
può andare a scapito delle professionalità specifiche, non vanno sottovalutati
gli strumenti tradizionali di intelligence".
Quanto è accaduto negli Usa comporta molti problemi e la situazione -
ammette il Presidente dell'Autorità - è "sicuramente molto
complessa". Ma ciò che va evitato è "rimanere prigionieri dell'irrazionalità".
"Se si individuano ragioni effettive di tutela della privacy ed altrettanto
effettive esigenze di sicurezza è possibile trovare punti di equilibrio. Ma non
si può fare la guerra alla privacy indicandola come ostacolo".
"L'opinione espressa da alcuni che, dopo l'attacco terroristico
negli Usa, la tutela della privacy possa essere di ostacolo a quella della
sicurezza è comprensibile ma non ha fondamento nella legge vigente". Lo ha
dichiarato Giuseppe Santaniello all'Ansa-Bloomberg. Il Vicepresidente dell'Autorità
Garante ha innanzitutto ricordato che la legge italiana sulla protezione dei
dati personali ha provveduto "a bilanciare i due valori della riservatezza
e della sicurezza" e la stessa raccomandazione del Parlamento europeo del 6
settembre, che traccia le linee guida per la lotta ai crimini contro la
sicurezza interna ed esterna degli Stati, afferma che anche in presenza di tali
attività criminose, il diritto alla protezione dei dati personali va garantito,
"per cui ogni eccezione ai principi della riservatezza richiede una base
giuridica". "La tutela della riservatezza - ha avvertito Santaniello
- non deve esser vista in contrapposizione con le misure di sicurezza né può
essere considerata un ostacolo per queste ultime". Quali che possano essere
le determinazioni del Parlamento e del Governo italiano nella materia
considerata, è necessario precisare - ha affermato Santaniello - che "la
privacy è una categoria amplissima che comprende una pluralità sterminata di
settori, ognuno dei quali ha in effetti una specifica disciplina. Le regole
della riservatezza si differenziano, ad esempio, a seconda che si tratti di
attività giornalistica e di informazione, o di dati sanitari, o di rapporti di
lavoro, o dei settori bancari, finanziari, assicurativi, o della ricerca
scientifica, o dei dati genetici. La maggior parte dei settori di privacy,
dunque, è "per loro essenza completamente al di fuori del dilemma 'privacy
o sicurezza '. Quest'ultimo valore, in realtà, riguarda soprattutto, come
emerge dai recenti interventi del Senato americano, quello delle comunicazioni
on line o anche la corrispondenza epistolare. Solo per una limitata fascia della
privacy si pone quindi la questione di introdurre misure di emergenza
parzialmente modificative della tutela attuale della privacy".
"Il principio di responsabilità nella comunicazione unito a quello
della autenticità, è inderogabile comunque, anche al di là del possibile uso
criminale". E' quanto ha dichiarato Gaetano Rasi, componente dell'Autorità
Garante, intervistato dal "Secolo d'Italia" sulla questione del
possibile conflitto, dopo l'attacco terroristico negli Usa, tra le esigenze di
sicurezza della società e le garanzie di riservatezza dell'individuo.
L'Autorità Garante - ha ricordato Rasi - proprio nella relazione annuale
presentata lo scorso luglio alla presenza del Capo dello Stato ha infatti
sottolineato coma sia cresciuto il già enorme numero di messaggi
indifferenziati che arrivano agli utenti della rete. "Ciò renderà
necessario quanto prima operare selezioni e individuazioni, pena l'inutilizzabilità
del sistema stesso per usi leciti, e invece la sua alta efficienza per fini
illeciti, tramite messaggi criptati."
Riguardo ai possibili effetti che gli attentati negli Usa potrebbero
determinare sui diritti di privacy, il componente dell'Autorità ha affermato
che "il Garante italiano ha ben presente questa problematica, e tra la
tutela dell'autentica riservatezza e l'autentica prevenzione ai fini di
sicurezza non vi deve essere alcun conflitto, malgrado possibili
perplessità". Rasi ha ricordato a questo proposito come già in agosto il
Garante "ha chiesto al Capo della polizia precisazioni su quanto ha
dichiarato in Parlamento e cioè che alcune polizie europee si sono trincerate
dietro le norme sulla tutela dei dati personali per non trasmettere alla polizia
italiana notizie relative all'ingresso in Italia di elementi sospetti per
partecipare alle manifestazioni anti G-8". Secondo Rasi "appare chiaro
che il Garante si opporrà energicamente a che un malinteso diritto alla tutela
della riservatezza costituisca un pretesto per la non collaborazione
internazionale nel settore delle misure cautelari per la sicurezza".
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