No alle intercettazioni facili e alla
lunga conservazione dei dati
Una lettera di Stefano Rodotà al Presidente della
Commissione europea, al Presidente del Consiglio dell'Unione europea e al
Presidente del Parlamento europeo
19.07.01
"Egregio Signor Primo Ministro,
Il Parlamento europeo ed il Consiglio intendono perfezionare le rispettive
posizioni in merito alla proposta della Commissione di una direttiva sulla
privacy e la tutela dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche.
Tale proposta traduce nel settore delle comunicazioni elettroniche i principi
della Convenzione europea dei diritti dell'uomo relativi al diritto alla
privacy ed alla protezione dei dati, prevedendo la riservatezza delle
comunicazioni e la cancellazione dei dati di traffico una volta completata la
comunicazione. Per esigenze legate all'attività delle forze dell'ordine, l'Articolo
15, comma 1, della proposta di direttiva prevede una serie di deroghe ben
determinate e conformi con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Sembra che alcuni Stati membri intendano modificare questo equilibrio per
ampliare le possibilità riconosciute alle forze dell'ordine oltre il limite
accolto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo nella propria giurisprudenza
relativa all'Articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Il Gruppo di lavoro sulla protezione dei dati istituito ai sensi dell'Articolo
29 della direttiva 95/46 ritiene che il Consiglio ed il Parlamento europeo
debbano opporsi ad ogni modifica delle disposizioni attualmente in vigore che
garantiscono la riservatezza delle comunicazioni (Articolo 5) e limitano il
trattamento dei dati di traffico (Articolo 6). Non è accettabile che si
estendano gli ambiti del trattamento iniziale di dati per aumentare la quantità
di dati disponibili ai fini delle attività condotte dalle forze dell'ordine.
Qualsiasi modifica di queste disposizioni fondamentali, direttamente connesse a
diritti fondamentali della persona umana, trasformerebbe l'eccezione in una
nuova regola. La conservazione sistematica a titolo preventivo di dati sul
traffico relativi alle comunicazioni effettuate da cittadini dell'UE, e di
altri dati connessi, configurerebbe una lesione dei diritti fondamentali alla
privacy, alla protezione dei dati, alla libertà di espressione, alla libertà
ed alla presunzione di innocenza. In una situazione di questo genere, si
potrebbe ancora affermare che la società dell'informazione è una società
democratica?
La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea riconosce tutti
questi diritti e libertà fondamentali, ed esige che ogni limitazione del loro
esercizio rispetti l'essenza di tali diritti e libertà. Inoltre, la Carta
prende nettamente posizione sulle linee di tendenza relative alla tutela di
questi diritti, che sono sanciti anche dalla Convenzione europea dei diritti
dell'uomo, affermando che il diritto dell'Unione può prevedere forme più
ampie di tutela. Un livello di tutela meno elevato sarebbe inaccettabile in
termini sia giuridici sia politici.
A nome del Gruppo di lavoro, invito pertanto l'istituzione che Lei presiede
a mantenere l'approccio bilanciato oggi esistente, secondo la proposta
formulata inizialmente dalla Commissione europea, rispettando appieno i nostri
impegni internazionali così come fissati nella Convenzione europea dei diritti
dell'uomo e nella pertinente giurisprudenza".
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