Garante per la protezione
dei dati personali
Comunicato
stampa
05.11.98
In relazione alla notizia
apparsa oggi sul quotidiano "La Repubblica", il
Garante precisa di non aver formulato alcun "parere
negativo" sull'uso delle banche dati per fini
fiscali, ma di aver sottolineato la necessità di
disciplinare in maniera precisa e chiara le modalità di
raccolta e di utilizzazione di alcune categorie di dati,
in modo da garantire pienamente fondamentali diritti dei
cittadini.
Il parere formulato dal
Garante, su formale richiesta della Commissione Bilancio,
Tesoro e Programmazione della Camera, riguarda una
disposizione inserita nel collegato alla legge
finanziaria che consentirebbe all'amministrazione
finanziaria, nell'ambito dell'attività di accertamento
fiscale, di raccogliere dati comuni e sensibili dei
contribuenti, conservati in varie banche dati gestite da
soggetti pubblici o da altri soggetti che operino per
conto di questi ultimi; e ciò anche mediante
collegamenti ed interconnessioni telematiche.
Tale norma, che ha la
espressa finalità di semplificare e ridurre gli
adempimenti a carico dei contribuenti, non fa alcun
riferimento al cosiddetto redditometro, ma richiama
diverse leggi già vigenti nel settore fiscale.
Fermi restando i legittimi
obiettivi che l'Amministrazione finanziaria si propone
nell'accertare il corretto adempimento degli obblighi
tributari, il Garante ha innanzitutto chiarito che non
esiste alcun problema per i "dati comuni", che
sono poi quelli più immediatamente rilevanti,
comprendendo tutte le informazioni economiche. Ha poi
esaminato i profili attinenti la protezione dei dati
sensibili segnalando, in particolare, la necessità - in
linea con il livello di tutela richiesto dalla normativa
comunitaria - di individuare in modo più analitico le
operazioni riguardanti l'utilizzazione di dati, quali
quelli riguardanti ad esempio la salute, i provvedimenti
giudiziari penali, le appartenenze associative.
L'Autorità ha pertanto
suggerito di definire le garanzie poste a tutela di
questi ultimi dati nell'ambito di uno dei decreti
delegati già previsti dalla legge n. 676/96 e ora dalla
legge n. 344/98, rendendo più facile l'impegno del
Governo di armonizzazione e razionalizzazione della
normativa fiscale rispetto al diritto alla riservatezza.
Non corrisponde
assolutamente alla realtà, quindi, la notizia riportata
dal quotidiano secondo cui, in tale parere, il Garante
avrebbe insistito perché le banche dati non vengano
usate "per dare la caccia agli evasori".
5.11.1998
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