6.2.1. Profili generali
6.2.2. Registrazione delle immagini
6.2.3. Videosorveglianza senza registrazione
6.2.4. Videocitofoni
6.2.5. Riprese nelle aree comuni
Nella riunione odierna, in presenza del prof.
Stefano Rodotà, presidente, del prof. Giuseppe Santaniello, vice presidente,
del prof. Gaetano Rasi e del dott. Mauro Paissan, componenti e del dott.
Giovanni Buttarelli, segretario generale;
Visti gli atti d'ufficio e le osservazioni
formulate ai sensi dell'art. 15 del regolamento n. 1/2000;
Relatore il prof. Gaetano Rasi;
RILEVATO
1. PREMESSA
Il Garante ritiene opportuno aggiornare e
integrare il provvedimento del 29 novembre 2000 (c.d.
"decalogo" pubblicato sul Bollettino del Garante n. 14/15, p. 28),
anche per conformare i trattamenti di dati personali mediante videosorveglianza
al Codice entrato in vigore il 1° gennaio 2004 e ad altre disposizioni
vigenti (art. 154, comma 1, lett. c), d.lg. 30 giugno 2003, n. 196,
recante il Codice in materia di protezione dei dati personali) che hanno
rafforzato le garanzie per i cittadini. Per altro verso va evidenziato che nel
triennio di applicazione del predetto provvedimento sono stati sottoposti
all'esame dell'Autorità numerosi casi, attraverso reclami, segnalazioni e
richieste di parere, i quali evidenziano un utilizzo crescente, spesso non
conforme alla legge, di apparecchiature audiovisive che rilevano in modo
continuativo immagini, eventualmente associate a suoni, relative a persone
identificabili, spesso anche con registrazione e conservazione dei dati.
Con riferimento alle menzionate garanzie, il
presente provvedimento (paragrafi 2 e 3) richiama taluni principi e illustra le prescrizioni generali relative
a tutti i sistemi di videosorveglianza; nei paragrafi 4, 5 e 6 vengono invece individuate prescrizioni riguardanti specifici
trattamenti di dati. Ovviamente, per casi particolari l'Autorità si riserva
di intervenire di volta in volta con atti ad hoc.
Le prescrizioni del presente provvedimento
hanno come presupposto il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali dei
cittadini e della dignità delle persone con particolare riferimento alla
riservatezza, all'identità ed alla protezione dei dati personali (art. 2, comma 1, del Codice).
Il Garante ha posto doverosa attenzione al
nuovo diritto alla protezione dei dati personali (art. 1 del Codice) consapevole che un'idonea tutela
dei diritti dei singoli, oggetto del bilanciamento effettuato con il presente
provvedimento, non pregiudica l'adozione di misure efficaci per garantire la
sicurezza dei cittadini e l'accertamento degli illeciti.
Si è avuto riguardo pertanto anche alla
libertà di circolazione nei luoghi pubblici o aperti al pubblico. In tali
ambiti, non si possono privare gli interessati del diritto di circolare senza
subire ingerenze incompatibili con una libera società democratica (art. 8
Conv. europea diritti uomo ratificata con l. n. 848/1955), derivanti da
rilevazioni invadenti ed oppressive riguardanti presenze, tracce di passaggi e
spostamenti, facilitate dalla crescente interazione dei sistemi via Internet ed
Intranet.
Il Garante si è infine ispirato alle
indicazioni espresse in varie sedi internazionali e comunitarie: in particolare
alle linee-guida del Consiglio d'Europa del 20-23 maggio 2003 (v. Relazioni
annuali del Garante per il 2002 e
per il 2003, in www.garanteprivacy.it), nonché agli indirizzi
formulati dalle autorità europee di protezione dei dati riunite nel Gruppo
istituito dalla direttiva n. 95/46/CE (11
febbraio 2004, n. 4/2004, in Relaz. annuale 2003 e http://europa.eu.int/comm/internal-market/privacy/workingroup/wp2004/wpdocs04_en.htm).
2. PRINCIPI
GENERALI
2.1 Principio di liceità
Il trattamento dei dati attraverso sistemi di videosorveglianza è
possibile solo se è fondato su uno dei presupposti di liceità che il Codice
prevede espressamente per gli organi pubblici da un lato (svolgimento di
funzioni istituzionali: artt. 18-22) e, dall'altro, per soggetti privati ed enti
pubblici economici (adempimento ad un obbligo di legge, provvedimento del
Garante di c.d. "bilanciamento di interessi" o consenso libero ed
espresso: artt. 23-27). Si tratta
di presupposti operanti in settori diversi e che sono pertanto richiamati
separatamente nei successivi paragrafi del presente provvedimento relativi,
rispettivamente, all'ambito pubblico e a quello privato.
La videosorveglianza deve avvenire nel
rispetto, oltre che della disciplina in materia di protezione dei dati, di
quanto prescritto da altre disposizioni di legge da osservare in caso di
installazione di apparecchi audiovisivi.
Vanno richiamate al riguardo le vigenti norme
dell'ordinamento civile e penale in materia di interferenze illecite nella
vita privata, di tutela della dignità, dell'immagine, del domicilio e degli
altri luoghi cui è riconosciuta analoga tutela (toilette, stanze
d'albergo, cabine, spogliatoi, ecc.). Vanno tenute presenti, inoltre, le norme
riguardanti la tutela dei lavoratori, con particolare riferimento alla legge
300/1970 (Statuto dei lavoratori).
Specifici limiti possono derivare da altre
speciali disposizioni di legge o di regolamento che prevedono o ipotizzano la
possibilità di installare apparecchiature di ripresa locale, aerea o
satellitare (d.l. 24 febbraio 2003, n. 28, convertito, con modificazioni, dalla
legge 24 aprile 2003, n. 88), disposizioni che, quando sono trattati dati
relativi a persone identificate o identificabili, vanno applicate nel rispetto
dei principi affermati dal Codice, in tema per esempio di sicurezza presso stadi
e impianti sportivi, oppure musei, biblioteche statali e archivi di Stato (d.l.
14 novembre 1992, n. 433, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 gennaio
1993, n. 4) e, ancora, relativi a impianti di ripresa sulle navi da passeggeri
adibite a viaggi nazionali (d.lg. 4 febbraio 2000, n. 45).
Appare inoltre evidente la necessità del
rispetto delle norme del codice penale che vietano le intercettazioni di
comunicazioni e conversazioni.
2.2. Principio di necessità
Poiché l'installazione di un sistema di videosorveglianza comporta in
sostanza l'introduzione di un vincolo per il cittadino, ovvero di una
limitazione e comunque di un condizionamento, va applicato il principio di
necessità e, quindi, va escluso ogni uso superfluo ed evitati eccessi e
ridondanze.
Ciascun sistema informativo e il relativo
programma informatico vanno conformati già in origine in modo da non utilizzare
dati relativi a persone identificabili quando le finalità del trattamento
possono essere realizzate impiegando solo dati anonimi (es., programma
configurato in modo da consentire, per monitorare il traffico, solo riprese
generali che escludano la possibilità di ingrandire le immagini). Il software
va configurato anche in modo da cancellare periodicamente e automaticamente i
dati eventualmente registrati.
Se non è osservato il principio di necessità
riguardante le installazioni delle apparecchiature e l'attività di
videosorveglianza non sono lecite (artt. 3 e 11, comma 1, lett. a), del Codice).
2.3. Principio di proporzionalità
Nel commisurare la necessità di un sistema al grado di rischio presente
in concreto, va evitata la rilevazione di dati in aree o attività che non sono
soggette a concreti pericoli, o per le quali non ricorre un'effettiva esigenza
di deterrenza, come quando, ad esempio, le telecamere vengono installate solo
per meri fini di apparenza o di "prestigio".
Gli impianti di videosorveglianza possono
essere attivati solo quando altre misure siano ponderatamente valutate
insufficienti o inattuabili. Se la loro installazione è finalizzata alla
protezione di beni, anche in relazione ad atti di vandalismo, devono risultare
parimenti inefficaci altri idonei accorgimenti quali controlli da parte di
addetti, sistemi di allarme, misure di protezione degli ingressi, abilitazioni
agli ingressi.
Non va adottata la scelta semplicemente meno
costosa, o meno complicata, o di più rapida attuazione, che potrebbe non tener
conto dell'impatto sui diritti degli altri cittadini o di chi abbia diversi
legittimi interessi.
Non risulta di regola giustificata
un'attività di sorveglianza rivolta non al controllo di eventi, situazioni e
avvenimenti, ma a fini promozionali-turistici o pubblicitari, attraverso web
cam o cameras-on-line che rendano identificabili i soggetti ripresi.
Anche l'installazione meramente dimostrativa
o artefatta di telecamere non funzionanti o per finzione, anche se non comporta
trattamento di dati personali, può determinare forme di condizionamento nei
movimenti e nei comportamenti delle persone in luoghi pubblici e privati e
pertanto può essere legittimamente oggetto di contestazione.
La videosorveglianza è, quindi, lecita solo
se è rispettato il c.d. principio di proporzionalità, sia nella scelta se e
quali apparecchiature di ripresa installare, sia nelle varie fasi del
trattamento (art. 11, comma 1, lett. d) del Codice).
Il principio di proporzionalità consente,
ovviamente, margini di libertà nella valutazione da parte del titolare del
trattamento, ma non comporta scelte del tutto discrezionali e insindacabili.
Il titolare del trattamento, prima di
installare un impianto di videosorveglianza, deve valutare, obiettivamente e con
un approccio selettivo, se l'utilizzazione ipotizzata sia in concreto
realmente proporzionata agli scopi prefissi e legittimamente perseguibili.
Si evita così un'ingerenza ingiustificata
nei diritti e nelle libertà fondamentali degli altri interessati.
Come si è detto, la proporzionalità va
valutata in ogni fase o modalità del trattamento, per esempio quando si deve
stabilire:
se sia sufficiente, ai fini della sicurezza, rilevare immagini
che non rendono identificabili i singoli cittadini, anche tramite ingrandimenti;
se sia realmente essenziale ai fini prefissi raccogliere immagini
dettagliate;
la dislocazione, l'angolo visuale, l'uso di zoom
automatici e le tipologie - fisse o mobili - delle apparecchiature;
quali dati rilevare, se registrarli o meno, se avvalersi di una
rete di comunicazione o creare una banca di dati, indicizzarla, utilizzare
funzioni di fermo-immagine o tecnologie digitali, abbinare altre informazioni o
interconnettere il sistema con altri gestiti dallo stesso titolare o da terzi;
la durata dell'eventuale conservazione (che, comunque, deve
essere sempre temporanea).
In applicazione del predetto principio va
altresì delimitata rigorosamente:
anche presso luoghi pubblici o aperti al pubblico, quando sia di
legittimo ed effettivo interesse per particolari finalità, la ripresa di luoghi
privati o di accessi a edifici;
l'utilizzazione di specifiche soluzioni quali il collegamento
ad appositi "centri" cui inviare segnali di allarme sonoro o visivo,
oppure l'adozione di interventi automatici per effetto di meccanismi o sistemi
automatizzati d'allarme (chiusura accessi, afflusso di personale di vigilanza,
ecc.), tenendo anche conto che in caso di trattamenti volti a definire profili o
personalità degli interessati il Codice prevede ulteriori garanzie (art. 14, comma 1, del Codice);
l'eventuale duplicazione delle immagini registrate;
la creazione di una banca di dati quando, per le finalità
perseguite, è sufficiente installare un sistema a circuito chiuso di sola
visione delle immagini, senza registrazione (es. per il monitoraggio del
traffico o per il controllo del flusso ad uno sportello pubblico).
2.4. Principio di finalità
Gli scopi perseguiti devono essere determinati, espliciti e legittimi (art. 11, comma 1, lett. b), del Codice). Ciò
comporta che il titolare possa perseguire solo finalità di sua pertinenza.
Si è invece constatato che taluni soggetti
pubblici e privati si propongono abusivamente, quale scopo della
videosorveglianza, finalità di sicurezza pubblica, prevenzione o accertamento
dei reati che invece competono solo ad organi giudiziari o di polizia
giudiziaria oppure a forze armate o di polizia.
Sono invece diversi i casi in cui i sistemi di
videosorveglianza sono in realtà introdotti come misura complementare volta a
migliorare la sicurezza all'interno o all'esterno di edifici o impianti ove
si svolgono attività produttive, industriali, commerciali o di servizi, o che
hanno lo scopo di agevolare l'eventuale esercizio, in sede di giudizio civile
o penale, del diritto di difesa del titolare del trattamento o di terzi sulla
base di immagini utili in caso di fatti illeciti.
In ogni caso, possono essere perseguite solo
finalità determinate e rese trasparenti, ossia direttamente conoscibili
attraverso adeguate comunicazioni e/o cartelli di avvertimento al pubblico
(fatta salva l'eventuale attività di acquisizione di dati disposta da organi
giudiziari o di polizia giudiziaria), e non finalità generiche o indeterminate,
tanto più quando esse siano incompatibili con gli scopi che vanno
esplicitamente dichiarati e legittimamente perseguiti (art. 11, comma 1, lett. b), del Codice). Le finalità
così individuate devono essere correttamente riportate nell'informativa.
3. ADEMPIMENTI
3.1. Informativa
Gli interessati devono essere informati che stanno
per accedere o che si trovano in una zona videosorvegliata e dell'eventuale
registrazione; ciò anche nei casi di eventi e in occasione di spettacoli
pubblici (concerti, manifestazioni sportive) o di attività pubblicitarie
(attraverso web cam).
L'informativa deve fornire gli elementi
previsti dal Codice (art. 13) anche con formule sintetiche, ma chiare e senza
ambiguità.
Tuttavia il Garante ha individuato ai sensi
dell'art. 13, comma 3, del
Codice un modello semplificato di informativa "minima", riportato in
fac-simile in allegato al presente provvedimento e che può essere utilizzato in
particolare in aree esterne, fuori dei casi di verifica preliminare indicati nel
punto successivo. Il modello è ovviamente adattabile a varie
circostanze. In presenza di più telecamere, in relazione alla vastità
dell'area e alle modalità delle riprese, vanno installati più cartelli.
In luoghi diversi dalle aree esterne il
modello va integrato con almeno un avviso circostanziato che riporti gli
elementi del predetto art. 13 con
particolare riguardo alle finalità e all'eventuale conservazione.
Il supporto con l'informativa:
deve essere collocato nei luoghi ripresi o nelle immediate
vicinanze, non necessariamente a contatto con la telecamera;
deve avere un formato ed un posizionamento tale da essere
chiaramente visibile;
può inglobare un simbolo o una stilizzazione di esplicita e
immediata comprensione, eventualmente diversificati se le immagini sono solo
visionate o anche registrate.
3.2. Prescrizioni specifiche
3.2.1. Verifica preliminare
I trattamenti di dati personali nell'ambito di una attività di
videosorveglianza devono essere effettuati rispettando le misure e gli
accorgimenti prescritti da questa Autorità, anche con un provvedimento
generale, come esito di una verifica preliminare attivata d'ufficio o a
seguito di un interpello del titolare (art. 17 del Codice), quando vi sono rischi
specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità
degli interessati.
A questo fine, con il presente provvedimento
il Garante prescrive a tutti i titolari del trattamento, quale misura opportuna
per favorire il rispetto delle previsioni di legge (art. 143, comma 1, lett. c), del Codice), di sottoporre
alla verifica preliminare di questa Autorità (anche in tal caso, con eventuali
provvedimenti di carattere generale) i sistemi di videosorveglianza che
prevedono una raccolta delle immagini collegata e/o incrociata e/o confrontata
con altri particolari dati personali (ad es. biometrici), oppure con codici
identificativi di carte elettroniche o con dispositivi che rendono
identificabile la voce.
La verifica preliminare del Garante occorre
anche in caso di digitalizzazione o indicizzazione delle immagini (che rendono
possibile una ricerca automatizzata o nominativa) e in caso di videosorveglianza
c.d. dinamico-preventiva che non si limiti a riprendere staticamente un luogo,
ma rilevi percorsi o caratteristiche fisionomiche (es. riconoscimento facciale)
o eventi improvvisi, oppure comportamenti anche non previamente classificati.
3.2.2. Autorizzazioni
I predetti trattamenti devono essere autorizzati preventivamente dal Garante,
anche attraverso autorizzazioni generali, quando riguardano dati sensibili o
giudiziari, ad esempio in caso di riprese di persone malate o di detenuti (artt. 26 e 27 del Codice).
3.2.3. Altri esami preventivi
Non devono essere sottoposti all'esame preventivo del Garante, a meno che
l'Autorità lo abbia disposto, i trattamenti di dati a mezzo
videosorveglianza, fuori dei casi indicati nei precedenti punti 3.2.1. e
3.2.2. Non può
desumersi alcuna approvazione implicita dal semplice inoltro al Garante di
documenti relativi a progetti di videosorveglianza (spesso generici e non
valutabili a distanza) cui non segua un esplicito riscontro dell'Autorità, in
quanto non si applica il principio del silenzio/assenso.
3.2.4. Notificazione
Gli stessi trattamenti devono essere notificati al Garante solo se
rientrano in casi specificamente previsti (art. 37 del Codice). A tale riguardo l'Autorità ha
disposto che non vanno comunque notificati i trattamenti relativi a
comportamenti illeciti o fraudolenti, quando riguardano immagini o suoni
conservati temporaneamente per esclusive finalità di sicurezza o di tutela
delle persone o del patrimonio (provv.
n. 1/2004 del 31 marzo 2004, in G.U. 6 aprile 2004, n. 81 e in
www.garanteprivacy.it; v. anche, sullo stesso sito, i chiarimenti forniti con nota
n. 9654/33365 del 23 aprile 2004 relativamente alla posizione
geografica delle persone).
3.3. Soggetti preposti e misure di sicurezza
3.3.1. Responsabili e incaricati
Si devono designare per iscritto tutte le persone fisiche, incaricate del
trattamento, autorizzate ad utilizzare gli impianti e, nei casi in cui è
indispensabile per gli scopi perseguiti, a visionare le registrazioni (art. 30 del Codice). Deve trattarsi di un numero
molto ristretto di soggetti, in particolare quando ci si avvale di una
collaborazione esterna.
Vanno osservate le regole ordinarie anche per
ciò che attiene all'eventuale designazione di responsabili del trattamento,
avendo particolare cura al caso in cui il titolare si avvalga di un organismo
esterno anche di vigilanza privata (art. 29 del Codice).
La designazione di eventuali responsabili ed
incaricati "esterni" può essere effettuata solo se l'organismo
esterno svolge prestazioni strumentali e subordinate alle scelte del titolare
del trattamento. Questo non deve, ovviamente, essere un espediente per eludere
la normativa in materia di protezione dei dati personali, come può accadere,
per esempio, nel caso in cui la designazione dell'incaricato "esterno"
mascheri una comunicazione di dati a terzi senza consenso degli interessati,
oppure nel caso di diversità o incompatibilità tra le finalità perseguite dai
soggetti che si scambiano i dati.
Quando i dati vengono conservati -
naturalmente per un tempo limitato in applicazione del principio di
proporzionalità - devono essere previsti diversi livelli di accesso al sistema
e di utilizzo delle informazioni, avendo riguardo anche ad eventuali interventi
per esigenze di manutenzione. Occorre prevenire possibili abusi attraverso
opportune misure basate in particolare su una "doppia chiave" fisica o
logica che consentano una immediata ed integrale visione delle immagini solo in
caso di necessità (da parte di addetti alla manutenzione o per l'estrazione
dei dati ai fini della difesa di un diritto o del riscontro ad una istanza di
accesso, oppure per assistere la competente autorità giudiziaria o di polizia
giudiziaria). Va infatti tenuto conto che l'accessibilità regolamentata alle
immagini registrate da parte degli addetti è fattore di sicurezza.
Sono infine opportune iniziative periodiche di
formazione degli incaricati sui doveri, sulle garanzie e sulle responsabilità,
sia all'atto dell'introduzione del sistema di videosorveglianza, sia in sede
di modifiche delle modalità di utilizzo (cfr. Allegato
B) al Codice, regola n. 19.6).
3.3.2. Misure di sicurezza
I dati devono essere protetti da idonee e preventive misure di sicurezza,
riducendo al minimo i rischi di distruzione, perdita, anche accidentale, di
accesso non autorizzato o trattamento non consentito o non conforme alle finalità
della raccolta (art. 31 del Codice).
Alcune misure, c.d. "misure minime",
sono obbligatorie anche sul piano penale. Il titolare del trattamento che si
avvale di un soggetto esterno deve ricevere dall'installatore una descrizione
scritta dell'intervento effettuato che ne attesti la conformità alle regole
in materia (artt. 33-36 e 169, nonché Allegato
B) del Codice, in particolare punto 25; v. anche i chiarimenti forniti con
nota n. 6588/31884 del 22 marzo 2004, in www.garanteprivacy.it).
3.4. Durata dell'eventuale conservazione
In applicazione del principio di
proporzionalità (v. anche art. 11, comma 1, lett. e), del Codice), anche
l'eventuale conservazione temporanea dei dati deve essere commisurata al grado
di indispensabilità e per il solo tempo necessario - e predeterminato - a
raggiungere la finalità perseguita.
La conservazione deve essere limitata a poche
ore o, al massimo, alle ventiquattro ore successive alla rilevazione, fatte
salve speciali esigenze di ulteriore conservazione in relazione a festività o
chiusura di uffici o esercizi, nonché nel caso in cui si deve aderire ad una
specifica richiesta investigativa dell'autorità giudiziaria o di polizia
giudiziaria.
Solo in alcuni specifici casi, per peculiari
esigenze tecniche (mezzi di trasporto) o per la particolare rischiosità
dell'attività svolta dal titolare del trattamento (ad esempio, per alcuni
luoghi come le banche può risultare giustificata l'esigenza di identificare
gli autori di un sopralluogo nei giorni precedenti una rapina), è ammesso un
tempo più ampio di conservazione dei dati, che non può comunque superare la
settimana.
Un eventuale allungamento dei tempi di
conservazione deve essere valutato come eccezionale e comunque in relazione alla
necessità derivante da un evento già accaduto o realmente incombente, oppure
alla necessità di custodire o consegnare una copia specificamente richiesta
dall'autorità giudiziaria o di polizia giudiziaria in relazione ad
un'attività investigativa in corso.
Il sistema impiegato deve essere programmato in modo da
operare al momento prefissato - ove tecnicamente possibile - la cancellazione
automatica da ogni supporto, anche mediante sovra-registrazione, con modalità
tali da rendere non riutilizzabili i dati cancellati.
3.5. Documentazione delle scelte
Le ragioni delle scelte, cui si è fatto richiamo, devono essere
adeguatamente documentate in un atto autonomo conservato presso il titolare e il
responsabile del trattamento e ciò anche ai fini dell'eventuale esibizione in
occasione di visite ispettive, oppure dell'esercizio dei diritti
dell'interessato o di contenzioso.
3.6. Diritti degli interessati
Deve essere assicurato agli interessati identificabili l'effettivo
esercizio dei propri diritti in conformità al Codice, in particolare quello di
accedere ai dati che li riguardano, di verificare le finalità, le modalità e
la logica del trattamento e di ottenere l'interruzione di un trattamento
illecito, in specie quando non sono adottate idonee misure di sicurezza o il
sistema è utilizzato da persone non debitamente autorizzate (art. 7 del Codice).
La risposta ad una richiesta di accesso a dati
conservati deve riguardare tutti quelli attinenti alla persona istante
identificabile e può comprendere eventuali dati riferiti a terzi solo nei
limiti previsti dal Codice (art. 10, commi 3 s., del Codice). A tal fine può essere
opportuno che la verifica dell'identità del richiedente avvenga mediante
esibizione o allegazione di un documento di riconoscimento che evidenzi
un'immagine riconoscibile dell'interessato.
4. SETTORI SPECIFICI
4.1. Rapporti di lavoro
Nelle attività di sorveglianza occorre rispettare il divieto di
controllo a distanza dell'attività lavorativa e ciò anche in caso di
erogazione di servizi per via telematica mediante c.d. "web contact
center". Vanno poi osservate le garanzie previste in materia di lavoro
quando la videosorveglianza è impiegata per esigenze organizzative e dei
processi produttivi, ovvero è richiesta per la sicurezza del lavoro (art. 4
legge n. 300/1970; art. 2 d.lg. n. 165/2001).
Queste garanzie vanno osservate sia
all'interno degli edifici, sia in altri luoghi di prestazione di lavoro, così
come, ad esempio, si è rilevato in precedenti provvedimenti dell'Autorità a
proposito di telecamere installate su autobus (le quali non devono riprendere in
modo stabile la postazione di guida, e le cui immagini, raccolte per finalità
di sicurezza e di eventuale accertamento di illeciti, non possono essere
utilizzate per controlli, anche indiretti, sull'attività lavorativa degli
addetti).
Ê inammissibile l'installazione di
sistemi di videosorveglianza in luoghi riservati esclusivamente ai lavoratori o
non destinati all'attività lavorativa (ad es. bagni, spogliatoi, docce,
armadietti e luoghi ricreativi).
Eventuali riprese televisive sui luoghi di
lavoro per documentare attività od operazioni solo per scopi divulgativi o di
comunicazione istituzionale o aziendale, e che vedano coinvolto il personale
dipendente, possono essere assimilati ai trattamenti temporanei finalizzati alla
pubblicazione occasionale di articoli, saggi ed altre manifestazioni del
pensiero. In tal caso, alle stesse si applicano le disposizioni sull'attività
giornalistica contenute nel Codice, fermi restando, comunque, i limiti al
diritto di cronaca posti a tutela della riservatezza, nonché l'osservanza del
codice deontologico per l'attività giornalistica ed il diritto del lavoratore
a tutelare la propria immagine opponendosi anche, per motivi legittimi, alla sua
diffusione.
4.2. Ospedali e luoghi di cura
L'eventuale controllo di ambienti sanitari e il monitoraggio di
pazienti ricoverati in particolari reparti o ambienti (ad es. unità di
rianimazione), stante la natura sensibile di molti dati che possono essere in
tal modo raccolti, devono essere limitati ai casi di stretta indispensabilità e
circoscrivendo le riprese solo a determinati locali e a precise fasce orarie;
devono essere inoltre adottati tutti gli ulteriori accorgimenti necessari per
garantire un elevato livello di tutela della riservatezza e della dignità delle
persone malate, anche in attuazione delle doverose misure che il Codice
prescrive per le strutture sanitarie (art. 83).
Il titolare deve garantire che possano
accedere alle immagini solo i soggetti specificamente autorizzati (es. personale
medico ed infermieristico) e che le stesse non possano essere visionate da
estranei (ad es. visitatori). Particolare attenzione deve essere riservata alle
modalità di accesso alle riprese video da parte di familiari di ricoverati in
reparti dove non sia consentito agli stessi di recarsi personalmente (es.
rianimazione), ai quali può essere consentita, con gli adeguati accorgimenti
tecnici, la visione dell'immagine solo del proprio congiunto.
Le immagini idonee a rivelare lo stato di
salute non devono essere comunque diffuse, a pena di sanzione penale (artt. 22, comma 8, e 167 del Codice). Va assolutamente evitato il
rischio di diffusione delle immagini di persone malate su monitor
collocati in locali liberamente accessibili al pubblico.
Nei casi in cui l'impiego di un sistema di
videosorveglianza all'interno di una struttura sanitaria non sia finalizzato
alla cura del paziente, bensì solo a finalità amministrative o di sicurezza
(quali, ad esempio, il controllo dell'edificio o di alcuni locali), e sia
possibile che attraverso lo stesso siano raccolte immagini idonee a rivelare lo
stato di salute, il soggetto pubblico titolare deve menzionare tale trattamento
nell'atto regolamentare sui dati sensibili da adottare in base al Codice (art. 20).
4.3. Istituti scolastici
L'eventuale installazione di sistemi di videosorveglianza presso
istituti scolastici deve garantire "il diritto dello studente alla
riservatezza" (art. 2, comma 2, d.P.R. n. 249/1998) e
tenere conto della delicatezza dell'eventuale trattamento di dati relativi a
minori.
A tal fine, se può risultare ammissibile il
loro utilizzo in casi di stretta indispensabilità (ad esempio, a causa del
protrarsi di atti vandalici), gli stessi devono essere circoscritti alle sole
aree interessate ed attivati negli orari di chiusura degli istituti, regolando
rigorosamente l'eventuale accesso ai dati.
Restano di competenza dell'autorità
giudiziaria o di polizia le iniziative intraprese a fini di tutela dell'ordine
pubblico o di individuazione di autori di atti criminali (per es. spacciatori di
stupefacenti, adescatori, ecc.).
4.4. Luoghi di culto e di sepoltura
L'installazione di sistemi di videosorveglianza presso chiese o altri
luoghi di culto o di ritrovo di fedeli deve essere oggetto di elevate cautele,
in funzione dei rischi di un utilizzo discriminatorio delle immagini raccolte e
del carattere sensibile delle informazioni relative all'appartenenza ad una
determinata confessione religiosa.
Al fine di garantire il rispetto dei luoghi di
sepoltura, l'installazione di sistemi di videosorveglianza deve ritenersi
ammissibile all'interno di tali aree solo quando si intenda tutelarle dal
concreto rischio di atti vandalici.
5. SOGGETTI PUBBLICI
5.1. Svolgimento di funzioni
istituzionali
Un soggetto pubblico può effettuare attività di videosorveglianza
solo ed esclusivamente per svolgere funzioni istituzionali che deve individuare
ed esplicitare con esattezza e di cui sia realmente titolare in base
all'ordinamento di riferimento (art. 18, comma 2, del Codice). Diversamente, il
trattamento dei dati non è lecito, anche se l'ente designa esponenti delle
forze dell'ordine in qualità di responsabili del trattamento, oppure utilizza
un collegamento telematico in violazione del Codice (art. 19, comma 2, del Codice).
Tale circostanza si è ad esempio verificata
presso alcuni enti locali che dichiarano di perseguire direttamente, in via
amministrativa, finalità di prevenzione e accertamento dei reati che competono
alle autorità giudiziarie e alle forze di polizia. Vanno richiamate quindi in
questa sede le riflessioni già suggerite in passato a proposito di talune
ordinanze comunali in tema di prostituzione in luoghi pubblici (v. provv.
26 ottobre 1998, in Bollettino del Garante n. 6/1998, p. 131).
Benché effettuata per la cura di un interesse
pubblico, la videosorveglianza deve rispettare i principi già richiamati.
Quando il soggetto è realmente titolare di un
compito attribuito dalla legge in materia di sicurezza pubblica o di
accertamento, prevenzione e repressione di reati, per procedere ad una
videosorveglianza di soggetti identificabili deve ricorrere un'esigenza
effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concreti e
specifici di lesione di un bene (ad esempio, in luoghi esposti a reale rischio o
in caso di manifestazioni che siano ragionevolmente fonte di eventi
pregiudizievoli).
Non risulta quindi lecito procedere, senza le
corrette valutazioni richiamate in premessa, ad una videosorveglianza capillare
di intere aree cittadine "cablate", riprese integralmente e
costantemente e senza adeguate esigenze. Del pari è vietato il collegamento
telematico tra più soggetti, a volte raccordati ad un "centro"
elettronico, che possa registrare un numero elevato di dati personali e
ricostruire interi percorsi effettuati in un determinato arco di tempo.
Risulta parimenti priva di giustificazione
l'installazione di impianti di videosorveglianza al solo fine (come risulta da
casi sottoposti al Garante), di controllare il rispetto del divieto di fumare o
gettare mozziconi, di calpestare aiuole, di affiggere o di fotografare, o di
altri divieti relativi alle modalità nel depositare i sacchetti di immondizia
entro gli appositi contenitori.
Le specifiche norme di legge o di regolamento
e le funzioni legittimamente individuate dall'ente costituiscono l'ambito
operativo entro il quale il trattamento dei dati si intende consentito. Come
prescritto dal Codice, l'eventuale comunicazione a terzi è lecita solo se
espressamente prevista da una norma di legge o di regolamento (art. 19, comma 3, del Codice).
Il Codice individua poi specifiche regole
volte invece a consentire, in un quadro di garanzie, riprese audio-video a fini
di documentazione dell'attività istituzionale di organi pubblici (artt. 20-22 e 65 del Codice).
Salvo i casi previsti per le professioni
sanitarie e gli organismi sanitari, il soggetto pubblico non deve richiedere la
manifestazione del consenso degli interessati (art. 18, comma 4, del Codice).
5.2. Informativa
Contrariamente a quanto prospettato da alcuni enti locali,
l'informativa agli interessati deve essere fornita nei termini illustrati nel
paragrafo 3.1. e non solo mediante pubblicazione sull'albo dell'ente, oppure
attraverso una temporanea affissione di manifesti. Tali soluzioni possono
concorrere ad assicurare trasparenza in materia, ma non sono di per sé
sufficienti per l'informativa che deve aver luogo nei punti e nelle aree in
cui si svolge la videosorveglianza.
5.3 Accessi a centri storici
Qualora introducano sistemi di rilevazione degli accessi dei veicoli ai
centri storici e alle zone a traffico limitato, i comuni dovranno rispettare
quanto dettato dal d.P.R. 22 giugno 1999, n. 250. Tale normativa impone ai
comuni di richiedere una specifica autorizzazione amministrativa, nonché di
limitare la raccolta dei dati sugli accessi rilevando le immagini solo in caso
di infrazione (art. 3 d.P.R. n. 250/1999).
I dati trattati possono essere conservati solo per il periodo
necessario per contestare le infrazioni e definire il relativo contenzioso e si
può accedere ad essi solo a fini di polizia giudiziaria o di indagine penale.
5.4. Sicurezza nel trasporto urbano
Alcune situazioni di particolare rischio fanno ritenere lecita
l'installazione su mezzi di trasporto pubblici di sistemi di
videosorveglianza. Tali sistemi di rilevazione sono leciti anche presso talune
fermate di mezzi urbani specie in aree periferiche che spesso sono interessate
da episodi di criminalità (aggressioni, borseggi, ecc.).
Valgono, anche in questi casi, le
considerazioni già espresse a proposito della titolarità in capo alle sole
forze di polizia dei compiti di accertamento, prevenzione ed accertamento di
reati, nonché del diritto di accesso alle immagini conservate per alcune ore,
cui si dovrebbe accedere solo in caso di illeciti compiuti.
Negli stessi casi, deve osservarsi particolare
cura anche per ciò che riguarda l'angolo visuale delle apparecchiature di
ripresa, nella collocazione di idonee informative a bordo dei veicoli pubblici e
nelle aree di fermata - presso cui possono transitare anche soggetti estranei -
e per quanto attiene alla ripresa sistematica di dettagli o di particolari non
rilevanti riguardanti i passeggeri.
5.5. Deposito dei rifiuti
In applicazione dei principi richiamati, il controllo video di aree
abusivamente impiegate come discariche di materiali e di sostanze pericolose è
lecito se risultano inefficaci o inattuabili altre misure. Come già osservato,
il medesimo controllo non è invece lecito - e va effettuato in altra forma - se
è volto ad accertare solo infrazioni amministrative rispetto a disposizioni
concernenti modalità e orario di deposito dei rifiuti urbani.
6. PRIVATI ED ENTI PUBBLICI ECONOMICI
6.1. Consenso
A differenza dei soggetti pubblici, i privati e
gli enti pubblici economici possono trattare dati personali solo se vi è il
consenso preventivo espresso dall'interessato, oppure uno dei presupposti di
liceità previsti in alternativa al consenso (artt. 23 e 24 del Codice).
In caso di impiego di strumenti di
videosorveglianza da parte di privati ed enti pubblici economici, la possibilità
di raccogliere lecitamente il consenso può risultare, in concreto, fortemente
limitata dalle caratteristiche e dalle modalità di funzionamento dei sistemi di
rilevazione, i quali riguardano spesso una cerchia non circoscritta di persone
che non è agevole o non è possibile contattare prima del trattamento. Ciò
anche in relazione a finalità (ad es. di sicurezza o di deterrenza) che non si
conciliano con richieste di esplicita accettazione da chi intende accedere a
determinati luoghi o usufruire di taluni servizi.
Il consenso, oltre alla presenza di
un'informativa preventiva e idonea, è valido solo se espresso e documentato
per iscritto. Non è pertanto valido un consenso presunto o tacito, oppure
manifestato solo per atti o comportamenti concludenti, consistenti ad esempio
nell'implicita accettazione delle riprese in conseguenza dell'avvenuto
accesso a determinati luoghi.
Nel settore privato, fuori dei casi in cui sia
possibile ottenere un esplicito consenso libero, espresso e documentato, vi può
essere la necessità di verificare se esista un altro presupposto di liceità
utilizzabile in alternativa al consenso, come indicato nel paragrafo successivo.
6.2. Bilanciamento degli interessi
6.2.1. Profili generali
Un'idonea alternativa all'esplicito consenso va ravvisata
nell'istituto del bilanciamento di interessi (art. 24, comma 1, lett. g), del Codice). Il
presente provvedimento dà attuazione a tale istituto, individuando i casi in
cui la rilevazione delle immagini può avvenire senza consenso, qualora, con le
modalità stabilite in questo stesso provvedimento, sia effettuata
nell'intento di perseguire un legittimo interesse del titolare o di un terzo
attraverso mezzi di prova o perseguendo fini di tutela di persone e beni
rispetto a possibili aggressioni, furti, rapine, danneggiamenti, atti di
vandalismo, o finalità di prevenzione di incendi o di sicurezza del lavoro.
Considerata l'ampia serie di garanzie e
condizioni sopra indicate, non appare necessario che il Garante, per alcuni
trattamenti in ambito privato di seguito indicati, prescriva ulteriori
condizioni e limiti oltre quelli già richiamati in premessa.
6.2.2. Registrazione delle immagini
I trattamenti di dati possono essere più invasivi rispetto alla semplice
rilevazione, qualora siano registrati su supporti oppure abbinati ad altre fonti
o conservati in banche di dati, talora solo per effetto di un dispositivo di
allarme programmato. E ciò in considerazione delle molteplici attività di
elaborazione cui i dati, possono essere sottoposti anche ad altri fini.
In presenza di concrete ed effettive
situazioni di rischio tali registrazioni sono consentite a protezione delle
persone, della proprietà o del patrimonio aziendale (ad esempio, rispetto a
beni già oggetto di ripetuti e gravi illeciti), relativamente all'erogazione
di particolari servizi pubblici (si pensi alle varie forme di trasporto) o a
specifiche attività (che si svolgono ad esempio in luoghi pubblici o aperti al
pubblico, o che comportano la presenza di denaro o beni di valore, o la
salvaguardia del segreto aziendale od industriale in relazione a particolari
tipi di attività).
6.2.3. Videosorveglianza senza
registrazione
Nei casi in cui le immagini sono unicamente visionate in tempo reale,
oppure conservate solo per poche ore mediante impianti a circuito chiuso (Cctv),
possono essere tutelati legittimi interessi rispetto a concrete ed effettive
situazioni di pericolo per la sicurezza di persone e beni, anche quando si
tratta di esercizi commerciali esposti ai rischi di attività criminali in
ragione della detenzione di denaro, valori o altri beni (es., gioiellerie,
supermercati, filiali di banche, uffici postali). La videosorveglianza può
risultare eccedente e sproporzionata quando sono già adottati altri efficaci
dispositivi di controllo o di vigilanza oppure quando vi è la presenza di
personale addetto alla protezione.
Nell'uso delle apparecchiature volte a
riprendere, per i legittimi interessi indicati, aree esterne ad edifici e
immobili (perimetrali, adibite a parcheggi o a carico/scarico merci, accessi,
uscite di emergenza), il trattamento deve essere effettuato con modalità tali
da limitare l'angolo visuale all'area effettivamente da proteggere, evitando
la ripresa di luoghi circostanti e di particolari non rilevanti (vie, edifici,
esercizi commerciali, istituzioni ecc.).
6.2.4. Videocitofoni
Sono ammissibili per identificare coloro che si accingono ad entrare in
luoghi privati videocitofoni o altre apparecchiature che rilevano immagini o
suoni senza registrazione. Tali apparecchiature sono dislocate abitualmente
all'ingresso di edifici o immobili in corrispondenza di campanelli o citofoni,
appunto per finalità di controllo dei visitatori che si accingono ad entrare.
La loro esistenza deve essere conosciuta attraverso una informativa agevolmente
rilevabile, quando non sono utilizzati per fini esclusivamente personali (art. 5, comma 3 del Codice).
Altri dispositivi di rilevazione e controllo,
invece, spesso non sono facilmente individuabili anche per mancanza di
informativa, né la loro collocazione è altrimenti segnalata. In alcuni casi,
poi, più telecamere collocate anche all'interno di un edificio (pianerottoli,
corridoi, scale) si attivano contemporaneamente e, sia pure per un tempo
limitato, riprendono le persone fino all'ingresso negli appartamenti. Anche in
questi casi è necessaria una adeguata informativa.
6.2.5. Riprese nelle aree comuni
L'installazione degli strumenti descritti nel paragrafo precedente, se
effettuata nei pressi di immobili privati e all'interno di condominii e loro
pertinenze (es. posti auto, box), benché non sia soggetta al Codice
quando i dati non sono comunicati sistematicamente o diffusi, richiede comunque
l'adozione di cautele a tutela dei terzi (art. 5, comma 3, del Codice). Al fine di evitare di
incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615-bis
c.p.), l'angolo visuale delle riprese deve essere limitato ai soli spazi
di propria esclusiva pertinenza, ad esempio antistanti l'accesso alla propria
abitazione, escludendo ogni forma di ripresa anche senza registrazione di
immagini relative ad aree comuni (cortili, pianerottoli, scale, garage comuni)
o antistanti l'abitazione di altri condomini.
Il Codice trova invece applicazione in caso di
utilizzazione di un sistema di ripresa di aree condominiali da parte di più
proprietari o condomini, oppure da un condominio, dalla relativa amministrazione
(comprese le amministrazioni di residence o multiproprietà), da studi
professionali, società o da enti no-profit.
L'installazione di questi impianti è
ammissibile esclusivamente in relazione all'esigenza di preservare la
sicurezza di persone e la tutela di beni da concrete situazioni di pericolo, di
regola costituite da illeciti già verificatisi, oppure nel caso di attività
che comportano, ad esempio, la custodia di denaro, valori o altri beni (recupero
crediti, commercio di preziosi o di monete aventi valore numismatico).
La valutazione di proporzionalità va
effettuata anche nei casi di utilizzazione di sistemi di videosorveglianza che
non prevedano la registrazione dei dati, in rapporto ad altre misure già
adottate o da adottare (es. sistemi comuni di allarme, blindatura o protezione
rinforzata di porte e portoni, cancelli automatici, abilitazione degli accessi).
7. PRESCRIZIONI E SANZIONI
Il Garante invita tutti gli operatori
interessati ad attenersi alle prescrizioni illustrate e a quelle definite
opportune parimenti indicate nel presente provvedimento, in attesa dei più
specifici interventi che potranno derivare in materia da un c.d. provvedimento
di verifica preliminare di questa Autorità (art. 17 del Codice), oppure dal codice deontologico che
il Garante ha promosso per disciplinare in dettaglio altri aspetti del
trattamento dei dati personali effettuato "con strumenti elettronici di
rilevamento di immagini" (art. 134 del Codice).
Le misure necessarie prescritte con il
presente provvedimento devono essere osservate da tutti i titolari di
trattamento. In caso contrario il trattamento dei dati è, a seconda dei casi,
illecito oppure non corretto, ed espone:
all'inutilizzabilità dei dati personali trattati in violazione
della relativa disciplina (art. 11, comma 2, del Codice);
all'adozione di provvedimenti di blocco o di divieto del
trattamento disposti dal Garante (art. 143, comma 1, lett. c), del Codice), e di analoghe
decisioni adottate dall'autorità giudiziaria civile e penale;
all'applicazione delle pertinenti sanzioni amministrative o
penali (artt. 161 s. del Codice).
TUTTO CIÒ PREMESSO IL GARANTE:
prescrive ai titolari del trattamento nei settori interessati, ai
sensi dell'art. 154, comma 1, lett. c), del Codice, le misure necessarie ed opportune indicate nel presente provvedimento
al fine di rendere il trattamento conforme alle disposizioni vigenti;
individua, nei termini di cui in motivazione, ai sensi dell'art. 24, comma 1, lett. f) del Codice, i casi nei quali il trattamento dei dati personali mediante
videosorveglianza può essere effettuato da soggetti privati ed enti pubblici
economici, nei limiti e alle condizioni indicate, per perseguire legittimi
interessi e senza richiedere il consenso degli interessati;
individua in allegato un modello semplificato di informativa
utilizzabile alle condizioni indicate in motivazione.
Roma, 29 aprile 2004
IL PRESIDENTE
Rodotà
IL RELATORE
Rasi
IL SEGRETARIO GENERALE
Buttarelli
Per le modalità di utilizzazione del modello si veda il
paragrafo 3.1.
Se le immagini non sono registrate, sostituire il termine
"registrazione" con quello di "rilevazione".