Dove sono gli standard
tecnici?
di Andrea Monti - 27.04.99
Il corpus normativo che incarna la disciplina del documento informatico e
della firma digitale è estremamente complesso e richiede all'interprete una
grande prudenza ermeneutica nel coordinare fonti di rango, natura e provenienza
diversa.
Le cose sono complicate dal fatto che a fianco di rinvii a provvedimenti di
rigorosa matrice giuridica, infatti, il testo del DPCM
8 febbraio '99 invoca in più momenti l'applicazione di standard tecnici
(norme ITSEC, standard ITU e via discorrendo) operando una sorta di "recezione"
che li fa diventare oggetto di quel "nemo censetur ignorare legem".
Fuor di metafora, è evidente che la conoscibilità piena della legislazione
in questa materia richiede necessariamente anche la cognizione del contenuto dei
documenti di carattere tecnico che invece di essere trascritti nel DPCM (o
aggiunti in un allegato) sono semplicemente "linkati". Si pone dunque
il problema di reperire questo materiale che però - a differenza dei testi
normativi - non è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ma può spesso essere
ottenuto dietro il pagamento di somme non banali perché, non essendo un testo
legislativo, è tutelato dalla legge sul diritto d'autore e quindi non
riproducibile liberamente.
Il risultato pratico di questa situazione è che per conoscere integralmente
la legge il cittadino non deve più limitarsi alla Gazzetta Ufficiale ma deve
iniziare un lungo e costoso pellegrinaggio. Poco importa che i soggetti
potenzialmente interessati a conoscere certi elementi tecnici siano aziende in
grado di sostenere certi costi, quando non già in possesso della suddetta
documentazione. Il problema è più generale e riguarda il tema del libero
accesso alle fonti del diritto, argomento che si rivela sempre più attuale e
che richiede soluzioni urgenti.
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