Thomas non abita qui (e non trova
casa)
di Manlio Cammarata (Dall'articolo pubblicato
sul n. 155 di MCmcrocomputer - ottobre 1995)
L'ignoranza della legge non è una scusante
per chi compie un atto illecito. Come dicevano i latini: "Ignorantia legis
non escusat". Ma come può un cittadino italiano conoscere le 100.000 leggi
della Repubblica?
Già, sono circa centomila le leggi in vigore in
Italia. "Circa" significa che nessuno sa esattamente quante siano,
perché con il nostro sistema legislativo molte volte non si può stabilire con
sicurezza se una legge sia in vigore o no. Ma come può fare un cittadino per
conoscere non solo il testo di una legge, ma anche l'iter di un disegno di
legge, o per conoscere i contenuti di un'interrogazione parlamentare su una
materia che lo riguarda, o avere altre informazioni dalle istituzioni?
C'è, da tempo, un servizio di informazioni parlamentari e la Camera dei
Deputati ha recentemente istituito un "numero verde". Il cittadino
telefona e all'altro capo del filo trova persone disponibili e competenti. Ma se
vuole un testo originale? Qui incominciano i problemi. C'è la Gazzetta
Ufficiale, ma non è in vendita ad ogni angolo di strada. Sempre più spesso ci
si sente domandare: ma non si potrebbero mettere i testi delle leggi su
Internet?
Si potrebbe, anzi, si può, tecnicamente parlando. I testi di legge esistono
già in formato digitale, per il semplice motivo che la Gazzetta Ufficiale è
realizzata in fotocomposizione dall'Istituto Poligrafico dello Stato. E infatti,
per pochi eletti e a pagamento, c'è la possibioità di un accesso telematico (a
carattere) al Poligrafico. Nella maggior parte dei casi si passa per il Centro
Elettronico di Documentazione della Corte suprema di Cassazione. Ma anche questa
possibilità non è per tutti: l'abbonamento costa un paio di milioni l'anno, e
bisogna addirittura stipulare una convenzione con il Ministero di Grazia e
Giustizia per ottenere l'accesso. Che non è dei più facili: con il vecchio
sistema Italgiure Find bisogna affrontare un corso che dura alcuni giorni, e
anche con il cosiddetto Easy Find ("ricerca facile"?), sotto Windows,
chi non ha una laurea in legge e un paio di anni di pratica in uno studio legale
rinuncia presto a servirsi di questo strumento.
C'è il piano triennale...
Il vecchio mainframe è andato in pensione, ma i
modem del CED della Cassazione vanno ancora a 2400 bps, con quel che costano le
telefonate in Italia. Possibile che un patrimonio di documentazione giuridica
tra i più importanti del mondo non possa essere a disposizione di tutti?
Perché il CED della Corte non è accessibile via Internet?
"C'è una proposta nel piano triennale dell'AIPA - dice Onofrio Fanelli,
direttore del CED - ma il discorso di Internet non finisce qui. Il problema che
noi ci poniamo è un'altro. Un utente entra, magari dalla California, e come è
entrato se ne va, perché non sa che cosa fare. Noi pensiamo di lasciare una
possibilità di scegliere, se accedere con il sistema attuale o da Internet.
Resta il fatto che bisogna pagare al Ministero del Tesoro il canone
annuo..."
Dunque rimane il sistema attuale della concessione? "Andiamo per gradi -
risponde il presidente Fanelli - la concessione è regolata da un decreto del
Presidente della Repubblica, i cambiamenti di queste cose sono talmente
macchinosi che scoraggiano... Se vedremo che effettivamente c'è una forte
richiesta di accesso su Internet, dovremo pensare a come rendere facile la cosa.
Non è pensabile che si deva fare una domanda, pagare sul conto corrente
eccetera. In un' indagine che abbiamo fatto tra i nostri utenti, l'unico punto
che ha riscosso critiche riguarda proprio le difficoltà burocratiche. Quello
che non potrà cambiare è il tipo di interrogazione, che è per professionisti,
non potrà mai essere a menù, come sul Videotel".
Dunque non è dal CED della Cassazione che possiamo aspettarci i testi
legislativi su Internet, alla portata dei cittadini. E le Camere? Abbiamo dato
notizia alcuni mesi fa di un progetto del Senato, un Web a tutti gli effetti. A
che punto è? E, per caso, non stanno pensando di fare un unico Web del
Parlamento, Camera dei Deputati e Senato insieme?
La risposta è deludente. Il progetto del Senato procede lentamente, per ora ci
sono le prime utenze interne di posta elettronica e sono in fase di messa a
punto il server e l'interfaccia. Non si può ancora prevedere quando il sistema
sarà a disposizione dei cittadini, né quali saranno le informazioni
disponibili in rete. All'inizio c'è stata una proposta di un Web comune alle
due Camere (i cui sistemi informativi sono separati), ma a Montecitorio
avrebbero addirittura stabilito che non è il caso che la Camera dei Deputati
diventi un fornitore di informazioni su Internet. Perché? "Decisioni delle
Alte Sfere", è tutto quello che si riesce a strappare ai sempre
abbottonatissimi funzionari del Parlamento.
Per la cronaca, l'accesso ai sistemi informativi parlamentari è possibile già
oggi. Bisogna affrontare un bel po' di burocrazia e sperare che la domanda venga
accolta, perché gli uffici competenti si riservano di stabilire chi ha diritto
di accesso e chi no. Poi bisogna pagare l'abbonamento, secondo una logica
perversa per la quale il semplice cittadino paga una cifra molto più alta di
quella di una pubblica amministrazione. E poi deve cercare di capirci qualcosa,
perché i linguaggi di interrogazione - diversi per i diversi archivi, risalgono
all'archeologia dell'informatica.
"Il Palazzo non è di vetro" avevo intitolato tempo fa un articolo di
Cittadini e Computer (MC n. 139). Evidentemente gli inquilini del Palazzo non
riescono nemmeno a guardare fuori, perché non si sono accorti che il mondo è
cambiato. E non di poco. C'è da chiedersi quale impulso possa venire da queste
antiche stanze per avviare i programmi che dovrebbero portare l'Italia sulle
autostrade dell'informazione. Mentre i parlamenti di tutti i paesi
industrializzati si occupano del problema, legiferano e fanno programmi a lungo
termine, da noi qualcuno si preoccupa "dell'uso ludico che si potrebbe fare
di Internet all'interno della Camera e del Senato", secondo la solita fonte
che chiede di restare anonima. E non aggiunge, ma si intende facilmente, che
qualcuno teme che con Internet possa aver luogo qualche traffico di immagini
erotiche...
Un ministro per l'informazione
In tutto questo non si sa che fine abbia fatto il
progetto di direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri (ne abbiamo
parlato in Informatica e Società sul n. 151), che stabiliva regole innovative
per la fornitura di informazioni dalla pubblica amministrazione ai cittadini.
E non si sa nemmeno che fine abbia fatto un'indicazione contenuta nelle
"Conclusioni della Presidenza" al vertice del G7 di Corfù del 25
giugno 1994. Vi si legge che, sulla base delle indicazioni del Rapporto
Bangemann, il Consiglio d'Europa avrebbe costituito uno strumento di
coordinamento permanente per assicurare la concordanza di iniziative sulla
società dell'informazione. Per questo ogni Stato membro dovrebbe nominare un
responsabile "a livello ministeriale". Insomma, un "ministro per
l'informazione".
Nel frattempo qualche pubblica amministrazione si è accorta che Internet
esiste, e ha installato un Web. Ha incominciato l'Autorità garante della
concorrenza e del mercato, all'indirizzo http://www.agcm.it. Chi riesce a
collegarsi?
Invece è facile accedere al sito dell'Autorità per l'informatica nella
pubblica amministrazione, all'indirizzo http://www.aipa.it. Si possono leggere
tutti i documenti e si può fare il punto sull'attività dell'organismo, ma,
evidentemente, quello dell'AIPA non è un Web pensato per i cittadini. Anzi,
quasi quasi non è un Web, perché non c'è nemmeno un puntatore ad altri siti
di Internet. Insomma, è stato pensato un bollettino ed è stato messo in rete.
Poca cosa, per chi è abituato a "navigare" nel ciberspazio e a
interagire direttamente con le informazioni. Ma è addirittura rivoluzionario
nel panorama della comunicazione delle istituzioni statali italiane.
In attesa che qualcuno si accorga che abbiamo bisogno non di un ministro senza
portafoglio, ma di vero un Ministero dell'Informazione, vorrei suggerire a
qualche parlamentare di "fare un giro" sul Web e dare un'occhiata a
qualche sito governativo americano: quello della Federal Commission of
Communications, per esempio, nel quale si può discutere delle proposte di legge
sulla violenza alla TV, o quello della Library of the Congress, o ancora Thomas,
dal quale si possono fare ricerche per parole chiave sui testi delle leggi.
Gratis.
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