Dialer, indagini e querele: effetti
collaterali
di Andrea Buti* - 23.10.03
Questa non vuol essere una provocazione quanto, invece, una semplice
riflessione. Sarà per deformazione professionale, ma quando si tratta di
valutare la fondatezza di un'accusa, preferisco affrontare la questione
mettendomi sempre nei panni di colui che vado ad incolpare, il che, sia detto
per inciso, è imposto - sostanzialmente - dalle regole basilari di uno stato di
diritto.
Andando al concreto, solo l'altra mattina un collega mi chiede:
"Sai un mio vecchio cliente è rimasto incastrato con quella truffa su
internet...ha ricevuto una bolletta telefonica di 700 euro. Che dici, faccio una
querela?"
Alla sua domanda rispondo con un'altra domanda:
"Questo tuo cliente sostiene che il dialer si è installato a sua insaputa,
sul proprio PC, nonostante che, al momento dell'installazione, nella finestra
del controllo ActiveX, avesse cliccato sul pulsante NO?"
Ed il collega subito: "Si, si è proprio così!"
Incalzo allora con un'altra (più subdola, aggiungo ora) domanda:
"C'era qualcuno presente quando ha compiuto questa operazione e che
potrebbe testimoniare?"
E lui: "No".
Comincio a pensare che la faccenda stia divenendo interessante ed insisto:
"Comunque il computer è ancora così, cioè nella stessa condizione con il
dialer installato... almeno si potrebbe (condizionale d'obbligo) attraverso la
perizia di un tecnico, verificare lo stato del sistema informatico.."
Risposta: "Beh, veramente... sai... per sicurezza, non sapendo cosa
fare... ha cancellato tutto dal disco".
Ultima risorsa che mi viene sul momento:
"Allora, teoricamente, si potrebbe ripercorrere la storia dall'inizio: dove
ha scaricato questo dialer?"
E lui:"Ma veramente non se lo ricorda più..."
Allora nella mia mente si comincia a configurare: facciamo una querela per
truffa; indagini? Mah, confidiamo nelle capacità investigative della
Procura ed andiamo in giudizio: chi ci dice (ossia in linguaggio giuridico, chi
fornisce le prove e quali prove esistono per convincere il giudice del
dibattimento) che i fatti si sono svolti come sostiene il querelante?
Proseguo nel mio ragionamento. L'accusa deve provare la responsabilità
dell'imputato, che fino a prova contraria è innocente. Comincio ad intravedere
una - teoricamente - possibile soluzione che non mi piace: qui va a finire che,
almeno, assolvono l'imputato per (la vecchia) insufficienza di prove.
Speriamo di non prenderci una bella accusa di calunnia, giacché quando le
querele sono infondate (o affrettate, per non dire "di moda") questo
pericolo è dietro l'angolo.
Però questo la gente non lo sa o gli fa comodo dirlo e pensarlo: allora, a tal
riguardo, è bene ricordare quel che dicevano i latini (ma vale ancora oggi): ignorantia
legis non excusat.
La stessa gente, però non sa neanche come funziona il suo PC, però lo usa;
vede un bel sito che offre tutto gratis (soliti specchietti per allodole?) e
abbocca (qui si potrebbe discutere, ma non voglio andare - come ci dicevano a
scuola - fuori tema).
Siamo allora convinti - di fronte a questo, ovviamente non voglio minimamente
generalizzare - che una bella querela, magari non sufficientemente valutata nel
suo fondamento, sia la panacea giusta per tutti i malati di dialerite ?
Sporgere una querela, insomma, non è come prendere un'aspirina!
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