Atto Camera 4 -05003
Interrogazione a risposta scritta
presentata da
MARCO ZACCHERA
giovedì 27 settembre 2007 nella seduta n.212
ZACCHERA. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle
finanze, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica
amministrazione.
- Per sapere - premesso che:
da circa un anno è stato chiesto, a più riprese, al Ministro dell'interno di
chiarire gli aspetti connessi al progetto di dare ai cittadini italiani una
carta d'identità elettronica (CIE), dapprima da un cospicuo numero di colleghi
parlamentari, primo firmatario l'Onorevole Luigi Vitali in data 12 ottobre 2006
e successivamente dal sottoscritto, senza avere alcuna risposta;
il silenzio del Ministro Amato, che più volte ha richiamato l'interesse
primario dei cittadini a vivere in sicurezza, garantita dallo Stato, potrebbe
far ritenere che la gestione della struttura ministeriale, sia condizionata da
società che riscuotano il consenso implicito dei responsabili del Viminale,
come la NESTOR, società peraltro consulente dello stesso Ministero;
il Ministro dell'interno non dovrebbe ignorare cosa stia accadendo al suo
Ministero, dove la società consortile Nestor di cui si riconosce la
composizione italiana, ma non quella lussemburghese, al DUNS 40-04-0700, ad
avviso dell'interrogante rischia di demolire i fondamentali di sicurezza della
CIE;
nella sostanza infatti la CIE è sempre meno un documento di identificazione
personale, come espresso dai regi decreti del 1931 e del 1940, è sempre più
una carta di servizio, come dimostra l'assenza del Dipartimento della Pubblica
Sicurezza dai tavoli decisionali;
il termine CIE viene usato per dare maggiore rilievo al progetto che in realtà
mirerebbe soltanto ad accrescere il business di chi produce software in modo
proprietario lontano da standard internazionali, elevando i livelli di
autodipendenza;
è singolare che mentre il Ministero dell'interno abbassa di fatto il livello di
sicurezza e di privacy degli italiani, il Vice Presidente del Consiglio On.
Rutelli parli invece pubblicamente di creare una Banca Nazionale del DNA -:
se risponda al vero che la CIE è stata definitivamente declassata da documento
di identità a carta di servizi, come dimostrano i continui richiami in rete ed
ai servizi in rete nelle nuove «Regole tecniche» dettate da Nestor, la
decisione di spostare la banca dati delle carte di identità dalla Polizia di
Stato all'Amministrazione Civile dell'Interno, ciò tra l'altro senza alcuna
base legale e in contrasto con il decreto ministeriale del 19 luglio 2000
tutt'ora in vigore;
se confermi che tutti i software di sicurezza vengono realizzati dai tecnici di
Nestor Scarl software non di mercato: ciò con gravi rischi circa
l'affidabilità e il controllo delle procedure, della loro gestione e della
manutenzione successiva;
se non ritenga, viceversa, più corretto e trasparente individuare le
caratteristiche fondamentali di sicurezza ed elaborare un capitolato d'oneri per
scegliere sul mercato la migliore soluzione;
se sia a conoscenza, dell'estrema debolezza degli aspetti correlati alla
sicurezza e alla privacy dei cittadini, contenuti nel nuovo decreto e alle
relative «Regole Tecniche»: l'articolo 6, in particolare, cita strumenti
standard quali i certificati digitali che sono per loro natura, autoconsistenti.
È infatti inquietante che nella scrittura di questo articolo venga evidenziato,
con molta superficialità e senza alcun dettaglio tecnico adeguato, che «nel
corso dei servizi di validazione non si procede a tracciatura e registrazioni
centralizzate», altrettanto inquietante è la circostanza che nonostante la
generale condivisione che le basi anagrafiche e quella delle carte di identità
dovessero rimanere separate per motivi di sicurezza, affidate a strutture
diverse, nei fatti si registra il raggruppamento delle banche dati in un'unica
struttura, e l'assicurazione fornita, senza alcuna spiegazione ulteriore è
«che verranno adottati tutti gli accorgimenti» per assicurare l'effettiva
separazione delle banche dati e l'impossibilità di consultazioni incrociate; a
riprova di quella che l'interrogante ritiene la presenza invasiva della società
Nestor Scarl nell'amministrazione del Ministero dell'interno nel nuovo decreto
CIE viene inserita la presenza del codice fiscale, in analogia alla Carta
Nazionale dei Servizi. La presenza del codice fiscale, «in chiaro» volutamente
negata nel 2000 per motivi di privacy, renderebbe evidente a chiunque
l'identità del richiedente il servizio, anche nel caso di servizi dove il
rispetto della privacy risulta fondamentale e senza che il cittadino ne sia
pienamente consapevole;
se il Ministro dell'interno sia a conoscenza che le «Regole Tecniche» della
Nestor sono nuove ma vecchie di alcuni anni giacché secondo l'interrogante
affermare che i dispositivi contactless potranno essere utilizzati sulla base
dell'evoluzione delle tecnologie è falso: tali dispositivi esistono e
funzionano benissimo in tutto il mondo con l'applicazione del passaporto
elettronico, e l'utilizzo del contactless è, quindi, già ora ma anche nel
futuro orientato alla identificazione personale, assolutamente indispensabile se
si vorrà rendere compatibile la CIE con il passaporto elettronico, così come
appare insostenibile l'affermazione contenuta nelle «Regole Tecniche» che la
tecnologia contactless potrà essere adottata solo «a fronte di un diretto
assenso del cittadino»;
se il Ministro dell'economia condivida il basso profilo assunto dal Poligrafico
dello Stato nella gestione del progetto CIE, atteso che secondo la legge
43/2005, infatti, il Poligrafico dello Stato è il principale attore del
progetto CIE, come degli altri progetti relativi ai documenti di
identificazione, in quanto finanziatore e braccio operativo del Ministero
dell'economia e delle finanze. Sembrerebbe che l'Istituto Poligrafico svolga un
ruolo meramente passivo, partecipando con un basso profilo tecnico e strategico
alle varie discussioni in corso, incompatibile con il grande sforzo finanziario
a cui è chiamato;
se non ritenga il Ministro dell'economia che il forte sbilanciamento dei conti
dell'Istituto, che ammonterebbero ad oltre 200 milioni di euro, potrebbe
compromettere a breve non solo l'attesa privatizzazione ma anche la stessa
solidità della società.(4-05003)
|