"Portale Italia": la
voce della Rete
26.04.2000
Il Portale Italia potrebbe anche essere
un'idea interessante.
Dovrebbe però innanzitutto essere gestito in posizione di assoluta parità
rispetto a qualsiasi altra risorsa web.
Mi piacerebbe trovare, in un "Portale Italia", tutta la pubblica
amministrazione, locale e statale, on line, nonché, organizzate i maniera da
essere prontamente reperibili dal cittadino, tutte le risorse di pubblico
interesse (dalle camere di commercio agli orari dei treni..., magari passando
per gli ordini professionali e le università etc. etc.).
Ma soprattutto vorrei poter trovare, nel Portale Italia, i testi delle norme,
dei regolamenti, delle circolari... persino la più infima delle delibere
comunali...
Voglio osare ancora qualcosa di più... mi piacerebbe potermi fare un
certificato
di residenza direttamente sulla mia stampante; mi piacerebbe poter spedire un
e-mail al consigliere regionale o al deputato da me eletto e magari riceverne
una risposta...
Chiedo scusa se il mio intervento non è quello di un giurista ma appare
piuttosto dettato dalla coscienza dell'uomo della strada... tuttavia, credo che
al di là di ogni valutazione tecnica - che lascio a chi è più esperto di me -
quello che conta veramente sia la necessità di introdurre un veicolo nuovo nei
rapporti tra il cittadino e il "pubblico", che abbatta il tradizionale
ostacola della burocrazia in posizione di superiorità e consenta a tutti una
maggiore e più costruttiva partecipazione. E' una buona occasione per lo Stato,
oltretutto abbastanza a buon mercato... speriamo venga colta.
Avv. Marzio Vaglio
13.04.00
Il dibattito sul " Portale
Italia" mi sembra un "deja vu".
In Italia, a mio avviso, per il Governo Centrale e locale, il problema non
sono le idee ma i tempi di realizzazione.
La RUPA ottima idea progettuale dei primi anni dell'ultimo decennio del
secolo, nel nuovo millennio, viene considerata "una infrastruttura nata
vecchia".
Della firma digitale di stato riparleremo nei prossimi anni.
Forse è il caso di aspettare tempi migliori ed idee più chiare........... a
proposito ma esiste un Portale di Stato negli USA nel Regno Unito o in
Francia ?
MONTY60
13.04.00
Intervengo subito nel dibattito che
necessariamente dovrà aprirsi sull'argomento "Portale Italia",
ennesimo tentativo, a mio parere, di mascherare finalità diverse da quelle
dichiarate ufficialmente. Io comunque
Vi scrivo non per esprimere una opinione sull'utilità o l'inutilità di questo
portale, ci sarà chi potrà formulare proposte e idee sicuramente interessanti
(ho una esperienza diretta di rapporti con le amministrazioni pubbliche e con le
varie appendici di esse tale per cui non fornirò mai più
idee e proposte "a buon mercato" a chi poi me le scippa, le stravolge
e le utilizza per fini troppo diversi dallo scopo per cui sono nate). Il mio
intervento invece è di denuncia di una possibile problematica applicazione
dell'art. 2 del decreto reso pubblico ieri sulla questione
dell'accaparramento dei nomi a dominio. Come voi stessi affermate nel n. 124 di
Interlex "basterebbe che l'autorità preposta facesse una circolare con
"istruzioni per l'uso" diretta all'Istituto per le applicazioni
telematiche del CNR, che è il registrar dei domini .it."; il problema che
io sollevo è quello relativo al controllo che la istituenda Anagrafe Nazionale
(Art.2, comma 1) dovrà effettuare sul reale utilizzo del nome a dominio
registrato(Art.2, comma 4). Ora se, come ci si augura da tempo, non ci sarà
più la possibilità di registrare nomi a dominio indebitamente per poi
rivenderli ai veri titolari di nomi e marchi (questa è la parte del decreto che
non può che essere ben accolta), va da sé che i titolari dei nomi a dominio
stessi saranno realmente gli aventi diritto.
Tutti gli operatori che come noi rivendono spazi sui priori server da associare
ai nomi a dominio di cui si è fatta la registrazione per conto del cliente
sanno benissimo che il processo di acquisto da parte del cliente stesso segue
percorsi di volta in volta diversi, c'è che prima vuole che gli si realizzi un
sito web e poi richiede un dominio, c'è chi fa entrambe le richieste nello
stesso momento e c'è però anche chi chiede il dominio a proprio nome e vi
inserisce le proprie pagine anche dopo un anno. C'è che lo utilizza
esclusivamente per poter avere spazio a sufficienza (non ne formiamo parecchio a
prezzi contenuti rispetto alla stragrande maggioranza dei fornitori) da
utilizzare per l'ftp e non è interessato ad avere pagine web di presentazione
della propria azienda. L'utilizzo insomma è personale e diversificato; cosa
significa quindi stabilire un termine di 90 giorni, entro il quale il nome a
dominio dovrà risultare effettivamente utilizzato? Chi stabilisce cosa si
intende per effettivo utilizzo e con quale autorità e competenza? Un sito ben
congegnato viene costruito in almeno due mesi di lavoro (a meno che ovviamente
non si producano le solite pagine "fatte in casa", anche dagli stessi
sedicenti fornitori di servizi per il web che il più delle volte utilizzano
quei programmi di composizione delle pagine stesse che hanno come risultato una
generalizzata produzione di brutte e scadenti realizzazioni).
Nel frattempo all'indirizzo web del cliente potrà essere associata una pagina
che anticipa l'imminente inserimento delle pagine definitive, oppure
potrà non esserci nulla, sempre secondo la volontà del cliente che ritiene
giustamente di poter decidere liberamente sulla cosa, dal momento che è legato
al fornitore da un contratto per il servizio in questione. E qui si apre un
altro problema, tutto riferibile proprio al contratto, che ogni onesto fornitore
dovrà aver fatto firmare al proprio cliente, a tutela di quest'ultimo e di se
stesso. Normalmente il contratto di fornitura ha una durata di un anno, viene
sottoscritto all'attivazione del servizio ed il pagamento è in un'unica
soluzione anticipata. Come la mettiamo con il fatto
che la Anagrafe Nazionale può, secondo il comma 4 del decreto in questione,
cancellare addirittura la registrazione del nome a domino che risultasse non
utilizzato entro 90 giorni dalla avvenuta registrazione?
Non si prefigura una ingerenza indebita da parte di un organismo pubblico in un
rapporto di natura privatistica regolato da un contratto fra fornitore ed
utilizzatore di servizi offerti da società private? Non vado oltre, credo
comunque che il problema si ponga in maniera molto preoccupante e chiedo a voi
che masticate quotidianamente codici e norme di illuminarci sulle possibili
implicazioni derivanti dall'applicazione di questo articolo di legge.
Maria Prosdocimo
Intermedia srl
23.04.2000
Di tutte le cose che il governo poteva
fare, la scelta cade sempre su un
restringimento regolamentatorio.
Come CEO di uno start up, mi sarebbe piaciuto vedere, in nessun particolare
ordine:
- eliminazione dei balzelli notarili per costituzione di società, aumenti di
capitale, modifiche statutarie e simili
- eliminazione dei tempi epocali (per la new economy) degli atti formali (oltre
un mese per l'omologa degli atti del tribunale di Milano che ha avocato a sé
tutta la provincia!)
- semplificazione degli atti amministrativi in genere
- massima apertura verso lo strumento dello stock option (non quel brodino
leggero preparato di recente)
- possibilità di versare capitale "in natura", già previsto dalla
legislazione francese per esempio (es. capitalizzazione dello stipendio)
- diminuire i costi di interconnessione alla rete (in particolare su quei pezzi
ancora a monopolio telecom
Roberto Chinello
13.04.00
A.S.C.I.I. Associazione Consumatori
Italiani Internet - Ufficio stampa
Il Presidente del Consiglio
dei Ministri Italiano Massimo D'Alema il 12 aprile 2000 ha annunciato in
conferenza stampa la nascita del "portale Italia", uno strumento per
regolamentare "l'accesso e la selezione delle informazioni in rete relative
al nostro Paese". Il decreto prevede anche una "grande campagna
promozionale" per promuovere un portale (una sorta di canale televisivo
accessibile in ogni parte del mondo) per "accedere al complesso delle
iniziative pubbliche e private".
Questo network informativo avrà il monopolio di stato dei "servizi di
ricerca, servizi di informazione sull'Italia, servizi di guida e collegamenti internet
verso portali del Governo, pubblica amministrazione, Regioni, Enti locali
che offrono servizi, collegamenti internet verso portali di comunità,
associazioni e rappresentanze di vari settori e attività economiche e sociali
del Paese" sotto il controllo un Comitato (una sorta di mega-consiglio di
amministrazione dell'informazione e dell'industria) e "naturalmente
sotto la responsabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri".
Tale provvedimento è stato accompagnato da una proposta di legge per
regolamentare i domini internet in un'inusuale foga legislativa pre-elettorale.
E' chiara la volontà di approfittare delle imminenti elezioni politiche per
instaurare un vero è proprio regime di monopolio delle informazioni, del
commercio e dell'industria sulla rete Internet, regime monopolistico che nelle
intenzioni di una legge liberticida ha come unico scopo quello di sottomettere
ad una volontà politica tutto ciò che riguarda la rete Internet comprese le
iniziative legate alle associazioni e a tutte le attività economiche e sociali
del paese.
Tale intento intacca le libertà costituzionalmente garantite, soffoca lo
spirito liberale della rete Internet, colpisce le associazioni, gli abbonati
alla rete, gli imprenditori, le società che hanno trovato nella Rete un immenso
potenziale per rompere i lacci di un oppressivo statalismo e confluire in un
pensiero che ha infranto le barriere territoriali e abbraccia il mondo intero.
L' A.S.C.I.I. Associazione di consumatori italiani Internet è contraria ad
una regolamentazione che non ha precedenti in nessuna parte del mondo, compresi
quei paesi post-comunisti o comunisti più volte condannati dalla comunità
internazionale per la legislazione repressiva della rete Internet e chiede la
mobilitazione delle associazioni rappresentative dei fornitori di accesso alla
rete internet, delle altre associazioni rappresentative dei consumatori e degli
utenti, dei rappresentanti delle attività economiche e sociali e di tutti gli
utenti della rete.
Pres. A.S.C.I.I. Associazione Consumatori Italiani Internet
Marco Andreoli |