Gli Stati Uniti contro Bill Gates:
la causa antitrust del 2000
di Gerardo D. M. Greco*
- 15.01.98
Quella che segue è la cronaca dei principali
avvenimenti di quella che secondo molti sarà la causa antitrust del 2000. Da un
lato il governo statunitense, che in passato era stato capace di applicare le
solide norme antitrust esistenti in questo paese tanto da sezionare una società
come la ATT, allora monopolista. Ma di recente un governo che è rimasto ad
osservare molte delle evoluzioni del mercato informatico senza intervenire.
Secondo alcuni questa libertà è stata eccessiva e ha permesso a società come
la Microsoft di crescere fino alle dimensioni odierne, in cambio di uno sviluppo
troppo rapido dell'industria informatica proprio in quel paese, troppo spesso
vicina recentemente a momenti di crisi. Ancor più di recente, lo sviluppo di
Internet è costato per molti una sorta di moratoria nello sviluppo della
normativa sulla proprietà intellettuale applicata alla rete, della quale si
parla più concretamente solo oggi.
Giovedi 20 ottobre 1997 il giudice federale
Thomas Penfield Jackson ha disposto un ordine provvisorio nell'ambito della
causa antitrust tra il Dipartimento di Giustizia, l'equivalente statunitense del
nostro Ministero di grazia e giustizia, e la Microsoft Corporation, la più
grande software house al mondo: Microsoft dovrà separare il suo software di
navigazione su Internet, Internet Explorer, dal sistema operativo Windows 95.
Durante questa causa il Dipartimento di Giustizia ha in sostanza accolto le
proteste di altri produttori di software, che hanno accusato la Microsoft di
voler mantenere ed eventualmente aumentare il proprio "dominio"
dell'industria informatica. In sostanza il Ministero ha chiesto al giudice
federale di vietare a Microsoft di costringere i costruttori di personal
computers a pre-installare il programma Internet Explorer sulle proprie macchine
come condizione per poter ottenere la licenza per il sistema operativo Windows
95.
Nel depositare la richiesta, il ministro Janet Reno ha affermato che Microsoft
avrebbe violato un accordo con il governo statunitense del 1995, che concluse
prima di arrivare ad un processo vero e proprio un'inchiesta riguardante
possibili pratiche monopolistiche illegali durata quattro anni.
Il Ministero aveva anche chiesto una multa da un milione di dollari al giorno
per disobbedienza, nel caso che Microsoft non avesse cambiato la propria
politica commerciale. Ma il giudice ha negato questa richiesta sulla base del
fatto che i termini dell'accordo del 1995 sono stati giudicati ambigui.
Comunque, secondo il giudice, la capacità di Microsoft di estendere le funzioni
del sistema operativo deve arrestarsi comunque davanti all'eventualità di
violare le generali norme antitrust.
Il giudice ha addirittura affermato, citando altre decisioni della Corte
Suprema, che gli elementi del caso Microsoft sono tutt'altro che innovativi. Si
tratterebbe di elementi tradizionali di posizione dominante sul mercato, del suo
uso e del suo possibile abuso. Queste decisioni sono comunque provvisorie, in
attesa di una decisione di merito definitiva. A questo scopo la corte ha
chiamato anche un esperto, "special master", il prof.
Lawrence Lessig della Harvard Law School, a raccogliere ulteriori prove e a
preparare una relazione alla corte entro il 31 maggio.
Successivamente si è saputo che rappresentati
delle avvocature di stato di Florida, Illinois, Minnesota, New York ed altri si
erano incontrati proprio durante i giorni della sentenza per stabilire una
strategia comune per una possibile denuncia per violazione alle norme antitrust
da parte di Microsoft, richiedendo docomenti allo studio legale of Wilson,
Sonsini, Goodrich & Rasati di Palo Alto, California, che rappresenta alcuni
dei concorrenti di Microsoft. Non si conosce ancora l'esito di questo incontro,
né se gli stati intendono agire come utenti diretti di prodotti Microsoft o
come rappresentanti dei cittadini.
E' certo che le autorità in California, Connecticut, Massachusetts e Oregon
hanno già aperto delle inchieste indipendenti sulle pratiche commerciali di
Microsoft. Anzi, le autorità del Texas stanno investigando proprio sul
dettaglio della clausola di riservatezza di alcuni contratti firmati da
produttori di PC con Microsoft, che avrebbero reso più difficoltosa
un'inchiesta locale per antitrust a causa della previsione nei contratti della
necessità per i costruttori di informare Microsoft prima di fornire le
informazioni richieste dagli investigatori statali o federali.
Questa decisione rende più complessa la messa in commercio negli USA di Windows
98, prevista per il secondo trimestre dell'anno, in quanto i piani aziendali di
Microsoft prevedevano per quella data una pressoché completa fusione delle
funzioni di navigazione su Internet all'interno del sistema operativo.
La battaglia per il dominio del mercato dei
sistemi operativi ha visto di recente la Apple perdere sensibilmente quote di
mercato con il proprio sistema operativo Macintosh a favore di Windows 95, fino
al punto di ricevere "aiuti" finanziari da Microsoft in un momento di
particolare crisi, quando per molti ormai non era più pericolosa. Tra le
condizioni accettate da Apple in questo episodio ritroviamo anche quella che
prevede l'impegno di pre-installare Internet Explorer di Microsoft su tutte le
nuove macchine Apple. Oggi anche il sistema operativo UNIX sta perdendo quote a
favore di Windows NT.
Nel dicembre 1995 la questione era: Windows 95
dominerà anche il 1996? In quel periodo, prima della decisione da parte di
Microsoft di adottare Java, Netscape e Sun Microsystems avevano comunicato i
propri piani per sviluppare il linguaggio di programmazione Javascript e di
distribuirlo gratis a tutti. Si trattava di qualcosa di più della battaglia per
il dominio di Internet. Per molti si trattava dell'elemento centrale della
campagna per spodestare i giganti Microsoft e Intel e trasformare Internet in un
ambiente operativo rivale.
Netscape Communications Corp. è diventata nel frattempo la società leader di
mercato con il proprio navigatore per Internet, Netscape Navigator/Communicator,
ma, dopo la crescita iniziale, Microsoft ha costantemente eroso quelle quote di
mercato a favore del proprio Internet Explorer.
Il giudice Jacson ha scritto tra l'altro nella
sua decisione: "La probabilità che Microsoft non solo continui a
rinforzare il proprio monopolio dei sistemi operativi attraverso le modalità di
cessione della licenza d'uso, ma anche di acquisire un altro monopolio nel
mercato dei navigatori di Internet è semplicemente troppo grande per essere
tollerata indefinitamente, fino a quando la questione non viene risolta
definitivamente".
In un'altra parte della decisione il giudice ha dato ragione a Microsoft quando
non ha voluto eliminare la segretezza dalle clausole di riservatezza nei
contratti tra Microsoft e i costruttori di computer. Il Ministero aveva chiesto
di eliminare questo vincolo per aumentare la collaborazione tra i costruttori e
la Corte.
Il caso è inevitabilmente in un passaggio fondamentale dell'evoluzione
dell'industria informatica, proprio nel bilanciamento dei benefici per il
pubblico derivanti dalla crescita costante delle funzionalità di un sistema
operativo da un lato, e del pericolo che può derivare per l'innovazione da
parte della concorrenza davanti alla dominanza di Microsoft all'altro.
Ma i problemi legali per Microsoft potrebbero
anche oltrepassare i confini statunitensi. Si parla infatti di inchieste simili
in Giappone e in Sud Corea. Nei primi giorni di dicembre scorso, alcuni
rappresentanti del gruppo di attivisti in difesa dei consumatori che fa capo a
Ralph Nader, che di recente ha iniziato una crociata contro le politiche
commerciali di Microsoft, si sono incontrati con alcuni rappresentanti legali
dell'Unione Europea a Brussels, dove la divisione per la concorrenza e
l'antitrust della Commissione Europea ha preso in considerazione la possibilità
di aprire un'inchiesta sulle pratiche commerciali di Microsoft, partendo da
proteste provenienti da alcune società.
Nel 1984 una direttiva della Commissione Europea
costrinse l'IBM a comunicare con un certo anticipo le caratteristiche tecniche
del sistema operativo dei suoi mainframes affinché i produttori europei
potessero sviluppare prodotti concorrenti, in un mercato dei mainframes allora
dominato appunto da IBM. L'analogia è d'obbligo.
Lunedi 15 dicembre Microsoft ha annunciato che
avrebbe fatto appello all'ordine temporaneo del giudice Jackson, definendo la
decisione "un errore" e "inappropriata". La linea che
Microsoft ha intenzione di seguire è quella della inseparabilità del sistema
operativo dal software di navigazione. Anzi, Microsoft da dichiarato di voler
offrire ai costruttori, successivamente alla decisione temporanea del giudice,
il sistema operativo odierno insieme al navigatore così com'è oggi, oppure
lasciare che i costruttori eliminino il programma da soli, mettendo a rischio,
secondo Microsoft, il buon funzionamento del sistema operativo o, in
alternativa, offrire una meno aggiornata versione di Windows 95 con alcune
modifiche, senza navigatore.
Secondo Microsoft le versioni di Windows 95
aggiornate negli ultimi due anni hanno incluso sempre più elementi di codice di
Internet Explorer all'interno del sistema operativo vero e proprio e che sarebbe
impossibile separare i file dedicati ad internet senza disabilitare l'intero
sistema operativo. Questa filosofia è stata subito definita dal Ministero una
possibile violazione nel senso se non nella lettera della decisione del giudice
Jackson. Sembrerebbe infatti che la versione ridotta del sistema operativo privo
di Internet Explorer secondo la proposta da Microsoft dà problemi con i
programmi per utilizzare i servizi on-line America Online e Compuserve, il
programma Quicken 98 di Microsoft e il programma per groupware Lotus Notes,
oltre che dare problemi con alcuni dischi rigidi.
Mercoledi 17 dicembre il governo federale ha
accusato Microsoft di aver violato l'ordine della precedente settimana ed ha
chiesto di dare all'accusa la possibilità, concessa molto raramente, di
controllare in anticipo i nuovi prodotti della grande software house. Il
Ministero ha affermato che Microsoft ha offerto tre false opzioni per aggirare
la decisione l'ingiunzione del giudice Jackson. "Piuttosto che trattare la
decisione della Corte con obbedienza e rispetto fino ad un appello appropriato,
- dice il Ministero in documenti depositati - Microsoft ha agito cinicamente
come se l'ingiunzione preliminare le permettesse di allontanare nel tempo
proprio la condizione posta dalla corte". E ancora il Ministero: "Il
tentativo non mascherato di sfidare lo scopo dell'ordine della corte e di
continuare nella strategia di litigation è un affronto all'autorità della
corte; quindi la corte dovrebbe denunciare civilmente Microsoft per disprezzo ed
agire rapidamente per farsi obbedire".
Con questa richiesta il Ministero ha rinnovato la richiesta di una multa di un
milione di dollari al giorno, oltre che chiedere di autorizzare il governo a
controllare qualsiasi nuovo sistema operativo o software per la navigazione su
Internet fatto da Microsoft almeno 30 giorni prima della commercializzazione,
per essere sicuri dell'obbedienza di Microsoft.
In una lettera. inviata da Microsoft alla
divisione antitrust del Ministero nello stesso giorno, la società ha insistito
sul fatto di aver obbedito all'ordine del giudice e che l'accusa vuole imporre
nuove ed irragionevoli richieste alla società. In particolare nella lettera si
dice: "Crediamo che il suggerimento della divisione (antitrust) affinché
Microsoft rompa Windows 95 un po' - rendendo difficile o impossibile per gli
utenti di trovare molte delle caratteristice collegate a Internet del prodotto -
è profondamente anticonsumer e non offrirebbe alcun concepibile buon risultato
alle leggi antitrust". "Il governo ha ricevuto ciò che ha chiesto e
ciò che ha chiesto non funziona", ha detto William Neukom, il primo
avvocato della società di software.
Venerdi 19 dicembre il giudice Jackson ha
annunciato di aver fissato per il 13 gennaio un'udienza per discutere del
mancato rispetto del suo precedente ordine da parte di Microsoft. Poi ha anche
comunicato che, facendo alcune piccole ricerche in proprio da hobbista, ha
acceso un computer contenente la versione più recente di Windows 95 e la
versione 3.02 del programma di navigazione Internet Explorer di Microsoft.
Quindi ha rimosso il navigatore in appena 90 secondi. Poi lo ha reinstallato in
altri 90 secondi: in entrambi i casi ha usato il programma di utilità interno a
Windows 95 per installare e rimuovere i programmi senza conseguenze negative per
il sistema operativo. Ha quindi affermato di aver fatto esattamente quello che
aveva chiesto di fare a Microsoft. Il giudice ha aggiunto: "Quando era
disinstallato, tutte le apparenze erano di un Windows 95 che funzionava bene. Se
il processo è così semplice, vorrei che fosse confermato dal governo. Se non
è così semplice, vorrei che Microsoft me lo confutasse". Il giudice ha
quindi chiesto a entrambe le parti di commentare il suo personale esperimento
durante l'udienza del 13 gennaio.
In realtà successivamente Microsoft ha affermato
che le operazioni del giudice non erano significative perché non avevano
rimosso tutto il codice programma, le DLL e altri file di Internet Explorer dal
computer, suggerendo che ciò che era stato chiesto dal Ministero e ordinato dal
giudice era in realtà la totale rimozione dei file. Ciò che il giudice era
riuscito a fare era solo la rimozione del 3% del programma, dell'icona e altri
meccanismi per permettere all'utente finale di accedere rapidamente alle risorse
di Internet: difficilmente, secondo Microsoft, un'operazione pro-consumer.
Il Ministero ha lanciato un chiaro segnale quando ha confermato lo stesso giorno
di aver chiesto assistenza legale a David Boies, un avvocato di New York, per il
caso contro Microsoft. Boies è molto famoso negli USA anche per la sua
specializzazione in antitrust, avendo in particolare difeso con successo IBM in
una causa antitrust intentata dal governo negli anni 70 ed avendo rappresentato
la Federal Deposit Insurance Corp. nella famosa causa contro Michael Milken,
chiusa con una transazione stragiudiziale record da 1,1 miliardi di dollari.
Lunedi 29 dicembre il Ministero della Giustizia
statunitense ha ufficialmente depositato i documenti nei quali accusa Microsoft
di disobbedienza all'ordine del giudice federale. Nel documento si cita
addirittura una pagina dal sito web di Microsoft apparsa il 18 novembre nella
quale la stessa società affermava che la rimozione di Internet Explorer non
costituiva una sfida tecnicamente impegativa che avrebbe danneggiato versioni
recenti di Windows. "IE si disinstalla facilmente se volete; - si diceva su
quella pagina web secondo il Ministero - semplicemente buttatelo via".
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Avvocato e consulente di direzione
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