"Sposta quel bestione dallo
svincolo della superhighway!"
di Gerardo D. M. Greco*
- 21.05.98
Il caso "USA versus Microsoft Corporation"
è ormai entrato nella sua fase più acuta, tanto che frammenti di cronaca
giudiziaria appaiono anche nei quotidiani e nei TG italiani. Ma questo non deve
farci cadere nell'errore di pensare che il caso si è allargato fino a diventare
un unico caso di rilevanza globale. In realtà, in particolare nel nostro paese
la cultura della protezione della concorrenza stenta a decollare e le
motivazioni che stanno alla base dell'iniziativa del governo USA possono
risultare piuttosto bizzarre.
Provate a chiedere in giro quale è quel valore
che si intende proteggere con questa iniziativa giudiziaria che costerà
sicuramente molto al contribuente statunitense, ai produttori di PC e agli
utenti, almeno in una prima fase. In pochi si ricorderanno del vantaggio per il
consumatore finale e saranno in grado di descrivere questo concetto. Quanti di
voi sanno che il costo dei Personal Computer è crollato negli ultimi anni?
Qualcuno è in grado allo stesso modo di misurare la riduzione del costo del
software per gli utenti finali? Si tratta di un'operazione difficile perché in
molti casi abbiamo assistito ad un aumento di quanto si paga. Simile è il
discorso sulla qualità dei prodotti hardware e software.
I portavoce di Microsoft hanno sostenuto la
scarsa competenza delle persone coinvolte in questo caso da parte del Governo
statunitense e, almeno fino ad un certo punto, possiamo essere d'accordo con
la software house. Per quanto ci riguarda, la mancanza di competenza ha
portato ad una sottovalutazione di elementi che, negli ultimi anni, facevano
presagire una situazione del genere. Era forse possibile evitare di arrivare ad
una situazione quale quella di oggi ed operare piccoli, ma fondamentali
interventi a favore della concorrenza già negli scorsi anni. Perché se
Microsoft è cresciuta fino a diventare quella che è oggi dobbiamo ringraziare
non solo il mercato, come sostiene Severino Piol in un articolo su la Repubblica
di due giorni fa, ma anche le autorità giudiziarie che hanno permesso fino ad
oggi determinate pratiche commerciali.
Microsoft sostiene che questa causa potrebbe
bloccare la capacità di innovare. Se ciò dovesse essere vero, si tratterebbe
di un danno gravissimo per tutti. Ma noi siamo convinti che un mercato sano
permette e favorisce la nascita di nuove società capaci di innovare e di
competere direttamente con le società preesistenti, anche con quelle che
detengono monopoli di fatto. E' esattamente quello che è successo con la
nascita di Internet. Società come Netscape sono nate per portare sul mercato
prodotti commerciali innovativi nati in ambito accademico. Oggi queste stesse
società perdono valore e quote di mercato. Proviamo a chiedereci perché e se
ciò, in ultima istanza, possa essere un vantaggio per il consumatore finale.
Una valutazione importante da fare è quella di
cercare di individuare caratteristiche peculiari di questo caso di antitrust,
tali da renderlo differente dagli altri. A noi sembra che si tratti di un caso
da manuale nel quale una società, forte di una posizione dominante in
determinate aree, mette in atto pratiche commerciali tali da determinare un
successo anche in altre aree. Si tratterebbe quindi di un legittimo tentativo di
aumentare gli utili per gli investitori. Ma questo vantaggio economico deve
necessariamente essere contestualizzato in un sistema che, oltre a realizzare un
utile commerciale, deve permettere il progresso e quindi vantaggi per il
consumatore in termini di qualità e di costi. Per permettere la realizzazione
di un utile per le società e gli investitori e far sì che quest'utile vada a
premiare in particolare le società che procurano qualità e costi contenuti per
il consumatore, si deve necessariamente proteggere il mercato con norme a tutela
della concorrenza. Se tutto funziona bene nel modello capitalista statunitense,
le società nascono e muoiono, i prodotti nascono e muoiono, o si evolvono, e
alla fine si genera il vantaggio per gli investitori e i consumatori, senza
spezzare mai la catena che li lega. In alcuni casi suona un campanello
d'allarme: quando i prezzi non diminuiscono, quando la qualità non aumenta,
quando prodotti migliori vanno fuori mercato, quando società crescono
enormemente in tempi rapidi. In quest'ultimo caso ci troviamo davanti ad un
problema grave per il mercato se un qualsiasi concorrente non riesce a
rispondere alla semplice domanda: come competeremo con la società X nei
prossimi anni, o mesi?
Credo che questa causa farà bene alla
convergenza digitale in quanto permetterà di chiarire elementi di diritto che,
nati in altri settori industriali, non sono stati ancora digeriti dal mercato
delle ICT. E forse ci faranno comprendere che, cambiati alcuni termini, queste
situazioni non sono diverse da quelle affrontate per i casi ATT e Standard Oil.
Certo sarà una causa combattuta anche, e forse principalmente, sui mass media,
compresi gli schermi dei PC. In questo caso dovremo considerare che la Microsoft
ha sicuramente maggiore esperienza nell'uso del marketing e della pubblicità,
oltre ad avere maggiore libertà nello spendere anche grosse cifre per queste
attività, non dovendo dare spiegazioni al contribuente ma solo all'azionista.
Curioso, ancora oggi qualcuno suggerisce l'idea
che negli USA esista un vero mercato libero. A noi sembra che se solo una quota
di ciò che si sta facendo lì fosse fatto nel nostro paese, molti parlerebbero
di ritorno di fantasmi vetero-questo o vetero-quell'altro. Noi sinceramente ci
auguriamo di riuscire a importare il più rapidamente possibile ciò che si
potrà imparare da "USA vs. Microsoft". Come ha detto l'attorney
general del Connecticut, Richard Blumenthal "quello che diciamo a Bill
Gates è: sposta il tuo bestione, blocca l'accesso alla Information
superhighway"!
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Avvocato e consulente di direzione
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