Lettera aperta al Presidente
del Consiglio
di Giuseppe Attardi*
- 23.03.2000
Nota: questo documento è stato approvato
dalle associazioni La Città Invisibile e Network Pisa ed è in discussione
all'interno di Società Internet (chapter italiano dell'ISOC)
Pisa, 15 febbraio 2000
Signor Presidente,
la rivoluzione Internet è iniziata 5 anni fa e si compierà in
un periodo più breve delle precedenti rivoluzioni tecnologiche, stimabile in 15
anni.
Nel 2010 vedremo quindi chi uscirà vincente o perdente dalla sfida di Internet
e da che parte si troverà il nostro paese. I tempi sono stretti soprattutto
perché è già trascorso un terzo del periodo a nostra disposizione. Poiché si
tratta di un fenomeno a crescita esponenziale, i prossimi tre anni saranno
decisivi: in seguito il distacco risulterà incolmabile.
Il 2002 rappresenta quindi una scadenza da non mancare. Il nostro paese, di
fronte a scadenze e obiettivi precisi, ha dimostrato di possedere risorse e
capacità per vincere sfide decisive per il suo futuro, come si è verificato
con la scadenza per la nascita dell'Euro e con l'obiettivo del rispetto dei
parametri di Maastricht.
Occorre pertanto fissare gli obiettivi per la scadenza 2002, che
chiamerò i Parametri Internet.
Prima di illustrarli, vorrei ricordare quello che si poteva fare negli anni
passati e che non ha ricevuto sufficiente attenzione.
All'inizio della rivoluzione Internet, nel 1995, l'associazione La Città
Invisibile (www.citinv.it) segnalò al governo ed ai politici la necessità di
misure incisive per stimolare lo sviluppo di Internet in Italia: diffusione
degli accessi, liberalizzazione ed apertura del settore reti, creazione di un
mercato per i capitali di rischio ed incentivi all'investimento nelle nuove
tecnologie.
Rispetto a questi temi, i governi si sono mossi timidamente. Per la diffusione
degli accessi, il governo Prodi ha varato una tariffa ridotta di nemmeno il 50%
sugli scatti; per la liberalizzazione, ha costituito l'Autorità per le
Telecomunicazioni, che non si è mossa in modo brillante nel settore delle reti;
per gli investimenti, ha favorito la creazione del Nuovo Mercato alla borsa di
Milano.
Ma molto di più sui tre temi suddetti ha fatto il mercato: per
gli accessi, Tiscali, seguita da altri ISP (Internet Service Provider), ha
escogitato la soluzione della "Free" Internet, che elimina l'abbonamento
recuperando una parte dei costi dalla tariffa a tempo, riscossa da Telecom
Italia. L'investimento nelle nuove tecnologie si è scatenato con la corsa ai
titoli del settore cosiddetto "Internet". L'annunciato scorporo di
TIN da Telecom, invocato per esigenze di trasparenza nei confronti della
concorrenza e del mercato, avverrà invece principalmente per ragioni
finanziarie.
Potremmo rallegrarci del raggiungimento di questi obiettivi, se
non fosse che le soluzioni del mercato non sono affatto ideali: nonostante la
Free Internet abbia consentito il boom degli abbonamenti, uno schema tariffario
a tempo disincentiva la qualità del servizio e scoraggia gli utenti dal
trascorrere più tempo in rete.
Proviamo ad immaginare di entrare in un negozio dove ci invitano a sbrigarci
mentre esaminiamo i prodotti, o di entrare in una libreria in cui ci sollecitano
a far presto mentre sfogliamo dei libri. Quale commercio elettronico potrà
svilupparsi in tali condizioni?
Le cosiddette aziende "Internet", su cui gli investitori si
concentrano oggi, si contano sul palmo di una mano, anziché essere le molte
decine che una politica di incentivazione avrebbe potuto far nascere in questi
anni.
Ma soprattutto vanno segnalati gli interventi mancati o quelli
addirittura controproducenti. Sul fronte degli accessi, in diversi paesi
europei, tra cui ultimamente in Germania, sono state introdotte tariffe di
accesso "flat". Il governo Blair si è segnalato recentemente per l'attivismo
sul fronte Internet, in particolare con misure per la creazione di corsi di
formazione universitaria via rete, mentre l'aggressiva Autorità per le
Comunicazioni inglese (www.oftel.org.uk) ha introdotto misure per una drastica
riduzione delle tariffe di accesso.
Sul fronte degli incentivi agli investimenti, il governo tedesco ha varato una
misura per la detassazione dei capital gain.
Il governo italiano ha invece introdotto a dicembre una misura
potenzialmente deleteria per le imprese tecnologiche: l'abolizione della
detassazione delle stock option. Per le imprese tecnologiche il capitale umano
costituisce una delle risorse più preziose: il personale qualificato oggi
scarseggia e la formazione delle competenze necessarie richiede anni. Spesso,
poco dopo che una azienda ha completato il suo investimento nel formare una
persona, questa viene attirata da altre aziende, proprio per il valore aggiunto
ottenuto dalla formazione. Il meccanismo delle stock option è utilizzato in
tutto il mondo per motivare le persone a restare più a lungo in azienda e
beneficiare direttamente della crescita dell'azienda a cui contribuiscono.
Eliminare questo meccanismo mette le aziende tecnologice italiane in una
pericolosa situazione di rischio rispetto a quelle di altri paesi. Oltre al
flusso di personale attratto dalle imprese straniere, non si favorisce la
concentrazione di competenze e l'accumulazione di know-how, chiave di ogni
politica industriale avanzata.
Attendiamo a giorni il Piano Nazionale per la Società dell'Informazione,
predisposto da palazzo Chigi, sperando che non nasca già vecchio, continuando a
porre eccessiva attenzione a settori consolidati e maturi come quello televisivo
o al falso problema dell'acquisto di PC, in un paese che ha saputo dotarsi
spontaneamente di 25 milioni di telefoni cellulari.
Solo mettendo tutti gli italiani, tutte le aziende permanentemente in rete
e erogando tutti i loro servizi via rete otterremo dei cospicui benefici.
Il passaggio alla rete è l'obiettivo da perseguire e gli incentivi devono
essere diretti a questo e non a obiettivi secondari.
Occorre che il governo trovi lo slancio necessario per mobilitare su obiettivi
concreti e misurabili non un singolo settore (es. i fornitori di PC,
stimolandone la domanda), ma l'intero paese, dalle scuole alle imprese alla
pubblica amministrazione.
Come sostiene John Chambers, presidente di Cisco, Internet è
uno straordinario fattore equalizzante, che consente a chiunque (persona,
azienda o paese) di partecipare attivamente allo sviluppo globale e di goderne i
frutti. Ma per partecipare sono determinanti tre fattori: infrastruttura di
rete, competenze e disponibilità del governo. I capitali si
muoveranno rapidamente verso quelle aree dove tali condizioni saranno migliori.
L'Italia è dotata di considerevole capitale umano, che
tuttavia deve essere orientato verso una preparazione meno astratta, aumentando
le capacità progettuali e realizzative. Il modo migliore di farlo è quindi di
incentivare progetti di servizi, applicazioni e contenuti per la rete, oltre a
sviluppare forme efficaci di apprendimento, quali la stessa formazione via rete.
IDC stima che il numero di posti di lavoro necessari in Italia nel solo settore
reti entro il 2002 sia di oltre 150.000, di cui 56.000 resteranno scoperti per
mancanza di personale qualificato. Si tratta di una percentuale del 37% di posti
mancanti, tra le più alte in Europa. Colmare queste lacune rappresenta un'occasione
meritevole di uno sforzo straordinario.
Per orientare gli sforzi complessivi verso un obiettivo di
partecipare attivamente alla rivoluzione di Internet, suggerisco quindi di
introdurre alcuni parametri che segnalino il grado di raggiungimento dell'obiettivo.
Come per i parametri di Maastricht, ci dovremmo impegnare a raggiungere questi
parametri entro una data prefissata: il 2002.
Parametri Internet
Infrastruttura
-
30% di tasso di riduzione annua delle tariffe trasmissione dati
-
capacità globale di tutte le reti nazionali: 30 Kbit/s banda
Internet per abitante
-
banda di accesso garantita totale: 800 bit/s moltiplicata per il
numero degli abitanti
-
accesso a Internet: 50% della popolazione
-
banda internazionale = 1/3 della banda nazionale complessiva
Servizi
-
80% delle comunicazioni di aziende e PA via rete
-
90% delle procedure tra cittadino e PA attivabili e documentate
via Web
-
5 milioni di accessi al mese al sito Web di ciascuna azienda o
amministrazione per ogni 100 mila utenti
Contenuti
Formazione e occupazione
-
100 nuove aziende Internet all'anno nel Nuovo Mercato
-
formazione di 20.000 nuovi specialisti di reti all'anno
-
almeno un'area tecnologica di rinomanza mondiale
Commento soltanto il parametro sul numero di accessi ai siti
Web: esso serve a misurare l'effettiva utilità ed utilizzo della rete da
parte di imprese e PA, al di là dei semplici siti vetrina È dimostrato che l'integrazione
in rete di servizi produce aumenti di produttività 2-3 maggiori di quello della
semplice introduzione di PC.
Obiettivi degli interventi
Per stimolare il raggiungimento di tali parametri, suggerisco di
puntare su quattro tematiche concrete, che riassumo con gli slogan:
-
Open Internet
-
Open Content
-
Open Software
-
Open Investing
-
Open Spaces
L'obiettivo Open Internet è mirato alla realizzazione
di una infrastruttura di rete avanzata, scalabile e sicura a disposizione della
vasta maggioranza dei cittadini, delle imprese e della Pubblica Amministrazione.
Si tratta di una serie di interventi di natura normativa per consentire ampio
spazio alla concorrenza tra gli operatori, politiche di apertura reciproca delle
reti e una rapida discesa dei prezzi pilotata con il meccanismo del price cap.
Inoltre occorrono interventi normativi nel settore radio, per eliminare vincoli
sull'utilizzo di tecnologie quali lo spread-spectrum e per rendere disponibile
spettri di frequenze per i futuri servizi di accesso wireless.
L'obiettivo Open Software è mirato alla creazione e
diffusione di una cultura della realizzazione e condivisione di software e dei
relativi sorgenti. La disponibilità dei sorgenti dei programmi è uno
straordinario mezzo di apprendimento e consente uno sviluppo di software
attraverso meccanismi di cooperazione. La partecipazione a più mani allo
sviluppo di software consente il miglioramento ed il raffinamento delle
soluzioni, collegato ad una significativa riduzione dei costi, sia per gli
sviluppatori che per gli utilizzatori. Una proposta di iniziativa a favore del
Open Software è stata elaborata dal prof. Angelo Raffaele Meo del Politecnico
di Torino. In Francia una proposta legislativa prevede l'obbligo di
preferenziare i prodotti Open Software nella PA.
L'obiettivo Open Content mira alla creazione di
cospicui corpora di materiale di natura culturale e tecnica, particolarmente
quelli legati alla lingua ed alla cultura italiana. Ad esempio corpora di
materiale letterario (compresi dizionari ed enciclopedie), storico e artistico
(compresi audio e video) fruibile liberamente in rete. Altrettanto vale per
tutto il materiale legislativo, normativo di origine pubblica; di dati economico
statistici; ecc. La produzione tecnico-scientifica è già orientata alla
diffusione via Web. La PA deve avere l'obbligo di pubblicare su Web tutti i
suoi atti ed il materiale prodotto (in particolare Cassazione e CNR).
L'obiettivo Open Investing mira ad agevolare gli
investimenti nelle imprese innovative, con agevolazioni fiscali quali la
riduzione delle imposte sui capital gain, la facilitazione alla partecipazione
dei dipendenti alla crescita delle imprese attraverso le stock options.
L'obiettivo Open Spaces deve mirare a rendere rapida ed
agevole la localizzazione di nuove aziende: riducendo i tempi delle approvazioni
edilizie, individuando aree idonee alla creazione di Science Park. Si deve
trattare di aree di buona qualità urbanistica, dotate di facili accessi e
collegamenti e non di aree di tipo industriale in periferie degradate.
Per concludere, le rivolgo un invito a fare presto: nella New
Economy vince il più veloce, non il più grosso, come in passato. Anche l'azienda
leader di un mercato in due anni può venire superata da un nuovo entrante più
rapido. Per questo nella New Economy non si può attendere mesi o anni per una
qualunque scelta o decisione che dipenda da governo o enti locali: il mercato
nel frattempo avrà fatto le sue scelte (magari dirottando gli investimenti su
Inghilterra o Singapore, i due paesi più dinamici in questo momento).
Anche la politica deve adeguarsi ai tempi e accelerare il passo.
Giuseppe Attardi
Dipartimento di Informatica, Pisa
Associazione La Città Invisibile
Associazione Network Pisa
* L'autore
è professore associato al Dipartimento di Informatica dell'Università di
Pisa, e da anni promuove lo sviluppo delle reti in Italia attraverso diversi
incarichi.
Come membro della direzione del centro SerRA dell'Università di Pisa ha
sviluppato una estesa rete privata in fibra ottica, che attraversa la città di
Pisa e collega istituti universitari, enti locali e ospedali.
Come membro dell'OTS GARR, ha progettato e seguito la realizzazione della rete
nazionale della ricerca GARR-B, la più complessa e sofisticata rete privata
Internet in Italia, che collega ad alta velocità oltre 200 sedi universitarie e
di enti di ricerca.
Come portavoce dell'Osservatorio Reti della Città Invisibile, ha promosso la
campagna per l'abolizione della tariffa a tempo ed ha condotto le trattative
con il ministro Maccanico per l'introduzione dello sconto sulle chiamate per
gli accessi ad Internet.
L'autore ha fatto parte della Consulta di Esperti delle Comunicazioni del PDS. |