Sciacalli, sciocchi e sciagurati
di Giancarlo Livraghi* - 17.09.01
No, non voglio aggiungere la mia piccola voce all'oceano di parole che
circonda i terribili avvenimenti dell'11 settembre 2001 (e le conseguenze che
seguiranno). Molto più modestamente... mi limito a un argomento specifico e
ristretto. I mezzi di comunicazione e in particolare l'internet. E mi scuso
con quei cani selvatici che non hanno alcuna colpa del significato che diamo
alla parola "sciacallo".
Perché di sciacalli dobbiamo parlare - e di una montagna di sciocchezze e
manipolazioni. Da molti anni, qualunque cosa accada, ci si mette di mezzo l'internet
- quasi sempre a sproposito e quasi sempre dicendo cose insensate.
C'è chi si è buttato a dissertare su quali mezzi hanno "vinto" e
quali hanno "perso". Non vedo come possa esserci una risposta sensata a
questa domanda - né a chi possa interessare. Qualcuno dice che la televisione
ha vinto e l'internet non ha funzionato. Non è vero - e il ragionamento è
sbagliato.
L'immediatezza della notizia è affidata ovviamente a due mezzi
broadcasting: la radio e la televisione. È inutile dissertare sul fatto che chi
doveva ha fatto il suo mestiere. Semmai ci dobbiamo porre una domanda terribile:
il lancio di due aeroplani contro le torri è stato pensato in funzione del suo
effetto televisivo? Temo che sia così. Le emittenti non potevano fare altro che
riprendere e trasmettere quell'orripilante "spettacolo". Ma ora dovrebbero
smettere di ripeterlo - per evitare che diventi routine.
La stampa? È "canonico" che dovesse seguire con approfondimenti e
commenti. L'ha fatto, abbondantemente. Talvolta bene, talvolta no. Ma ha
svolto il suo compito. Un giorno qualcuno farà un'analisi su come le notizie
sono state interpretate e commentate da varie fonti e in diverse culture - e
potrà essere interessante. Ma per ora non c'è altro da dire.
L'internet? Il suo ruolo è essere un terreno di dialogo e di scambio di
opinioni. Ce n'è stata un'infinità e le discussioni continuano. Ci sono
stati intasamenti e rallentamenti? Non su ciò che conta: posta elettronica,
liste, newsgroup. Molto meno importante è ciò che è accaduto sui siti web
(non mancavano altre fonti di notizie). Alcuni (in particolare italiani) erano
inaccessibili. Per ingestibile sovraccarico di traffico? No. Per incompetenza.
Sono sempre stracarichi di ingombri inutili - e si erano ulteriormente
appesantiti per "copiare la televisione". Molto più bravi alcuni siti
americani (come Cnn e Abc) che avevano messo online testi veloci e leggeri e
così erano riusciti a dare un servizio a milioni di persone senza essere "intasati".
Cioè c'è chi sa fare il suo mestiere e chi no. Gli asini, se hanno orecchie,
imparino.
Ma c'è dell'altro. Parecchi commentatori si sono precipitati a cercare
un modo per dire che questo è "un delitto dell'era dell'internet". Cosa
palesemente falsa e stupida. Ma si arrampicano sui vetri per continuare a dirlo.
Leggiamo le cose più bizzarre. "I terroristi usavano siti web per mandare
messaggi in codice". Perché mai avrebbero dovuto farlo? A chi serve un'ipotesi
del genere se non a qualcuno che sta cercando scuse per censurare un po' di
tutto, per intercettare, carpire, violare la privacy di milioni di persone -
per motivi che nulla hanno a che fare con la prevenzione dei crimini?
I sistemi di intercettazione non hanno funzionato. I casi sono due. Chi ha
fatto lunghe e complesse preparazioni del massacro ha evitato di usare strumenti
intercettabili (telefoni, radio... o l'internet). Oppure quei sistemi sono
così mal concepiti e gestiti che trovano un po' di tutto fuorché le cose per
cui erano stati progettati. Eppure, a posteriori, ecco gli intercettatori
chiedere ancora più poteri (proprio nel momento in cui hanno più mano libera,
perché in uno "stato di guerra" non si sta ad aspettare autorizzazioni né
si hanno obblighi di trasparenza). Ecco varie organizzazioni (compresa la
Microsoft, che non perde occasioni per mettersi dalla parte sbagliata)
precipitarsi a offrire "collaborazione". Non solo per sfacciato e
opportunistico protagonismo, ma soprattutto per avere qualche strumento in più
con cui impicciarsi degli affari privati di tutti noi. Neppure in una situazione
come questa si rinuncia a strumentalizzare.
Non propongo spedizioni punitive né dimostrazioni in piazza. Ma ricordiamoci
di chi, nel mezzo di una tragedia, ha cercato di approfittarne. Evitiamo di
premiare questi malfattori la prossima volta che ci chiederanno di credere a
ciò che dicono, usare i loro servizi, comprare i loro prodotti - o lasciarci
spiare e censurare. E chiamiamoli con i nomi che meritano: sciacalli, sciocchi e
sciagurati. Avremo dato un minuscolo, ma non inutile, contributo a migliorare la
civiltà di questo pianeta mentre imperversa la barbarie.
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