Purtroppo non si riesce ad uscire, neppure tra esperti, dai luoghi comuni sulla
telemedicina. Il più becero di questi è che la telemedicina sia una tecnica.
Lo dicono spesso il Ministero della salute e le regioni. E se invece di
telemedicina la chiamiamo "medicina telematica"… è ancora una
tecnica? Lo è quanto la medicina tropicale, la medicina aerospaziale o la
medicina dei viaggi: è un contesto particolare in cui applicare le conoscenze
mediche.
Occorre una premessa. L'internet ha creato un nuovo luogo, che per comodità
lessicale viene definito "virtuale". In realtà di virtuale non ha
nulla, i soldi che scorrono sono veri, a casa arrivano prodotti, aziende
falliscono e crescono ma le regole in questo luogo sono differenti dalle strade
dove ci muoviamo tutte le mattine per andare a lavorare.
Ed è per questo che esistono leggi specifiche su ciò che accade o dovrebbe
accadere sulla Rete, che vengono modificate le leggi esistenti (ed esistono
ancora grandi vuoti legislativi). Ma un gruppo di signori, facenti parte della
pubblica amministrazione, ha creato un Codice dell'amministrazione digitale che
ha fatto venire l'orticaria ad un alto funzionario dell’(ex?) Ministero della
salute quando ho detto: "Ma la Sanità non fa parte della pubblica
amministrazione?" Pare di no, pare che la Sanità ne faccia parte solo
quando fa comodo... e quindi il codice, per il nostro alto dirigente, non si
debba applicare alla salute.
Checché ne dicano i nostri alti funzionari del ministero, la Rete genera
un nuovo luogo di erogazione dell'assistenza sanitaria e nuove modalità
assolutamente impossibili da erogare senza la medicina telematica. Dunque ci
sono best practices (si chiamano così quelle cure o modalità
organizzative che sono certificate come “migliori dalle società
medico-scientifiche) che richiedono proprio questo luogo. Tre esempi:
1. E' un'emerita stupidaggine chiamare tout court "medicina
telematica" la telerefertazione (dare la risposta ad un esame
radiografico o a un elettrocardiogramma a distanza di qualche chilometro invece
che dalla stanza a fianco), se la si considera separata dalla refertazione.
2. Invece definire la telemedicina come strumento indispensabile per
l'assistenza sulle navi sprovviste di medico a bordo è venire incontro alle
raccomandazioni dell'OMS e WHO (che, scusatemi, sono un po' più accreditate del
nostro ministero del welfare in termini di strategie). Ad esempio il CIRM
(il Centro Internazionale Radio Medico, telemedicina dal 1935, il più antico
centro Italiano, di cui sono direttore medico) sta rivedendo il DL 27 luglio
1999, n. 271 (la 626 del mare) per proporne al Ministero un riesame proprio alla
luce della telemedicina.
3 .Prendiamo l'esempio poi l’emergenza coronarica: oggi secondo l'evidence
based medicine non fare la telemedicina dall'ambulanza in un paziente con
sospetto infarto significa far morire circa un migliaio di persone all'anno,
più della recente guerra nella striscia di Gaza.
Il cittadino ha il dovere di presentare la dichiarazione dei redditi per via
telematica, ma non ha il diritto di ricevere le risposte alle analisi via rete
presso il proprio medico curante? Debbo prendermi un giorno di ferie per andarle
a ritirare e poi poterle portare di persona? Nel 2009?
La medicina telematica è una modalità assistenziale ed un diritto, non
una scelta di regioni più o meno virtuose, come nel Lazio l'infarto, in Puglia
l'ECG, a Perugia i tumori e il “primo che si alza mangia”, come nella case
numerose. In questo settore ogni regione “crea”.
I LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, nascono per combattere tutto questo. La
scelta miope fatta dal ministero del welfare di non indicare alle regioni
un percorso per la medicina telematica, sta penalizzando tutti, medici e
pazienti. Solo gli aspetti tecnici sono stati esaminati, il formato delle banche
dati ad esempio, senza suggerire reali scelte di indirizzo
Dunque far capire questo concetto, neppure tanto difficile, cioè che
esistono l'assistenza ospedaliera (ordinaria e day hospital),
l'ambulatorio, il domicilio e la telemedicina (luogo diverso da tutti gli altri)
significa far capire che le divisioni di budget tra ospedale, territorio
e specialistica ambulatoriale, per alcune patologie, sono anacronistiche
Inoltre significa far capire che nuove modalità assistenziali sono state create
dall'evoluzione tecnologica (si pensi alla one day surgery od alla week
surgery); ma alcune, come la medicina telematica in alcuni campi specifici, siccome
si rivolgono alle fasce più deboli, devono rientrare nei LEA per garantire
che tutti i cittadini siano uguali, senza distinzione di regione dove abitano…
Al legislatore il dettaglio (inserirla nel rinnovo dell’accordo con i
medici di medicina generale e poi nei LEA, ad esempio?) ma l’obiettivo è
chiaro, questo luogo deve essere costruito, raccomandato e non deve essere
lasciato esclusivamente alla creatività regionale.
In ogni caso è opportuno tener conto di quanto contenuto nella
"Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al
Comitato delle regioni sulla
telemedicina a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari e della
società" (novembre 2008):
[…] Indipendentemente dagli sforzi che la Commissione ed altre parti
interessate sono disposte a
compiere, sono le autorità sanitarie degli Stati membri, principali
responsabili
dell'organizzazione, del finanziamento e della prestazione dei servizi di
assistenza sanitaria, a
restare i principali soggetti in grado di fare della telemedicina una realtà
nella vita dei pazienti
europei, rispettando pienamente il principio di sussidiarietà.
Le azioni proposte costituiscono una fase ulteriore della collaborazione tra
Stati membri e
Commissione nel quadro di varie iniziative programmatiche della Commissione, in
particolare l'agenda sociale rinnovata di recente adozione. Esse sono inoltre in
linea con la
risoluzione del Parlamento europeo4 che riconosce l'importanza della
telemedicina e fa leva
sulle ampie consultazioni svolte tra il settembre 2007 e il giugno 2008 che
hanno visto la
partecipazione degli Stati membri e dei principali gruppi d'interesse:
professionisti della
salute, pazienti e rappresentanti delle imprese del settore. Sulle problematiche
di sicurezza dei
dati e della sfera privata è stato consultato il garante europeo della
protezione dei dati. […]
E il nostro ministero la vuole demandare alla regioni? Ma se mancano ancora
le leggi!
Non mi aspetto che il ministero si “illumini d’immenso”; spero solo che
come Società Italiana di Telemedicina (SIT), di cui sono vicesegretario
nazionale e come CIRM (73 anni di assistenza Italiana in telemedicina), potremo
arrivare abbastanza vicino ai decisori pubblici per poterne discutere con buon
senso. A disposizione, portatemi e prometto che mi metterò la giacca, parlerò
in modo educato e senza far sentire l’accento romano!
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