Incontro
con Francesco Rutelli organizzato da Puntoit e da InterLex
22 marzo 2001 - Roma, SmauComm Meditteraneo
28.03.01
Trascrizione
integrale degli interventi
Gambardella. Ti
ringrazio, Francesco, per aver accettato l'invito di Puntoit, che ha
organizzato questa iniziativa insieme alla rivista InterLex, una delle più
autorevoli della rete italiana.
Motivo di questo nostro incontro è cercare di confrontarci - dal nostro punto
di vista, ma anche cercando di comprendere qual è il tuo - sulle cose da fare
per lo sviluppo della Internet economy italiana.
Intanto,
una notazione. Noi siamo un'associazione alla quale aderiscono circa 2.500
persone che operano in tantissime aziende private, ma anche nel settore pubblico
ed a livello nazionale, il cui obiettivo è che il nostro Paese diventi leader
in Europa nello sviluppo e nell'utilizzo delle nuove tecnologie. Noi siamo
convinti che questa possibilità ci sia, e vogliamo contribuire affinché l'Italia
diventi protagonista nelle nuove tecnologie. Ebbene, mi ha sorpreso il fatto,
che per la prima volta si è verificato di essere finalmente riusciti ad
invitare un politico via e-mail. Non solo, anche la risposta è giunta via
e-mail. Riteniamo che questo modesto episodio sia però un segnale
importante, indice di una cultura diversa che noi crediamo necessaria per
cercare di costruire un Paese Internet based.
Dal
nostro punto di vista, sono sostanzialmente due i punti di partenza: anzitutto
Internet è una formidabile occasione di crescita sociale, economica, culturale.
Infatti, se noi ci domandiamo perché Internet si è sviluppata, la risposta è:
per via della sua forza più grande, la libertà, intesa come libertà dalla
burocrazia, libertà dalle regole. Questo è un primo aspetto sul quale ritengo
opportuno e doveroso riflettere.
In estrema sintesi, quali sono i punti sui quali poi ti chiederò di
confrontarti con noi? Che cosa si può fare, in concreto? Intanto, è
fondamentale che vi sia meno regolamentazione e più concorrenza. Io credo che
la priorità dell'agenda del futuro Governo debba essere di creare un ambiente
competitivo, che promuova gli investimenti e lo sviluppo di infrastrutture
alternative e di servizi a banda larga. Questo sviluppo noi lo potremo garantire
solo attraverso una maggiore flessibilità, un minor numero di regole.
Noi
riteniamo che, in linea di massima, l'intervento pubblico debba essere
limitato a quei casi in cui l'autogoverno - questo è un altro grosso tema
che riguarda la rete - non riesce a far da solo; soltanto allora deve
intervenire il pubblico. Ma se l'autogoverno riesce a trovare le soluzioni
necessarie, noi crediamo che sia preferibile lasciar fare ai privati,
instaurando una sorta di self regulation.
E poi c'è, più in generale, un problema di regolamentazione dell'appesantimento
burocratico. Ne è emblematico, nell'ambito dei costi per le imprese, il peso
degli obblighi amministrativi che, ad esempio sulle start up italiane, è
il più elevato d'Europa. Se noi consideriamo anche i dati dell'Ocse, in una
scala che va da 0 a 6 in Italia siamo posizionati al 4,5, contro una media
europea di 2 e la media degli Stati Uniti di 0,8. Questo ci dice come questo
punto sia importante. Alleggeriamo le regole, regoliamo il meno possibile, diamo
più poteri alla concorrenza e diamo la possibilità, quando ne esistono le
condizioni, di esprimerci attraverso dell'autoregolamentazione.
La
seconda questione che ti sottoponiamo costituisce anch'essa un tema centrale:
dobbiamo evitare nuove forme di esclusione, e pertanto occorre - utilizzo un'espressione
inglese - ridurre il digital divide e porre - aggiungiamo noi -
anche le basi per la creazione di una cultura della rete. In questo ambito
crediamo sia importante seguire l'esempio dei principali governi europei, i
quali hanno promosso una politica dell'accesso tramite Internet point
pubblici; praticamente quasi tutti i Governi europei, chi 5.000, chi 10.000, chi
20.000, hanno garantito postazioni pubbliche nei loro Paesi per consentire l'accesso
alla rete alle persone che altrimenti non ne avrebbero la possibilità. Tale
iniziativa è, dal nostro punto di vista, estremamente importante.
Un altro
campo fondamentale nel quale, qui sì, il pubblico può svolgere un ruolo
importante, è la fornitura di servizi on-line da parte della pubblica
amministrazione; è necessario passare da servizi di informazione generale a
servizi realmente interattivi e ad alto valore aggiunto. A nostro avviso è
necessario continuare l'azione avviata dal governo Amato, e segnatamente dal
ministro Bassanini, dal momento che nel nostro Paese molto è stato fatto in
tema di e-government: sono state abolite numerose certificazioni; sono
stati introdotti gli sportelli unici; il valore legale, in Italia, della firma
digitale ci caratterizza e ci fa essere all'avanguardia nel mondo, non
soltanto in Europa.
Riteniamo
pure estremamente importante fare in modo che il nostro Paese sia più europeo.
Questo che cosa vuol dire? Intanto, noi chiediamo che si dia, nel prossimo
Governo, una priorità alla trasposizione nel nostro ordinamento delle
discipline comunitarie, ed in particolare delle nuove direttive riguardanti il
settore delle telecomunicazioni, che attualmente sono in discussione in
Parlamento; che si dia il pieno sostegno e che si chieda quanto prima l'avvio
definitivo del ".eu", anche questo un segnale, a nostro avviso, di grande
rilevanza al fine di creare una consapevolezza nei cittadini, ma anche nelle
imprese che ormai operano in un mercato europeo. Chiediamo inoltre che l'Italia
sia più presente, quando si tratta di decidere a livello europeo, e che quindi
nei consigli Telecom si garantisca una presenza sempre più attiva.
Come
Paese, poi, e sempre su questo tema, è indispensabile chiedere che vi sia una
effettiva armonizzazione, perché attualmente costituisce un problema il fatto
che i cittadini italiani e le imprese italiane non hanno le stesse regole dei
cittadini e delle imprese di altri Paesi europei. In tema di armonizzazione l'Italia
è in prima fila; mentre altri Paesi cercano di ostacolare tale processo, il
nostro nelle sue linee generali lo sostiene ed in particolare nel settore che
attiene ad Internet, new economy, telecomunicazioni, è fondamentale che
vi sia sempre maggiore armonizzazione. A livello europeo, le regole debbono
essere uguali per tutti, per le imprese, per i cittadini, per i consumatori.
In tema
di formazione noi riteniamo si viva una situazione di emergenza. La scuola è
importante e bisogna garantirne l'accesso, ma in termini di formazione a
nostro avviso la vera emergenza riguarda le persone che hanno più di quarant'anni,
che sono state espulse dal processo produttivo e sono in cerca di un nuovo
lavoro. Esprimiamo il convincimento che in materia di formazione il futuro
governo debba concentrare la propria attenzione in particolare sulle persone over
40, che rappresenteranno il maggiore problema della nostra società nei
prossimi anni, persone che sono state espulse dal processo produttivo ed
incontrano notevoli difficoltà a trovare un nuovo inserimento: è per queste
persone che i nuovi strumenti di Internet sono indispensabili.
Avrei
ancora altro da dire, preferisco però lasciare spazio alla possibilità di un
confronto.
Internet è un mondo complesso e le questioni sono numerose. In sostanza, noi
formuliamo due proposte, che sono senz'altro di tipo pratico, dal momento che
il nostro approccio è fatto non di vuote parole, ma di idee concrete.
Riteniamo giusto, necessario ed opportuno che il prossimo governo provveda alla
nomina di un ministro per Internet. L'esperienza di un e-minister in
altri Paesi è stata fatta e noi pensiamo che anche in Italia si debba prevedere
tale figura, non per creare nuova burocrazia e nuovi vincoli, ma semplicemente
per dare la possibilità di eliminare lacci e lacciuoli, aiutare le imprese ed i
cittadini e garantire che abbia voce anche la comunità di Internet, il mondo di
Internet.
L'altra
proposta che formuliamo è che si continui ad ascoltare la comunità Internet
italiana. Molto è stato fatto, ma è necessario perseverare, ed è per questo
che avanziamo l'idea di istituire una task force nominata dal prossimo
Presidente del Consiglio, che rappresenti la comunità Internet e sia composta
da persone di riconosciuta esperienza nel settore, da addetti ai lavori. Oltre
ad avere la possibilità di formulare proposte operative, tale task force dovrebbe
essere consultata ogni volta che il Governo ritiene di assumere un'iniziativa
importante che riguardi Internet.
Quello
di Internet è un mondo complesso e quando si fanno delle proposte sono tanti
gli aspetti da considerare, come ben sa il senatore Passigli, al quale si deve
il disegno di legge sui domini. Ritengo pertanto che il rapporto con gli addetti
ai lavori, che è utile, debba essere fatto crescere e reso più stabile.
La mia idea è di dividere in due parti questo incontro. Ho cercato di
riassumere le proposte più sul fronte dello sviluppo della Internet economy,
intesa anche in termini economici, però vorrei chiedere a Manlio Cammarata, il
direttore di InterLex che, ribadisco, è una delle più importanti riviste
telematiche italiane, sede di dibattiti e discussioni, un approfondimento su
altri temi che hanno altrettanto rilievo, quali, ad esempio, la protezione dei
minori in rete; la questione del cosa fare con i contenuti illegali; la
protezione del diritto d'autore; la spinosa e controversa questione della
registrazione dei domini.
Potremmo
magari ripercorrere man mano i vari argomenti e tu potrai illustrarci con
estrema franchezza il tuo punto di vista, anche indicando se da parte tua vi
sono considerazioni diverse rispetto a quelle che noi abbiamo proposto in questo
incontro.
Rutelli. Prenderò
spunto dalla ricchezza delle cose dette dall'amico Gambardella, che ringrazio
moltissimo, così come ringrazio il senatore Passigli, che fa già oggi questo
mestiere per il governo con grande dedizione, passione, efficacia e buoni
risultati.
Sono praticamente d'accordo dalla A alla Z con quello che è stato detto.
Sulla questione del ministro, considerato che abbiamo da nominare in tutto 12
ministri, più alcuni ministri senza portafoglio, mi appare più impegnativo il
fatto di aggiungerne uno ulteriore; però abbiamo un sottosegretario e credo si
debba confermare questa impostazione, anche magari arricchendola.
Su tutti gli altri punti sono d'accordo ed apertamente, esplicitamente direi
che noi abbiamo capito, in questi anni, che Internet non è un fine ma
uno strumento, e gli strumenti bisogna usarli bene; perché questo sia
realizzabile, essi debbono essere il più possibile liberi.
Tra l'altro,
alla vostra associazione va l'apprezzamento e la gratitudine di chiunque abbia
una responsabilità pubblica. Io sono stato il sindaco di una città difficile e
durante la mia amministrazione abbiamo creato un meccanismo di comunicazione via
Internet abbastanza importante, dando vita al primo sito di tutte le pubbliche
amministrazioni italiane, quanto ad accessi. Ora sto facendo la campagna
elettorale ed alcune persone mi stanno validamente aiutando a tenere aperto -
non è facile farlo quotidianamente - un sito anche molto vivace, nel quale si
esercita una parte significativa della discussione, del dialogo, nonché della
raccolta di suggerimenti dei cittadini per il lavoro che dobbiamo compiere in
relazione al programma. E c'è un'enorme attenzione, da parte di chi
interviene attraverso il web, nei confronti dei contenuti di cui voi
avete parlato. Noi cercheremo, con grande energia e determinazione, di portare
questo tema all'interno del programma per i prossimi cinque anni.
Possiamo
ricordare, per quel che è già avvenuto - lo faceva giustamente notare il
senatore Passigli - che per un verso in Italia un cambiamento importante c'è
stato, attraverso le trasformazioni e le liberalizzazioni nelle TLC; questo è
un dato che non era scontato fino a qualche anno fa. Noi avremmo voluto fare di
più per investire i proventi della UMTS nella ricerca legata all'innovazione
tecnologica, ma la cosa è stata resa più difficile da alcune opposizioni, che
comunque conoscete. Io non voglio comunque fare propaganda politica, ma soltanto
sottolineare come non sempre si verifichi che alcune dichiarazioni di principio
poi trovino traduzioni operose nella vita del Parlamento.
Tra i
tanti temi che hai sollevato, mi hai chiesto se sono d'accordo sull'e-government,
sul sostegno alla competitività delle imprese. Siamo in SMAU Mediterraneo e
credo che dobbiamo puntare ad una leadership italiana euro-mediterranea,
anche in funzione di questa grande prospettiva che si sta aprendo. L'Italia
può essere tecnologicamente, ma anche fisicamente, soprattutto dal punto di
vista dell'iniziativa, la piattaforma del futuro in particolare per quanto
riguarda la prospettiva del nuovo spazio economico del Mediterraneo. Sappiamo
delle molte iniziative che coinvolgono la Sicilia, la Sardegna ed il Mezzogiorno
d'Italia e su questo dobbiamo puntare con grande determinazione. Del resto,
ritengo che il pezzo di SMAU che si tiene a Roma, ed anche la prospettiva di
andare a Bari, alla Fiera del Levante, ed in altre situazioni, sia una
testimonianza di questa consapevolezza. Abbiamo incontrato amministrazioni
pubbliche, soggetti privati che operano particolarmente nel Mezzogiorno, ed
anche di questo dobbiamo essere lieti; siamo, credo, nella condizione di poter
accelerare i tempi delle nuove iniziative.
Prima di
rispondere alle tue domande vorrei fare una sottolineatura per quel che riguarda
la questione della formazione e della scuola. Il governo ha posto in atto alcune
cose importanti, non lo dimentichiamo. Credo che il senatore Passigli abbia
presentato poco fa una proposta relativa ai personal computer per gli studenti;
se non ricordo male, si tratta di 180 miliardi previsti dalla legge finanziaria
per i primi anni della scuola media superiore. La carta di credito formativa dà
nel 2001 ai diciottenni 50 miliardi derivanti dai proventi di UMTS, per un
credito che va sicuramente ampliato; vi sono dei finanziamenti per la formazione
del personale docente della scuola, in particolare con riguardo alle competenze
informatiche e tecnologiche; e molti altri progetti.
Io penso
che questo sia il momento: noi dobbiamo intervenire sul quadro comunitario al
2006, per indirizzare verso tutte le politiche che hanno un contenuto di
innovazione e che sono legate all'attivazione della rete, perché l'occasione
è questa, non ne avremo molte altre per il Mezzogiorno, e dunque per colmare
tanti gap competitivi del nostro Paese.
Io sono qui per dare alla vostra associazione l'apprezzamento e l'impegno
leale e convinto, perché avete aperto delle strade significative; per
sottoscrivere le cose che hai detto; per mettere l'enfasi in particolare sulla
formazione, che deve essere permanente, e non solo legata al momento della
scuola.
Gambardella. Credo
sia molto importante la formazione degli over 40, che noi pensiamo
rappresentino la vera emergenza da gestire nei prossimi anni. Nelle scuole noi
dobbiamo garantire l'accesso, dobbiamo dare agli studenti la possibilità di
collegarsi ad Internet, ma i ragazzi sono capaci di utilizzare Internet, lo
sanno fare meglio di noi; il problema esiste, invece, per le persone che hanno
ormai una certa età e non hanno ancora imparato ad usare questi mezzi.
È per questo motivo che le politiche di diversi governi europei si stanno
concentrando anche su questo target di persone e vi sono in corso delle
iniziative - che poi ti faremo conoscere, o che tu magari già conosci - in
alcuni Paesi europei.
Rutelli. Io
ho concluso. Vorrei dire che questa è una priorità reale. Tra l'altro,
domani sarò a Napoli, dove dedicherò una giornata ad un'iniziativa tematica,
al mondo dei giovani, e la gran parte degli argomenti che lì affronterò sono
legati ad Internet ed al patrimonio della conoscenza come frontiera del futuro.
Noi ci crediamo, ci lavoriamo, dobbiamo tagliare quelli che tu chiami lacci e
lacciuoli; il Governo ne è consapevole, dei passi in avanti sono stati fatti,
dobbiamo accelerare il percorso e dobbiamo investire.
Sono a vostra disposizione per rispondere, se ne avete, a delle domande
specifiche, seppure in un contesto contenuto, rapido, perché non credo si possa
stare per delle ore qui, dal momento che voi che siete presenti ne sapete
certamente più di me. Solo qualche giornalista può essere un po' più
disinformato!
Cammarata. Un
punto vorrei sottolineare a questo proposito. Ormai la campagna elettorale di
fatto va avanti da parecchi mesi, anche se formalmente è iniziata da poco, ed
è la prima volta che io sento un candidato parlare dell'internet e dell'informazione
sulla rete. È, questo, un argomento del quale, quando se ne parla, si dice che
è fondamentale, perché è il motore dell'economia, della conoscenza. Poi,
quando si va a parlare di programmi politici, tutto questo viene completamente
dimenticato. Quindi direi un grazie a Rutelli, perché si occupa adesso e con
noi di queste cose, anche con alcune osservazioni che condividiamo.
Ora
vorrei fare una domanda abbastanza precisa, e forse cruciale. L'internet si è
sviluppata, come tutti sappiamo - anche perché è stata libera dai lacci e
lacciuoli che citava Enrico Gambardella - non anarchicamente, anzi, con delle
regole ferree, che però erano accettate da tutti i partecipanti, e l'internet
era un grande club, fino a qualche tempo fa, con una vera e propria forma di
autogoverno.
È stata incoraggiata dagli Stati Uniti, da Clinton e Gore, con il famoso
manifesto sulle "autostrade dell'informazione" del '94, e ancora prima,
con la campagna elettorale del '92, hanno dato indubbiamente un impulso molto
forte. Gli altri governi - per fortuna, possiamo dire a questo punto, a ragion
veduta - non si sono occupati della cosa e l'internet ha avuto lo sviluppo
che tutti conosciamo, che stiamo vivendo e che continua.
Negli
ultimi tempi, però, ci si è accorti dell'esistenza dell'internet, ci si è
accorti che questo autogoverno sfugge ad una serie di schemi tipici anche delle
democrazie occidentali. In genere si è portati a pensare che certe cose siano
tipiche delle dittature, o dei paesi a democrazia limitata, invece poi ci
accorgiamo che anche in Paesi di indiscusso assetto democratico, come gli stessi
Stati Uniti, ogni tanto vengono avanzate delle proposte piuttosto pesanti e
limitative. Negli Stati Uniti le questioni si risolvono abbastanza facilmente
con il ricorso al primo emendamento, per cui tutto viene messo a tacere; qui da
noi c'è un sistema un po' più complesso e farraginoso.
La realtà è questa: negli ultimi tempi di
questa legislatura, fortunatamente conclusa, sotto questo punto di vista,
abbiamo avuto delle proposte e dei provvedimenti, peraltro passati, che sono di
segno fortemente limitativo. E cito un esempio: è stato approvato - anche se
non è ancora stata pubblicato nella Gazzetta ufficiale, è comunque legge dello
Stato, perché è stato approvato dalle Camere - un disegno di legge
riguardante "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche
alla legge 5 agosto 1981 .". In questa ,che è legge dello Stato, ribadisco,
non ancora pubblicata, ma approvata dai due rami del Parlamento, è scritto che
tutti i siti che fanno informazione, che hanno una periodicità definita e sono
contraddistinti da una testata - ma questo è ridicolo, perché qualsiasi sito
ha una testata - sono obbligati ad iscriversi nei registri della stampa,
quindi a nominare ed a pagare un direttore responsabile, ai sensi della legge
del 1948 recetemente portata davanti alla Corte costituzionale. perché allora
non c'era Internet. Questo è un esempio.
È
presente il senatore Passigli, ed allora faccio un secondo esempio, e poi la
domanda a questo punto è ovvia. L'esempio è quello del disegno di legge che
porta il nome, appunto, del senatore Passigli, in cui è scritto che qualsiasi
soggetto, per il solo fatto di consentire l'accesso alla rete, non solo il
responsabile del sito, ovviamente, ma anche il provider, il mantainer
e, per come è scritto nel disegno di legge, la Telecom o l'altro operatore
che dà i fili, l'elettricista che è andato ad attaccare questi fili, per il
solo fatto di consentire l'accesso alla rete rispondono, se non a titolo di
concorso, a titolo specifico, degli eventuali reati che vengono commessi
attraverso la rete.
Intervento
fuori microfono del Senatore Passigli.
Cammarata.
Anticipando quello che ci
dirà, il Senatore sostiene che non è questo il testo, che peraltro io ho preso
sul sito del Senato, quindi dovrebbe essere appunto quello che ho citato.
Comunque, concludo con la domanda rivolta a Francesco Rutelli.
Quale linea pensi di dare ad una politica dell'internet, nel senso della
regolamentazione? Ritieni di proseguire con l'intervento, magari un po' più
ragionato di quanto non sia stato fatto finora, o di cercare di assecondare
ancora, nei limiti in cui è possibile, l'autogoverno della rete? Cioè,
secondo te è ancora possibile una forma di autogoverno della rete?
Rutelli.
Darei prima la parola al
senatore Passigli, per permettergli di fornire una risposta.
Passigli. Rapidamente
sui due punti. Sui siti, è stata applicata alle testate giornalistiche in rete
la legge che prevede un ruolo dell'Ordine.
Io ricordo che noi abbiamo tentato di modificare pesantemente l'Ordine con una
proposta, di cui io ero relatore in Senato, che fu approvata dalla Commissione,
con la quale si modificava e liberalizzava estremamente l'Ordine, facendolo
diventare un albo, unificando le categorie dei giornalisti professionisti e dei
pubblicisti ed eliminando l'istituto del praticantato. Questa legge sotto
referendum era sembrata buona a tutti; passato il referendum con la sconfitta
della tesi dell'abolizione dell'Ordine, improvvisamente l'Ordine nazionale
chiese a tutti i capigruppo del Senato di fermare l'iter.
È per
questo che siamo rimasti con la vecchia legge, alla luce della quale è sembrato
che anche ai giornali in rete si dovesse sostanzialmente applicare la disciplina
dei tradizionali giornali stampati su carta. Il problema è di modificare la
normativa complessiva, cioè non considerare soltanto l'aspetto terminale, ma
tornare all'inizio e liberalizzare l'accesso alla professione giornalistica.
Questa è la risposta sostanziale.
Per quanto riguarda i domini, sul punto che lei solleva, relativo alla
responsabilità degli operatori, c'è stato un grossissimo malinteso. Si
tratta di un punto chiave, sul quale si è scatenato un totale difetto di
comprensione e di comunicazione.
Il testo in questione così recita: "Il titolare del dominio è l'unico
responsabile dei contenuti dei siti consultabili attraverso lo stesso. I
soggetti che svolgono i servizi di provider e di mantainer, ed
ogni altro servizio ."
Cammarata. Non
salti, come fosse un inciso senza significato, quello che invece è un inciso
determinante. Si dice, a parte le considerazioni sulla lingua italiana: ".e
ogni altro servizio per semplicemente consentire l'accesso alla rete".
Passigli
Non
intendo saltarlo, lo sto leggendo: ".ed ogni altro servizio per
semplicemente consentire l'accesso alla rete Internet, o altre reti
telematiche, rispondono in solido con il titolare del dominio nel solo caso in
cui sia derivata per fatto doloso o colposo loro imputabile l'impossibilità
di individuare o identificare il medesimo", cioè colui che immette in rete
contenuti che sono penalmente perseguibili. La responsabilità degli altri è
solo nel caso in cui dolosamente - qui si parla di dolo ed anche di colpa
grave - evitano .
Cammarata. No,
non c'è la "colpa grave", c'è solo "colposo". C'è una
responsabilità oggettiva della Telecom per i contenuti che passano sulle reti!
Passigli. Allora
facciamo un esempio: un rapinatore ruba una macchina e si immette nell'autostrada.
Nessuno potrà dire che il casellante è responsabile perché una macchina con a
bordo un rapinatore .
Cammarata. Per
il solo fatto di avere consentito alla macchina... Qui c'è scritto il
contrario.
Passigli. Se
lo riconosce e non informa, dietro richiesta, che il rapinatore è passato di
lì, si rende complice. Questo è il punto. Possiamo riscrivere il testo in
questo punto, ma questa era chiaramente e fin dall'inizio l'intenzione ed è
stato ripetuto in ogni sede.
Nessuno vuole porre questo tipo di lacciuolo alla rete, né rendere responsabili
persone che non possono essere responsabili di un contenuto, per il solo fatto
di veicolarlo. Se quel contenuto, però, è penalmente rilevante e l'autorità
giudiziaria o la polizia chiede di conoscere chi è il titolare di quel dominio,
se per fatto doloso o colposo - possiamo aggiungere, di colpa grave - il provider
o il mantainer non identifica, o si rifiuta di identificare i
titolare, diventa obiettivamente correo. Direi che è quasi pleonastico, lo
sarebbe comunque, secondo le nostre norme penali vigenti.
Quanto
all'ultimo punto - poi lascerò, ovviamente, la parola al presidente Rutelli -
sono d'accordissimo che Internet è nato come fatto spontaneistico e si è
dato un'autoregolamentazione; però ad un certo momento, persino nel Paese
dove tutto questo è nato e si è sviluppato, il governo degli Stati Uniti è
intervenuto, tant'è che ICANN è un organo non profit, ma sotto
vigilanza del governo degli Stati Uniti.
Il punto qual è? Che le regole devono esserci, che vi deve essere certezza su
chi ha diritto di porre le regole, e questa può venire solamente da una
regolamentazione di tipo pubblico, che identifica la fonte delle norme. E chi le
può fare? L'obiezione che viene mossa alla Naming Authority italiana,
come è stata fino ad oggi strutturata, è di essere un organismo cangiante, in
cui si può entrare e uscire. Si tratta allora di identificare un luogo - e
noi proponiamo presso la Presidenza del Consiglio - che non deve essere
necessariamente un organo pubblico; può essere un organismo partecipato
amplissimamente dal mondo Internet nelle sue varie componenti, con anche una
componente di rappresentanza delle istituzioni, che è presso la Presidenza del
Consiglio e che detta regole certe.
Il
problema è che il vecchio club di gentiluomini, dove si entrava e si
rispettavano le regole perché vi era un gentleman agreement a
rispettarle, oggi è stato infestato da alcuni banditi che hanno violato le
norme esistenti, norme che - lei ha ragione, l'ha detto più volte - sono già
penalmente e civilmente perseguibili per danni, in Italia, ma ricorrendo ad una
magistratura che impiega anni per dare risposte adeguate.
Vogliamo avere un sistema più rapido per liberare la rete dai banditi -
alcuni ve ne sono stati, anzi, molti - che hanno infestato questo sistema
viario che va liberato.
Cammarata.
È molto interessante la prima cosa che lei ha detto, relativamente alla
revisione della normativa sull'Ordine. Per non portare via tempo soprattutto a
Rutelli, le risponderò dalle pagine di InterLex, poiché si tratta di una
questione molto importante e piuttosto complessa, che non si può liquidare con
poche parole.
Rutelli. Vorrei
sottolineare soltanto una piccola cosa. In questo periodo - scherzo,
naturalmente - c'è un gruppetto di giornalisti che abitualmente mi segue e
sta qua perché vuole sapere che cosa penso delle liste "civetta", delle
liste "upupa" e "barbagianni"; invece vorrei dire è la ragione per la
quale sono stato un'ora e mezzo qui, a visitare questo SMAU ed a dialogare con
alcuni amici: perché ritengo che questi argomenti siano importanti. Spero che
anche nella campagna elettorale ci si possa confrontare, al di là di certi slogan
un po' poveri, su questi temi decisivi.
Rispetto alla tua e vostra domanda rispondo sottolineando così: è evidente che
noi abbiamo una situazione duplice da considerare. Dobbiamo mettere sotto
controllo la pirateria ed i crimini informatici: in Italia sappiamo che le frodi sono tutto sommato modeste,
gli elementi che abbiamo non sono particolarmente drammatici. Proprio qui a Roma
si è tenuta la riunione del G8 Hight _Tech Crime Group, che si è
occupata di questo tema pochi giorni fa, con riguardo ai livelli un po' più
sofisticati. Non parlo, quindi, degli imbrogli, che ci risulta abbiano un'incidenza
abbastanza piccolina, per la grandissima parte al di sotto dei 50 dollari, non
è una buona ragione, naturalmente per abbassare la guardia. Dobbiamo poi
affrontare i problemi che attengono ai minori, alla violenza, all'accesso ad
alcuni aspetti delicati: la pedofilia, il sesso spinto, e così via.
Abbiamo
anche visitato siti-schermatura, siti-filtro, o per lo meno uno di questi siti,
che si sta attualmente creando. Ma questi sono argomenti molto controversi,
perché la modalità di esercizio del filtro, ed anche la modalità di qualunque
filtro qualitativo, è delicata. Dobbiamo separare le attività di pirateria,
quelle di frode legate anche all'e-commerce, dalle attività di vero e
proprio crimine informatico, che possono essere considerevoli e rispetto alle
quali ci sono degli organismi preposti, che vanno rafforzati.
Queste cose dette, io sono per abbattere le barriere nel modo più radicale;
certo, possono crearsi delle gigantesche bolle - del tipo Napster - dei
mondi complicati che poi è difficile sbrogliare, però ritengo che in
prospettiva il tipo di griglia che dobbiamo creare deve riguardare
fondamentalmente le attività illecite. Per il resto, dobbiamo favorire la più
sciolta delle briglie per quanto riguarda il mondo di Internet.
Questa
è la mia opinione, e conseguentemente darò delle indicazioni e farò delle
proposte nel mio programma elettorale, perché credo che questa sia una
potenzialità, una ricchezza e che da parte delle istituzioni pubbliche sia un
dovere consentirne il migliore utilizzo.
Il governo, che doveva risolvere da parte sua risolvere la questione del digital
divide, per quanto riguarda l'attività delle amministrazioni pubbliche,
in particolare negli ultimi tre anni ha impresso un'accelerazione fortissima;
dobbiamo trasformare questa accelerazione in un progressivo abbattimento di
barriere, consapevoli che molta parte del futuro dell'Italia e di tante delle
cose che ci stanno a cuore dipende dalla riuscita di questo disegno.
Ci
aspettiamo da voi, da Punto.it, dai soggetti pubblici e privati che operano
anche con voi, impulsi, richieste, sollecitazioni. Avrete un referente presso la
Presidenza del Consiglio, che avrà il compito di continuare e di rafforzare il
lavoro che Passigli ha svolto con efficacia in questi anni e che credo sia
dovere del nostro governo e dell'Italia portare ai livelli di massima
competitività.
Le difficoltà che avete elencato, per quanto riguarda lo start up, in
Italia sono vere, ma sono sempre meno onerose di quelle che c'erano qualche
anno fa. Va però tenuta presente la velocità di questo mondo, che noi certo
non mitizziamo, consapevoli come siamo che Internet cambia il nostro modo di
ragionare, di comportarci, di scambiarci le informazioni, ma certo la nuova
economia di per sé non cambia il mondo; essa cambia la vecchia, migliora la
vecchia, ma non la distrugge, non la sostituisce, vi si affianca, ripeto, la
migliora.
In questo senso, credo, abbiamo imparato molto negli ultimi anni. Se è compito
di un governo realizzare le regolamentazioni fondamentali su tante materie, in
questo particolare settore ha il preciso dovere di ridurle al minimo.
Buon lavoro. |