Andrea Scaglione - 23.01.03
Su iniziativa dell'Information Age Partnership (IAP), con la collaborazione
dell'International Business School di Fontainebleau in Francia (INSEAD) e di
Booz Allen & Hamilton Inc., è stato realizzato uno studio sull'evoluzione
della società dell'informazione in Australia, Canada, Francia, Germania,
Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Svezia (International
e-Economy Benchmarking - The World's Most Effective Policies For The
e-Economy - Londra 19 novembre 2002 - il file PDF, 1,49 MB può essere
scaricato da qui) .
Lo IAP è un organismo promosso dal governo britannico con l'intento di
coinvolgere il sistema delle imprese nella definizione di un'agenda di
attività utili a diffondere le tecnologie all'interno dell'amministrazione
pubblica, sul mercato e nella società. Per conseguire gli obiettivi lo IAP si
impegna a fornire indicazioni su una corretta destinazione degli investimenti e
promuove iniziative per una giusta apertura del mercato. Nell'ambito delle sue
attività lo IAP commissiona studi e ricerche per monitorare l'evoluzione di
strumenti, situazioni e tematiche in materia di innovazione tecnologica.
I temi analizzati attraverso lo studio riguardano la diffusione delle nuove
tecnologie (internet, telefonia mobile, TV digitale) a fronte della situazione
infrastrutturale e dei costi finali di mercato, nonché l'evoluzione dell'e-commerce
e dell'e-government a fronte della disponibilità di servizi e della loro
usabilità. Alla ricerca hanno collaborato esperti dei nove paesi coinvolti,
fornendo informazioni e statistiche relative alle situazioni nazionali. Per
L'Italia hanno partecipato Paolo Vigevano e Paolo Donzelli del Dipartimento per
l'innovazione e le tecnologie.
In quattro capitoli si focalizza l'attenzione su altrettante tematiche:
1. il contesto dell'e-economy;
2. la e-maturity dei cittadini;
3. la e-maturity dell'imprenditoria;
4. la e-maturity dei governi.
Lo studio dello IAP si presenta come un'ottima occasione per valutare la
situazione italiana nel contesto internazionale. Lo studio analizza la
diffusione delle infrastrutture, il volume degli investimenti ed il livello di
concorrenzialità offerto dal mercato delle tecnologie ed in particolare dei
servizi telematici. Per quanto riguarda questi aspetti l'Italia non primeggia
né in termini assoluti né in proporzione al peso della sua economia. La
diffusione delle reti tematiche è arretrata se paragonata a realtà importanti
come gli Stati Uniti ed il Giappone ma anche rispetto a paesi come la Svezia, il
Canada e l'Australia (fig. 1).
L'Italia non solo risulta in ritardo, ma soffre anche di uno scarso livello
di investimenti nei contesti della pubblica amministrazione, della scuola, dell'università
e delle imprese. In particolare, la scuola italiana è l'ultima per numero di
PC messi a disposizione degli studenti (fig. 2).
Del resto non possiamo sperare negli investimenti provenienti dall'estero
in quanto il nostro è considerato un mercato scarsamente concorrenziale. Tutt'al
più gli investitori stranieri hanno mostrato interesse nell'acquisire aziende
italiane con posizioni di mercato già consolidate. Inoltre, il basso livello di
concorrenzialità mantiene alto il costo di accesso ai servizi con evidenti
conseguenze sull'espansione della domanda. Il costo che cittadini ed imprese
italiani sopportano per accedere ad internet è fra i più cari se si utilizza
un collegamento standard e diventa il più caro in assoluto se si passa ad un
collegamento a banda larga.
La e-maturity dei cittadini è stata valutata considerando il livello
di alfabetizzazione informatica e la predisposizione a sfruttare le
potenzialità delle nuove tecnologie. Per valutare il livello di
alfabetizzazione informatica è stata misurata la diffusione di PC e l'utilizzo
di internet mentre, più in generale, per valutare le predisposizione a
sfruttare le nuove tecnologie è stata misurata la diffusione della telefonia
mobile e della TV digitale. Dell'Italia si potrebbe dire che rispetto alle
nuove tecnologie è il paese con il più alto tasso di
"vocalizzazione" ed il più basso tasso di alfabetizzazione. Il nostro
paese può vantare la maggiore diffusione di telefoni mobili ma,
sfortunatamente, anche la minore diffusione di PC. Questo significa che nell'immediato
gli italiani non primeggiano nell'utilizzo di internet. Se interrogati, si
mostrano interessati all'utilizzo delle nuove tecnologie e sono pienamente
coscienti delle potenzialità di sviluppo che offrono, ma i limiti strutturali
appena accennati fanno dell'Italia uno dei paesi con il più basso volume di
transazioni on line.
Per valutare la e-maturity dell'imprenditoria sono stati presi in
considerazione numerosi indicatori. In prima battuta è stato valutato il
livello minimo di competenza per accedere all'uso delle nuove tecnologie ed il
costo iniziale d'accesso. Successivamente si è indagato il livello di
consapevolezza degli imprenditori in relazione ai costi ed ai benefici per l'introduzione
delle nuove tecnologie. Infine sono stati misurati i trend di crescita relativi
agli investimenti e all'effettivo impiego delle nuove tecnologie (fig. 3 e fig. 4).
Rispetto a tutti gli indicatori analizzati, il livello di e-maturity
delle aziende italiane è mediamente basso. La situazione è particolarmente
grave per quanto riguarda la formazione professionale. La percentuale di risorse
umane che le imprese italiane coinvolgono in corsi di formazione per l'utilizzo
delle nuove tecnologie è fra le più basse dei nove paesi considerati. Il
condividere con Stati Uniti e Giappone il fondo della classifica non deve
stupire. In questi due paesi lo start up tecnologico è ormai maturo e le
competenze sono sufficientemente diffuse da consentire una formazione
quantitativamente più ridotta ma qualitativamente più mirata.
Dalla ricerca emerge un'altra evidenza: le imprese del nostro paese fanno un
uso prevalente di internet come vetrina per presentare soluzioni di business e
prodotti; sono ancora poche quelle che vendono o acquistano direttamente on
line.
Potremmo rallegrarci considerando che l'Italia è uno dei paesi con il
maggiore trend di crescita degli investimenti, ma quest'ultimo dato va letto
considerando che l'incremento percentuale degli investimenti è relativo alla
situazione storica di ogni singolo paese e le prime rilevazioni riguardanti i
volumi d'investimento delle imprese italiane partono da valori molto bassi.
Gli imprenditori italiani insieme a quelli statunitensi si sono dimostrati
fra i più consapevoli nel valutare costi e benefici prima di investire in nuove
tecnologie. Probabilmente le motivazioni che mantengono alto il livello d'attenzione
nei due paesi sono opposte. Gli statunitensi si devono confrontare con un
mercato saturo mentre gli italiani con un mercato non ancora sufficientemente
sviluppato e maturo (fig. 5).
La e-maturity dei governi è stata valutata sulla base di indicatori
qualitativi e quantitativi. Le iniziative di promozione delle nuove tecnologie
verso la società, i mercati e all'interno delle amministrazioni pubbliche
sono state analizzate considerando il gradimento delle iniziative e il
conseguimento degli obiettivi. Infine, è stato analizzato l'impatto delle
nuove tecnologie sulla dimensione organizzativa delle amministrazioni, valutando
la capacità di queste ultime di razionalizzare funzioni e ruoli alla luce delle
potenzialità offerte da strumenti di lavoro in continua evoluzione.
Da una valutazione "dell'e-government all'italiana", a fronte
delle iniziative e delle dinamiche attive nel contesto internazionale emergono
luci, ombre e penombre.
L'Italia rappresenta la best-practice nel campo dell'e-procurement.
Pur non risultando il sistema più importante in termini dimensionali, l'iniziativa
di e-procurement realizzata dal governo italiano è stata valutata la migliore
soluzione in termini organizzativi e strategici. In particolare è stata
apprezzata la strategia di centralizzazione degli acquisiti. Tale soluzione è
risultata la più competitiva rispetto alla riduzione del costi d'acquisito ed
alla conseguente riduzione del fabbisogno di spesa (fig. 6).
Di contro, nel periodo 2000 - 2001 l'Italia è risultato il paese con il
più basso volume di investimenti a favore dell'e-governement. Ciò nonostante
nell'anno 2001 cittadini ed imprese hanno apprezzato ed utilizzato con un
discreta frequenza i servizi on line messi a disposizione dalla pubblica
amministrazione. Per altro, tale utilizzo risulterà probabilmente incrementato
andando a rilevare la situazione del 2002; anno in cui è stato creato il
portale italia.gov e sono
stati potenziati i servizi del fisco
telematico.
fig. 1 fig. 2
fig. 3 fig. 4
fig. 5 fig. 6