Riprendiamo il lavoro dopo la pausa estiva, affrontando un tema che non dovrebbe
riguardare un Paese democratico: quello della censura e, in generale, del
controllo dell'informazione. Se ne parla, di solito, a proposito del cosiddetto
"conflitto di interessi" che vede di fatto nelle mani di un solo
soggetto la quasi totalità dell'informazione televisiva. Ma ci sono altri
aspetti preoccupanti, dei quali invece si parla poco o nulla, che riguardano la
libertà dell'informazione. Il più recente è quello del monopolista della TV
satellitare e della sua scelta di imporre una tecnologia e un ricevitore
"chiusi": ne parliamo più avanti.
Ora facciamo un salto indietro, fino al 1. maggio scorso, quando per la
cronaca televisiva della tradizionale festa sindacale di piazza San Giovanni a
Roma fu inventata la singolare formula della "diretta-differita". Come
qualcuno ricorderà, le riprese non andavano in onda in diretta, ma con un
piccolo ritardo durante il quale un'apposita commissione valutava se qualche
sequenza non dovesse essere trasmessa. Perché, fu spiegato, si temeva che dal
pubblico si levasse qualche voce contraria all'azione del nostro Governo in Iraq
nella vicenda dei primi italiani sequestrati.
D'accordo sul fatto che la situazione era molto delicata, che Fabrizio
Quattrocchi era stato ucciso e si temeva per gli altri tre, e che i
sequestratori chiedevano proprio una contestazione popolare della decisione
italiana di inviare truppe in Iraq. Ma una vera e propria censura di eventuali
voci contrarie all'operato del Governo è intollerabile in una nazione
democratica. Ricordiamoci dunque del 1. maggio 2004, di questa prima "prova
tecnica di non-trasmissione", perché potrebbe essere vista come la data in
cui nel nostro Paese è incominciata - ufficialmente - la fine della libertà di
manifestazione del pensiero.
Dai canali nazionali ai canali "di strada". La notizia della fine
di luglio è il rinvio a giudizio dei responsabili di Disco Volante (una
"televisione di strada" sequestrata lo scorso anno), rei di aver trasmesso i loro programmi (nel
raggio di qualche centinaio di metri...) senza i bolli prescritti dalle norme in
materia di autorizzazioni. D'accordo che la legge va rispettata e fatta
rispettare, ma il fatto è che per le piccole televisioni di quartiere non si è
voluta emanare una normativa adeguata alla loro realtà: una forma di censura
"a monte", che di fatto rende difficile persino la nascita di organi
di informazione spontanea (per saperne di più si veda il sito Telestreet).
E siamo alla questione di Sky TV: all'inizio dell'estate la società ha fatto
sapere che entro il 31 dicembre i suoi programmi saranno irradiati solo con una
tecnica di cifratura proprietaria, denominata NDS. I programmi saranno quindi
visibili solo con un decoder proprietario, perché Sky non divulga le specifiche
tecniche e non fornisce i dispositivi necessari a decodificare i propri canali
con gli apparecchi già in possesso degli utenti. E il decoder Sky non permette
di ricevere canali che adottano sistemi diversi, sicché chi vuole accedere a
tutti i contenuti disponibili via satellite deve usare due decoder, con tutte le
relative complicazioni.
Si tratta di una palese, indiscutibile violazione di una legge dello Stato,
la 78/99, che all'art. 2, c. 2, dice: "I decodificatori devono consentire la
fruibilità delle diverse offerte di programmi digitali con accesso
condizionato e la ricezione dei programmi radiotelevisivi digitali in chiaro
mediante l'utilizzo di un unico apparato. Dal .1 luglio 2000 la
commercializzazione e la distribuzione di apparati non conformi alle predette
caratteristiche sono vietate" (per saperne di più vedi sul sito Digital
Sat l'esposto presentato all'AGCOM).
Ma fino a qui potrebbe essere solo una strategia commerciale, scorretta e
illegale quanto si vuole, ma pur sempre solo una strategia commerciale. Invece
c'è un aspetto molto più grave: il decoder è programmato (e può essere
riprogrammato sempre via satellite) in modo di ricevere facilmente solo i canali
che decide Sky, in un ordine che non può essere modificato dall'utente. Per
ricevere gli altri, purché "in chiaro" occorre una lunga sequenza di
operazioni (vedi Sky: troppe sorprese vengono... dal cielo
di Dr. K).
Insomma, un'altra forma di censura. Che dovrebbe essere oggetto di un
fulmineo intervento dell'apposita autorità, detta appunto per le garanzie
nelle comunicazioni, oltre che dell'antitrust europeo e nazionale per gli
aspetti relativi alla "chiusura" del sistema. Ma fino a ora non
risulta che qualcuno si sia mosso.
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