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 Attualità

Innovazione, le sfide del Ministro
25.10.01

Come Paese abbiamo accumulato un ritardo, e non è una gara, ma se siamo convinti che queste tecnologie sono un motore di efficienza, di competitività, di qualità anche dalla vita, devono essere utilizzate a proposito, con piena giustificazione, in uno sforzo di efficienza, di qualità, di competitività, di creazione di valore. L'Italia è indietro, è un ritardo non lo tecnologico, ma anche culturale.
A me dà fastidio vedere i dati di una società internazionale di analisi di questo settore industriale, che non prende solo in considerazione gli aspetti puramente quantitativi, ma aggrega i fatti più importanti: in una classifica di cinquantacinque paesi l'Italia si posiziona al ventitreesimo posto.
Nell'ambito di questo ritardo c'è un altro ritardo, un altro rischio, che l'Italia non può permettersi di non affrontare: quello di creare un divario all'interno dello stesso Paese. Quando guardo il mercato dell'ICT in Italia, il cinquantacinque per cento oggi è nelle regioni settentrionali, e solo il quattordici per cento nelle regioni meridionali, meno quindi del peso specifico economico che hanno. E quindi nell'ambito di questo ritardo italiano dobbiamo porre attenzione anche a questo emergente squilibrio, che si aggiunge agli altri squilibri.

Il governo ha già fatto qualcosa di importante: da pochissimi giorni è in vigore la cosiddetta "Tremonti-bis". Oggi per qualsiasi impresa, in qualsiasi settore operi, l'investimento più grande in termini di sforzo finanziario è nel campo delle tecnologie, e abbiamo economie in cui gli investimenti industriali in tecnologie hanno raggiunto più del cinquanta per cento del totale. L'Italia non è ancora a questo punto, ma ci stiamo avvicinando. Il fatto di avere oggi in vigore una legge che incentiva gli investimenti tecnologici credo che sia una grossa opportunità che deve essere sfruttata.

L'aspetto che voglio sottolineare, e che mi piace di più perché mi sono personalmente impegnato, è che c'è per la prima volta un incentivo che riguarda la formazione, sostanziale perché non si richiede nemmeno il confronto con la media dei cinque anni precedenti, come negli investimenti in cose fisiche. Quando si parla di tecnologia, la prima sfida è la dimensione umana, e le competenze che in Italia non abbiamo, soprattutto in termini di quantità. E' stato ricordato che abbiamo anche qui uno skill gap, un ritardo in termini di competenze disponibili sul mercato. Spero e mi auguro, sfido l'industria italiana a utilizzare a fondo questo meccanismo di incentivazione per investire sul capitale umano.

Uno sguardo veloce alle politiche di settore, cioè a tutte le attività che interessano l'intero Paese. Per accelerare, anche malgrado il momento difficile e incerto creato dell'11 settembre, abbiamo alle spalle il dinamismo che l'Italia ha dimostrato negli ultimi tempi. Abbiamo ricostituito il Comitato interministeriale della società dell'informazione, in modo da operare come squadra con i ministri più interessati, e abbiamo individuato già le prime aree in cui dobbiamo lavorare e venire poi con delle proposte concrete entro fine anno.

Prima area, le telecomunicazioni. Dobbiamo assicurare che il Paese abbia un'infrastruttura di telecomunicazioni competitiva, di grande qualità e di basso costo d'accesso. Nell'ambito di questo grande tema con il mio collega Gasparri abbiamo lanciato un piccolo gruppo di lavoro sulla larga banda, ascoltando tutti gli attori che possono farci meglio comprendere cosa sta avvenendo in Italia, per capire cosa eventualmente il Governo dovrà fare per assicurare una diffusione equa ed equilibrata di questa infrastruttura in tutto il Paese.

Abbiamo indicato come seconda area di interesse prioritario l'istruzione, con le persone, le competenze e non solo nel mondo della scuola, ma anche nel mondo del lavoro. Ci sono già programmi (ci sono anche fughe di notizie sui giornali su programmi non pronti), l'impegno non è solo quello di dare computer agli studenti, ma soprattutto di cercare di modernizzare un po' la nostra scuola e l'università, sfruttando il computer come strumento di studio. Quindi non solo uno sforzo di alfabetizzazione di per sé, ma per abituare i giovani italiani oggi a studiare con il computer, perché domani nella loro vita professionale lavoreranno con questa tecnologia.

Terza area di interventi prioritari sono le piccole e medie imprese, deboli soprattutto nell'accesso alle comptenze. Quindi di nuovo l'incentivazione all'accesso alla formazione, con uno stimolo ad investire.

Quarta area prioritaria, il Sud. Al Sud dobbiamo essere un po' più bravi nell'utilizzare le risorse finanziarie messe a disposizione a livello internazionale. Oggi non lo siamo: la Spagna sfrutta il 98 per cento dei fondi europei disponibili, credo che la media italiana sia il 33 per cento.

Infine dobbiamo adeguare la normativa, prima fra tutte l'iniziativa che riguarda la firma digitale, caso importante in cui l'Italia ha anticipato i tempi. La direttiva europea a cui noi dobbiamo aderire entro l'inizio del prossimo anno (in realtà la scadenza prevista dalla direttiva era il 19 luglio 2001, ndr) parte da presupposti e da orientamenti diversi, e quindi si tratta di fare qualche piccola correzione di rotta rispetto a quello che è stato fatto in Italia.

L'altro grande capitolo riguarda la pubblica amministrazione, la più grande organizzazione che abbiamo in Italia, con un peso notevole rispetto a tutta la vita nazionale. Nel programma di governo c'è un impegno preciso per la costituzione di questo ministero e per uno sforzo che il Paese forse non ha fatto negli ultimi anni. Uno sforzo di modernizzazione, di efficienza della pubblica amministrazione. Non è solo uno sforzo tecnologico, la tecnologia può dare solo l'opportunità per il cambiamento, ma è uno sforzo che deve riguardare il piano normativo, il piano organizzativo, il piano del cambiamento dei processi, l'uso delle tecnologie, la formazione delle persone, in uno sforzo coordinato. Dalle prime impressioni che ho avuto e fatte salve le isole di eccellenza che ci sono, mi sembra che questo sforzo è mancato. Abbiamo in termini quantitativi una diffusione della tecnologia sufficiente, ma non abbiamo cambiato i processi.

Cominceremo fra poco, entro novembre, a finanziare progetti qualificati e cercheremo di evitare interventi a pioggia. Cercheremo di sostenere progetti di grande innovazione presentati dalle pubbliche amministrazioni locali e favoriremo l'aggregazione: mi piacerebbe vedere, per esempio, una regione del Nord che si presenta con una regione del Sud per avere un finanziamento per un progetto.
C'è un piano, ci sono le risorse finanziarie disponibili (anche perché non usate dal precedente governo) e quindi possiamo in fare i primi passi in questa direzione.

Presupposto perché i comuni mettano in rete i servizi è che siano disponibili strumenti per verificare la certezza dell'utente: sto parlando della carta d'identità elettronica. Per la carta d'identità elettronica siamo nelle prime fasi sperimentali, è un progetto importante, andrà avanti, ma per la sua complessità richiederà del tempo, perché accoppia l'aspetto elettronico del riconoscimento in rete è con l'aspetto dell'identità fisica. Nel frattempo lanceremo, entro fine anno, la carta nazionale dei servizi, che è lo sdoppiamento fisico della carta d'identità elettronica. Anticipiamo l'uso del riconoscimento in rete, mettendo a disposizione una carta standard, in modo tale che tutti gli enti locali che si apprestano a mettere in rete servizi possano usare lo stesso standard e evitare a noi cittadini di avere una moltitudine di carte nel portafoglio in funzione di dove siamo. Dobbiamo avere un sistema, uno standard nazionale.

Altro presupposto è la creazione di una grande infrastruttura, una extranet della pubblica amministrazione, una rete nazionale che colleghi non solo la pubblica amministrazione centrale ma anche quella locale in modo da consentirci, a noi cittadini e imprese, di entrare in rete e accedere ai servizi disponibili .dovunque siamo, con la sola carta nazionale standard.

Altra iniziativa a cui voglio accennare perché è importante sul lato dell'efficienza, è l'e-procurement. Abbiamo già delle esperienze positive, abbiamo un piano molto ambizioso a livello nazionale e non solo nazionale. Pensiamo di accentrare tutti gli acquisti della pubblica amministrazione a livello nazionale, ma anche a livello locale. Stiamo parlando di risparmi di qualche migliaio di miliardi a regime. La pubblica amministrazione qualche giorno fa ha fatto la prima asta interamente elettronica per l'acquisto di proiettori e di lucidi per le università. Il risparmio che abbiamo realizzato in questo caso è stato del 30 per cento rispetto a quanto preventivato. E qui possiamo già lanciare una piccola sfida: quante imprese italiane, nel settore privato, oggi, utilizzano queste tecnologie, queste metodologie, nell'acquisto di beni e servizi?

Lunardi, il mio collega, è impegnato a creare tante infrastrutture fisiche e ha bisogno di una montagna di soldi per farle. Il mio compito è di creare delle infrastrutture digitali, importantissime e vitali, e grazie a Dio ho bisogno di meno risorse finanziarie.

Vorrei concludere dicendo che abbiamo moltissimo da fare. Il Pese ha accumulato anche dei ritardi, la pubblica amministrazione anch'essa ha dei ritardi, salvo situazioni di eccezionale avanguardia. Abbiamo da fare interventi di fondo, strutturali, che non possono essere fatti o risolti attraverso norme o annunci. Ci aspetta un grossissimo lavoro, una grande fatica.
L'impegno è l'impegno richiesto anche all'industria, soprattutto per collaborare nella fase di progetto. Io sto creando un piccolo ministero, ma aperto al contributo dell'industria e soprattutto degli esperti di questo settore. Abbiamo bisogno di idee, abbiamo bisogno di contributi, anche nella fase realizzativa. La nostra strategia sarà di affidarci al mercato, alla verifica continua dell'efficienza e delle convenienze. Sapendo la forza dell'industria del nostro Paese, perché per trentaquattro anni sono stato dall'altra parte, so che potrò contare sull'aiuto dell'industria.