Come Paese abbiamo accumulato un ritardo, e non è una gara, ma se siamo
convinti che queste tecnologie sono un motore di efficienza, di competitività,
di qualità anche dalla vita, devono essere utilizzate a proposito, con piena
giustificazione, in uno sforzo di efficienza, di qualità, di competitività, di
creazione di valore. L'Italia è indietro, è un ritardo non lo tecnologico, ma
anche culturale.
A me dà fastidio vedere i dati di una società internazionale di analisi di
questo settore industriale, che non prende solo in considerazione gli aspetti
puramente quantitativi, ma aggrega i fatti più importanti: in una classifica di
cinquantacinque paesi l'Italia si posiziona al ventitreesimo posto.
Nell'ambito di questo ritardo c'è un altro ritardo, un altro rischio, che
l'Italia non può permettersi di non affrontare: quello di creare un divario
all'interno dello stesso Paese. Quando guardo il mercato dell'ICT in Italia, il
cinquantacinque per cento oggi è nelle regioni settentrionali, e solo il
quattordici per cento nelle regioni meridionali, meno quindi del peso specifico
economico che hanno. E quindi nell'ambito di questo ritardo italiano dobbiamo
porre attenzione anche a questo emergente squilibrio, che si aggiunge agli altri
squilibri.
Il governo ha già fatto qualcosa di importante: da pochissimi giorni è in
vigore la cosiddetta "Tremonti-bis". Oggi per qualsiasi impresa, in
qualsiasi settore operi, l'investimento più grande in termini di sforzo
finanziario è nel campo delle tecnologie, e abbiamo economie in cui gli
investimenti industriali in tecnologie hanno raggiunto più del cinquanta per
cento del totale. L'Italia non è ancora a questo punto, ma ci stiamo
avvicinando. Il fatto di avere oggi in vigore una legge che incentiva gli
investimenti tecnologici credo che sia una grossa opportunità che deve essere
sfruttata.
L'aspetto che voglio sottolineare, e che mi piace di più perché mi sono
personalmente impegnato, è che c'è per la prima volta un incentivo che
riguarda la formazione, sostanziale perché non si richiede nemmeno il confronto
con la media dei cinque anni precedenti, come negli investimenti in cose
fisiche. Quando si parla di tecnologia, la prima sfida è la dimensione umana, e
le competenze che in Italia non abbiamo, soprattutto in termini di quantità. E'
stato ricordato che abbiamo anche qui uno skill gap, un ritardo in
termini di competenze disponibili sul mercato. Spero e mi auguro, sfido
l'industria italiana a utilizzare a fondo questo meccanismo di incentivazione
per investire sul capitale umano.
Uno sguardo veloce alle politiche di settore, cioè a tutte le attività che
interessano l'intero Paese. Per accelerare, anche malgrado il momento difficile
e incerto creato dell'11 settembre, abbiamo alle spalle il dinamismo che
l'Italia ha dimostrato negli ultimi tempi. Abbiamo ricostituito il Comitato
interministeriale della società dell'informazione, in modo da operare come
squadra con i ministri più interessati, e abbiamo individuato già le prime
aree in cui dobbiamo lavorare e venire poi con delle proposte concrete entro
fine anno.
Prima area, le telecomunicazioni. Dobbiamo assicurare che il Paese abbia
un'infrastruttura di telecomunicazioni competitiva, di grande qualità e di
basso costo d'accesso. Nell'ambito di questo grande tema con il mio collega
Gasparri abbiamo lanciato un piccolo gruppo di lavoro sulla larga banda,
ascoltando tutti gli attori che possono farci meglio comprendere cosa sta
avvenendo in Italia, per capire cosa eventualmente il Governo dovrà fare per
assicurare una diffusione equa ed equilibrata di questa infrastruttura in tutto
il Paese.
Abbiamo indicato come seconda area di interesse prioritario l'istruzione, con
le persone, le competenze e non solo nel mondo della scuola, ma anche nel mondo
del lavoro. Ci sono già programmi (ci sono anche fughe di notizie sui giornali
su programmi non pronti), l'impegno non è solo quello di dare computer agli
studenti, ma soprattutto di cercare di modernizzare un po' la nostra scuola e
l'università, sfruttando il computer come strumento di studio. Quindi non solo
uno sforzo di alfabetizzazione di per sé, ma per abituare i giovani italiani
oggi a studiare con il computer, perché domani nella loro vita professionale
lavoreranno con questa tecnologia.
Terza area di interventi prioritari sono le piccole e medie imprese, deboli
soprattutto nell'accesso alle comptenze. Quindi di nuovo l'incentivazione
all'accesso alla formazione, con uno stimolo ad investire.
Quarta area prioritaria, il Sud. Al Sud dobbiamo essere un po' più bravi
nell'utilizzare le risorse finanziarie messe a disposizione a livello
internazionale. Oggi non lo siamo: la Spagna sfrutta il 98 per cento dei fondi
europei disponibili, credo che la media italiana sia il 33 per cento.
Infine dobbiamo adeguare la normativa, prima fra tutte l'iniziativa che
riguarda la firma digitale, caso importante in cui l'Italia ha anticipato i
tempi. La direttiva europea a cui noi dobbiamo aderire entro l'inizio del
prossimo anno (in realtà la scadenza prevista dalla direttiva era il 19 luglio
2001, ndr) parte da presupposti e da orientamenti diversi, e quindi si
tratta di fare qualche piccola correzione di rotta rispetto a quello che è
stato fatto in Italia.
L'altro grande capitolo riguarda la pubblica amministrazione, la più grande
organizzazione che abbiamo in Italia, con un peso notevole rispetto a tutta la
vita nazionale. Nel programma di governo c'è un impegno preciso per la
costituzione di questo ministero e per uno sforzo che il Paese forse non ha
fatto negli ultimi anni. Uno sforzo di modernizzazione, di efficienza della
pubblica amministrazione. Non è solo uno sforzo tecnologico, la tecnologia può
dare solo l'opportunità per il cambiamento, ma è uno sforzo che deve
riguardare il piano normativo, il piano organizzativo, il piano del cambiamento
dei processi, l'uso delle tecnologie, la formazione delle persone, in uno sforzo
coordinato. Dalle prime impressioni che ho avuto e fatte salve le isole di
eccellenza che ci sono, mi sembra che questo sforzo è mancato. Abbiamo in
termini quantitativi una diffusione della tecnologia sufficiente, ma non abbiamo
cambiato i processi.
Cominceremo fra poco, entro novembre, a finanziare progetti qualificati e
cercheremo di evitare interventi a pioggia. Cercheremo di sostenere progetti di
grande innovazione presentati dalle pubbliche amministrazioni locali e
favoriremo l'aggregazione: mi piacerebbe vedere, per esempio, una regione del
Nord che si presenta con una regione del Sud per avere un finanziamento per un
progetto.
C'è un piano, ci sono le risorse finanziarie disponibili (anche perché non
usate dal precedente governo) e quindi possiamo in fare i primi passi in questa
direzione.
Presupposto perché i comuni mettano in rete i servizi è che siano
disponibili strumenti per verificare la certezza dell'utente: sto parlando della
carta d'identità elettronica. Per la carta d'identità elettronica siamo nelle
prime fasi sperimentali, è un progetto importante, andrà avanti, ma per la sua
complessità richiederà del tempo, perché accoppia l'aspetto elettronico del
riconoscimento in rete è con l'aspetto dell'identità fisica. Nel frattempo
lanceremo, entro fine anno, la carta nazionale dei servizi, che è lo
sdoppiamento fisico della carta d'identità elettronica. Anticipiamo l'uso del
riconoscimento in rete, mettendo a disposizione una carta standard, in modo tale
che tutti gli enti locali che si apprestano a mettere in rete servizi possano
usare lo stesso standard e evitare a noi cittadini di avere una moltitudine di
carte nel portafoglio in funzione di dove siamo. Dobbiamo avere un sistema, uno
standard nazionale.
Altro presupposto è la creazione di una grande infrastruttura, una extranet
della pubblica amministrazione, una rete nazionale che colleghi non solo la
pubblica amministrazione centrale ma anche quella locale in modo da consentirci,
a noi cittadini e imprese, di entrare in rete e accedere ai servizi disponibili
.dovunque siamo, con la sola carta nazionale standard.
Altra iniziativa a cui voglio accennare perché è importante sul lato
dell'efficienza, è l'e-procurement. Abbiamo già delle esperienze
positive, abbiamo un piano molto ambizioso a livello nazionale e non solo
nazionale. Pensiamo di accentrare tutti gli acquisti della pubblica
amministrazione a livello nazionale, ma anche a livello locale. Stiamo parlando
di risparmi di qualche migliaio di miliardi a regime. La pubblica
amministrazione qualche giorno fa ha fatto la prima asta interamente elettronica
per l'acquisto di proiettori e di lucidi per le università. Il risparmio che
abbiamo realizzato in questo caso è stato del 30 per cento rispetto a quanto
preventivato. E qui possiamo già lanciare una piccola sfida: quante imprese
italiane, nel settore privato, oggi, utilizzano queste tecnologie, queste
metodologie, nell'acquisto di beni e servizi?
Lunardi, il mio collega, è impegnato a creare tante infrastrutture fisiche e
ha bisogno di una montagna di soldi per farle. Il mio compito è di creare delle
infrastrutture digitali, importantissime e vitali, e grazie a Dio ho bisogno di
meno risorse finanziarie.
Vorrei concludere dicendo che abbiamo moltissimo da fare. Il Pese ha
accumulato anche dei ritardi, la pubblica amministrazione anch'essa ha dei
ritardi, salvo situazioni di eccezionale avanguardia. Abbiamo da fare interventi
di fondo, strutturali, che non possono essere fatti o risolti attraverso norme o
annunci. Ci aspetta un grossissimo lavoro, una grande fatica.
L'impegno è l'impegno richiesto anche all'industria, soprattutto per
collaborare nella fase di progetto. Io sto creando un piccolo ministero, ma
aperto al contributo dell'industria e soprattutto degli esperti di questo
settore. Abbiamo bisogno di idee, abbiamo bisogno di contributi, anche nella
fase realizzativa. La nostra strategia sarà di affidarci al mercato, alla
verifica continua dell'efficienza e delle convenienze. Sapendo la forza
dell'industria del nostro Paese, perché per trentaquattro anni sono stato
dall'altra parte, so che potrò contare sull'aiuto dell'industria.