I soci occulti dei fornitori
di contenuti
di Giovanni Virga*
- 23.09.99
Nei giorni passati gli organi di stampa hanno
dato grande risalto alla notizia dell'accordo che sarebbe stato raggiunto tra
Telecom Italia e l'Associazione dei provider Internet.
Con tale accordo Telecom Italia si sarebbe impegnata a pagare ai provider una
quota parte dei proventi derivanti dagli scatti telefonici degli utenti
collegati al web tramite i numeri telefonici dei provider stessi.
E' stato anche annunciato che il Governo stanzierà mille miliardi in quattro
anni per promuovere Internet in Italia e la Telecom, seguendo l'esempio di
Tiscali ed Infostrada, ha iniziato già da qualche settimana ad offrire
collegamenti Internet gratuiti. Sullo sfondo si annuncia una battaglia innanzi
all'Antitrust tra i gestori telefonici per la determinazione delle quote di
compartecipazione (v. amplius l'articolo di M. Cammarata, Chi
sarà lo scemo del villaggio (globale)?).
Tutto bene quindi ?
Non poi tanto. Così com'è stato osservato nel
già citato articolo di Cammarata, in questo turbine di annunci, iniziative e
battaglie legali che si preannunciano, ci si è completamente dimenticati dei
contenuti del web italiano e degli strumenti per migliorarlo.
Non vi è dubbio che Internet è (e sempre più diventerà) uno straordinario
mezzo pubblicitario e commerciale. Ma concepire Internet come una semplice
vetrina o come un rutilante negozio significherebbe mortificare le potenzialità
del mezzo e, in definitiva, non aiutare la crescita culturale degli utenti,
tradendo peraltro le finalità per le quali è stato originariamente creato il
web.
La direzione verso la quale ci si è incamminati,
infatti, non sembra quella di incentivare un uso culturale di Internet, ma di
trasformare il web in un mezzo di (veloce e magari comodo) consumo e per
incrementare le già pingui casse dei gestori telefonici.
Nulla di nulla è stato infatti previsto, neanche dal Governo che pur ha
annunciato di volere investire 1000 miliardi in 4 anni, per incentivare
l'elevazione dei contenuti del web ed in particolare per aumentare e migliorare
l'offerta di servizi culturali ed informativi.
I webmaster che offrono servizi utili agli utenti nel campo
dell'informazione, dell'aggiornamento e dell'approfondimento, hanno per adesso
dei soci occulti (la Telecom Italia, alla quale si sono aggiunti via via Tiscali,
Infostrada e, da ultimo, gli altri provider). Tali soci occulti lucrano sugli
scatti telefonici generati dai servizi offerti gratuitamente dai webmaster
e litigano tra di loro per la determinazione delle quote di partecipazione agli
scatti da riconoscere.
Si è così dimenticata una semplice quanto
elementare circostanza: se molti si collegano e si collegheranno al web, questo
avviene (ed avverrà) perché vi sono dei servizi utili di informazione e di
approfondimento tempestivamente aggiornati. Non appena gli utenti (specie quelli
che si collegano per motivi di studio o di lavoro) si dovessero accorgere che il
web italiano è una specie di scatola vuota, si può star sicuri che molti non
si collegheranno più. Nonostante ciò si continua ad ignorare il problema e ad
incentivare l'uso di Internet, piuttosto che migliorare i servizi culturali
offerti.
Gli effetti dell'attuale tendenza sono, del resto, sotto gli occhi di tutti:
siti vuoti di contenuti o che erano stati annunciati con grossi squilli di
tromba, ma che non vengono più aggiornati.
In particolare, l'esempio offerto dai siti
(privati) di informazione giuridica presenti nel web è significativo:
attualmente ci sono molti siti, che definirei "referenziali", i quali
si limitano ad inserire una serie di link ad altri siti di informazione
giuridica e magari pagine di pubblicità varia; altri invece, che definirei siti
"mummificati", pur essendo nati sotto la spinta dell'entusiasmo dei
loro curatori ed in modo promettente, non vengono più aggiornati; pochi altri
infine (e sono quelli più noti e frequentati), vengono aggiornati continuamente
e finiscono per offrire un servizio tempestivo ed accurato nel settore di
competenza.
Questi ultimi siti si reggono unicamente sulla passione dei loro webmaster
e sul loro intento di offrire un servizio di pubblica utilità. Ma fino a quando
durerà la passione, in mancanza di incentivi e mezzi ? Fino a quando questi webmaster
si collegheranno ogni giorno per aggiornare i loro siti ? E' questa la domanda
che non solo i soci occulti, ma anche tutti gli utenti, dovrebbero sinceramente
porsi.
L'unica alternativa possibile, si dirà, è quella dell'offerta dei servizi a
pagamento, così com'è avvenuto negli Stati Uniti. Ma è una strada assai ardua
da percorrere in un paese nel quale l'utente è già gravato dal non
indifferente onere degli scatti a tempo, sui quali lucrano Telecom Italia e i
recenti compartecipi.
Sarebbe quindi tempo che i webmaster che
curano i siti di informazione e di approfondimento, i quali sono stati
completamente ignorati dai recenti annunci ed accordi, facessero sentire la loro
voce, magari costituendo una apposita associazione della quale potrebbe farsi
promotore la rivista InterLex, che per prima si è occupato dell'argomento. Per
fare capire a tutti che l'incentivazione dell'uso di Internet non può
risolversi nell'offrire abbonamenti solo in apparenza gratis (ma in realtà
pagati a suon di scatti dagli utenti) o di uno spazio web o nell'incentivare
l'acquisto di nuovi computer, ma anche nel promuovere l'evoluzione culturale del
web e la gamma dei servizi offerti. L'allargamento della base degli utenti,
infatti, non può essere disgiunta dal miglioramento dei servizi offerti.
La gestione di un sito web di informazione e
soprattutto il suo tempestivo aggiornamento, hanno infatti dei costi (non solo
quello dello spazio web, ma anche e soprattutto il costo per i continui
collegamenti ed il tempo necessario per elaborare ed inserire i documenti
immessi).
In questo senso, la proposta (diretta al Governo) di estendere gli incentivi per
l'editoria anche ai fornitori di informazioni e servizi del web, avanzata nel
già citato articolo di Cammarata, può essere una delle strade da percorrere,
anche al fine di evitare la situazione di palese disparità che in atto esiste
tra organi di informazione cartacei che offrono anche servizi sul web, i quali
fruiscono dei detti incentivi e webzine di informazione ed approfondimento, alle
quali gli incentivi stessi sono negati.
Ma occorrerebbe anche far comprendere alla
Telecom ed ai suoi recenti compartecipi che il web in Italia non è costituito
solo dagli utenti che si collegano, ma anche e soprattutto da coloro che, non
limitandosi a qualche paginetta personale, forniscono quotidianamente
informazione ed approfondimenti. L'oscuramento, anche per qualche giorno, di
questi siti potrebbe concretamente far capire ai soci occulti che non si può
approfittare all'infinito (attraverso la famigerata T.U.T) del lavoro fatto da
altri. Non si comprende infatti come la Telecom possa ignorare i siti Internet
che offrono servizi seri e realmente utili di informazione ed aggiornamento,
mentre la Telecom stessa continua a corrispondere una non indifferente
percentuale degli scatti telefonici generati dai maghi o dai servizi erotici
offerti attraverso il servizio 166. Il servizio offerto dai siti Internet di
informazione è forse meno importante dei servizi telefonici erotici ?
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