ASSOCIAZIONE ITALIANA INTERNET PROVIDERS
COMUNICATO STAMPA
Modificare subito il Decreto Urbani, per sostenere Internet e sviluppare
la Società dell'informazione, proteggendo contenuti, consumatori e industria
di settore
L'Associazione Italiana Internet Provider ha inviato al Presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi e al Ministro Giuliano Urbani una lettera con la
quale illustra le rilevanti criticità del "Decreto Legge recante
interventi urgenti in materia di beni ed attività culturali" approvato dal
Consiglio dei Ministri del 12 marzo u.s." e le preoccupanti conseguenze che
la sua applicazione determinerà, se il testo del provvedimento dovesse rimanere
invariato. Copia della lettera è stata inviata ai ministri Maurizio Gasparri,
Roberto Castelli, Giulio Tremonti e Pietro Lunardi, per quanto di loro
competenza.
Le misure atte a regolare il funzionamento e lo sviluppo della rete internet
devono essere ispirate a principi di tutela e salvaguardia equilibrata di tutte
le componenti del sistema: fornitori di connettività, di servizio, di
contenuti, consumatori-utenti.
In tal senso, AIIP, condivide le finalità di tutela della proprietà
intellettuale che hanno ispirato il provvedimento, ma evidenzia che:
1. l'attuale formulazione del quinto comma del provvedimento, diretto
indistintamente a fornitori di connettività e di servizi, colpirebbe contenuti,
servizi ed utenti non coinvolti nell'illecito con una misura censoria
attualmente in uso solo in paesi illiberali e provocherebbe una fuga dall'Italia
della clientela di servizi. Infatti, mentre i fornitori di servizi possono
viceversa isolare i contenuti diffusi da uno specifico "content
provider", i fornitori di connettività possono solo "tagliare la
linea" ai fornitori di servizi o disporre misure di filtratura molto
grossolane. La misura utile a difendere la proprietà intellettuale è viceversa
quella, prevista al quarto comma del provvedimento, di comunicare al magistrato
gli elementi utili a perseguire gli illeciti. Come, del resto, già oggi
avviene.
2. tanto i fornitori di connettività che quelli di servizi possono avere "effettiva
conoscenza della presenza di contenuti (o attività) che violano la proprietà
intellettuale solo nel caso in cui tali contenuti siano pubblici, oppure qualora
effettuassero, contro l'articolo 15 della Costituzione, una intercettazione
non disposta dal magistrato. Anche limitandosi al primo caso, i fornitori
dovrebbero comunque svolgere una "istruttoria sommaria" sostituendosi
all'attività del giudice istruttore senza averne né titolo né capacità, e
svolgere una attività di sorveglianza espressamente esclusa dal primo comma
dell'articolo 17 del decreto di recepimento della direttiva sul commercio
elettronico. In definitiva, i fornitori di accesso e di servizi possono solo
inoltrare alle autorità TUTTE le segnalazioni ricevute.
Se, come è probabile, la possibilità di inviarle ai fornitori di connettività
e di servizi incrementerà sensibilmente il numero delle segnalazioni che sino
ad oggi dovevano essere dirette esclusivamente al magistrato o alle forze dell'ordine,
questa disposizione rischia di rappresentare una sorta di incentivo allo spam
verso la pubblica amministrazione.
3. le sanzioni previste a carico di chi a titolo personale e non commerciale
"fruisce" di un'opera protetta dal diritto di autore appaiono
sproporzionate in relazione al testo della direttiva comunitaria sulla
protezione della proprietà intellettuale in corso di approvazione.
Con la lettera inviata oggi, AIIP chiede al Presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, ed al Ministro per i Beni e le attività culturali, Prof. Giuliano
Urbani, di chiarire con urgenza che il verbo "diffondere",
riportato nel testo del provvedimento, si riferisce esclusivamente a quanti, sia
pure come utente finale, operano come fornitori di contenuti di cui non hanno la
titolarità.
In mancanza di tale chiarimento, i fornitori di accesso e/o trasporto e/o
servizi sarebbero chiamati a scegliere tra il cessare la propria attività
imprenditoriale e l'accollarsi il rischio che in sede di giudizio venga
riconosciuta una loro responsabilità oggettiva penale (oltre che civile) per
attività svolte da terzi, contro il chiaro disposto costituzionale che prevede
la responsabilità personale.
L'AIIP si rammarica di non aver potuto esprimere tali considerazioni in una
consultazione pubblica precedente all'approvazione del provvedimento, procedura
consultiva di cui oggi si avverte la mancanza.
AIIP è altresì convinta che le richieste conseguenti alle sue preoccupazioni
non possano non coincidere con gli intendimenti del Governo.
Contatti stampa:
Simone Tani - segre@aiip.it - tel. 06 415326050
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