Nella frenesia dei tentativi di impedire la riproduzione di musica,
la Sony BM Entertainement diffonde software pericolosi
Il fatto
Il 30 settembre 2005 un produttore di antivirus ha rilevato in un CD musicale dell’artista Van Zant e prodotto dalla Sony BMG Entertainement la presenza di un software per il controllo dei diritti (sostanzialmente un “anticopia”) che ha le caratteristiche di un virus.. Si installa “a tradimento”, all’insaputa di chi li acquista, non è facile da rimuovere, si annida invisibile nel PC consentendo anche ad altri virus di fare danni.
Quando l’inganno è stato scoperto, la Sony BMG Entertainement ha rilasciato il 3 novembre una patch che (dice) “risolve il problema”. Così riconoscendo di aver commesso un abuso ai danni di chi, in buona fede, acquista i suoi prodotti. Che, incredibilmente, deve comunque chiedere il permesso alla multinazionale dell’intrattenimento per disinstallare il sistema di controllo e rientrare in possesso pieno del proprio computer.
Le implicazioni
A parte ogni considerazione generale sul dibattuto argomento del “diritto d’autore” e sul modo improprio in cui quel concetto è applicato, è inammissibile che vengano installate “di nascosto” funzioni di qualsiasi specie – specialmente quando possono compromettere l’efficienza e la sicurezza del computer (o di qualsiasi altro dispositivo) in cui si vanno ad annidare.
È altrettanto inammissibile che vengano messi in commercio prodotti contenenti software invasivo la cui presenza non è dichiarata.
E’ inaccettabile che, dopo aver commessi fatti così gravi, qualcuno sia convinto – sbagliando - che basti “rilasciare una patch” per scaricarsi da ogni responsabilità.
Il quadro di riferimento
Questo abuso della Sony BMG Entertainement è tutt’altro che un caso isolato. Nella paranoica difesa dei loro profitti, molte major della musica, dello spettacolo e dell’informatica ricorrono a metodi invasivi e nocivi per chi si fida di loro e acquista i loro prodotti (e sono ovviamente inefficaci contro i commercianti di riproduzioni non autorizzati). Mentre imperversano discutibili iniziative a favore di pochi e a danno di molti, manca un’adeguata attività contro la diffusione di truffe e di ogni sorta di attività criminali, come i recenti casi di phishing.
La legge
Come spiega dettagliatamente l’esposto di ALCEI inviato il 4 novembre 2005 al comandante del Nucleo antifrode telematica della Guardia di finanza, oltre a essere scorretto e abusivo, il comportamento di chi, in Sony BMG Entertainement, ha preso la decisione di usare questo pericoloso sistema di DRM (e di chi altro fa cose di quel genere) è reato. Si può infatti ipotizzare la commissione dei reati di esercizio arbitrario delle proprie ragioni aggravato, danneggiamento informatico, e diffusione di programmi atti a danneggiare sistemi informatici e telematici.
C’è quasi un “contrappasso”. Mentre assurde disposizioni, ispirate da grandi interessi privati, condannano il possesso di cose “copiate” come se fosse un crimine efferato, una corretta norma di legge stabilisce che danneggiare consapevolmente sistemi informatici e “farsi giustizia da soli” sono comportamento soggetti alla legge penale e perseguibili anche d’ufficio.
Il reato non si elimina proponendo un “rimedio” – che tutt’al più può essere trattato, alla fine del processo, come un’attenuante nella definizione della pena, ma intanto è un’esplicita ammissione di colpa.
La denuncia
Il 5 novembre 2005 ALCEI ha presentato un esposto alla guardia di finanza per chiedere di identificare gli autori del software incriminato e della decisione di inserirlo di nascosto, nonché di individuare se altre imprese abbiano commesso analoghi abusi.
Questa è la fase preliminare di un’azione che intende arrivare a una denuncia penale contro chi, nella Sony BMG Entertainement, si fosse reso responsabile di atti illeciti in Italia, i suoi eventuali complici o correi – e altri che abbiano commesso analoghi reati.
In attesa che la giustizia faccia il suo corso, questo comunicato è una denuncia all’opinione pubblica, alla stampa e a tutti i mezzi di informazione delle pericolose conseguenze di un’interpretazione distorta e
lobbistica del diritto d’autore.
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