Come può cambiare la distribuzione
delle opere protette
di Daniele Coliva - 22.05.03
La distribuzione di opere musicali ha subito negli ultimi anni una
trasformazione incredibile; i nuovi strumenti di circolazione delle opere sono
entrati in rotta di collisione con regole predisposte quando la tecnologia era
ancora anni luce lontana dallo stato attuale e soprattutto con gli interessi
patrimoniali dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale (sempre meno
gli autori).
Il grande balzo in avanti della tecnologia ha determinato una reazione che si
può definire violentissima degli aventi diritto, che si è sviluppata su due
piani: il primo, economico, ha visto un sostanziale aumento del costo delle
opere; il secondo, normativo, ha prodotto negli USA il DMCA (Digital
Millennium Copyrigh Act) e in Europa la EUCD (European Union Copyright
Directive).
Uno degli aspetti più rilevanti della recente legislazione è costituito
dalla tutela giuridica, anche penale, delle misure tecniche di protezione
predisposte dal titolare dei diritti, le quali hanno sostanzialmente ridotto
le possibilità di fruizione dellíopera se non nei limiti dettati dal
produttore. Così un CD audio a volte non può essere ascoltato mediante il
lettore CD del computer, un DVD video può essere riprodotto su PC che
funzionino solamente con un certo sistema operativo, e cosi via.
L'utente legittimo si sente in qualche misura "sfruttato", nel
senso che gli sono inibiti comportamenti prima assolutamente legittimi e
tollerati (si pensi alla duplicazione su musicassette per la riproduzione in
auto, nella propria auto s'intende) oggi sono divenuti a rischio. La
sensazione di compressione è data anche dal fatto che la fruizione dell'opera
sembra ristretta solo agli strumenti, ai luoghi ed ai momenti decisi dal
titolare dei diritti.
E' evidente che in questo quadro (ma è difficile individuare esattamente
la causa primaria) il ricorso al file sharing sia diventato un
comportamento abituale e a volte ritenuto quale "doverosa" reazione
a ciò che viene percepito come un abuso. Perché comprare musica (a quei
prezzi, si aggiunge) quando posso averla gratis?
Una prima e ovvia risposta è perché comprare è il solo modo per rispettare
la legge. Tuttavia i modelli di distribuzione legittima di musica non hanno
incontrato particolare favore; il file sharing continua ad impazzare e
a raffinarsi. Il motivo è agevolmente percepibile: le opere
"acquisite", oltre ad essere gratuite, non presentano limitazioni
alla loro utilizzazione.
Se si esaminano le condizioni contrattuali dei più importanti sistemi
distributivi di musica online, si può rilevare che solitamente è richiesta
la corresponsione di un canone di abbonamento e i file scaricati non possono
essere copiati su altri computer, nè masterizzati o copiati su di un lettore
MP3 portatile, a meno di non pagare un sovrapprezzo. Non solo, in un caso (www.pressplay.com)
i file scaricati, non masterizzabili, non sono fruibili dopo la cessazione
dellíabbonamento.
Diverso è il modello di Apple, con il suo Music Store (http://www.apple.com/music/store/).
Forse, anzi sicuramente, nelle scelte di Cupertino ha giocato un ruolo
importante il suo ruolo di produttore di hardware, per cui è stato
raggiunto un punto di convergenza tra interessi dei titolari dei diritti
díautore e la casa della mela.
Le caratteristiche essenziali del servizio sono:
-nessun canone di abbonamento
-costo di $ 0,99 per brano scaricato ($ 9,95 per un CD)
-possibilità di masterizzazione illimitata su CD (per uso personale, è
sottinteso)
-possibilità di copia su di un numero illimitato di iPod (il lettore MP3 di
Apple)
-possibilità di ascolto su al massimo 3 computer (Mac, of course)
Va precisato che per possibilità non si intende solo quella tecnica, ma
anche quella giuridica; la copia personale, anche in più esemplari, è
esplicitamente autorizzata.
In sostanza, se da un lato il costo del brano musicale è superiore alla media
di altri servizi online, dallíaltro si è quasi completi ìpadroniî
dello stesso.
Ciò dimostra che sono possibili modelli economici diversi, nei quali sia
maggiormente rispettata la posizione del cliente / consumatore, non più
prigioniero del suo computer.
E' interessante notare che l'idea sia nata in casa di un produttore di
computer, e non in una major. Lascio ad altri la spiegazione.
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