Anche le corporation nella trappola dei brevetti
Comunicato stampa della Free Software Foundation Europe - 30.10.03
Quando si parla di brevetto, si intende uno strumento giuridico che assegna a
chi lo detiene il monopolio temporaneo di un'invenzione per il suo sfruttamento
escludendone a terzi l'utilizzo e vietando la possibilità di trarne beneficio
economico. L'articolo 52 della Convenzione di Monaco del 1973 impedisce che i
programmi per elaboratore siano oggetto di brevetto.
L'Ufficio Brevetti Europeo (European Patent Office, EPO), che a questa
convenzione si richiama e alla quale si deve attenere per legge, ha invece
illecitamente introdotto da anni come propria pratica la concessione dei
brevetti sul software. Lo dimostra il brevetto numero EP 0 195 098 B-1 riguardo
un metodo per lo scaricamento dalla rete di tracce audio e per il loro
trasferimento su supporti elettronici e dispositivi mobili. Per concessione
dell'EPO, il brevetto è detenuto da E-Data Corporation, azienda specializzata
in metodi di distribuzione elettronica dei contenuti digitali.
La società ha recentemente intentato una causa contro Microsoft Deutschland,
Tiscali GmbH e la tedesca On Demand Distribution per la violazione di Freeny
Patent. Causa che si va ad aggiungere ad altre due istanze già aperte contro le
britanniche HMV Group e On Demand Distribution per infrazioni ipotizzate
nell'utilizzo di tecnologie di proprietà E-Data.
«L'EPO ha concesso un monopolio in cambio di un insegnamento inventivo nullo,
banale: il brevetto di E-Data non è tanto diverso dal trasferimento file via
internet, tramite il vecchio protocollo FTP», commenta Stefano Maffulli,
coordinatore italiano della Free Software Foundation Europe. «Anche Apple ha un
sistema simile a quello contestato da E-Data, probabilmente sarà il prossimo
obiettivo della questua».
In termini economici, invece, E-Data dimostra sicuramente vivacità negli
investimenti destinati alla propria assistenza legale. Dalle informazioni
reperibili sia sul sito istituzionale che dai report finanziari, non risultano
altri capitali se non quelli destinati alla protezione dei brevetti registrati.
Non è stato invece possibile trovare dettagli circa gli investimenti in ricerca
e sviluppo, numero di dipendenti e realizzazione delle piattaforme.
«Se ne deve dedurre quindi che l'avanzamento tecnologico in sé non trae alcun
vantaggio da questo brevetto e che occupazione e indotto economico legati
all'avanzamento tecnico hanno una rilevanza marginale», aggiunge Maffulli.
Inoltre, in un'ottica puramente innovativa, quando si lavora con algoritmi,
logica e procedure software, risulta arduo verificare il pregresso andando ad
individuare una specifica formula coperta da brevetto. La difficoltà di una
ricerca del genere e la sua sostenibilità economica si andrebbero a
ripercuotere sullo sviluppo di nuove idee con la conseguente contrazione di
soluzioni innovative. Quindi, in termini tecnici, è difficile credere che
E-Data abbia introdotto una reale novità per un servizio già largamente
sperimentato.
Per maggiori informazioni: http://fsfeurope.org/
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