Sul numero scorso abbiamo dato conto della relazione informativa della
"commissione e-content", conclusione (provvisoria) di una ricerca che
dovrebbe portare all'emanazione di nuove e più realistiche disposizioni di
legge sulla protezione del diritto d'autore sui contenuti digitali.
Ora giunge un altro documento interessante. E' un rapporto preparato dalla IFPI, la federazione internazionale dell'industria
fonografica, che raggruppa oltre 1400 case
discografiche. In pratica quasi l'intera industria fonografica mondiale.
I dati, come si può leggere nel comunicato della FIMI
(Federazione dell'industria musicale italiana), sono sostanzialmente questi:
- quadruplicati i siti di offerta legale: oltre 230 le nuove piattaforme
lanciate nel 2004;
- raddoppiato il catalogo disponibile negli ultimi 12 mesi: un milione di
brani;
- i download a pagamento sono decuplicati salendo a oltre 200 milioni.
E più avanti:
La pirateria digitale rimane infatti un grande problema anche se la campagna
di azioni legali contro chi mette in condivisione i files ha contribuito a
contenere il fenomeno. La consapevolezza dell'illegalità di scaricare brani
da sistemi non autorizzati è alta (7 persone su 10) grazie alle azioni
intraprese.
La disponibilità di files sui sistemi di peer to peer è decresciuta nel
corso del 2004, le tracce scaricate in rete a gennaio 2005 sono diminuite
rispetto all'anno precedente, rimanendo al di sotto degli 870 milioni a
dispetto del notevole sviluppo riscontrato dalla banda larga in tutto il mondo.
Il report prende inoltre in esame le oltre 7000 azioni legali intraprese fino
ad ora contro chi abbia messo in condivisione illegalmente files su Internet (in
Austria, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, USA e Gran Bretagna). In
molti paesi (ad es. in Danimarca, Germania, Austria) molti casi si sono chiusi
con il pagamento di alcune migliaia di euro di risarcimento.
Diversi procedimenti sono in attesa di definizione in Italia e sono già
state erogate sanzioni amministrative per oltre 200 mila euro. Questi dati
meritano una riflessione. Se "a dispetto del notevole sviluppo riscontrato
dalla banda larga in tutto il mondo" il numero dei brani scaricati
illegalmente è diminuito, forse non è tutto "merito" delle "campagne
anti-pirateria". Se diamo pure per buono il dato degli 870
milioni di "tracce" scaricate illegalmente (ma come le hanno
contate?), vediamo che quasi il 20 per cento di tutta la musica acquisita on
line nel
2004 è stata scaricata legalmente, con il pagamento dei relativi diritti.
Troppo poco, dirà qualcuno. Ma il fatto è che prima tutta o quasi la musica on
line era stata distribuita e acquisita in forma illegale, per il semplice motivo
che non c'erano siti dai quali scaricarla nel rispetto del diritto d'autore. L'osservazione
è di un'evidenza disarmante: negli anni passati le furibonde campagne contro il
peer to peer non avevano portato a risultati positivi, nonostante
le migliaia di azioni legali e una sgradevole forma di terrorismo informativo.
Appena sono spuntate le prime iniziative di distribuzione regolare, in tanti le
hanno accolte con favore e hanno pagato le cifre richieste, cifre contenute solo in
apparenza. Perché, questo deve essere chiaro, sono troppo alte nel confronto
con il prezzo dei CD, se si considera il costo enormemente più basso della
distribuzione on line. La lezione che si ricava da tutto questo è molto semplice:
c'è una fortissima richiesta di contenuti da acquisire attraverso le reti di
telecomunicazioni. L'offerta legale è ancora limitata o non abbastanza
interessante. Anche per questo motivo una parte della domanda si rivolge al
canale illegale.
Certo, con la crescita della distribuzione da parte degli editori la cosiddetta
pirateria non scomparirà, ma probabilmente si ridurrà a un livello fisiologico tale da non
costituire un rischio per i bilanci delle case.
E di questo aspetto si dovrà tenere conto nella predisposizione
delle nuove leggi in materia di protezione del diritto d'autore, perché non si
può continuare a considerare come un grave delitto quello che, nella sostanza,
è un modesto illecito, che non desta un forte allarme sociale. Le leggi penali
devono essere fatte per difendere la società civile, non gli interessi di
questa o quella industria, nazionale o multinazionale.
Infine sarebbe bello sapere se chi ha scaricato i brani musicali
dai siti "regolari" lo ha fatto per paura delle sanzioni o
semplicemente perché gli è sembrato naturale farlo...
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