Inaccettabile: un decreto del Ministro per i beni e le attività culturali
estende oltre ogni logica il cosiddetto "equo compenso per la copia
privata" di materiali protetti dal diritto d'autore. Colpiti anche i
telefonini, i PC, le console, gli hard disk esterni ecc. Tasse spropositate con
enormi incassi per la SIAE, dell'ordine delle centinaia di milioni di euro
l'anno. E' da notare che il provvedimento ministeriale costituisce la
conclusione di un "tavolo di lavoro" insediato nella scorsa primavera,
ma sembra tenere conto solo delle posizioni espresse dall'industria dei
contenuti multimediali. Ed è significativo che tra le prime reazioni negative
ci sia quella di Confindustria, per le associazioni d'imprese che operano nei
campi delle telecomunicazioni, dell'elettronica e dell'innovazione tecnologica.
Come si legge nel comunicato stampa qui sotto. (M.C.)
Ministero dei beni e delle attività culturali - Decreto 30
dicembre 2009
Comunicato Stampa
I Presidenti di Confindustria ANIE (imprese elettrotecniche
ed elettroniche) Guidalberto Guidi, di Confindustria Servizi Innovativi e
Tecnologici, Stefano Pileri, di Assinform, Paolo Angelucci e di
Assotelecomunicazioni-ASSTEL, Stefano Parisi, accolgono con sorpresa e chiedono
al Ministero dei Beni Culturali di modificare il decreto ministeriale reso
pubblico in data 14 gennaio dal Mibac, che rivede i compensi per la copia
privata in Italia, ignorando completamente le raccomandazioni e le motivazioni
avanzate dall’industria.
Il nuovo decreto stravolge il regime vigente relativo alle
copie private di filmati, musica ed altri contenuti digitali, che il cittadino
potrà fare, introducendo sostanzialmente una tassa il cui importo cresce
proporzionalmente alla capacità di memoria degli apparecchi elettronici, che,
com’è ben noto e grazie all’evoluzione tecnologica, è messa sul mercato
dall’industria high tech a prezzi sempre più contenuti per capacità di
memorizzazione sempre maggiori. Questo decreto, al contrario, introduce un
meccanismo perverso che fa crescere la tassa in ragione delle performance dell’apparecchio
e incide, in definitiva, esponenzialmente sui costi sostenuti dagli
utilizzatori. E’, a quanto ci risulta, l’unico esempio al mondo di
penalizzazione dell’innovazione!!
Il consumatore è gravemente penalizzato dal nuovo metodo d’imposizione
in quanto si vede costretto a pagare almeno tre balzelli (sui contenuti digitali
acquistati, sull’apparecchio, sul supporto digitale), a prescindere dall’effettiva
utilizzazione, che farà effettivamente degli apparecchi acquistati.
Ulteriore penalizzazione introdotta dal decreto è la sua
estensione a tecnologie (cellulari, PC, decoder, game console) che non hanno
come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali. Il
legislatore, nel giustificare tale estensione, si richiama alla situazione
europea dove però 23 Paesi su 27 non prevedono alcun compenso sui telefoni
cellulari mentre i PC sono tassati in un solo Paese e nessuno tassa le game
console.
Particolarmente iniqua è la situazione che si viene a creare
per i telefoni cellulari che nell’ipotesi di utilizzo per la fruizione di
video e contenuti musicali prevedono già il pagamento di apposite licenze da
parte dell’utente determinando quindi una doppia “tassazione”.
Risulta infine inaccettabile - contrariamente al dettato
della legge che prevede che i compensi siano applicati solo le copie private
siano effettuate da persone fisiche - la scelta di non escludere a priori gli
apparecchi e supporti per gli usi professionali delle imprese e delle Pubbliche
Amministrazioni dall’ambito del decreto e di lasciare, viceversa, a SIAE il
compito di concludere di sua iniziativa eventuali accordi con le categorie
interessate.
Roma 15 gennaio 2010
Per informazioni:
Confindustria Servizi innovativi e Tecnologici: Antonello Busetto
Tel.06 421401 – email info @ confindustriasi.it
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