Lettera aperta al Ministro Urbani
di Alessio Papini e Adriano Sponzilli - 28.11.02
al Sig. Ministro dei Beni e delle Attività
Culturali
On. Giuliano URBANI
Eccellenza,
come certo lei saprà, il Suo Ministero ha pubblicato uno schema di Decreto
legislativo, relativo alla "Attuazione della direttiva 2001/29/CE del
Parlamento e del Consiglio Europeo del 22 maggio 2001 sull'armonizzazione di
taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società
dell'informazione", che ora è in attesa di essere approvato dal Consiglio
dei Ministri.
Le scrivo per significarLe come, a mio avviso, l'approvazione di questo Decreto
legislativo, nel testo attualmente noto, possa portare gravi peggioramenti nei
diritti dei cittadini e degli utenti, come fruitori di opere coperte da diritto
d'autore e come titolari di libertà civili.
Il dibattito che in questi giorni si è sviluppato sulla questione ha denunciato
soprattutto la tassazione degli apparecchi di registrazione e dei supporti di
registrazione (cassette, videocassette, CD vergini, memorie di massa, etc.). Si
tratta chiaramente di un balzello odioso, che ogni cittadino dovrà pagare alla
SIAE sulla base della presunzione che lui compia la duplicazione per uso
personale di opere protette, anche se poi, eventualmente in concreto, non la
compie affatto. E gli importi prefigurati di questa imposizione sono
assolutamente sproporzionati.
Ma questa tassazione è solo uno dei problami di questo Decreto legislativo ed
è probabilmente il meno grave. Ci troviamo di fronte a una norma che rischia di
restringere concretamente le libertà individuali di ciascuno di noi. Ed è
sorprendente, quindi, quanto nessuno sembri rendrersi conto di quello che sta
realmente accadendo.
La nuova normativa riconoscerà legittimità giuridica alla così detta
autotutela tecnologica, ovvero alla pratica delle grosse case di produzione di
musica, cinema, software di tutelarsi contro la pirateria utilizzando delle
tecnologia anti-copia. La legge considera efficaci misure tecnologiche quelle
che consentono ai titolari dei diritti di controllare l'uso dell'opera tramite
l'applicazione di un dispositivo di accesso o di un procedimento di protezione
(come la cifratura o la distorsione) oppure attraverso un meccanismo di
controllo delle copie. La elusione delle efficaci misure tecnologiche sarà
vietata, con una serie di norme penali che tendono ad attirare nella sfera
dell'illecito tutta l'attività anche solo di studio dei sistemi di protezione.
Qui non si punisce più solamente la pirateria pura, la vendita abusiva di
contenuti copiati. Ora è punita la fabbricazione, la vendita, persino la
semplice detenzione di attrezzature volte alla elusione di misure tecnologiche,
che spesso consistono di apparecchiature informatiche o software utilizzabile
anche per altra attività del tutto lecite. È del tutto irrilevante se di
quelle attrezzature si intendesse fare un uso lecito o illecito: queste
diventano materiale di per se vietato, come se fossero degli stupefacenti.
E lo studio sui problemi della sicurezza, la ricerca sulla crittografia? E il testing
delle misure di protezione effettuato da esperti indipendenti? Probabilmente
dovremo mettere sopra a tutti questi diritti una pietra tombale. Negli USA una
norma parallela a quella che noi stiamo per inserire (ispirata dai medesimi
trattati WIPO del 1996) è stata interpretata nel senso di considerare vietata
la semplice diffusione di informazioni tecnologiche che potessero risultare
utili ad agirare misure tecnologiche. E la libertà scientifica?
Ma la portata di queste norme sulla libertà individuale di ciascuno di noi
non si comprende fino in fondo, se non le si guarda alla luce dello sviluppo che
stanno avendo le tecnologie informatiche oltre oceano. Il futuro
dell'informatica potrebbe chiamarsi Trusting Computing e potrebbe
fondarsi sul Digital Rights Managment. Le grosse case di informatica
(Microsoft, Intel, AMD, IBM, HP, etc.) unitamente ai grossi produttori e
proprietari di contenuti (Disney, MPAA, etc.) hanno formato un consorzio
denominato TCPA composto da 170 aziende, con lo scopo di sviluppare e in seguito
adottare la piattaforma Trusting Computing. Il computer del futuro,
secondo il progetto di questi signori, sarà molto più sicuro, mediante un uso
massiccio di tecnologie crittografiche. Le varie componenti hadware del
PC prima si certificheranno a vicenda, scambiandosi chiavi crittografiche di
validazione sconosciute all'utente, poi controlleranno anche la ''bontà'' dei
programmi software, che a loro volta dovranno essere certficati con delle
chiavi per poter girare. I softare ''buoni'' che gireranno su computer ''buoni''
saranno quelli che rispetteranno il Digital Rights Management, ovvero
avranno il diritto di leggere dei contenuti crittografati, purché rispettino
scrupolosamente le prescrizioni imposte dal titolare dei diritti, che così ne
controllerà a distanza il rispetto. La stessa Microsoft nel presentare il
proprio progetto in linea con il TCPA e il DRM, che porta il nome in codice di Palladium
ha parlato della possibilità di mandare mail ''a scadenza'' ovvero che durino
per un certo periodo e poi si cancellino. Esattamente come il messaggio che si
autodistrugge dopo pochi secondi che si vede nei film di spionaggio, con Palladium
sarà possibile mandare messaggi che dopo un certo tempo spariscano. Ci penserà
il computer del destinatario a cancellarle, senza che il proprietario possa
opporvisi, senza che possa ordinare al proprio PC di fare diversamente. Pare che
a nessuno sia venuto in mente che, forse, conservare la corrispondenza che è a
noi indirizzata, potrebbe essere un nostro diritto, anche contro la volontà del
mittente. E che forse è assolutamente illecito creare una piattaforma
informatica nella quale il mio computer obbdendo ad altri distrugga le lettere
che io ho ricevuto.
Se l'utente deciderà di utilizzare programmi non certificati, non avrà la
possibilità di leggere i contenuti crittografati, se li vorrà leggere dovrà
usare software certificati, che però non obbediranno a lui, ma obbediranno al
DRM. E siccome il futuro è fatto di software che vengono continuamente
aggiornati on-line, i PC comunicheranno in continuazione con le case madri dei
vari programmi che hanno dentro, senza che il titolare ne sappia nulla. E oltre
a aggiornarsi potrebbero mandare informazioni sull'attività del proprio utente,
su quali programmi usa, quali film in DVD vede e quali CD ascolta al computer.
Nelle dichiarazioni dei suoi creatori il sistema Trusting Computing sarà
la soluzione finale contro i problemi di sicurezza, niente virus, transazioni
economiche in rete più sicure, possibilità di acquistare contenuti
multimediali anche in rete, garantendo i diritti dei loro proprietari. In
realtà si profila un futuro in cui ogni cittadino comprando un computer si
metterà in casa una spia, un controllore.
Se il Trusting Computing nascesse oggi, sarebbe ancora lecito per la
concorrenza delle case informatiche del consorzio almeno provare a fare dei
programmi che senza ''tradire'' il proprio utente consentano di accedere
lecitamente ai medesimi contenuti, o potrebbe essere lecito ad un utente tentare
di aggirare le restrizioni illegittime imposte o impedire le violazioni della
propria privacy.
Onorevole Ministro, il Decreto legislativo che vi accingete a varare renderà
illecito ogni tentativo in questo senso. Renderà illegale il materiale
informatico che possa consentirlo, vietata la diffusione di informazioni in
merito.
E si noti che qui non stiamo parlando di nessun tentativo di pirateria o di
violazione del diritto d'autore, parliamo solo di utenti che pretendano di
accedere in maniera non controllata a contenuti che hanno legittimamente
acquistato o di difendersi da intrusioni nella loro vita privata.
La logica di questo nuovo paradigma di rapporti fra produttore e utente è
totalmente nuova. Ci troviamo di fronte ad una macchina che di volta in volta
deve decidere se funzionare o non funzionare a seconda del compito che le viene
richiesto. Se io acquisto una penna a sfera mi aspetto di poterci scrivere o
disegnare qualunque cosa, anche cose sgradite al fabbricante della penna e al
produttore dell'inchiostro, anche critiche alle loro aziende. In futuro
acquistando un PC potrei non avere la medesima garanzia e considerando la
centralità che questo strumento avrà nella vita quotidiana di tutti noi e la
centralità che l'informatica avrà nella vita democratica delle nazioni
evolute, non c'è da dormire sonni tranquilli.
Lo schema di Decreto lesiglativo introdurra una nuova nozione, quella di
"messa a disposizione del pubblico di opere in modo che ciascuno possa
avervi accesso dal luogo e nel momento scelti individualmente". Il titolare
dei diritti non si limiterà più a vedere un diritto di fruizione di
quell'opera, come accade ora ogni volta che si acquista un libro, un disco, un
programa, ma potrà determinare una vendita di questo diritto in termini
delimitati nel tempo, nello spazio, nelle modalità di fruizione e
nell'identità dei fruitori.
Questo sta a significare, essenzialmente, che nel bilanciamento di poteri e
possibilità di scelta fra il titolare dei diritti e il fruitore, si arriva ad
uno squilibrio totale di forze a favore del primo. In base al Suo schema di
decreto, Onorevole Ministro, chi acquista un diritto d'uso secondo questa
modalità di messa a disposizione non si vede riconosciuto nessun contenuto
legale mimimo del suo diritto; non ha, cioè, alcun diritto che gli viene
riconosciuto ex lege, nessuno a parte quelli contrattualmetne stabiliti
da chi gli trasferisce l'opera. Questa nuova modalità fa cadere anche il
tradizionale diritto a effettuare una copia di sicurezza, così come sparisce il
c.d. ''esaurimento dei diritti conseguente alla prima vendita''. Questa formula
tecnica sta a significare che, con la disciplina attuale, quando acquistiamo un
libro, la vendita fa cadere i diritti del titolare su quell'unico esamplare, che
non possiamo riprodurre in più copie ma che per il resto è nostro a tutti gli
effetti, possiamo rivenderlo, prestarlo, farne l'uso che preferiamo fino a
quando vogliamo, i nostri nipoti potranno tramandarselo fino a quando non si
ridirrà a polvere di carta. La messa a disposizione nel luogo e nel momento
scelti individualmente cancella questi diritti. È teoricamente possibile
vendere un libro vietandone la rivendita; oppure a scadenza: ''questo CD
musicale si autodistruggerà fra un anno''; oppure ad personam: ''questo
videocassetta potrai leggerla solo tu, se inviti un amico a vederla a casa tua
commetti un illecito''.
Ipotesi fantasiose? Per la diffusione tradizionale forse, ma per la diffusione
di contenuti multimediali per via informatica è realtà. Negli Stati Uniti sono
in vendita manuali universitari in formato E-Book, cioè dei libri
elettronici che anziché essere su carta vengono spediti via mail e visualizzati
sul monitor. Peccato che sia impossibile stamparli, che possano essere usati
solo sul computer originale e quindi sia impossibile rivenderli o prestarli e
soprattutto, che alla fine del semestre accademico si autodistruggano. Scopo
dichiarato dell'operazione: impedire che gli studenti più anziani degli anni
successivi passino i loro vecchi libri ai più giovani.
Onorevole Ministro, il Suo Decreto legislativo modificherà radicalmente il
concetto di fair use, ovvero di uso lecito e lo farà lasciando mano
completamente libera alle grandi case proprietarie di diritti (case
discografiche, major cinematografice, case editrici), senza nessun elemento di
tutela legislativa a favore del fruitore.
Onorevole Ministro Urbani, Le chiediamo di voler riconsiderare lo schema di
Decreto legislativo da lei varato, di voler bloccare la procedura di
approvazione per meglio riconsiderare la questione, eventualmente di concerto
con le realtà della società civile impegnate su questi temi.
La salutiamo cordialmente.
Alessio Papini
Consigliere Comunale di Firenze
gruppo.verdi@comune.firenze.it
Adriano Sponzilli
Bologna Free Software Forum
adriano.sponzilli@virgilio.it |