Proposal for Council's Common Position passed COREPER
Testo pubblicato su NoSoftwarePatents.com il 16 dicembre 2004
Traduzione di Roberto Manno*
Rapporti da numerosi fonti qualificate confermano che il COREPER (comitato
dei rappresentanti permanenti, ad esempio il comitato degli ambasciatori degli
Stati membri dell'Unione), ha approvato in data 15 dicembre 2004, una posizione
comune del Consiglio sulla proposta di direttiva sulla brevettabilità delle
invenzioni basate sul software. Di seguito alcune considerazioni.
Il prossimo passo formale è l'adozione, da parte dello stesso Consiglio,
della "posizione comune". Il COREPER è infatti un organo di natura
diplomatica, ma non adotta alcuna decisione formale. Il COREPER opera come un
filtro tra l'iniziativa legislativa della Commissione e il Parlamento europeo.
Quello raggiunto è un accordo tra ministri degli Stati membri o rappresentanti
di rango ministeriale dei governi degli Stati membri. Non sono previste, né vi
saranno, altre votazioni o dibattiti. Poiché il COREPER ha stabilito che
nessuno si è opposto all'adozione della posizione comune, questa verrà
solamente menzionata nelle minute della prossima seduta del Consiglio europeo,
che sarà molto probabilmente quella del 21 e 22 dicembre (Consiglio Agricoltura
e Pesca). L'adozione avverrà se non vi saranno opposizioni quando il presidente
della seduta ne farà menzione. Si tratta di unanimità passiva, o unanime
passività, come preferite.
In pendenza delle decisione formale, sono ancora possibili modifiche dell'ultimo
minuto? In teoria, ogni singolo paese potrebbe chiedere una ridiscussione
nella seduta del Consiglio. Tale richiesta potrebbe essere respinta soltanto in
presenza di una maggioranza qualificata del Consiglio contraria ad essa.
Tuttavia, è quasi certo che nel Consiglio i giochi siano già fatti: se
qualcuno avesse voluto riaprire la discussione, ciò sarebbe dovuto risultare
fin d'ora.
Diversi paesi si sono ufficialmente dissociati dalla decisione nonostante il
loro formale sostegno alla stessa. Dopo l'accordo politico del 18 maggio,
dichiarazioni ufficiali sono state emanate dal Belgio (che ad ogni modo si
astenne, dunque non si tratta di un paese sostenitore) e Francia ( che votò a
favore auspicando tuttavia che il Parlamento europeo apportasse significative
modifiche). E' stato riportato che l'Olanda abbia dovuto emettere una
dichiarazione ufficiale a causa della risoluzione adottata dal suo parlamento il
1 luglio. Polonia, Ungheria, e Lituania avrebbero rilasciato dichiarazioni
unilaterali che verranno allegate alla Posizione Comune, rendendola quindi molto
meno "comune". E' evidente la stranezza di tale atteggiamento: viene
presa una decisione, e successivamente si chiarisce che non si tratta della
decisione desiderata. Tutto ciò sicuramente danneggia la credibilità della
proposta legislativa prima ancora che la stessa raggiunga il Parlamento europeo.
E' "anti-democratica" la condotta del Consiglio? Mag. Othmar Karas,
parlamentare europeo del partito conservatore austriaco e vice presidente del
più grande gruppo nel Parlamento Europeo, la
scorsa settimana ha rilasciato una dichiarazione alla stampa nella quale
sostiene che sarebbe "del tutto antidemocratico" adottare una
decisione sprovvista del reale sostegno della maggioranza qualificata. La
Polonia è stata condizionata attraverso canali diplomatici a votare
"Sì", e il governo olandese ha deciso di ignorare la volontà del
proprio parlamento, anziché astenersi. Nessuno dei due paesi, da solo, potrebbe
determinare il mancato raggiungimento della maggioranza qualificata.
Come e quando la posizione comune deliberata dal Consiglio verrà trasmessa
al Parlamento europeo? Dopo la formale adozione nella prossima settimana,
sono solo necessarie venti traduzioni nelle lingue nazionali della minuta del
meeting del Consiglio (in aggiunta agli altri documenti già in possesso:
posizione comune, dichiarazione dei motivi, posizione della Commissione) per
trasmettere il tutto al Parlamento europeo. Si tratta di un onere della
Commissione, ma ciò è un mero dettaglio formale. Praticamente, il Parlamento
europeo non potrà fare nulla prima della seduta plenaria. Una volta al mese, il
Parlamento europeo si riunisce a Strasburgo. Molto lavoro viene svolto a
Bruxelles, ma le sedute plenarie hanno luogo a Strasburgo. La prossima seduta
plenaria è prevista per il 10 gennaio 2005.
Cosa potrà fare il Parlamento europeo con questa proposta? La prima
decisione sarà se seguire la procedura standard procedendo nella seconda
lettura sulla base della posizione comune del Consiglio o riaprire l'intero
processo legislativo. Ciò è possibile in presenza di alcune circostanze, come
nuove elezioni e (potrebbe essere il caso) quando il quadro generale del
problema affrontato dalla direttiva è sostanzialmente mutato. Per inciso, le
minacce riguardanti i diritti sui brevetti da parte della Microsoft contro i
governi asiatici che programmano di adottare Linux costituiscono un nuovo
sviluppo che deve essere preso in considerazione quando si tratta di legiferare
in materia. Altri fatti, di maggiore o minore importanza, sono accaduti negli
ultimi mesi
.
Se il Parlamento europeo non dovesse riaprire la procedura, in tal caso
si procederebbe alla seconda lettura. Essa ha un termine di tre mesi,
prorogabile al massimo di un mese. Nel caso in cui il Parlamento europeo volesse
rigettare in toto o operare emendamenti alla posizione comune del Consiglio, è
necessaria la maggioranza assoluta dei suoi membri (314) per ognuna di tali
iniziative. Ogni astensione o assenza gioca a favore del Consiglio durante la
seconda lettura. Quindi, è necessario riunire circa il 70% dei parlamentari
presenti nell'aula per adottare una decisione. Se il Parlamento non riesce a
rigettare o emendare la proposta, la posizione comune sarà approvata. In caso
di rigetto, il processo legislativo è concluso senza risultato (potrebbe essere
successivamente riaperto). In caso di emendamenti, il Consiglio dovrà decidere
se accettarli, dando effetto alla posizione comune emendata, o adire la
procedura di conciliazione. Essa è presieduta dal Comitato di conciliazione che
riunisce, per un periodo massimo di sei settimane, i membri del Consiglio e una
delegazione del Parlamento europeo. Tale delegazione, formata da 15 membri che
riflettono la composizione del Parlamento, è presieduta da un vicepresidente.
Essa comprende in ogni caso il relatore. Nella grande maggioranza dei
casi le due parti pervengono ad un accordo, sotto forma di progetto comune.
In occasione della terza lettura, il Parlamento è chiamato a confermare tale
accordo. In caso contrario il procedimento legislativo finisce senza risultati.
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