MOZIONE CON PROCEDIMENTO ABBREVIATO, AI SENSI DELL'ARTICOLO 157, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO, SUI BREVETTI SOFTWARE
(1-00321 p.a.)(8 febbraio 2005) CORTIANA, BOCO, PETERLINI, MARINI, MONTI, ZANDA, DEBENEDETTI, FRANCO Vittoria, CASTELLANI, BAIO DOSSI, MANCINO, PETRUCCIOLI, PEDRAZZINI, BOLDI, AGONI, CHINCARINI, VANZO, TESSITORE, ZAVOLI, PETRINI, DALLA CHIESA, DE ZULUETA, FALOMI, BONFIETTI, DATO, GARRAFFA, PAGANO, CHIUSOLI, BASSO, MACONI, STANISCI, BRUNALE, BRUTTI Paolo, BONAVITA, MICHELINI, BRIGNONE, STIFFONI, MAGISTRELLI, PIZZINATO, LABELLARTE, BISCARDINI, VIVIANI, ACCIARINI, FLAMMIA, TONINI, SODANO Tommaso, MALABARBA, LONGHI, PIATTI, BARATELLA, PILONI, MURINEDDU, BUDIN, DE PAOLI, BASILE, CONTESTABILE, GUERZONI, VILLONE, PASTORE, TIRELLI, BEVILACQUA, SOLIANI, PERUZZOTTI, MANZELLA, MARITATI, LATORRE, FAVARO, ZANCAN, DE PETRIS, MARTONE, CARELLA, TURRONI, DONATI, SCARABOSIO, BIANCONI, PIANETTA, FABBRI, CARRARA, PICCIONI, CHIRILLI, PALOMBO, MARANO, COSTA, MALAN, GRILLOTTI, SEMERARO, MUGNAI, GIULIANO, BETTA, MARINO, IOVENE, RIPAMONTI, BEDIN, VITALI, MODICA, MUZIO, MANFREDI, SALINI, PEDRINI. - Il Senato,
premesso che:
l'art. 52 della Convenzione europea dei brevetti, l'art. 12 della legge italiana sui brevetti, così come le norme nazionali degli altri Stati membri dell'Unione europea, vietano la brevettazione dei software in quanto tali;
l'Ufficio europeo dei brevetti ha rilasciato negli ultimi anni oltre 30.000 brevetti di software, adottando un'interpretazione restrittiva del divieto di brevettare software previsto dall'art. 52 della Convenzione europea dei brevetti;
mentre la giurisprudenza di alcuni Stati europei ha ammesso la brevettabilità del software, la giurisprudenza della maggioranza degli Stati dell'Unione europea, tra i quali l'Italia, continua a mantenere un'interpretazione delle norme più aderente alla lettera delle stesse e non ammette i brevetti di software;
nel tentativo di armonizzare il quadro normativo, la Commissione dell'Unione europea il 20.2.2002 presentava una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici (n. Com (2002) 92 definitivo) che, nella sua formulazione originaria, ammetteva la brevettabilità dei software;
il Parlamento dell'Unione europea, il 24 settembre 2003, votava degli emendamenti che modificavano profondamente l'impianto della proposta della Commissione, disegnando un quadro normativo nel quale si chiariva il divieto di brevettare i software;
l'adozione della direttiva avviene attraverso procedura di codecisione, che prevede la partecipazione ed il voto sia del Parlamento che del Consiglio;
il 17 maggio 2004 il Consiglio dell'Unione europea esprimeva accordo politico su una posizione comune con la quale si approvava un testo della direttiva che azzerava il risultato del voto democratico espresso dal Parlamento europeo;
successivamente, dietro pressione del proprio Parlamento nazionale, l'Olanda ritirava la propria dichiarazione di voto nel Consiglio europeo, seguita anche dall'Estonia;
la Polonia tra i primi atti della sua adesione ha scelto, con voto del 16 novembre 2004, di ritirare l'appoggio alla decisione politica rilevando ambiguità e contraddizioni nel testo;
considerato che:
il Parlamento europeo ha accolto le istanze dei due milioni di cittadini che contro tale provvedimento si sono schierati e riconoscendo che l'approvazione di tale direttiva, nel suo testo originario proposto dalla Commissione europea, avrebbe bloccato uno dei comparti più avanzati e strategici del nostro sistema economico nazionale e locale, quale l'informatica;
questa proposta di direttiva, con la motivazione di armonizzare il sistema brevettuale europeo in materia di software, di fatto sovverte i dettami della Convenzione europea sui brevetti, introducendo la brevettabilità del software e dei metodi commerciali;
come già dimostrato negli Stati Uniti il sistema brevettuale, che è stato esteso al software da 20 anni, ha rallentato l'innovazione invece che incoraggiarla, spostando i fondi destinati originariamente a ricerca e sviluppo verso i dipartimenti legali delle grosse multinazionali che si occupano a tempo pieno di costose cause brevettuali. Un tale sistema imporrebbe degli oneri eccessivi per le piccole e medie imprese del territorio, vero motore dello sviluppo software continentale, e le renderebbe succubi di quelle poche grosse aziende, in maggioranza extraeuropee, che posseggono grandi portafogli di brevetti software;
tale proposta è pericolosa perchè introduce ostacoli insormontabili alla creazione di software, sia libero che proprietario, sia se ceduto gratuitamente che dietro pagamento. Ogni autore di software, libero o meno, è esposto al rischio di dover elaborare soluzioni tecniche che non siano coperte da alcun brevetto software, rendendo estremamente complesso ed oneroso il processo di ideazione del software, se non del tutto impossibile; spesso infatti il processo di brevettazione del software va a coprire il problema nella sua interezza piuttosto che la soluzione, rendendo impossibile operare nel settore coperto dal brevetto senza violarlo;
alla data di oggi il tentativo di far passare la direttiva con procedura abbreviata presso il Consiglio dei ministri europei è stato bloccato dalle insanabili divisioni tra i diversi Paesi membri;
presso la Commissione giuridica del Parlamento sono in discussione almeno due mozioni che chiedono il riavvio dell'intero dossier, vista l'inconciliabilità delle posizioni del Consiglio dei ministri e del Parlamento europeo stesso;
rilevato che:
il Paese e diverse amministrazioni locali sono fortemente impegnati, per motivi politici, istituzionali ed economici, a sviluppare e promuovere processi di migrazione da software proprietario a software libero, e tale processo sarebbe fortemente osteggiato da una proposta di questo tipo;
la genericità con cui le idee vengono descritte e brevettate richiede pochi sforzi, se si hanno a disposizione abbastanza fondi, per brevettare i metodi più banali. In tal modo l'istituto della brevettazione, nato per stimolare l'innovazione in settori in cui essa costa molto, diventa nel settore del software una lotteria che va a beneficio di poche aziende. Inoltre la banalità dei brevetti concessi impone notevoli sforzi per elaborare qualcosa di alternativo e, soprattutto, richiede la completa conoscenza di quanto già brevettato, ovvero decine di migliaia di brevetti europei già esistenti e depositati, pur se attualmente non legali,
impegna il Governo, e in particolare i Ministri per l'innovazione e le tecnologie e delle attività produttive, competenti per materia, coerentemente con la decisione del 17 maggio 2004, ad astenersi dall'approvazione del testo di direttiva approvato dal Consiglio dell'Unione europea, dando così un voto che tecnicamente e politicamente risulta come contrario all'approvazione della direttiva e, in conseguenza della modificazione della posizione di altri Paesi dell'Unione e della posizione del Parlamento europeo, a sostenere la posizione di un completo riavvio del dossier relativo alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici.
|