La posta elettronica certificata (PEC) nasce come strumento che vuole sostituire
l'invio di comunicazioni mediante raccomandata con ricevuta di ritorno con uno
strumento informatico. Tuttavia esiste una differenza fra le raccomandate con
ricevuta di ritorno e la PEC, a mio avviso importante, che ne sta rallentando la
diffusione. In molti sostengono che non vogliono avere a che fare con la PEC in
quanto ciò li costringerebbe a “guardare” la PEC tutti i giorni, anche nei
periodi di ferie e/o nei giorni di festa.
A questo va aggiunto il problema estetico di come i messaggi di PEC si
presentano, cioè con molti allegati che ne rendono non certo agevole la
lettura.
Vediamo di capire in che cosa consiste la differenza fra raccomandate RR e
PEC.
Supponiamo che Alice da Milano voglia mandare una raccomandata con ricevuta di
ritorno a BOB che sta a Roma. Inoltre supponiamo che nella sua missiva Alice
ponga una scadenza di 15 giorni dalla data di ricezione della raccomandata.
Che cosa succede con la vecchia raccomandata cartacea
Alice dopo aver preparato la missiva, si reca al più vicino ufficio postale
a Milano, compila il modulo per le raccomandate, ed affida la sua lettera alle
Poste. La missiva viene quindi trasferita da Milano all'ufficio postale
territorialmente competente di BOB a Roma. Qui il postino si reca all'indirizzo
indicato e consegna la raccomandata fisicamente a qualcuno che appone la firma
sulla ricevuta di ritorno. Tale ricevuta inizia il suo viaggio di ritorno e il
postino provvederà a metterla nella buca delle lettere di Alice in quel di
Milano.
Ma se ne BOB ne qualcun altro ritira la raccomandata presso l'indirizzo di BOB,
il postino lascia nella buca delle lettere di BOB un avviso e la raccomandata
rimane per massimo 30 giorni presso l'ufficio postale di BOB. BOB a quindi 30
giorni di tempo per recarsi al suo ufficio postale e ritirare la raccomandata.
In questo caso la ricevuta di ritorno inizia il suo viaggio di ritorno nel
giorno in cui BOB provvede a ritirare la raccomandata. Lo stesso capita per il
conteggio dei 15 giorni previsti da Alice nella sua missiva.
Se entro 30 giorni BOB non si reca all'ufficio postale a ritirare la
raccomandata, la stessa viene ritornata dalle poste ad Alice facendole sapere
che nessuno ha provveduto a ritirare la raccomandata.
Che cosa succede invece con la PEC
Alice prepara il messaggio di PEC e poi lo spedisce al server del suo
fornitore di PEC. Questo server dopo avere verificato che tutto sia tecnicamente
rispondente alle norme, ad Alice viene inviato un messaggio di presa in consegna
e il messaggio per BOB viene inviato al server del fornitore di PEC di BOB. Nel
momento in cui il server del fornitore di PEC di BOB riceve il messaggio,
provvede ad inviare ad Alice un messaggio di avvenuta ricezione del messaggio.
Questo messaggio fa scattare anche il conteggio dei 15 giorni previsti da Alice.
Facendo dei paragoni si può dire che l'invio del messaggio di PEC da parte di
Alice equivale al recarsi presso l'ufficio postale per inviare una raccomandata
con ricevuta di ritorno cartacea.
Il messaggio di presa in consegna previsto dalla PEC equivale alla ricevuta che
l'ufficio mittente rilascia ad Alice nel momento in cui prende in consegna la
busta da spedire a BOB.
Il messaggio di ricevuta inviato dal server PEC di BOB ad Alice equivale
all'avviso lasciato dal postino nella buca delle lettere di BOB. Infatti è
utile ricordare che nel caso della posta elettronica è sempre l'utente che si
collega al server di posta e chiede se ci sono messaggi per lui. Nella posta
elettronica, e non solo nella PEC ma anche in quella che utilizziamo tutti i
giorni, non esiste il concetto del postino va all'indirizzo del destinatario e
consegna la raccomandata. Quando l'utente si collega al server e domanda se c'è
posta per lui, il server risponde con l'eventuale elenco dei messaggi presenti,
da scaricare e leggere.
Manca quindi un passaggio e cioè il fatto che Alice venga informata quando
BOB scarica il suo messaggio, che equivale al recarsi all'ufficio postale a
ritirare la raccomandata. La cosa può sembrare una sottigliezza, ma le cose
cambiano aspetto se la raccomandata prevede una scadenza di qualche tipo dal
giorno della consegna, come abbiamo ipotizzato all'inizio.
I quindici giorni previsti da Alice quindi “scattano” in maniera
differente a seconda che si tratti di una raccomandata cartacea o di un
messaggio di PEC. Nel caso cartaceo è BOB che si reca entro 30 giorni
all'ufficio postale a ritirare la raccomandata. Questo gli permette di restare
“assente” per un certo periodo.
Con la PEC invece il conteggio inizia nel momento in cui il messaggio è
disponibile sul server di BOB e ciò “costringe” di fatto BOB a controllare
tutti i giorni la sua casella di PEC. In questo modo BOB non può restare “assente”
per un certo periodo, in quanto rischia che il conteggio dei giorni disponibili
per fare ciò che Alice ha previsto si accorci o addirittura si esaurisca prima
che BOB possa leggere il messaggio a lui destinato.
Si potrebbe dire che non è un problema in quanto missive tra privati, ma se
spostiamo il paragone, ad esempio, sulla consegna di un atto giudiziario le cose
cambiano. I giorni a disposizione diminuiscono e se per caso l'invio avviene
proprio prima di un ponte di feste, credo non sia difficile capire che
potrebbero sorgere problemi di tempi tutt'altro che trascurabili.
Quali le possibili soluzioni?
Ce ne sono più d'una, ma forse quella più efficace e più vicina al modo di
funzionare delle raccomandate cartacee, è quella di prevedere un ulteriore
messaggio di ricevuta che il server del fornitore di PEC di BOB invia ad Alice
nel momento in cui BOB scarica il messaggio a lui destinato. A dir la verità,
secondo me più che aggiungere un ulteriore messaggio farei in modo che quello
che ora viene inviato quando il messaggio arriva sul server del fornitore di PEC
di BOB venisse sostituito da uno di presa in carico da parte del server o in
alternativa eliminato. Nel caso delle raccomandate cartacee il mittente non
viene avvisato quando la raccomandata è arrivata all'ufficio postale del
destinatario.
Un'alternativa potrebbe essere quella di prevedere che ogni possessore di una
casella di PEC possa “sospenderla” per un certo tempo, ad esempio massimo 30
giorni. Se un messaggio arriva durante questo periodo il mittente viene
avvertito che la casella è “sospesa” e che il suo messaggio sarà
consegnato più avanti. In questo caso onde evitare abusi di tale meccanismo, va
anche previsto che se il possessore non riattiva la sua casella di PEC entro il
periodo previsto ne perde il possesso e per riaverlo dovrà acquistare una nuova
casella di PEC.
Queste sono solo alcune ipotesi su cui lavorare per rendere la PEC più umana,
più accettabile dagli utenti.
All'inizio di questo articolo ho menzionato anche un aspetto estetico dei
messaggi di PEC. Anche quello è un punto che non dovrebbe essere trascurato, su
cui l'Italia potrebbe dire la sua a livello almeno europeo, se non mondiale.
Tuttavia qualunque modifica venga apportata all'estetica dei messaggi attuali,
va tenuto presente un errore del passato che è costato molto caro a tutti. In
origine i messaggi di posta elettronica erano in formato puro testo e
assomigliavano più a dei telegrammi. Si è pensato allora di “vestirli”
utilizzando altri formati, come ad esempio l'HTML, creando così non pochi
problemi di sicurezza al pianeta intero. Sto pensando al malware che ha
infestato e ancora infesta la posta elettronica odierna.
Concludo dicendo che sono fermamente convinto che, ove possibile, è dovere
dei tecnici che lavorano con la tecnologia far in modo che essa vada incontro
alle persone e non che le persone si adeguino alle tecnologie.
* Membro del Comitato di coordinamento delle commissione degli Ordini
provinciali dell'ingegneria dell'Informazione
|