6. La validazione temporale
di Manlio Cammarata e Enrico Maccarone -
09.12.99
6.1. La necessità della validazione
temporale
Completiamo questa sintetica rassegna degli
elementi essenziali del documento informatico nell'ordinamento italiano
esaminando un elemento in genere poco considerato, ma essenziale per l'esistenza
stessa del sistema: la validazione temporale.
Sappiamo che la firma digitale determina alcuni requisiti del documento:
- l'ascrivibilità certa al soggetto che lo ha
sottoscritto;
- l'autenticità del contenuto, cioè la sua
esatta corrispondenza a ciò che è stato sottoscritto;
- la "non ripudiabilità", cioè
l'impossibilità per l'autore di disconoscere la sottoscrizione o il contenuto
del documento.
Ma nella maggior parte dei documenti destinati a
produrre effetti giuridicamente rilevanti è necessaria un'ulteriore
indicazione: il momento in cui il documento è stato sottoscritto (o spedito, o
ricevuto, a seconda dei casi). L'indicazione deve essere giuridicamente certa e
deve quindi risultare dall'attestazione di un pubblico ufficiale o da un'altra
indicazione alla quale viene attribuito valore legale, come la ricevuta della
raccomandata o, in alcuni casi, del semplice timbro postale.
Nel documento informatico questo risultato si
ottiene attraverso la generazione di una marca temporale (time
stamping), che viene "applicata" al documento stesso ad opera di
una "terza parte fidata", che nel nostro ordinamento è il
certificatore, come si evince
dal primo comma dell'articolo
58.
In pratica la marca temporale è costituita da una firma digitale generata a
partire da una "struttura di dati", costituita da una serie di
indicazioni, tassativamente elencate dall'articolo
53 delle Regole tecniche:
- identificativo dell'emittente;
- numero di serie della marca temporale;
- algoritmo di sottoscrizione della marca
temporale;
- identificativo del certificato relativo alla
chiave di verifica della marca;
- data ed ora di generazione della marca;
- identificatore dell'algoritmo di hash
utilizzato per generare l'impronta dell'evidenza informatica sottoposta a
validazione temporale;
- valore dell'impronta dell'evidenza
informatica.
Si tratta quindi di una specie di certificato,
che presenta tutte le informazioni necessarie per la verifica.
6.2. Come funziona la marca temporale
La marca temporale viene applicata da un apposito
"sistema elettronico sicuro" (articolo
52). In pratica l'utente invia
il documento da "timbrare" a un indirizzo e con le modalità indicate
dal certificatore nel manuale operativo. Il sistema appone la marca e
restituisce il tutto al mittente.
Quando sarà possibile esaminare i manuali
operativi dei certificatori iscritti nell'elenco dell'AIPA, sapremo se sarà
possibile utilizzare il server del certificatore come lo sportello
delle raccomandate nella posta tradizionale, per inviare il documento con la
marca temporale all'indirizzo del destinatario. C'è da notare che nei sistemi
di certificazione "liberi" raramente viene offerto il servizio di time
stamping, sicché non è facile farsi un'idea di come funzionerà il
sistema in pratica.
Un aspetto molto interessante è dato dalla
possibilità, prevista dall'articolo
58, di sottoporre alla
validazione temporale, invece del documento intero, soltanto la sua impronta,
ottenuta con la funzione di hash (vedi I
fondamenti della firma digitale).
In questo modo si può proteggere il contenuto da sguardi indiscreti. Tuttavia
la marca può contenere anche un identificativo dell'oggetto al quale si
riferisce l'impronta. Inoltre il certificatore, su richiesta dell'interessato,
può conservare copia del documento "al solo fine di assicurare
l'associazione tra il documento informatico e le relative marche
temporali".
La marca temporale svolge un'altra funzione molto
importante: prolunga la validità del documento oltre la scadenza del
certificato relativo alle chiavi di sottoscrizione, e la mantiene anche nel caso
di compromissione della chiave privata, purché la marca stessa sia stata
generata prima dell'evento che ha compromesso la chiave privata.
Apponendo di volta in volta una marca temporale prima della scadenza della marca
precedente, si prolunga senza limite la validità di un documento. E qui si vede
una differenza importante con la sottoscrizione autografa: questa vale
all'infinito, mentre la firma digitale - in mancanza delle marche temporali che
ne estendono la validità - determina gli effetti che le sono propri fino alla
scadenza del certificato della chiave pubblica. Sarà interessante vedere quale
valore verrà attribuito in futuro a documenti sottoscritti con una firma
digitale il cui certificato sia scaduto dopo la generazione della firma stessa e
magari anche dopo i dieci anni per i quali il certificatore è obbligato a
custodire le chiavi pubbliche (secondo comma dell'articolo
8 del DPR 513/97).
6.3. Le ragioni della sicurezza
E' logico chiedersi perché la validità del
certificato delle chiavi di sottoscrizione è limitata nel tempo. La risposta è
semplice: la sicurezza di un cifrario non è assoluta, ma relativa al tempo
necessario per romperlo. Inoltre il progresso tecnologico e il continuo aumento
della potenza dei sistemi informatici rendono sempre più breve il tempo
necessario per venire a capo di un algoritmo crittografico. Oggi si considerano
sufficientemente robuste le chiavi a 1024 bit, tra due anni questa dimensione
potrebbe essere pericolosa.
La violazione di una chiave è meno difficile se
ci sono in circolazione molti documenti cifrati con quella chiave. E questa è
un'altra ragione che ha spinto il legislatore italiano a dettare regole tanto
severe per i servizi di certificazione, e in particolare per la validazione
temporale.
Infatti gli articoli 54,
56
e 57
delle Regole tecniche specificano, fra l'altro, che:
- le chiavi di certificazione delle marche
temporali devono essere diverse da quelle per la certificazione delle chiavi di
sottoscrizione
- ogni sistema di validazione temporale deve avere
la sua coppia di chiavi;
- le chiavi devono essere sostituite dopo solo un
mese di uso;
- ogni sistema deve produrre automaticamente, su
un supporto non riscrivibile, un registro delle marche generate e degli eventi
anomali;
- gli eventi anomali, e i particolare quelli che
possono alterare la precisione delle marche, devono causare il blocco del
sistema, blocco che può essere rimosso solo da personale appositamente
autorizzato.
Tutto questo si lega a un altro aspetto della
validazione temporale: la precisione del sistema. Le Regole tecniche (articoli 55
e 58)
specificano che l'ora assegnata a una marca deve essere riferita, con
l'approssimazione massima di un secondo, alla scala del tempo internazionale UTC
(tempo universale coordinato) e che tra la richiesta della validazione e la
generazione della marca non deve trascorrere più di un minuto.
Tanta precisione può apparire eccessiva, ma se
riflettiamo su alcuni impieghi del documento informatico ci rendiamo conto che
anche la differenza di un minuto può avere effetti legali rilevanti, per
esempio ai fini della determinazione del momento di conclusione di un contratto
o tutte quelle volte in cui risulta necessario stabilire una priorità.
Immaginiamo una ipotesi di aste on-line: due utenti presentano
contemporaneamente per via telematica eguale offerta di acquisto dello stesso
bene, passando attraverso due certificatori diversi. Le marche temporali
presentano una differenza di trenta secondi, ma sappiamo che la tolleranza di
generazione è di un minuto: chi è arrivato prima?
Nell'applicazione concreta il problema sarà
risolto, con ogni probabilità, da una marca temporale apposta dal sistema
ricevente, ma l'esempio è utile per capire che la severità del legislatore non
deriva da burocratica pignoleria o da un'ossessione.
Questi aspetti saranno più chiari nel prossimo
numero, quando cercheremo di rispondere a una domanda all'apparenza facile: a
che serve realmente la firma digitale? |