Il secondo "baco": la
risposta di Postecom
04.03.03
Proviamo a rispondere con ordine alle osservazioni portate dalla rivista
online Interlex e, prima ancora, dall'anonimo lettore della mailing list ml@sikurezza.org.
Il software "FirmaeCifra 1.0" permette la gestione dell'archivio
locale attraverso l'inserimento di certificati (di utenti e certificatori) che
l'utente stesso reputa attendibili. L'aggiornamento dei certificati dei
Certificatori Accreditati avviene, invece, "puntando" ad un apposito
elenco firmato. Lo scopo di tale archivio non è - neppure può essere -
quello di contenere solo i certificati dei Certificatori Accreditati
(come pure erroneamente viene riportato nell'articolo "Il certificato di
Arsène Lupin" che tradisce, in verità, un particolare approccio
applicativo). Se così fosse come potrebbe l'utente verificare un documento
firmato con un certificato rilasciato da un altro Certificatore europeo?
In merito a semplici applicativi con scopi più limitati, evidenziamo come l'applicativo
gratuito di sola verifica "FirmaOK", avendo uno scopo circoscritto al
contesto dei Certificatori Accreditati, non permetta l'aggiunta di ulteriori
certificati di Autorità di Certificazione oltre quelli dell'Elenco Pubblico,
restituendo a seguito della verifica oltre l'esito sull'integrità del
documento e sul suo firmatario anche, in una apposita maschera, l'informazione
che il certificato stesso è non credibile, non essendo emesso da un Ente
Certificatore Accreditato.
La scelta a suo tempo fatta nella progettazione di "FirmaeCifra" è
stata quella (considerato l'allora limitato numero di certificati per chiavi
di certificazione) di consentire l'importazione automatica della catena dei
certificati. La presenza dell'ulteriore certificato dell'Autorità di
Certificazione poteva essere visivamente riscontrato dall'utente, anche in
virtù dell'apposita icona; tale approccio era giustificato dalla, allora,
limitata presenza di certificati relativi ad Autorità di Certificazione.
Tuttavia, oggi, anche alla luce dell'aumentato numero di certificati presenti
nell'Elenco Pubblico, tale verifica appare, in effetti, maggiormente complessa
ed un utente comune potrebbe, in questo caso, essere indotto in errore. Per
questa ragione, Postecom ha predisposto un apposito aggiornamento del prodotto
"FirmaeCifra" che impedisce l'importazione automatica dei
certificati delle Autorità di Certificazione, pur permettendo comunque l'inserimento
di tali certificati (anche esterni ai Certificatori Accreditati) attraverso una
azione più chiaramente riconducibile alla volontà dell'utente.
Siamo convinti che l'applicativo, sia pure con modalità più esplicite per l'utente,
debba ancora consentire di verificare i documenti firmati attraverso certificati
emessi da un Certificatore commerciale che l'utente ha deciso di reputare
fidato attraverso una azione consapevole di inserimento.
Nel merito poi del requisito dell'articolo 10, comma 1 delle
regole tecniche di cui al DPCM 8 febbraio 1999, segnaliamo come l'applicativo
richieda sempre ed esplicitamente all'utente, attraverso due distinte
schermate successive, la volontà di visualizzare il contenuto del documento e
di apporre la firma. Ci troviamo in questo caso (evidentemente) di fronte al
diverso approccio applicativo dei vari fornitori di software: in sostanza il
firmatario deve essere obbligato ogni volta a visualizzare il documento oppure
il software deve sempre consentire la visualizzazione del documento,
lasciando all'utente la scelta caso per caso, in funzione dell'importanza
del documento che sta firmando?
La firma digitale non è la "bacchetta magica" che risolve tutti i
problemi costruendo un improbabile mondo "virtuoso" oltre che
"virtuale", ma può essere, se aiutata a diffondersi, uno strumento in
grado di aumentare l'efficienza delle lavorazioni amministrative e la qualità
dei servizi offerti al cittadino: in quest'ottica, forse, non va mai perso di
vista il confronto con il "mondo reale".
Nella gestione tradizionale dei documenti, infatti, l'apposizione della firma
viene generalmente effettuata rispettando un insieme di cautele legate all'importanza
del documento che si sta firmando. Così pure, vengono conservati al sicuro,
rispetto a possibili appropriazioni di terzi, gli strumenti come timbri,
punzoni, carta intestata e quant'altro contribuisce alla formazione del
documento e quindi al convincimento del destinatario. Analogamente, opportune
regole di attenzione e sicurezza vanno sempre tenute in considerazione nel caso
della postazione e dell'esecuzione del processo di firma o di verifica del
documento informatico. Tale attenzione che viene utilizzata per la Firma
Digitale di un documento elettronico è evidentemente in relazione all'importanza
stessa del documento.
Nel ribadire la nostra attenzione a tutti i soggetti ed alle segnalazioni che
permettano il miglioramento degli strumenti e lo sviluppo della firma digitale
non possiamo non concordare pienamente con quanto detto a chiosa del contributo
anonimo, nella stessa valida mailing list, da Igor Falcomatà: "In
generale, pur essendo questa mailing list pienamente 'full disclosure', gradirei
che i vendor venissero sempre contattati preventivamente riguardo a
problematiche qui segnalate & co, secondo i principi di quella che potremmo
chiamare 'responsable disclosure'". Questo, almeno, se lo scopo è quello
di analizzare e risolvere eventuali problematiche, favorendo la diffusione della
Firma Digitale.
Roberto Palombo
Postecom S.p.A. Direzione CA e Sicurezza |