Intervista
al presidente dell'AIPA, Guido M. Rey
Il documento
informatico nella pubblica amministrazione
27.11.97
D. Professor Rey, nei tre anni che sono passati dalla prima intervista
che lei ha concesso a MCmicrocomputer il mondo è
cambiato, sotto laspetto della diffusione e
delluso delle tecnologie. Allora si parlava di
standard, cera il problema
dellinteroperabilità, lo scenario era dominato
dalle polemiche con i fornitori. Poi è esploso,
letteralmente, il cosiddetto "fenomeno
Internet" e lAutorità ha accettato in pieno
il nuovo corso dellinformation technology, con il
progetto della rete unitaria e le norme sul documento
informatico. Sul piano tecnico il principio è passato,
ma su quello culturale? Non ci sono contrarietà,
nellinsieme della pubblica amministrazione,
sullabbandono dei vecchi modelli?
R.
E un problema che non si pone. Una volta che
lAIPA ha compiuto una scelta a lungo meditata, il
resto della pubblica amministrazione non può che
adeguarsi. La parola che definisce meglio la situazione,
più che "contrarietà" è "timore".
Non riesco a vedere nessuno che sia contrario. Qualcuno
più conservatore teme che la cultura dello scambio delle
informazioni, dello scambio dei documenti, possa mettere
in discussione il funzionamento della pubblica
amministrazione, anche se tutti riconoscono che questo
funzionamento non è poi tale da essere difeso a spada
tratta. Però ci sono anche tanti che ritengono che sia
arrivato il momento di cambiare.
D. Vediamo
la cosa da un altro punto di vista. Nel 90 abbiamo
salutato lannuncio di unaltra rivoluzione,
quella della legge 241. Sono passati più di sette anni e
la 241 è ancora in buona parte inapplicata. Cè il
rischio che la storia si possa ripetere per i progetti di
oggi?
R. Direi
di no, per una ragione molto semplice. Un pezzo non
trascurabile della nostra strategia è proprio
lattuazione della 241, perché la 241, senza un
disegno tecnologico e organizzativo sottostante,
oggettivamente ha delle difficoltà ad essere applicata.
Oggi invece, se applichiamo la strategia del documento
informatico, se attuiamo il progetto del protocollo
informatico, o per lo meno informatizzato, se applichiamo
il principio del workflow, automaticamente possiamo
applicare la 241. Ora abbiamo un substrato tecnologico
che di volta in volta si affianca ad una normativa.
D. I
pilastri sono tre: il substrato tecnologico, la normativa
e la volontà di applicarla. Nella 241 abbiamo visto, in
molti casi, una volontà di non applicazione. Ora, con la
formula "soft" del regolamento si fanno passare
delle cose abbastanza importanti. Se non ho letto male,
il primo regolamento sul documento informatico prescrive
che entro il 31 dicembre 1998 tutte le amministrazione
devono predisporre gli strumenti per scambiare
informazioni con i cittadini per via telematica. Questo
significa che entro il 31 dicembre 1998 tutte le
pubbliche amministrazioni dovranno avere un sito
Internet. E se qualche amministrazione arriva in ritardo?
R. Se
fosse solo "qualche", sarei felice! Il problema
è molto semplice: se Finanze, INPS e i Comuni attuano il
progetto, è risolto al sessanta per cento il problema
dellitaliano che si sposta a fare la fila da un
ufficio allaltro. In sostanza, il problema è
quello del fisco e degli obblighi previdenziali, e su
questo ottimista. Le Finanze sono in un momento di grande
trasformazione, il Ministero di grazia e giustizia è in
piena evoluzione.
D. Ma
la burocrazia, per sua natura, cerca sempre di difendere
lo status quo. Per esempio, quando si parla del documento
informatico, molti burocrati sono prontissimi a indicare
una quantità di motivi che ne impediranno
leffettiva applicazione.
R.
E vero. Ma è una battaglia persa, perché quando
la gente avrà davanti la possibilità di dialogare
rapidamente e con minori oneri, anche personali, non
accetterà che la burocrazia si nasconda dietro le
vecchie procedure. Lelemento di maggiore rilevanza
è sempre il fisco, che è molto avanti. Nel momento in
cui funziona il fisco, che gestisce milioni di
transazioni con milioni di persone, non importa che per
fare cavaliere il Tal dei Tali occorra un sigillo
speciale. Si può anche mettere il sigillo, quando tutto
il resto viaggia su supporti informatici.
Cè un punto solo sul quale dobbiamo superare delle
resistenze, è quello del mandato informatico di
pagamento e in generale degli aspetti finanziari, perché
in questo campo bisogna essere sicuri, bisogna fare i
controlli, che sono più difficili che con le procedure
manuali, perché se qualcuno sbaglia o qualcuno si
inserisce in maniera fraudolenta, allora il problema
cè, e diventa il problema della sicurezza.
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Nota: il testo
completo dell'intervista al Guido M. Rey è pubblicato su
MCmicrocomputer n. 179, dicembre 1997
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