Il capodanno del 2000: tra il bug e
il bang
di Manlio Cammarata - 16.12.99
Tra un paio di settimane si verificherà un
non-evento a cui una convenzione del mondo occidentale attribuisce una grande
importanza. Per una parte degli abitanti di questo pianeta a mezzanotte del 31
dicembre si verificherà il passaggio a un nuovo millennio. In realtà sarà una
notte come tante altre e nessuno di noi sarà diverso dal giorno, dal secolo,
dal millennio precedente. Nessun problema sarà risolto. Qualche computer
potrebbe fare le bizze e creare grattacapi più o meno rilevanti a un certo
numero di individui (nessuno sa quanti) e questa è l'unica differenza tra il
prossimo primo gennaio, tutti quelli che lo hanno preceduto e tutti quelli che
verranno.
Ma si tratta di una conseguenza della convenzione di cui dicevo prima, quella di
far partire da un giorno piuttosto che da un altro il computo degli anni. Il
"bug dell'anno 2000" sarà dunque il solo "evento" che si
verificherà - forse - al fatidico inizio del terzo millennio e questo capodanno
sarà diverso dagli altri solo per le persone che dovranno passarlo sul posto di
lavoro, a sorvegliare che qualche stupida macchina non dia i numeri, essendo
stata programmata secondo la suddetta convenzione.
Eppure, proprio in questo impegno degli individui
che controllano i computer e le telecomunicazioni c'è la vera carica simbolica
del passaggio del millennio. Queste macchine e queste linee costituiscono il
sistema nervoso del mondo di oggi: se non funzionano si ferma tutto.
"Tutto" significa proprio tutto. Perché le tecnologie
dell'informazione non governano solo treni, aerei, ospedali, centrali elettriche
e tostapane, ma l'intero sistema delle relazioni economiche e sociali.
Già dal 1997, se non ricordo male, il fatturato mondiale del comparto delle
tecnologie dell'informazione ha superato quello del comparto industriale,
indicando con l'evidenza dei numeri che è iniziata quella che chiamiamo
"società dell'informazione".
L'economia di questa società è fondata sulle tecnologie non solo perché esse
elaborano e trasportano informazioni, ma soprattutto perché generano valori
economici costituiti da informazioni, la cui rilevanza è superiore a quella
costituita dai beni materiali alle quali le informazioni stesse possono
riferirsi.
Un fatto recentissimo ci aiuta a capire questo
meccanismo. L' 8 dicembre scorso le banche - luoghi fisici - in Italia erano
chiuse per la giornata festiva, ma la Borsa era aperta. Era aperta per due
motivi: il primo derivante dalla globalizzazione dei mercati, che ne
sconsigliava la chiusura, il secondo che la Borsa è ormai un "luogo
virtuale", un sistema di computer interconnessi, che non ha molto senso
chiudere per motivi di calendario.
E' accaduto che quel giorno la Borsa italiana ha segnato un record di
quotazioni, dovuto alle transazioni operate via internet. Gli investitori
telematici hanno fatto buoni affari, suscitando le proteste di quanti non hanno
saputo o potuto partecipare alle compravendite di titoli, per l'indisponibilità
dei luoghi fisici normalmente frequentati per questo tipo di attività.
Due aspetti balzano agli occhi: per la prima volta il mercato on-line ha battuto
il mercato fisico e si è potuto toccare con mano che cosa si intende quando si
parla di un mondo diviso in "inforicchi" e "infopoveri".
Anche quando si non si tratta di ricchi e di poveri in senso stretto, si vede
come le opportunità di chi ha accesso alle tecnologie siano enormemente più
grandi di chi non può o non vuole servirsene.
Ci sono altri segni che indicano il
"passaggio epocale" che stiamo vivendo. Anche se mancano ancora cifre
attendibili, pare chiaro che il commercio elettronico si sta sviluppando anche
in un Paese tecnologicamente arretrato come il nostro.
Tecnologicamente arretrato? Usiamo con prudenza le frasi fatte. Da qualche mese
In Italia è in corso una vera esplosione delle attività telematiche,
esplosione imprevedibile solo un attimo prima che iniziasse e ancora difficile
da analizzare e quantificare. Consideriamo alcuni fatti:
- L'internet non è più un settore per iniziati.
L'opportunità degli abbonamenti gratuiti è stata colta da un numero certamente
molto grande di individui, anche se forse le cifre che circolano sono esagerate.
Il dato certo è l'aumento del traffico, che chiunque può verificare con la
congestione che si incontra ormai a tutte le ore, nonostante il frenetico lavoro
degli operatori per aggiungere modem e allargare la banda.
- Su qualche rete pubblica il traffico dei dati ha
superato il traffico della voce. La partenza dell'ADSL, con la connessione
continua alla rete (anche se rimandata per qualche tempo), e le prime ventilate
offerte di connessioni a "tariffa piatta", indipendente dal tempo,
sono il segno che l'uso intensivo dell'internet è un'esigenza sempre più
diffusa.
- La pubblica amministrazione è ormai pronta al
grande balzo: la Rete unitaria è ai blocchi di partenza, una serie di attività
non secondarie sta per essere svolta esclusivamente per via telematica. E'
pronto un regolamento che obbligherà alla gestione a distanza delle formalità
immobiliari (con qualche problema di tasse, vedi Ma
intanto il Governo si inventa una bit tax),
mentre sembra certo che nel giro di un paio d'anni tutte le società di capitali
dovranno dialogare esclusivamente via internet con le Camere di commercio. E
sono più di due milioni di aziende. La firma digitale e la carta d'identità
elettronica sono gli strumenti essenziali per i rapporti tra i cittadini e la
pubblica amministrazione: la prima sarà una realtà tra pochi mesi, per la
seconda si dovrà aspettare ancora un po', ma non molto.
- Il mondo dell'informazione ha ormai inglobato
l'internet. Osservate come nei notiziari televisivi le pagine web vengono sempre
più usate per illustrare qualsiasi tipo di notizia, anche quando l'argomento
non ha nulla a che fare con la rete. I maggiori gruppi editoriali si sono
impegnati in modo pesante nell'informazione telematica, anche se con idee ancora
confuse e senza aver afferrato, nella maggior parte dei casi, i principi della
multimedialità.
- Del commercio elettronico si è detto e ridetto.
Il primo vantaggio che si può toccare con mano è la globalizzazione
dell'attività delle piccole imprese, che attraverso l'internet possono vendere
- e vendono - i loro prodotti in tutto il mondo.
Tutto questo ha un nome: Web Economy,
l'economia del World Wide Web. Forse non tutti hanno un'idea precisa della
velocità del suo sviluppo e quindi delle dimensioni che essa potrebbe
raggiungere in tempi molto brevi. Proviamo a capirlo con un paio di dati
relativa a questa rivista, un minuscolo granello di sabbia, come si dice, nel
mare della rete.
- Nel settembre '98 furono registrati 67.098
accessi a singole pagine.
- Nel settembre '99, cioè solo tre mesi fa, gli
accessi sono stati 88.701, con un aumento del 32 per cento circa sull'anno
precedente: una crescita normale.
- In ottobre il sistema ha contato 103.898 hit,
in novembre 124.006: quasi il 40 per cento in due mesi. E dicembre sembra sulla
stessa linea.
Riflettiamo sul fatto che InterLex è un sito
specializzato, di scarso interesse per quello che dovrebbe essere il
neo-internauta italico medio, e avremo un'idea delle dimensioni dello sviluppo
in corso. Non uno sviluppo, un'esplosione: in attesa dell'ipotetico bug,
registriamo il bang.
Non sono solo numeri. Torniamo alle vicende della
Borsa, con gli incredibili bang delle quotazioni di alcuni titoli del
settore delle telecomunicazioni. Qualcuno dice che c'è un bug, che non
ci sono le condizioni reali per giustificare certi prezzi e che c'è il rischio
di prendere brutte stangate. Ovvio, non occorre un premio Nobel per l'economia
per fare queste analisi.
Il fatto è un altro: è che alla base di determinate quotazioni ci sono le
aspettative di sviluppo dell'economia del Web proprio da parte di chi del Web sa
già servirsi per la propria economia personale. Questo potrebbe significare
anche che dai "fondamentali" concreti e misurabili della Borsa del...
secondo millennio si potrebbe passare ad altri criteri, meno materiali, in
quello che sta per incominciare.
Insomma, sarà per il bug o sarà per il
bang, il mondo ci sta cambiando sotto il naso, da un giorno all'altro.
Il problema è governare il cambiamento, per sfruttarne i vantaggi e schivare i
rischi.
Ne parleremo molto presto.
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